Le recenti misure adottate dall’amministrazione Trump negli Stati Uniti e le forti critiche di quest’ultimo all’Europa hanno avuto finora deboli reazioni da parte dei Governi europei. Nella percezione della nuova amministrazione americana, e nei fatti, l’UE resta ancora un’organizzazione troppo debole per poter far fronte alle scelte politiche degli USA.

 

Unità Europea: una priorità per la Casa Bianca? Per anni, il ruolo degli Stati Uniti è stato quello di incoraggiare e sviluppare le dinamiche di coesione degli Stati europei, per ragioni economiche e di sicurezza. Il Piano Marshall e la NATO sono emblematici di come queste dinamiche di integrazione tra USA e UE, e tra Stati dell’Unione, abbiano preso concretamente forma. Senza voler ripercorrere la storia degli ultimi 70 anni (impresa velleitaria in questa sede), riporteremo di seguito una serie di eventi storici che dimostrano come i rapporti USA-UE non siano stati sempre lineari e come, in alcuni momenti, gli Stati Europei abbiano avuto la capacità di rispondere in maniera unitaria e coerente alle politiche americane che minavano chiaramente i propri interessi, modificando il corso della stessa politica americana in Europa.

Il superamento dell’ordine bipolare in Europa durante la guerra fredda. Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, la strategia statunitense (e specularmente quella sovietica) in Europa consisteva nel perpetuare la divisione del continente europeo in sfere d’influenza. Negli anni ’70, in particolare, i governi dell’Europa occidentale iniziarono a trasformare lentamente le relazioni che intrattenevano con gli stati dell’Europa orientale, smarcandosi in maniera più o meno netta dagli Stati Uniti. Tale processo portò all’adozione dell’Atto Finale di Helsinki (luglio-agosto 1975).

In tale occasione, gli Stati membri della Comunità Economica Europea agirono all’unisono, all’interno del quadro di promozione del processo di distensione sul continente tra la parte orientale e quella occidentale.

Cooperazione Politica Europea in materia commerciale. Nei primi anni ’80, l’URSS iniziò la costruzione di un gasdotto per la fornitura di gas agli Stati dell’Europa Occidentale. Per fare ciò, aveva bisogno di finanziamenti, attrezzature e tecnologie che le imprese europee occidentali fornirono. Nonostante la forte opposizione degli USA per la costruzione del gasdotto, esso rientrava perfettamente nella strategia europea di diversificazione delle fonti energetiche. Gli USA presero così di mira 4 Stati membri della CEE – Francia, Italia, Germania Ovest e Regno Unito – per aver concluso contratti relativi alla costruzione del nuovo gasdotto. Come ritorsione, nel 1982, il presidente Reagan impose un embargo su tutte le apparecchiature prodotte da imprese dell’Europa occidentale provenienti dai quattro paesi. In tale occasione, i quattro membri della CEE riuscirono a coordinare la propria risposta attraverso il meccanismo di Cooperazione Politica Europea, che portò il presidente Reagan a fare marcia indietro sull’embargo.

La politica monetaria statunitense come fattore di destabilizzazione. Gli Stati Uniti hanno da sempre sfruttato la posizione egemone del dollaro sui mercati internazionali per rafforzare e perpetuare il proprio potere economico a livello globale. In molte occasioni, le politiche monetarie statunitensi sono andate contro gli interessi europei. Nel corso degli anni ‘70, il governo statunitense pose fine al cambio fisso oro-dollaro e perseguì una successiva politica economica di forte svalutazione sui mercati valutari internazionali. La reazione dell’Europa, anche in questo caso, fu unitaria e compatta. Sotto la leadership dell’allora cancelliere della Germania Ovest, Helmut Schmidt, venne organizzata una reazione europea unitaria e coerente che portò all’istituzione del Sistema Monetario Europeo (SME), creato nel 1978. Tale reazione fu un tentativo (più o meno riuscito) della leadership europea di arginare gli effetti della politica americana sul sistema di integrazione economico-monetario europeo.

La politica americana di Trump come stimolo all’integrazione europea. Gli esempi riportati dimostrano come le relazioni USA-UE siano state (e continueranno ad essere) meno lineari di ciò che si possa pensare e come, in passato, l’UE abbia avuto la capacità e la volontà politica di contrastare alcune scelte degli Stati Uniti chiaramente in conflitto con gli interessi della stessa Europa. Come molti commentatori ed analisti politici hanno detto e scritto, l’amministrazione Trump può effettivamente rappresentare un’occasione per gli Stati europei di continuare a perseguire un’integrazione e cooperazione che negli ultimi anni sembra aver perso la sua spinta dinamica.

Foto in copertina : Newsweek