L’aquila e l’orso ricalcolano e ristabiliscono l’equilibrio della “balance of power”


Dopo mesi di studio reciproco, tra provocazioni e mosse azzardate nello scacchiere internazionale i due avversari si sono incontrati, consci l’uno delle capacità dell’altro per segnare il pivot delle relazioni tra Russia e Usa


Lo “studio” dell’avversario

La presidenza di Joe Biden ha dovuto sin da subito porsi come obiettivo internazionale quello di ristabilire un ordine e un equilibrio che oramai gli Usa avevano perduto a causa delle ondivaghe decisioni di politica estera anni della presidenza Trump. Non a caso tra le prime dichiarazioni di Biden vi è stata l’espressa volontà di ristabilire lo status quo del periodo pre-Trump, la qual cosa ha lasciato molte perplessità e dubbi.

Biden asserted that under his leadership, the United States would be “back at the head of the table.” But a return to the pre-Trump status quo is not possible. The world—and the United States—have changed far too much. And although hailing the return of American hegemony might seem comforting to Americans, it reveals a degree of tone-deafness to how it sounds to the rest of the world.[1]

In effetti, cancellare i quattro anni della presidenza Trump si è rivelato un compito arduo per il neoeletto presidente Biden e le relazioni con la Russia ne sono state la prova. Precedentemente al summit, di cui parleremo più approfonditamente in seguito, abbiamo avuto modo di vedere l’immediato slancio di Biden, con le famose accuse mosse verso il presidente Putin:

Vladimir Putin è un “assassino” e “pagherà un prezzo” per le sue interferenze nelle elezioni americane. In un’intervista alla Abc, Joe Biden lancia un’accusa senza precedenti per un presidente americano contro il leader del Cremlino.[2]

A seguito di quelle parole sono numerosi i fatti accaduti, a partire dalla risposta quasi scherzosa del presidente russo Vladimir Putin sino agli atti pratici di sfida del Cremlino (la politica aggressiva verso l’Ucraina, la corsa all’Artico e la violazione dei diritti umani come nel caso Naval’nyj) e una interessante chiave di lettura, analizzata in un precedente articolo[3] insieme al professore Simone Selva, docente associato di Storia delle relazioni transatlantiche, presso l’Università degli Studi di Napoli l’”Orientale” ipotizzava che tutti questi “atti” da parte statunitense e da parte russa fossero parte di un ricalcolo, uno “studio” dell’avversario con il fine ultimo di ricalibrare la balance of power tra i due paesi che con la presidenza Trump aveva perso il suo equilibrio.

Il summit di Ginevra

Il 16 giugno, ha avuto luogo a Ginevra il tanto atteso summit tra il presidente Joe Biden e il presidente russo Vladimir Putin, è la trentesima volta che un presidente statunitense incontra un presidente della Federazione Russa dalla fine della guerra fredda ed è il quinto incontro di Putin con il Presidente di una nuova amministrazione (Clinton, Bush jr., Obama, Trump e ora Biden). L’incontro era visto da molti come un tentativo di riconciliamento ma così non è stato, almeno non del tutto. Sulla base del gioco atto al riequilibrio della balance of power questo summit si è rivelato essere più un “punto della situazione” con il fine ultimo, probabilmente, di porre fine alla fase di “studio” e ricalcolo.

Quando due leader di paesi avversari si incontrano, di solito lo fanno per rilanciare le proprie relazioni. Oggi, al summit Usa-Russia, non è andata esattamente così. Prima del vertice, Biden aveva anticipato che avrebbe messo sul tavolo tutto ciò che non andava nelle azioni di Mosca: dai cyberattacchi russi alle interferenze elettorali, dall’ingerenza militare in Ucraina all’avvelenamento e arresto di Naval’nyj. Così è andata: a parte qualche scambio di complimenti e il ritorno dei rispettivi ambasciatori questo summit non ha rivoluzionato le relazioni tra i due paesi (già tese e che rimangono tali).[4]

Del resto, leggendo tra le righe, le dichiarazioni dei due leader sono concordi sul fatto che un “big deal” non era plausibile, né atteso. Alcuni punti però sono stati guadagnati dal leader della Federazione Russa nonostante Biden abbia tentato di fare, come detto, un resoconto di tutte le azioni del Cremlino degli ultimi mesi. Cosa avrebbe guadagnato il Cremlino da tutto questo? Uno status.

