Una valida risposta alla crisi economica provocata dalla pandemia può arrivare dagli investimenti nel settore della difesa ed in quello aereospaziale


 

La crisi economica provocata dall’ondata pandemica ha scosso il sistema produttivo italiano, e non solo, imponendo ai decisori politici alcune scelte strategiche che peseranno inevitabilmente sulle generazioni avvenire. La mole straordinaria di finanziamenti e prestiti approntati con i piani europei del Next Generation EU e del Recovery Fund, potranno rappresentare uno strumento straordinario per rilanciare il nostro tessuto economico, a patto però che si punti sui settori ad alto valore aggiunto.
In altri termini l’Italia avrà un’occasione per far crescere in modo consistente la propria capacità produttiva in quei settori industriali in cui già possiede un capitale importante in termini di know-how e risorse umane, ovverosia quelli legati alla Difesa e all’aerospazio. Proprio per questo appare urgente ribadire il concetto che vede nella costruzione di una filiera industriale virtuosa non solamente un contributo alla sicurezza dei cittadini, ma un’opportunità per i suoi protagonisti di incrementare lo sviluppo e l’innovazione anche nel settore civile, consentendo a tutto il sistema Paese di beneficiarne[1]. Nel particolare contesto pandemico in cui ci troviamo la trasformazione digitale potrà vedere nella Difesa il terminale per la realizzazione dell’obiettivo, sottolineato anche dal Capo di Stato Maggiore il Generale Enzo Vecciarelli, “di promuovere una nuova generazione di programmi per lo sviluppo di tecnologie avanzate duali, attraverso cui le imprese italiane possano ampliare la precipua base tecnologica e rafforzare la propria rilevanza in preparazione del momento in cui – auspicabilmente con peso industriale paritetico ai gruppi esteri – negozieranno la partecipazione alle più ambiziose iniziative per realizzare nuovi sistemi di difesa europei in cooperazione internazionale, ricercando il più favorevole ritorno economico occupazionale[2].
In questi termini il piano di ricostruzione potrà essere dunque risorsa per le industrie che potranno certamente rientrare nei focus stabiliti come quello della digitalizzazione, configurando in tal modo notevoli opportunità per il comparto oltreché liberare preziose risorse dal bilancio ordinario da reinvestire in tutti quei programmi che non potranno rientrare nel piano europeo[3].
Superati alcuni pregiudizi fuorvianti, legati più alla retorica che alla realtà, anche le forze politiche che in passato avevano mostrato sostanziale disinteresse piuttosto che ostile diffidenza nei confronti degli investimenti in queste tecnologie e nelle industrie legate al settore militare, ammettono che insieme a quella della Difesa, l’industria aerospaziale rappresenti un presidio cruciale della nostra competitività geoeconomica.
Una realtà costituita sia da giganti industriali come Leonardo che da una filiera composta da centinaia di piccole e medie imprese ma con produzioni di livello internazionale, in grado di impiegare 45.000 lavoratori diretti che raggiungono con l’indotto i 160.000[4].
Un patrimonio fondamentale da tutelare per il suo valore di 13,5 miliardi di euro (0,65% del PIL), pari a circa il 15% del valore dell’intero settore in Europa e con un 70% destinato all’export che ha permesso così all’Italia di occupare la sesta posizione al mondo per valore cumulato dell’export di strumenti e tecnologie per la Difesa nel periodo 2009-2018 e di cui non deve essere sottovalutata la portata quale strumento di influenza geopolitica, in grado di accresce il peso del nostro Paese favorendo accordi di cooperazione internazionale, in riferimento al contesto strategico Ue/Nato.
Ancora più rilevanti poi, sono i dati relativi al valore aggiunto prodotto pari a circa 4,5 miliardi di euro con una cifra che arriva a sfiorare i 12 miliardi se si calcola il valore aggiunto totale, comprendente anche l’indiretto (4,5 miliardi) e l’indotto (2,5 miliardi). Ne risulta in questo modo un moltiplicatore economico delle imprese del settore pari a 2.6, ben il 71% in più rispetto alla media dell’economia italiana. In altre parole, per ogni euro di valore aggiunto creato dal settore, si genera 1,6 euro addizionali di valore aggiunto nell’economia. Questo assicura un gettito fiscale di oltre 4,8 miliardi di euro (di cui 1,7 generato direttamente in Italia), con un moltiplicatore fiscale di 2.7. Ciò significa che, per ogni euro di tasse pagate dalle imprese del settore, si generano 1,7 euro addizionali di gettito fiscale per l’intera economia[5].
Proprio sulla base di queste rilevazioni la destinazione di risorse pubbliche a titolo di investimento potrebbe risultare particolarmente efficace nella strategia di ripresa, tenendo presente che una nazione che non investe in ricerca militare, perde di vista l’importanza che questa svolge per le telecomunicazioni ad esempio, producendo un impatto economico fondamentale per quelle aziende che si occupano di nanotecnologie e nuovi materiali. Come ha correttamente notato Mario Benotti, la Difesa non va considerata solo come un insieme di strumenti di carattere militare, ma un vero e proprio sistema integrato e connesso a più livelli, in grado di trasformarsi in una risorsa fondamentale, in particolare per le capacità dual use di alcune tecnologie[6]. Un’importanza testimoniata anche dal mutamento dello scenario geopolitico in corso in alcuni casi come quello libico. Proprio la Libia rappresenta un esempio del suddetto cambiamento che si è consumato con l’intervento militare attivo da parte di diversi attori (Russia e Turchia, ed in misura decisamente minore, Qatar, Egitto ed EAU) i quali, in piena pandemia, sono intervenuti con UCAV, supporto antiaereo e guerra elettronica, dimostrando elevate capacità operative e andando ad incidere, seppur a fasi alterne, in maniera determinante sul conflitto. Tutto ciò rappresenta indubbiamente un segnale che dovrebbe indurre a riflettere sulle potenzialità della Difesa e della sua struttura industriale per garantire il mantenimento della stabilità e della centralità strategica dell’Italia nel difficile periodo post Covid-19[7].
Una sfida per cui le nostre aziende, come affermato da Angelo Vallerani, presidente del Cluster Aerospace Lombardia, possiedono tutte le carte in regola per competere in competenze, tecnologie e prezzo finale, sia a livello meccanico che elettronico, sia come produttori che sistemisti purché affrontino la questione del dimensionamento in quanto a capacità produttiva. “Le pmi americane hanno 200-300 dipendenti, le nostre qualche decina. Per quanto faticoso da accettare per gli imprenditori a capo di aziende spesso ancora di natura familiare, alcune delle quali prossime al ricambio generazionale, per il futuro delle nostre aziende bisognerà unire le forze, e non con aggregazioni temporanee su specifici progetti come già si fa, ma proprio accorpando più realtà produttive in un’unica realtà societaria”[8].

