Prima che il “girl power” divenisse un’inflazionata necessità di marketing, una storia vera, profonda, come tante, che non merita di essere dimenticata.
Una storia di guerra tra tante ma non come tante
Non tutte le storie di guerra iniziano con il tuonare dell’artiglieria, il clangore delle spade, il fischio dei proiettili e uno o più eroi (quasi sempre di sesso maschile) sprezzanti del pericolo e mossi da un nobilissimo intento. Alcune, come quella che oggi vogliamo ricordare, iniziano nel dolore e nella rabbia, nel coraggio e nell’ardente desiderio di rivalsa e vendetta nei confronti di un invasore ma soprattutto nel silenzio di lunghe notti, accarezzato dal sibilo di ali di tela in planata verso un obiettivo preciso. Un silenzio rotto improvvisamente dal devastante effetto, materiale e psicologico dalle rapide e precise esplosioni causate dal 588° reggimento di bombardamento notturno femminile sovietico, soprannominato in russo Ночные Ведьмы, dal tedesco Nachthexen, in italiano le “Streghe della notte”.
Un vero e proprio incubo per le armate naziste impegnate sul fronte orientale, durante la Seconda guerra mondiale. A rendere in un certo senso unica questa storia non è solo il fatto che questo reggimento era composto da sole donne, non una novità da parte russa prima e sovietica poi ma le avversità che queste donne, sia sul fronte interno che esterno dovettero affrontare per compire la propria missione, spinte da una determinazione incrollabile, una rabbia profonda e dall’assoluta volontà di riconquistare o vendicare le loro vite oramai interrotte dai folli piani di conquista di un invasore straniero, tenace e brutale.
Il sogno di una, il desiderio di molte
La storia delle Streghe della notte trova le sue fondamenta in un nome ben preciso, Marina Raskova. Aviatrice sovietica detentrice di alcuni record vicina a Stalin, la quale nel 1941 riuscì a convincere quest’ultimo, senza troppe difficoltà vista l’ora disperata che l’Urss invasa stava vivendo, delle potenzialità delle donne sovietiche in qualità di aviatrici e combattenti. Su ordine di Stalin in persona, nello stesso anno, Raskova ricevette il permesso di fondare il 122° Gruppo di volo, composto da 3 reggimenti femminili: il 46º Reggimento Bombardieri Notturni della Guardia (precedentemente 588°, ovvero le Streghe della notte, sino al 1943[2]), il 122º Reggimento Aviazione Bombardieri della Guardia e il 586º Reggimento Aviazione da Caccia.[3] Ponendo il focus solo sulle Streghe della notte, comandate dal capitano Yevdokia Bershanska, sappiamo che le prime azioni operative di queste ultime, dopo un durissimo addestramento compiuto nel rigido inverno russo e soprattutto di notte, con una visibilità prossima allo zero, ebbero luogo durante la battaglia di Stalingrado. A quella prima sortita seguirono circa 24mila missioni notturne sino alla presa di Berlino nel 1945 e fu proprio in virtù della determinazione e dell’incrollabile volontà di vendicarsi dell’invasore nazista che queste donne, nonostante le perdite (furono 32 le aviatrici abbattute) e la fatica vennero insignite di diverse medaglie. Furono 24 i membri delle Streghe della notte, tra piloti e navigatrici che ottennero la prestigiosa onorificenza di Eroi dell’Unione Sovietica[4]. Le avversità per queste “streghe”, come i tedeschi vollero soprannominarle, non si fermarono però alla durezza delle condizioni o al fuoco della contraerea. La prima grande avversità (trasformata con astuzia in forza) che queste ultime dovettero affrontare furono proprio i velivoli che le resero celebri, i biplani Polikarpov Po-2, costruiti prevalentemente in tela e legno nonché privi di radio e considerati obsoleti già prima delle ostilità.
Aerei moderni, veloci e meglio difesi non furono mai forniti al 588° Reggimento e furono assegnati ad altre unità, compresi gli altri due Reggimenti del 122° Gruppo di volo che ricevettero bimotori multiruolo Petlyakov Pe-2 e caccia Yakovlev Yak-1[6]. Tra le possibili spiegazioni di questa discriminazione una delle più plausibili è da ricondursi al fatto che questi erano gli aerei che originariamente venivano usati come addestratori nei club di volo, dunque familiari a molti piloti. Le “streghe” però riuscirono a trasformare gran parte di queste debolezze in punti di forza, trasformando l’obsoleto Po-2 in un efficace bombardiere notturno leggero. Il 588° Reggimento così equipaggiato non era in grado, nonostante la determinazione delle aviatrici, di infliggere grandi danni e perdite, materiali e umane, ai tedeschi ma con il passare del tempo gli effetti psicologici dei raid notturni delle streghe iniziarono a dare i propri frutti, privando del sonno le truppe nemiche, fiaccandone le linee di rifornimento e di ritirata, colpendo depositi di munizioni e di prezioso carburante. Le Streghe della notte riuscirono anche ad ovviare il problema posto dal rumorosissimo motore del Po-2, imparando rapidamente a “spegnerlo” in prossimità dell’obiettivo, planando così silenziosamente e accompagnate solo dal frusciare delle ali di tela dei loro biplani. Probabilmente fu proprio il frusciare delle ali dei Po-2 che contribuì a creare l’immagine delle Streghe della notte per i tedeschi, ricordando quello delle scope di paglia[7].
