Sebbene da mesi la situazione ai confini ucraini sia tesissima la decisione di Vladimir Putin ha dato la spinta definitiva verso il cammino per la guerra. Cosa cambia?


In data 21 febbraio 2022, il Presidente russo Vladimir Putin ha annunciato un discorso alla Nazione. Da settimane le truppe dell’esercito russo erano appostate e ammassate ai confini orientali dell’Ucraina, dapprima sotto diverse scusanti, quali quelle di esercitazioni militari e negli ultimi giorni le notizie del ritiro delle truppe a seguito della fine di queste ultime aveva destato non pochi sospetti nel mondo occidentale, soprattutto da parte statunitense[1]. L’annuncio di Putin di voler parlare alla Nazione è stato poi un chiaro indicatore di ciò che stava per accadere. Il discorso del presidente, marcato da toni fortemente securitari e a tratti “paranoici” nei confronti dell’ingresso dell’Ucraina nella sfera Nato ha toccato il suo climax con una particolare decisione che ha battuto il tempo per tutto ciò che è accaduto e accadrà nelle prossime ore e giorni. La Federazione Russa riconosce l’indipendenza delle repubbliche separatiste filorusse in Ucraina del Donbass; Donetsk e Lugansk. Dopo aver affermato il riconoscimento Putin ha proseguito garantendo un partenariato con i governi autonomi delle due repubbliche sopracitate e sottolineando un rapporto di reciproco supporto. Partendo da queste basi politiche, nella notte i blindati e le forze russe ammassate ai confini Ucraini sono entrate entro i confini delle repubbliche separatiste poche ore prima riconosciute sotto l’ordine di una missione di “peacekeeping” in difesa delle popolazioni filorusse della regione.
In risposta all’appello dei capi delle repubbliche di Donetsk e Luhansk”, il presidente russo Vladimir Putin ha incaricato il ministero della difesa russo di “distribuire le forze armate nei territori separatisti per funzioni di mantenimento della pace”: questo quanto si legge nel decreto di riconoscimento delle repubbliche di Donetsk e Luhansk, firmato oggi da Putin.[2]
Uno schema, in realtà, già visto con le crisi georgiane tra il 1993 e il 2008. La mossa di Putin, fonda su un’arma estremamente potente, almeno dal punto di vista nazionale, “la storia”. Il discorso di Putin ha visto toni estremamente storici sullo stretto rapporto tra Ucraina e Russia: “L’Ucraina non è un paese confinante, è parte integrante della nostra storia”[3]. La risposta dell’occidente è stata celere e improntata sull’utilizzo di sanzioni economiche. Al momento nessuno degli stati occidentali europei e d’oltreoceano si sono pronunciati in retoriche di intervento armato. Gli Stati Uniti hanno, anzi, negato questa possibilità e preparato un “piano di sanzioni” atto a colpire duramente la Federazione Russa con lo scopo impedirle di trarre qualsivoglia vantaggio economico dall’annessione delle repubbliche separatiste nella propria sfera di influenza.
Lo conferma Joe Biden, Presidente Usa tramite un Tweet che verrà di seguito riportato:

“I have signed an Executive Order to deny Russia the chance to profit from its blatant violations of international law. We are continuing to closely consult with Allies and partners, including Ukraine, on next steps”.[4]

Da parte europea è stata dura la reazione di Francia e Germania, si allinea anche l’Italia con una condanna alle azioni russe su tutta la linea. Il tutto rimanendo per il momento nella sfera delle sanzioni economiche e sulla decisione nelle prossime ore o giorni di una linea di azione comune dell’Unione Europea[5]. Lo conferma il Ministro degli Esteri italiano Di Maio che però non esclude definitivamente la via diplomatica di risoluzione di questa crisi[6]: “Dopo le decisioni di questa sera, è doveroso discutere delle sanzioni da applicare alla Russia. Nessun tentennamento, i partner europei e atlantici devono agire in maniera compatta”[7]

Cosa Cambia?

Il riconoscimento delle due repubbliche separatiste non cambia nulla nella sostanza delle cose. Donetsk e Lugansk sono due territori che di fatto Mosca controlla da 8 anni sia con movimenti paramilitari ma anche con i propri militari. Un riconoscimento che cristallizza una situazione già ampiamente riscontrata.
Il fatto stesso che Putin non abbia annesso le due repubbliche nella Federazione Russa ma “solo” riconosciuto la loro esistenza, ripropone uno schema già visto nel 2008 in Georgia con le repubbliche di Abcasia e Ossezia del sud. Sottotraccia, ma i negoziati proseguono, sono state annunciate sanzioni ma non sappiamo ancora di che tipo e soprattutto se rivolte alle due repubbliche separatiste o direttamente a Mosca. La Russia vuole la certezza, nero su bianco, da parte americana che l’Ucraina non entri mai nella NATO, difficile da ottenere.


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Note

[1]https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/02/16/mosca-terminate-le-esercitazioni-militari-in-crimea_e425c942-3c75-4a69-976a-3bd1c1e4f417.html
[2] https://www.agi.it/estero/news/2022-02-20/ucraina-russia-attacco-invasione-diretta-15698441/ La Russia appoggiò allora le rivendicazioni indipendentiste degli osseti e degli abkhazi, che in epoca sovietica erano titolari rispettivamente di una regione e di una repubblica autonoma all’interno della Georgia. Entrambe queste popolazioni sono riuscite a rendersi de facto indipendenti dopo violente guerre nel periodo decine di migliaia di profughi. Un successo dovuto all’aiuto sia di volontari nord-caucasici sia della Russia, peraltro in forma non ufficiale. Da allora forze militari prevalentemente russe sotto l’egida della Csi, separano i georgiani da abkhazi e osseti. In A. Ferrari, Una nuova guerra fredda per il Caucaso? Scenari internazionali dopo il conflitto in Ossetia, Ispi working paper, N. 30 – SETTEMBRE 2008, cit. p. 3
[3] https://www.rainews.it/video/2022/02/discorso-putin-21-febbraio-2022-2668d9bd-9573-4695-94de-c8499cda886a.html
[4]https://twitter.com/POTUS/status/1495911308625125380?cxt=HHwWiIC54ZraxcIpAAAA
[5] https://www.youtube.com/watch?v=lhLEAH_ul4Y
[6] https://www.youtube.com/watch?v=TDz19pDvPnU
[7] https://www.agi.it/estero/news/2022-02-20/ucraina-russia-attacco-invasione-diretta-15698441/


Foto copertina: Il presidente russo Vladimir Putin firma documenti, incluso un decreto che riconosce due regioni separatiste sostenute dalla Russia nell’Ucraina orientale come entità indipendenti, durante una cerimonia a Mosca in questa foto pubblicata il 21 febbraio 2022. © Alexey Nikolsky, Reuters