Un segnale incoraggiante sembra essere arrivato dal disegno di legge di bilancio che prevede per la prima volta uno strumento pluriennale per il settore e da cui emerge per il 2021 un deciso incremento delle spese militari italiane, con significativi interventi per l’ammodernamento dell’apparato militare.
Cifre che seguono le sollecitazioni del Quirinale per il quale gli investimenti nella Difesa favoriscono lo sviluppo dell’intero sistema-Paese e fungono da traino soprattutto nei settori ad elevata tecnologia, confermando in questo modo la necessità della certezza nell’allocazione pluriennale delle risorse, anche per consentire una proficua sinergia con l’industria nazionale e permettere all’Italia di allinearsi agli altri paesi europei[9].
Investimenti altamente produttivi con fortissimi ritorni anche in termini di occupazione specializzata che potranno così contribuire alla resilienza oltreché al mantenimento ed allo sviluppo di uno strumento in grado di proteggere la sicurezza nazionale, promuovendo gli interessi nazionali in un quadro internazionale caratterizzato da tensioni e instabilità.


Note

[1] BRAMBILLA A., CIANCIOTTA S., I no che fanno la decrescita. Per un paese che non ha ancora rinunciato al futuro, Guerini e Associati, Milano, 2018, p.76 in nota

[2] VECCIARELLI E, Per la Difesa, un’occasione di trasformazione digitale, in AirPress n.115 ottobre 2020, p.10

[3] FESTUCCI C., In cosa consiste il Piano di settore, in AirPress n.115 ottobre 2020, p.40

[4] Dati riportati nel documento Per un paese dell’aereospazio. Linee di politica industriale, a cura del Partito Democratico disponibile all’url: https://www.partitodemocratico.it/economia-e-lavoro/aereospazio-una-grande-tradizione-italiana-che-guarda-al-futuro/

[5] CRIPPA P., GUIDI A., Investire nell’industria della difesa italiana: una garanzia per il mondo post-covid, Centro Studi Internazionali, maggio 2020, p.2

[6] BENOTTI M., (Ri)cotruzione. Lavoro, industria, sanità, scuola, politica, e giustizia: risollevarsi dalle macerie pre e post covid-19, Piemme, Milano, 2020, pp.138-140

[7] MOTTOLA A., Covid-19 e resilienza: ripartire dall’industria della difesa, disponibile all’url:   https://www.portaledifesa.it/index~phppag,3_id,3623.html, 08/06/2020

[8] Intervista di FIERTLER Gcon Angelo Vallerani, disponibile all’url: https://www.industriaitaliana.it/elicotteristica-leonardo-elicotteri-thales-alenia-space-ai-additive-manufacturing-digital-twin-cluster-aerospace-lombardia/

[9] PIOPPI S., Programmazione (anti-Covid) e investimenti. Il Quirinale per la Difesa, disponibile all’url: https://formiche.net/2020/10/consiglio-supremo-difesa-quirinale-2/, 27/10/2020


Foto copertina: F-35. ReportDifesa