Editoria: l’eco della resistenza al dominio del politicamente corretto.
“Un progetto editoriale politicamente scorretto”[1]. È così che si presenta Passaggio al bosco, casa editrice nata negli ultimi anni come progetto “che ha scelto di non dipendere dai dogmi del mercato”, il cui nome risulta essere un chiaro riferimento al Der Waldgang di Ernst Junger, pubblicato nel 1952 “che sussurra l’eco di una ribellione interiore e di una resistenza spirituale al dominio della tecnica, oltre l’automatismo delle masse”[2].
Sono quasi cento i titoli pubblicati in questi anni organizzati in otto collane: Bastian contrari, che raccoglie i saggi e i pamphlet dissidenti; Sempreverdi, che ricomprende i classici di “autori che beffano il tramonto” (tra cui Dominique Venner, Julius Evola, e Léon Degrelle); Agoghè, “ispirata all’antico allevamento dei guerrieri spartani” che raccoglie “testi che forgiano, che educano, che indirizzano”; Narrativa, che racchiude i romanzi per “cercare l’immagine autentica di se stessi”; Piccolo Elogio Identitario, per i “Pamphlet dal fronte dell’essere”; Focolai, collana “dedicata ai popoli che cercano di determinare il proprio destino”; Plus ultra, dedicato allo “sport come superamento di sé”; Wanderer, perché “in un mondo di turisti, dobbiamo tornare ad essere viaggiatori”[3].
Abbiamo incontrato Marco Scatarzi, fondatore del progetto editoriale Passaggio al bosco e autore di “Essere comunità-Orientamenti per il militante identitario”, prima fatica della casa editrice, per conoscere meglio la realtà editoriale indipendente che si sta affermando sempre più nel panorama identitario nazionale ed europeo.
Marco Scatarzi, come nasce Passaggio al Bosco?
Passaggio al Bosco prende vita dal percorso culturale e militante di una Comunità umana e politica che si riconosce in una visione del mondo identitaria e tradizionale. Nasce per essere uno strumento di Formazione e per diffondere un pensiero non allineato agli schemi del globalismo e del “politicamente corretto”. Riprendendo la nota parabola jüngheriana – magistralmente collaudata nelle pagine del Trattato del Ribelle – il nostro progetto si pone l’obiettivo di tracciare dei sentieri alternativi al modello imperante: suggerire e approfondire una diversa concezione dell’esistente, partendo dalla riaffermazione della lettura e dalla sintesi organica del pensiero con l’azione.
Perché e quanto ha senso oggi, nell’era dei social e del lettore consumatore, avviare un progetto editoriale?
È proprio in questa fase storica che occorre riscoprire la centralità della cultura intesa nella sua accezione più profonda: non per aggiungere ulteriori nozioni al coro dei cosiddetti “intellettuali”, ma per forgiare una socialità che sia ancora fondata sul senso di appartenenza, sulla bellezza della scoperta, sulla vivacità del confronto e sulla verticalità delle scelte libere. Una cultura che parli alle anime e non solo alle menti, che sappia collocarsi oltre il belato del gregge e possa fornire spunti, orientamenti ed ancoraggi. Una cultura sana, tenace, coraggiosa, incarnata e appassionata, che colori il grigiore di una virtualità che ha isolato, impoverito, omologato e imbarbarito. Una cultura – insomma – che sappia essere esempio e non prodotto.
Quanto costa – non soltanto in termini economici – avviare oggi un progetto editoriale libero?
Aprire una casa editrice, in termini squisitamente economici, non è più oneroso come lo era una volta: con poche migliaia di euro, senza dubbio, si può partire. Tutto sta nel capire che cosa si vuole fare: se l’obiettivo è stampare l’immondizia che affolla gli scaffali delle librerie commerciali, chiunque può fare l’editore. Più arduo, invece, è mettere in atto una progettualità che abbia radici profonde e che lasci un segno concreto, dando voce a chi viene messo a tacere e riportando all’attenzione del pubblico patrimoni dispersi o dimenticati. In questo senso, occorre pazienza, preparazione, determinazione e volontà: per sottrarsi alle comodità del conformismo, anteporre la qualità al profitto, comporre opere che apportino un contributo effettivo e vitale.
Passaggio al Bosco afferma apertamente la propria volontà di imporsi contro il “politicamente corretto” imperante. Cos’è il “politicamente corretto” per voi e come ci si oppone?
È una terribile manifestazione di intolleranza che sta letteralmente riscrivendo le regole del nostro agire quotidiano: censure preventive, condanne mirate, mutamenti del linguaggio, scomuniche pubbliche e indottrinamenti arbitrari. La dittatura del “politicamente corretto” – progressista, occidentale e globalista – non è una fantasia per complottisti, ma una realtà che trova conferma nelle derive iconoclaste della “cancel culture”, nei deliri psichiatrici degli “speech codes”, nella grottesca retorica che popola i nostri schermi televisivi: incasellare l’esistente secondo i capricci di una ristretta cerchia che – con la scusa della “lotta alle discriminazioni” – impone un “pensiero unico” che non ammette repliche e che bolla col marchio dell’infamia chiunque provi ad esprimere un’opinione differente. A tutto questo, va da sé, ci si oppone anzitutto con l’esempio personale: resistendo ai diktat e abbandonando il gregge. Passaggio al Bosco, con i suoi quasi cento titoli in catalogo, è una delle poche voci fuori dal coro: abbiamo fatto nostro il concetto della “guerriglia culturale”, che opera in direzione ostinata e contraria, portandosi non laddove ci si difende, ma laddove si attacca. Non c’è più spazio per gli indecisi: quella in atto è una “guerra delle parole” che presto manifesterà l’esistenza di due opposte immagini del mondo: la prima – artificiale, digitale e contrattuale – sarà quella liquida e mercantile della sorveglianza, dell’uniformità e del “grande reset”, l’altra – comunitaria, organica e sacrale – avrà i connotati di quel Kosmos che i filantropi della “società aperta” vorrebbero cancellare e che noi – al contrario – riteniamo di dover custodire, difendere e trasmettere.
Quali sono le prospettive future e le ambizioni del progetto?
Anzitutto, aggregare quel variegato fronte di uomini liberi che non accettano di farsi soggiogare da un algoritmo. In seconda analisi, sviluppare quanti più filoni possibili di approfondimento: in questi anni abbiamo sfornato decine di saggi, ma anche pamphlet, romanzi, narrativa di viaggio, testi di geopolitica, di filosofia, di storia, di sport, di Formazione militante e di pratica spirituale. Abbiamo creato un proficuo sodalizio con la splendida realtà francese dell’Institut Iliade e con gli amici spagnoli di Fides Ediciones: stiamo lavorando – insieme – alla creazione di un fronte europeo che possa alimentare un dibattito trasversale e centrato, così da fornire una risposta unitaria e profonda alla cancellazione coatta della nostra Civiltà millenaria. Ma Passaggio al Bosco, di qui a pochi mesi, sarà anche Associazione e centro studi: un luogo di elaborazione, di confronto, di radicamento e di qualificazione, che porti il contenuto dei propri libri nella realtà di tutti i giorni. Perchè la foresta non è soltanto un riparo temporaneo per riorganizzare le forze residue, ma anche e soprattutto la prima linea della riconquista che verrà.
Note
[1] https://www.passaggioalbosco.it/chisiamo/
[2] https://www.passaggioalbosco.it/chisiamo/
[3] https://www.passaggioalbosco.it/collane/
Foto copertina: Immagine web