Quale sarà il ruolo del nostro Paese alla luce dei fondi stanziati dall’UE, e quali opportunità si prefigurano per la crescita del settore delle imprese?  Ne parliamo con il Dott. Valerio Valla, esperto di sviluppo locale, programmi comunitari e fondi strutturali.


Sono passati oramai due anni da quando la Commissione Europea guidata da Ursula Von der Leyen ha varato un piano di investimenti e riforme finanziate dal Next Generation EU, il programma voluto da Bruxelles per rispondere alla crisi economica provocata dalla pandemia da Covid-19. Le risorse europee dovranno essere spese nel periodo 2021-2026 realizzando una serie di progetti precisi e rispettando obiettivi che condizionano l’erogazione dei fondi, tra cui alcune riforme. In questo contesto, l’Italia gioca un ruolo fondamentale, con ben 191,5 miliardi di euro a disposizione. Quale sarà quindi il ruolo del nostro Paese alla luce dei fondi stanziati dall’UE, e quali opportunità si prefigurano per la crescita del settore delle imprese?
Ne parliamo con il Dott. Valerio Valla, esperto di sviluppo locale, programmi comunitari e fondi strutturali. Valla svolge attività di consulenza per le imprese e pubbliche amministrazioni locali, occupandosi in particolare di programmi e politiche di sviluppo del territorio e pianificazione strategica. È stato membro del nucleo di valutazione e verifica del Ministero dello Sviluppo Economico e attualmente è consulente di importanti gruppi industriali italiani ed internazionali.

Nel contesto post-pandemico, espressioni come “Next Generation EU” e “PNRR” sono entrate – con una certa familiarità – nel lessico della società civile, delle imprese e del mondo politico. Ma che cosa si intende per “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”, che cosa prevede e a quanto ammontano i fondi stanziati dall’Unione Europea sia per i 27 Stati membri che, in modo particolare, per l’Italia?
“Oggi è una giornata particolare, la festa dell’Europa (lunedì 9 maggio): parlare di Europa forse è il giorno più calzante. Per quanto riguarda il Next Generation e il PNRR, correttamente se ne fa un gran parlare sui media. È forse l’operazione più importante che l’Unione Europea ha portato avanti in questi anni, e ovviamente tutto nasce dalla drammatica situazione del Covid, che ha fatto si che l’Europa non fosse più quella di prima – così come non lo è il mondo – e agisse più spedita. Forse vi è stato un piccolo sbandamento a marzo 2020 quando ciò è accaduto, ma subito dopo la Commissione guidata da Ursula Von der Leyen ha dato subito una risposta molto forte e ha varato nell’estate 2020 questo grandissimo piano di ripresa e resilienza che è il Next Generation EU, di un’importanza straordinaria non solo per gli importi messi a disposizione degli Stati Membri (parliamo di 750 miliardi di euro, una cifra straordinaria), ma soprattutto per le modalità. Per la prima volta l’UE ha accettato l’idea di un debito comune, poiché i fondi che provengono dal Recovery Fund e dal PNRR sono in gran parte frutto di un indebitamento dell’UE sul mercato delle obbligazioni. Fondamentalmente ciò che è accaduto è che per la prima volta c’è – su questa partita – un impatto importante sui conti pubblici degli Stati membri e soprattutto sul debito comune, che finalmente dopo tanti anni va ad impattare su tutti. Ciò che è accaduto è ciò che molti pronosticavano da parecchi anni, ma che mai era accaduto prima. Non è l’unico passaggio fondamentale che l’UE ha portato avanti: non dimentichiamoci che il patto di stabilità è stato congelato, oltre al Recovery Fund è stato lanciato il programma SURE, che prevede aiuti all’occupazione –  ben sappiamo quanto è importante mantenere un tasso di occupazione alto anche a fronte  della crescita dei divari sociali e socio-economici, e come passaggio fondamentale non è da dimenticare il piano di acquisto della Banca Centrale Europea, che ha sostenuto chiaramente l’Euro e i mercati finanziari. Ciò che è accaduto a seguito del Covid è stato straordinariamente importante. L’Italia su 750 miliardi di euro è il Paese che ne approfitta di più, perché ha una quota di fondo perduto e tasso agevolato davvero importante – una parte però andranno restituiti, e quindi su quei 191 miliardi di euro si gioca gran parte del futuro del nostro Paese, che in questo momento, a parer mio, ha una grande opportunità di crescita, ma dall’altra parte si sta indebitando in maniera importante, quindi investire in maniera precisa e importante questi denari potrebbe essere la chiave di volta per uno sviluppo importante.”

