Venerdì 10 gennaio 2020, dopo una lunga lotta contro il cancro, il più longevo leader del Medio Oriente è morto a 79 anni. Considerato come un sovrano modernizzatore, era chiamato “The father of Oman” per le sue capacità di negoziazione e per aver saputo definire un ruolo centrale per il suo Paese. Il suo successore, Haitham bin Tariq, ha ora il difficile compito di mantenere l’equilibrio che ha caratterizzato Qaboos bin Said.


Il “Padre” dell’ Oman

Per 50 anni, Qaboos è stato il protagonista assoluto della politica omanita. Considerato come un sovrano illuminato, è stato de facto un monarca assoluto, come hanno dimostrato le voci messe a tacere durante la primavera araba[1].

Nato nel 1940, l’ex sultano ha frequentato la Royal Academy di Standhurst, nel Regno Unito. Tornato in Oman, all’età di 29 anni, è stato protagonista di un colpo di stato non violento sostenuto dagli inglesi che nel 1970 che ha detronizzato il padre, il sultano Said bin Taimur, leader ultraconservatore. Da quel momento, l’Oman è stato un Paese atipico nell’area del Golfo: le sue caratteristiche principali sono state la modernizzazione e la neutralità.  Uno degli obiettivi principali di Qaboos é stato quello di unificare il suo popolo, composto da circa 5 milioni di persone, di cui il 43% expat[2], attraverso l’Ibadismo. L’Ibadismo è una “corrente liberale” dell’Islam, seguita principalmente dagli Omaniti e dai Libici, che persegue la tolleranza, l’accoglienza ed il rispetto delle altre. L’Islam ibadita ha permesso all’Oman di seguire una linea di pensiero diversa da quella dei suoi vicini, resistendo alle pressioni dei sauditi, seguaci della corrente Whabbita (o Wahabita)[3], di opporsi ai loro nemici, come l’Iran e il Qatar[4].

Per quanto riguarda la politica estera, due recenti episodi potrebbero facilmente dimostrare la lungimiranza del defunto sovrano dell’Oman: il suo ruolo nel Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) nel 2013 e nella crisi del Golfo del 2017. Il primo infatti ha dimostrato le grandi capacità di mediazione di Qaboos: sebbene l’Iran Nuclear Deal sia stato firmato nel 2015, gli sforzi di Qaboos di negoziazione tra le controparti sono iniziati molto, uno di questi è sicuramente rappresentato dallo storico incontro tra il ministro degli Esteri iraniano Mohammed Javad Zarif e il Segretario di Stato americano John Kerry, tenutosi nella capitale omanita (Muscat) nel novembre 2014[5].

Il secondo invece ha mostrato le capacità diplomatiche dell’oramai ex sultano: nonostante la tensione nel Golfo fosse davvero alta, soprattutto tra Arabia Saudita e Qatar, l’Oman é stato l’unico paese del Consiglio di cooperazione del Golfo (GCC) che non si é schierato contro il Qatar e ha cercato di “play this role of being in the middle, helping to maintain the status quo. It doesn’t welcome any sudden change, because it has hoped to maintain the geopolitics of the region as it is, without any turbulence“, come ha dichiarato  Mahjoob Zweiri, professore all’Università del Qatar[6].

Come dimostrato dall’amore del suo popolo, Qaboos ha avuto successo anche nella politica interna. Attraverso le riserve di petrolio, è stato in grado di fornire al suo paese infrastrutture eccellenti: ha costruito strade, porti, scuole e ospedali, portando alla modernizzazione di un Paese sottosviluppato. Inoltre, ha promosso l’istruzione obbligatoria sia per gli uomini che per le donne, migliorando il sistema sanitario[7].

Le sfide future di Haitham bin Tariq 

Poiché Qaboos non aveva figli o eredi diretti, ci sono state molte speculazioni su chi gli sarebbe succeduto. Al contrario, poche ore dopo la morte di Qaboos, il Consiglio dell’Oman ha eletto sultano suo cugino, Haitham bin Tariq, all’età di 65 anni. Descritto come un personaggio tranquillo, ed un ottimo amministratore, l’ex ministro del Patrimonio e della Cultura è stato scelto da Qaboos per le sue somiglianze con lui[8].  Somiglianze che sono state confermate durante il suo discorso inaugurale dove ha dichiarato che avrebbe continuato la politica di “coesistenza pacifica e di non interferenza” tipica del suo predecessore.

