Una panoramica continentale degli assetti istituzionali nel Continente. La campagna elettorale italiana ha (nuovamente) trovato nell’eventuale modifica costituzionale in senso presidenzialista uno dei propri epicentri. Prendiamo spunto da questo dibattito per offrire una panoramica europea sulle forme di governo, a partire dal caso Italiano.
La riforma, attualmente caldeggiata dal Centrodestra, trova opposizione nel Centrosinistra e nel Movimento 5 Stelle, che accusano il centrodestra guidato da Giorgia Meloni di voler cambiare in tal senso l’assetto istituzionale per imprimere, in qualche modo, una svolta “autoritaria” al paese; più aperto ad una discussione appare, invece, il Terzo Polo rappresentato da Carlo Calenda, ex Ministro per lo Sviluppo Economico, e Matteo Renzi, ex Presidente del Consiglio.[1]
La forma di governo attualmente vigente in Italia è quella della Repubblica Parlamentare, in cui la rappresentanza democratica della volontà popolare è affidata, a seguito delle elezioni politiche, all’organo denominato appunto Parlamento, a cui sono deputati l’elezione del Capo dello Stato (Il Presidente della Repubblica) e il conferimento della fiducia al Governo. Sebbene nei sistemi parlamentari il ruolo del Presidente della Repubblica sia tendenzialmente di rappresentanza, il caso italiano rappresenta un unicum abbastanza peculiare in cui il Presidente della Repubblica esercita sì un ruolo di garanzia, ma opera anche quella che, a tutti gli effetti, è un’azione “politica”. Il ruolo di garante della costituzione, se privato della possibilità di un’azione effettiva e relegato alla mera rappresentanza cerimoniale, risulterebbe svilito e privato della capacità di garantire, appunto, il rispetto della Costituzione.[2] La Carta presenta, infatti, un indirizzo politico pienamente prescrittivo (in particolare nei Diritti Fondamentali), come confermato dalla celebre sentenza della Corte Costituzionale del 1956.
A testimonianza di quanto, in Italia, sia difficile spogliare le prerogative di garanzia da ogni veste politica per quanto riguarda il ruolo del Capo dello Stato, basti ricordare le tante volte in cui quest’ ultimo si sia rifiutato di nominare un ministro, imponendo nei fatti, al Premier da lui incaricato, un nome differente da quello originariamente indicato (il caso più recente è stato quello in cui il Presidente Mattarella, nell’ambito della formazione del primo Governo Conte, ha posto il veto sulla nomina di Paolo Savona al Ministero dell’Economia).
Il dibattito circa il ruolo del Capo dello Stato in Italia si pose per la prime volta in Assemblea Costituente, quando questa era sostanzialmente divisa tra i promotori di un impianto presidenziale e quelli che, invece, premevano per un capo dello stato che avesse esclusivamente funzioni “cerimoniali” e di garanzia. La soluzione fu trovata nel mezzo, in una zona d’ombra nella quale ogni capo dello stato ha esercitato con discrezione il proprio mandato, a seconda del contesto storico politico del tempo. Alla luce di ciò pare calzante la definizione data da una parte importante della dottrina al ruolo del Presidente della Repubblica, definito “a fisarmonica”, suscettibile ossia di contrarsi in presenza di un sistema politico parlamentare forte e autonomo e, al contrario, di dilatarsi ove il sistema e le circostanze lo richiedano; il secondo caso è quello che maggiormente ha caratterizzato le ultime fasi della storia politica della Repubblica italiana.
Abbiamo appena analizzato il caso italiano, sottolineando come, seppur appartenente in maniera chiara alla categoria della Repubblica Parlamentare, costituisca un contesto particolare in cui il Presidente gode comunque di importante prerogative, tipiche e non. Ma questa forma di governo, seppur con qualche differenza, è la più diffusa in Europa: ad adottarla, troviamo infatti anche Albania, Bulgaria, Croazia, Estonia, Finlandia, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Lettonia, Macedonia, Malta, Moldavia, Montenegro, Polonia, Repubblica Ceca, San Marino, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Austria, Bosnia ed Erzegovina e Germania.