Il PNRR prevede una serie di sei “missioni”, sei aree tematiche in cui investire che includono la digitalizzazione, la transizione ecologica, la mobilità sostenibile, la salute, l’inclusione, l’istruzione e la ricerca. Concentrandoci sul settore del business nel nostro paese, quali sono le opportunità̀ per le imprese alla luce dei fondi erogati?
“Le missioni, come correttamente ha detto lei, sono quelle citate poc’anzi. Le due più importanti sono quelle legate alla transizione ecologica e alla transizione digitale, che sono poi i pilastri su cui verte non solo il PNRR ma tutti i PNRR di ogni paese membro. Come accennavo prima, l’Italia su 191 miliardi ha una quota di 69 miliardi a fondo perduto e una quota di 122 miliardi da restituire, quindi è bene ricordarlo. Così come è bene ricordare che l’Italia lo scorso agosto ha già ricevuto, come molti altri Paesi, la prima tranche di pre-finanziamento, pari a 24,9 miliardi. Con questi denari il governo sta lanciando e ha lanciato una serie di bandi. Le imprese ovviamente devono trovare in questo le grandiose opportunità: oltre ai 191 miliardi del Piano di Ripresa e Resilienza ci sono anche le risorse del Piano Nazionale che è a corredo del PNRR, il Piano Complementare.
Tornando invece alle opportunità che mi chiedeva lei, sono molto significative ed in capo ai Ministeri chiave, ovvero lo Sviluppo Economico, in cui si è aperto un bando sugli accordi di innovazione che vale 500 milioni, che sostiene progetti di innovazione tecnologica e di sviluppo industriale con progetti da 5 milioni di euro a salire. Sono progetti importanti, e molte aziende applicheranno su questo strumento. Molti strumenti sono dettati dal rifinanziamento di industria 4.0, all’imprenditoria giovanile e femminile – a breve partirà un bando sull’imprenditoria femminile molto importante voluto dal ministro Giorgetti che consta di qualche centinaia di migliaia di euro, insomma le opportunità non mancano. Ovviamente, il coordinamento non è assolutamente semplice, né per la Pubblica Amministrazione da una parte, né per le imprese dall’altra. Bisogna quindi sapere quali sono le opportunità e saperle cogliere anche in maniera organica e omogenea, altrimenti si rischia un ingorgo di risorse. Le imprese hanno bisogno di denari, certamente, ma anche di un “sostegno selettivo”. Sarà quindi compito di Banche, Ministero e Italia da un lato e delle imprese dall’altro quello di cogliere le opportunità migliori che il PNRR mette a disposizione.”

Quale sarà l’impatto del piano sul nostro paese? Quali sono le stime sulla crescita economica da qui al 2026, e quale sarà l’impatto sul Mezzogiorno, a cui è destinato il 40% dei fondi?
“Le stime sono assolutamente interessanti, ma è pur vero che quello che sta accadendo in Ucraina incide molto sulla vita non solo pubblica e sociale del nostro Paese, ma anche sui valori della crescita. Abbiamo visto dei dati sulla produzione industriale tedesca piuttosto modesti la scorsa settimana, abbiamo un calo dei mercati finanziari piuttosto significativo in questi giorni, ed è chiaro che i numeri che erano previsti allora saranno non dico stravolti, ma sicuramente modificati. Molto dipenderà quindi dalla situazione di prosecuzione del conflitto in Ucraina e da tutti noi che siamo cittadini, consumatori e lavoratori all’interno del nostro continente. I dati sono buoni per ciò che era stato previsto pro tempore, abbiamo delle crescite per il 2026 superiori al 3,6% del PIL rispettivamente allo scenario senza piano, e parliamo di un aumento occupazionale 2024-2026 pari a 3,2 punti percentuali in più. L’attivazione di posti di lavoro sarà maggiore al mezzogiorno e ce lo auguriamo tutti, perché sappiamo quanto è importante per il nostro Paese, sebbene sia la parte che cresce da troppo tempo meno del Nord, in cui sono concentrate le risorse. Ci auguriamo che questo possa non dico colmare il divario – che purtroppo è molto significativo -, però è chiaro come il piano sia incentrato su quell’area in quanto necessita maggiormente dei fondi. Non dimentichiamo però le piccole e medie aziende del Centro-Nord, perché sono l’ossatura di questo paese: lì andranno concentrati gli sforzi.
Dall’altra, è chiaramente importante sapere che non è possibile interagire in maniera corretta con l’UE e il PNRR se non si portano avanti le riforme. Il PNRR è stato concepito proprio su questa falsa riga, cioè di unire da una parte le riforme e dall’altra la spesa. Abbiamo una riforma della Pubblica Amministrazione, della Giustizia che sono poi i capisaldi delle riforme previste dal governo e richieste dalla Commissione Europea, e su questo si gioca il futuro del nostro Paese, perché senza riforme e senza una spesa selettiva il nostro paese va in affanno, ed è chiaro che lo sforzo del Governo Draghi è incentrato su questo.”

