Parla il Dg Caridi con cui abbiamo toccato tutti i principali temi che investono la vita dell’istituto e degli italiani da 125 anni.


L’Istituto nazionale della previdenza sociale, meglio conosciuto con l’acronimo INPS, è il principale ente previdenziale del sistema pensionistico pubblico italiano.
Dialogo con il Direttore generale dell’INPS Vincenzo Caridi sui principali temi che investono la vita dell’istituto e sulle sfide che lo attendono.

Il welfare è uno degli elementi caratterizzanti dell’Europa e dell’Italia. In questo ampio disegno culturale, come si inserisce l’INPS che quest’anno taglia il traguardo dei 125 anni?
«Il nostro Istituto, la sua storia, l’azione che quotidianamente svolgono i nostri dipendenti sono uno dei pilastri di quello che lei chiama disegno ma che di fatto è la coesione, la trama, il senso di fiducia e di appartenenza che concorrono a definire la nostra realtà nazionale. Una trattoria che ci proietta con forza anche in quella comunità di diritto e di diritti che è oggi la Casa comune europea con i suoi elevati standard a cui tutto il mondo guarda. Il Welfare State è assolutamente uno degli elementi peculiari di tutto ciò, e non è senza un pizzico di orgoglio che rivendico la “grandezza” dell’Istituto non solo nel senso delle dimensioni (numero di cittadini serviti) ma soprattutto nel senso del l’ampiezza del numero delle prestazioni erogate, oltre 400.»

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L’INPS si prepara a inserire nel proprio organico più di 4.000 nuovi assunti. Qual è il punto di equilibrio tra il fattore umano e i processi di innovazione e digitalizzazione all’interno di una struttura così complessa e soprattutto nei confronti dei cittadini-utenti?
«Proprio il fatto di mettere al centro la persona umana. Non è uno slogan. Si tratta della definizione di una cultura che deve innervare profondamente tutta l’organizzazione e che deve portarci a re-ingegnerizzare come abbiamo fatto e come faremo ancora di più i processi mettendo al centro l’esperienza dell’utente. Questo è importante per qualsiasi realtà che ha a che fare con i servizi e che viene valutata sulla qualità degli stessi e deve valere ancora di più per noi, perché dietro ogni prestazione c’è una storia, un bisogno e soprattutto il riconoscimento di un diritto. Per quanto riguarda il tema delle nuove assunzioni (che solo parzialmente ci permette di recuperare un gap di personale che nonostante i poderosi processi di digitalizzazione emerge da tutte le analisi strutturali) e dell’inserimento di questi uomini e donne che diventeranno dipendenti Inps dovremo creare le condizioni per maturare una profonda osmosi tra tutte le generazioni e una trasmissione dei saperi.»

Il Welfare ha garantito l’assistenza e il benessere dei cittadini, favorendo l’inclusione e la modernizzazione delle nostre società. Secondo Lei sono principi ancora validi? Che ruolo può giocare oggi l’Istituto di Previdenza?
«Sono assolutamente validi, ancor più in questa fase i cui le ricerche a livello nazionale e internazionale registrano il blocco dell’ascensore sociale e l’aumento delle nuove fragilità. Inclusione significa riconoscere, creare ponti, prosciugare le zone grigie dove cresce l’illegalità. In termini di modernizzazione, basti pensare che proprio la “taglia” dell’Inps fa si che le scelte tecnologiche, gli standard che adottiamo, le procedure a cui facevo riferimento in precedenza hanno un impatto sistemico. Poi mi fa piacere sottolineare le garanzie a sostegno del diritto allo studio, alla formazione la vera base per permettere alle nuove generazioni di conquistare il proprio futuro.»