Per analizzare la categoria della Repubblica Presidenziale, occorre fare una distinzione tra la stessa e quella che può essere definita una sua sotto-categoria, in qualche modo nata dall’ibridazione effettuata tra il sistema Presidenziale puro e quello Parlamentare: la repubblica Semi-Presidenziale. Il sistema presidenziale puro prevede che il Capo dello Stato, eletto tramite suffragio universale dal corpo elettorale, svolga contestualmente la funzione di Capo del Governo, circostanza che giustifica, in questo sistema, l’assenza della figura del Primo Ministro. In una repubblica Presidenziale, il cui esempio principale sono ovviamente gli Stati Uniti d’America, il Presidente non può sciogliere il Parlamento il quale, a propria volta, non può rimuovere il Presidente se non tramite un delicato e complesso procedimento di messa in stato d’accusa (impeachment). Notiamo immediatamente come questo sistema, che ha larga diffusione nel Continente Americano, non sia molto utilizzato in Europa, dove gli unici paesi ad adottarlo sono la Repubblica di Cipro (unico stato membro dell’Unione Europea con questo assetto istituzionale), la Turchia (dopo la discussa riforma costituzionale del 2017 voluta fortemente da Erdoğan) e la Bielorussia (che adotta questo sistema in maniera soltanto ufficiale, essendo nei fatti una dittatura in stile sovietico guidata dal 1994 da Aljiaksandr Lukashenko. È ora il turno della Repubblica Semi-Presidenziale, alla quale abbiamo prima accennato come sottocategoria del Presidenzialismo che, in qualche modo, contiene elementi dello stesso e del sistema Parlamentare: ora ne illustreremo le ragioni. In questo assetto, il Presidente della Repubblica viene eletto direttamente dal corpo elettorale, nomina il Primo Ministro (che dunque in questo caso è presente, a differenza di quanto accade nei sistemi Presidenziali), può sciogliere le Camere e gode di importanti prerogative politiche. E’ espressamente capo del governo, presiede il Consiglio dei Ministri, negozia e rettifica i trattati internazionali. La Francia[3] funge sicuramente come modello per questo tipo di forma di governo, introdotta con la Quinta Repubblica (1958), ma non è l’unico in Europa; ad adottarlo, infatti, troviamo anche Lituania, Russia, Portogallo, Romania, Ucraina e Polonia.[4]
Chiudiamo il novero delle forme di governo repubblicane col curioso e singolare caso della Repubblica Direttoriale, assetto istituzionale in cui un organo collegiale (composto dunque da più funzionari), svolge la funzione di Capo dello Stato. Ad oggi, unico esempio a livello Europeo di Repubblica Direttoriale, e non solo, è la Svizzera.
Dopo aver concluso la nostra analisi delle forme di governo di natura Repubblicana, concludiamo la nostra panoramica con le Monarchie. Possiamo suddividere questa forma di stato (avendo infatti spostato la nostra lente sugli stati di natura monarchica, è opportuno parlare non più di forma di governo, ma di vera e propria forma di stato differente) in Monarchie Costituzionali e Monarchie Parlamentari.
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Nelle prime il Sovrano è un Capo dello Stato che, di fatto, partecipa alla vita politica e amministrativa con un peso che, seppur fortemente limitato dalla natura costituzionale dello stato, risulta sicuramente più ampio ed incisivo di quello esercitato dai monarchi in un sistema di natura Parlamentare. Gli esempi sono oggi Liechtenstein e Monaco.
Nelle seconde, il Sovrano riveste un ruolo perlopiù cerimoniale privo, di fatto, di ogni connotazione politica attiva che si discosti dalla cosiddetta “moral suasion”. Annoveriamo in questo caso l’Inghilterra, la Spagna, la Norvegia, la Svezia, i Paesi Bassi e il Belgio, Danimarca. Il caso di Andorra è particolarmente curioso, essendo a tutti gli effetti una diarchia con a capo il Presidente della Repubblica Francese e il Vescovo della Diocesi Catalana di Urgell.
Concludiamo il nostro viaggio nelle forme di governo europee con una menzione d’onore riservata a Città del Vaticano, unica monarchia assoluta d’Europa in cui, tra l’altro, il Pontefice (a tutti gli effetti sovrano assoluto dello stato), viene designato tale da un corpo elettorale composto da cardinali, che si riunisce nel Conclave. [5]
Note
[1] https://www.altalex.com/documents/news/2022/08/25/possibile-presidenzialismo-italia
[2] Diritto Pubblico, Raffaele Manfrellotti, Giappichelli, 2020.
[3] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/come-funziona-il-presidenzialismo-francese-17098
[4]https://www.treccani.it/vocabolario/presidenziale/#:~:text=Repubblica%20p.,%C3%A8%20anche%20capo%20del%20governo.
[5]https://www.europagrandtour.com/2021/02/06/governo-europa-politica/
Foto copertina: Presidenzialismo in Italia