Dato che ha citato la guerra in Ucraina, alla luce dell’attuale contesto bellico l’Europa sta disperatamente cercando di velocizzare la corsa verso la diversificazione energetica per ridurre drasticamente la propria dipendenza dal gas russo. A suo avviso, i fondi del PNRR stanziati per la rivoluzione verde e la transizione ecologica – che ammontano a circa 59 miliardi di euro – potrebbero rappresentare un’importante strada perseguibile dall’Italia per diminuire, nel medio e nel lungo termine, le importazioni di gas russo, che nel 2021 ammontavano a circa il 38,2%?
“È assolutamente un tema aperto su cui si sta dibattendo. Oggi a Strasburgo è prevista una conferenza a cui partecipa il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron e la Presidente Von Der Leyen e vi sarà la chiusura della Conferenza sul Futuro dell’Europa: è un anno che l’Europa sta pensando, con i cittadini che sono posti al centro della discussione, a quale sarà il futuro dell’Unione. Indubbiamente, la questione Ucraina pone degli interrogativi ancora più grandi rispetto al Covid. Se ci sarà un piano straordinario – e probabilmente ci sarà – presumo che non andrà a toccare in maniera drastica le risorse del PNRR. È anche vero che non possiamo creare un debito troppo allargato e questi fondi del PNRR sono già stati pensati, ideati ed allocati. Non è quindi corretto che siano distolti da attività ed investimenti già previsti a favore di un impatto energetico che sappiamo tutti essere pesantissimo, soprattutto a seguito della crisi in Ucraina. Penso invece che l’Europa farà qualcosa di più settoriale per sostenere le famiglie e le imprese in quest’anno che sarà ancora faticoso visto l’impennata dei prezzi e la mancanza del reperimento di risorse. Immagino quindi che vi sia un coordinamento con il PNRR, ma forse si sta pensando anche a qualcosa di più selettivo in relazione a questa problematica, che è drammatica soprattutto in relazione a Paesi come l’Italia e la Germania.”

All’interno del Next Generation EU, l’Italia ricopre indubbiamente un ruolo di primo piano. Come abbiamo ribadito, l’importo totale del PNRR è di 191,5 miliardi di euro, a cui l’Italia ha integrato (con il Piano nazionale per gli investimenti complementari) risorse aggiuntive pari a 30,6 miliardi. Recentemente la Commissione Europea ha versato all’Italia la prima rata da 21 miliardi di euro dando seguito alla valutazione positiva della richiesta di pagamento presentata da Roma a fine dicembre, che ha certificato il raggiungimento dei 51 obiettivi previsti nel PNRR per il 2021. Poiché̀ l’Italia é tra i Paesi europei che riceveranno le quote maggiori dei fondi stanziati, quanto inciderà̀ il successo (o l’insuccesso) del PNRR sul fronte non solo finanziario, ma anche della credibilità̀ politica dell’Unione?
“L’Italia purtroppo è uno degli osservati speciali dell’UE, è uno dei Paesi fondatori, un Paese straordinariamente importante, ma che si porta dietro alcune criticità che conosciamo bene, tra cui ovviamente il debito e il fatto che negli ultimi anni sia cresciuto meno di altri Paesi. La sfida secondo me è proprio questa: lo abbiamo visto anche l’anno scorso, con una crescita così importante il debito è sceso, quindi è chiara l’importanza di avere il debito e il deficit sotto controllo. Parallelamente, è altresì chiara l’importanza di avere una crescita economica sostenuta. La guerra non ci aiuta – ma non aiuta nemmeno gli altri. Tuttavia è importante sottolineare come la partita per l’Italia si giochi sui termini della crescita. Sarà fondamentale spendere al meglio queste risorse, perché se così sarà fatto l’Italia avrà un futuro piuttosto roseo. Al contrario, non solo l’Italia avrà bruciato una grande opportunità, ma si troverà anche il fardello di dover restituire 191 miliardi di euro. Ci stiamo giocando tutto, ma la credibilità del Governo oggi è altissima – e ciò non può fare altro che aiutarci. È chiaro che è una partita che stiamo giocando, ma che dobbiamo ancora vincere giocando tutti insieme, Governo in primis, ma anche le aziende e tutti noi cittadini dobbiamo farci partecipi di questa straordinaria opportunità che abbiamo. Sono pressoché sicuro che ci veda protagonisti in senso positivo, ma è comunque una partita che dobbiamo vincere per il futuro del nostro Paese e delle generazioni che verranno dopo di noi.”


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Foto copertina: PNRR