Il nuovo sultano si trova in un contesto storico complesso, soprattutto dopo l’assassinio del generale iraniano Qasem Soleimani[9].   Sul fronte estero, però, la situazione è più calma di quanto appaia. Molti paesi della regione, infatti, come l’Iran, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, hanno tratto diversi vantaggi dalla terzietà omanita, e probabilmente vorranno continuare a godere di questa posizione[10].

La vera sfida di Tariq sarà sul fronte interno: il quadro economico e sociale è davvero complicato, a causa del calo del prezzo del petrolio che solo nel 2020 creerà un deficit di 6,4 miliardi di dollari. Per questo motivo, il Paese ha sviluppato l’ambizioso piano “Oman 2040”. Come gli altri paesi dell’area del Golfo[11], l’Oman ha avviato una propria “Vision” già a metà anni Novanta per trasformare la propria economia e ridurre la dipendenza da petrolio e idrocarburi, pianificando di fare grandi investimenti sul piano agricolo, industriale, della pesca, turistico e soprattutto infrastrutturale. Quest’ultimo sarà sviluppato principalmente grazie all’alleanza con la Cina: l’Oman è stato invero il primo paese arabo a chiedere un prestito di 265 milioni alla Asian Infrastructure Bank (AIIB) e sarà al centro della Belt and Road Initiative, proprio per il ruolo cruciale che i cinesi avranno nell’area di Duqm[12].

Il Medio Oriente ed il mondo intero hanno beneficiato delle politiche lungimiranti di Qaboos, che è stato cruciale nonostante il suo (piccolo) potere politico. Il modello omanita è sempre stato fonte di equilibrio in un ambiente difficile e variegato. Il sultano Tariq ha il dovere di interagire con il mondo esterno con la stessa saggezza del suo predecessore, ed al contempo trovare la giusta soluzione ai problemi interni.

La diplomazia omanita è necessaria ora più che mai.


Note 

[1] NICOLL F., Oman: Sultan Qaboos still popular despite discontent, BBC News, 3 marzo 2011, in https://www.bbc.com/news/world-middle-east-12639699

[2] https://www.bbc.com/news/world-middle-east-51082415

[3] Iniziata nel XVIII secolo, è la via musulmana più conservatrice

[4] https://www.economist.com/the-economist-explains/2018/12/18/who-are-the-ibadis

[5] TRAN E The Rise and Fall of the JCPOA: Oman’s Foreign Policy, Part 3, International Review, 5 luglio 2019, in https://international-review.org/the-rise-and-fall-of-the-jcpoa-omans-foreign-policy-part-3/

[6] O’Toole M., What is Oman’s stance on the Qatar-Gulf crisis?, AlJazeera, 1 dicembre 2017, in https://www.aljazeera.com/news/2017/11/oman-stance-qatar-gulf-crisis-171125061013462.html

[7] PERTEGHELLA A., Oman, morto il sultano Qaboos bin Said: quali scenari?, ISPI WATCH, 11 gennaio 2020, in https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/oman-morto-il-sultano-qaboos-bin-said-quali-scenari-24801

[8] https://www.bbc.com/news/world-middle-east-51082415

[9] Per maggiori informazioni su Soleimani, cf. NOCERINO D., Qasem Soleimani: “L’agente più potente del Medio Oriente”, Opinio Juris-Law and Politcs Review, 9 gennaio 2020, see http://www.opiniojuris.it/qassam-soleimani-medio-oriente/

[10] PERTEGHELLA A., Oman, morto il sultano Qaboos bin Said: quali scenari?, ISPI WATCH, 11 gennaio 2020, in https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/oman-morto-il-sultano-qaboos-bin-said-quali-scenari-24801

[11] Per maggiori informazioni sulle strategie dei paesi del Golfo, cf. SCIPIONE J., Il Golfo e la diversificazione economica, Geopolitica.info, 15 luglio 2018, in https://www.geopolitica.info/il-golfo-e-la-diversificazione-economica/

[12] PERTEGHELLA A., Cina-Oman: A Duqm una partita non solo BRI, ISPI WATCH, 28 novembre 2019, in https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/cina-oman-duqm-una-partita-non-solo-bri-24520


Foto copertina: Il Sultano Qaboos bin Said dell’Oman è morto all’età di 79 anni.


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