Transnistria: storia, posizione strategica e influenza della Russia: l’enclave moldava è di nuovo al centro del dibattito geopolitico
A cura di Attilio Colonna*. Articolo vincitore del workshop di giornalismo internazionale proposto da MSOI-NAPOLI
Salita agli onori delle cronache lo scorso autunno, grazie alle imprese sportive dello Sheriff Tiraspol[1], autore di una storica vittoria in casa del Real Madrid nella fase a gironi di Champions League, la Transnistria è ora tornata, per motivi molto meno faceti, tra gli argomenti di maggiore attualità. Autoproclamatasi repubblica indipendente nel 1990, ma già da molto prima ben distinta per la propria identità slava rispetto alla “rumena” Moldavia, la Transnistria si trova in un piccolo lembo di terra tra il fiume Nistro, dal nome latinizzato del fiume Dnestr e il confine moldavo-ucraino, ed è un territorio abitato in buona parte da cittadini di etnia ucraina e russa. Già nel 1924 una prima “emancipazione” di questo territorio era avvenuta con la proclamazione della “Repubblica Socialista Sovietica Moldava Autonoma”, che prendeva le distanze dall’annessione della Moldavia alla Romania, avvenuta dopo la rivoluzione d’ottobre.
Oggi indipendente de facto dalla Moldavia, non riconosciuta dalla comunità internazionale, la Transnistria o Repubblica Moldava di Pridniestrov, rientra nell’orbita delle piccole repubbliche sotto l’influenza della Federazione Russa, che non a caso ha stanziato sul suolo transnistriano circa 1500 soldati appartenenti all’Operation Group of Russian Forces (lì formalmente come peacekeepers[2]), oltre a tenere sotto controllo l’enorme deposito di armi di derivazione sovietica (si stima siano circa 20mila tonnellate[3]) sito nella città di Cobasna. Questo piccolo ma significativo residuo sovietico arrivato nel terzo millennio, sventolante ancora la bandiera della Repubblica Socialista Sovietica Moldava (falce e martello inclusi), ha riacquistato centralità sin dalle prime battute del conflitto ucraino-russo: si osservi che la capitale Tiraspol dista poco più di 100 km dalla russofona Odessa, e che Cobasna è posta letteralmente sul confine moldavo-ucraino. Sia la Moldavia che la Transnistria si sono tenute diplomaticamente neutrali di fronte alle avversità scoppiate il 24 febbraio, temendo che proprio sul suolo transnistriano potesse aprirsi un nuovo fronte della guerra. Questo timore si è esasperato tra il 25 e il 26 aprile, quando diverse esplosioni si sono verificate a Tiraspol e nei pressi del confine con l’Ucraina, esplosioni volte, secondo il governo di Chişinău, ad aumentare la tensione nel territorio; nel gioco delle parti, anche la Federazione Russa ha a sua volta stigmatizzato gli avvenimenti[4].
È importante sottolineare come la neutralità moldava sia anche dovuta alla sua significativa dipendenza energetica dalla Russia: le maggiori importazioni di gas sono legate alla società Moldovagaz, affiliata alla pietroburghese Gazprom, controllata dal governo russo, mentre oltre il 70% dell’energia elettrica proviene dalla centrale idroelettrica di Dubăsari, ubicata proprio in Transnistria[5] (e controllata dunque dalla Russia). Questo elemento ha giocoforza influito sulle ambizioni occidentalizzanti del piccolo stato, determinando una situazione tesa e complessa, tenuta sotto osservazione dall’OSCE già dai primi anni 90 (come CSCE)[6].
La comunità internazionale avrà il dovere, nel corso del conflitto in Ucraina, e proprio in virtù di questo, di non sottovalutare una situazione che, dopo oltre trent’anni, potrebbe esplodere da un momento all’altro. Entrare nelle piaghe di una lacerazione secolare, che ha radici etniche, culturali, linguistiche e politiche[7], non sarà semplice, soprattutto in una fase storica in cui la Russia di Putin pare poco intenzionata a cedere sul piano geopolitico. Resta da capire se il destino della Transnistria sarà più simile a quello della Crimea o a quello della Gagauzia: più indirizzata, quindi, una volta uscita da questa atavica impasse (se mai vi uscirà), verso l’affiliazione alla Federazione Russa[8] (almeno de facto), oppure, soluzione alquanto complessa, verso un’autonomia endomoldava. Per ora Tiraspol resta la capitale di uno stato dalla natura geopolitica ibrida e indefinita, come le “sorelle” Abcasia[9], Ossezia del Sud e Artsakh, le quali, non sorprenderà, sono le uniche a riconoscere lo stato Transnistriano.
*Studia Lingue e Culture Comparate all’Università L’Orientale. I suoi maggiori campi di interesse sono relativi all’Europa Orientale, alla comparatistica letteraria e alla storia e critica del cinema.
Note
[1] https://www.opiniojuris.it/rappresentare-la-moldavia-senza-sentirsi-moldavi-la-storia-dello-sheriff-tiraspol/
[2]https://tass.com/politics/1341185
[3]https://eap-csf.eu/wp-content/uploads/Report_2019_EN_russian-military-presence-in-am-md-ua.pdf (pp 36-37)
[4] https://www.opiniojuris.it/esplosioni-in-transnistria-si-allarga-il-fronte/
[5]https://www.iea.org/reports/system-integration-of-renewables-in-moldova-a-roadmap/context-of-renewables-in-moldova-s-electricity-sector
[6]https://www.osce.org/files/f/documents/6/0/41137.pdf
[7]https://www.osce.org/files/f/documents/4/3/42308.pdf
[8]https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2014/04/16/transinistra-mosca-ci-riconosca_08fdd6b0-c472-4430-b1a1-8f3e9fc62331.html
[9] https://www.opiniojuris.it/abcasia-un-conflitto-congelato/
Foto copertina: Tiraspol, Transnistria, Moldova – August 25, 2020: Transnistria state emblem and flags – downtown of the city Tiraspol