Il PNRR rappresenta un’opportunità da cogliere. Quali sono gli obiettivi che l’INPS intende raggiungere?
«Intanto mi permetta di sottolineare come quest’enorme stanziamento di risorse pubbliche a livello continentale, che di fatto segna la nascita dell’Europa solidale auspicata dai Padri fondatori, rappresenta anche una nuova centralità dei manager pubblici e delle tecnostrutture che sono chiamate a uno sforzo (culturale e operativo) che permetta di coniugare trasparenza delle procedure, rigore e velocità: una sfida da far tremare i polsi ma da cui sono sicuro uscirà una nuova “burocrazia” davvero all’altezza delle sfide che ci attendono.
Nel dettaglio, l’Unione europea ha affidato all’Inps, oltre ai progetti che ci vedono collaborare attivamente con i Ministeri di riferimento, ben 180 milioni di euro allocati proprio sul fronte dei servizi. Tutte le rilevazioni testimoniano a oggi un serrato progresso di queste progettualità: al termine dovremmo essere in grado di restituire alla collettività più di 70 nuovi servizi totalmente ripensati in termini di semplicità per l’utente  e nettamente più performanti.
Con riferimenti alla tempistica sappiamo che l’orizzonte temporale del PNRR, al netto delle procedure di monitoraggio e rendicontazione è giugno 2026. Il nostro approccio potrebbe portarci a definire il rilascio dei servizi la cui reingegnerizzazione poggia su queste risorse entro il 2024. Detto questo, fedeli al nostra visione che ci porta a ragionare in termini di stretta collaborazione con le realtà impegnate sui temi della modernizzazione del paese, mi fa piacere segnalare il nostro contributo alla piattaforma nazionale digitale dati dove abbiamo messo a disposizione l’Isee così importante per la vita di tutte le famiglie.»

Qualche settimana fa è stato scoperto un tentativo di phishing che sfruttava false comunicazioni INPS per collezionare documenti di identità. Come l’Istituto affronta le nuove sfide legate alla cybersecurity?
«Intanto con massiccia comunicazione: la maggior parte dei nostri utenti sono fragili ed esposti anche da questo punto di vista. Quindi facciamo di tutto per fornire tempestivamente le informazioni per prevenire e combattere questi delitti ancor più odiosi perché colpiscono gli anziani. Chiaramente l’Istituto in questi ultimi anni (come in verità tutta la PA) ha portato avanti importanti investimenti sia sulle infrastrutture critiche che nella generale formazione e consapevolezza  del personale per affrontare i rischi della dimensione cyber.»

Parliamo del RDC. Che cosa non ha funzionato o non funziona, e come valuta le iniziative del Governo sul tema?
«Guardi, non voglio eludere la sua domanda, ma il mio ruolo istituzionale non prevede giudizi di merito. Il decisore politico ha chiesto all’Istituto di presidiare questa misura (assieme alle tante che hanno accompagnato la risposta agli effetti economici della Pandemia) e abbiamo provato a rispondere al meglio. Ci tengo a dire che la costante azione di coordinamento con le Forze dell’ordine, assieme all’incrocio delle Banche dati ci hanno permesso di contrastare in tante occasioni i tentativi di indebita percezione del Reddito di cittadinanza.»

Lei è un manager della PA ai vertici di una realtà così importante. Come legge la complessità della nostra contemporaneità di fronte al quadro di incertezze innescate dalle crisi finanziarie e sulle dure battaglie politiche e sociali che si stanno combattendo in tutta Europa sui temi previdenziali?
«Parliamo di temi che toccano e sfidano elementi centrali nelle vite dei singoli e delle collettività: il patto generazionale, la serenità della vecchiaia, in generale le prospettive esistenziali. Quindi, fatto salvo il diritto delle maggioranze parlamentari di fare scelte anche drastiche di fronte all’esigenza di rispettare i criteri di sostenibilità e di rigore della spesa pubblica, ritengo che il metodo del dialogo e la capacità di ascolto permettano di costruire delle soluzioni che non siano delle mediazioni al ribasso ma rispettose delle complessità delle nostre società.»


Foto copertina: Vicenzo Caridi, Dg dell’Inps