Biden è arrivato al vertice subito dopo il summit Nato che, lunedì, nel suo comunicato finale menzionava la Russia 62 volte. Ma all’incontro ha tentato la carta del dialogo, spingendosi a definire Putin un “degno avversario”. Già così, Putin ha già ottenuto ciò che vuole: un bilaterale con Biden è un esplicito riconoscimento che la Russia merita di stare al tavolo delle grandi potenze.[5]

La Russia, in effetti, ha sempre anelato al riconoscimento dello status di superpotenza sin dai primi anni dopo la caduta dell’impero sovietico. Dopo aver approfittato del momento di oblio internazionale degli Usa di Trump per espandere le proprie mire di potenza regionale anche in Medio Oriente e in altre zone calde del mondo[6] questo summit, le ha dato la sicurezza di aver ottenuto quello status. Gli Usa di Biden però non si sono rivelati passivi e anzi alcuni colpi sono stati “inferti” dal Presidente alla sua controparte russa.

il margine di manovra russo è molto più ridotto di quello americano, e non soltanto per la debolezza economica e geopolitica ribadita gentilmente da Biden: se tutta la propaganda, e tutta la diplomazia, per anni, vengono incentrate sull’antiamericanismo, un “dialogo senza distensione” diventa problematico. […] Le “red line” americane sono state enunciate ad alta voce, come la promessa del padrone della Casa Bianca che la morte in carcere di Naval’nyj avrebbe “conseguenze devastanti” per la Russia. I patti sono stati chiari, e l’inimicizia promette di essere lunga.[7]

Conclusioni: una suggellata inimicizia?

Come abbiamo visto il tanto atteso summit ha disatteso le aspettative di chi sperava in una distensione dei rapporti tra Russia e Stati Uniti. In un certo senso ha ampliamente confermato la tesi della ricerca di un nuovo equilibrio tra le due potenze che seppur rimanendo avversarie hanno messo sul tavolo i problemi e tracciato i confini che dovrebbero permettere una convivenza quantomeno “civile”.

Nel 2021, nell’ottavo anno del suo isolamento post-Crimea, Putin non sbaglia a definire lo stato delle relazioni russo-americane “al livello più basso della storia”, e infatti i due unici risultati più o meno reali del rapidissimo vertice – il rientro dei rispettivi ambasciatori nelle loro sedi, e una dichiarazione che riconosce la responsabilità comune delle due potenze nucleari per la stabilità strategica – sono il minimo indispensabile, oltre il quale si potrebbe parlare di una guerra nemmeno tanto più fredda.[8]

In conclusione, è possibile dire che il summit ha confermato un clima da guerra fredda e sicuramente messo un punto alla già citata questione dello “studio dell’avversario”. I leader non hanno lasciato dichiarazioni circa un nuovo summit[9] ma sicuramente il terreno di scontro più pressante del nostro tempo è all’orizzonte e il summit tra Usa e Russia è stato utile ad entrambi per questo:

Biden ha dimostrato di non temere il faccia a faccia con Putin, anche su temi “scomodi”, soprattutto perché sa che il vero “scontro” di questi tempi è quello con Pechino. Per questo con Mosca, per quanto complicato e fragile, un equilibrio sarà necessario trovarlo, e il summit di oggi è stato un buon passo in questa direzione.[10]


Note 

[1] https://www.foreignaffairs.com/articles/united-states/2021-02-16/present-re-creation
[2]https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2021/03/17/biden-putin-un-assassino-paghera-per-le-interferenze_f5ee11d8-1979-4b2b-a10b-03c2a5ed911b.html
[3] https://www.opiniojuris.it/le-prime-battute-della-presidenza-biden-agli-occhi-del-cremlino/
[4] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/biden-putin-passo-due-30879
[5] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/biden-putin-passo-due-30879
[6] https://www.opiniojuris.it/le-conseguenze-della-politica-di-disengagement-statunitense-in-siria/
[7] http://www.affarinternazionali.it/2021/06/biden-putin-una-stretta-di-mano-per-suggellare-relazioni-mai-cosi-complicate/
[8] http://www.affarinternazionali.it/2021/06/biden-putin-una-stretta-di-mano-per-suggellare-relazioni-mai-cosi-complicate/
[9]https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/nordamerica/2021/06/17/cremlino-per-ora-nessun-piano-nuovo-incontro-putin-biden_290bc86d-724b-4917-bc83-f6128af349ac.html
[10] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/biden-putin-passo-due-30879


Foto copertina: L’incontro tra Vladimir Putin e Joe Biden. /MIKHAIL METZEL / SPUTNIK / KREMLIN POOL /PAP/EPA