«Era necessario prendere in considerazione che di solito l’aereo andava verso il bersaglio ad altitudini comprese tra 1.000 e 1300 metri, tagliava il gas sopra il bersaglio e si avvicinava a planata, quindi il rumore del motore non era udibile e le luci di identificazione dell’aereo non erano accese».[8]
Ogni equipaggio compiva dalle 5 alle 10 missioni, di solito il numero aumentava durante le lunghe notti invernali, per un totale di circa 90 missioni operate dall’intero Reggimento ogni notte. Fu solo l’assoluta volontà di queste donne, di queste streghe, di queste aviatrici che permise loro di compire la loro missione, in condizioni avverse, quasi impossibili, tra il fuoco contraereo dei tedeschi e le lotte con i loro stessi vecchi aerei (a volte i meccanismi di sgancio delle bombe si inceppavano ed era compito della navigatrice arrampicarsi sull’ala per staccarle e farle cadere durante il volo[9]) nonché con la stanchezza fisica e psicologica. Spesso non potendo godere di più di 2-4 ore di riposo al giorno, per mesi, tra missioni notturne e addestramento diurno continui[10].
Le chiamavano “streghe”, ma quello divenne un vanto di cui fregiarsi solo dietro i comandi dei loro velivoli. Al di fuori di questi erano e rimasero donne, donne sovietiche certo (in piena linea con la forte propaganda dell’epoca), donne che volevano combattere ed essere ricordate, seguendo il fulgido esempio delle eroine Raskova (caduta in combattimento nel 1943[12]) e Bershanska, ma non per la mera gloria, bensì per riguadagnare le loro vite, proteggere i propri cari e anche vendicarli, ma soprattutto per dimostrare a tutte le donne che potevano (e dovevano) essere considerate capaci quanto gli uomini[13], in un campo che per millenni era stato, tranne rari casi, un esclusivo e violento club maschile, la guerra.
Giunge l’alba e l’ora delle “streghe” giunge al termine
Con il finire del Secondo conflitto mondiale in Europa, dunque con la presa proprio da parte delle forze sovietiche della capitale tedesca, Berlino, dopo una campagna lunga, sanguinosa e per certi versi anche controversa (non mancarono i tratti più crudi e violenti di quella che rischiava di divenire una vendetta generalizzata e brutale[14]), venne il tempo degli allori, ma non proprio per tutti. L’ex 588° Reggimento, le Streghe della notte, aveva preso parte alla controffensiva sovietica con forza e determinazione, sin dalla famosa battaglia di Stalingrado[15], assolutamente alla pari se non più duramente, dei reparti “regolari” dell’esercito e dell’aviazione della stella rossa, l’unico tra i tre battaglioni “femminili” del 122° Gruppo di volo a rimanere tale fino alla fine[16]. Il governo sovietico però dopo la guerra decise di dismettere i reggimenti femminili, le cui combattenti tornarono alla vita civile per la maggior parte, nonostante queste ultime avessero duramente dato prova di poter essere utili all’esercito e manifestando in alcuni casi la volontà di rimanere tra i ranghi. Purtroppo, per il Cremlino questi reggimenti rientravano nella sfera “emergenziale” e temporanea anche oltre la loro possibile valenza quale strumento di propaganda (l’attenzione posta dalla propaganda sovietica su queste donne combattenti fu anzi bassissima se paragonata alle “chiamate al lavoro”[17]) e questo si è palesato proprio con il finire delle ostilità. Purtroppo, il 122° Gruppo di volo, fortemente voluto, come visto, dalla fondatrice del 588° Reggimento Streghe della notte e degli altri due reggimenti femminili, Marina Raskova, vide nominati i propri membri quali veterani dal Cremlino e quindi esclusi definitivamente dalle unità combattenti e dalle riserve; in poche parole, concluse le ostilità e i tempi di cupa crisi, non vi era più bisogno di loro, non vi era più bisogno delle famigerate streghe[18]. Nonostante gli eroici sforzi che sin qui abbiamo ripercorso, alle “streghe” non fu permesso neanche di sfilare durante la parata della vittoria del 1945, ufficialmente poiché i loro Po-2 erano troppo lenti per partecipare alle coreografie di quest’ultima[19].
Le streghe sono (ancora) pop!
Sebbene la storia delle Streghe della notte e delle loro imprese nell’immediato non ebbe la risonanza e la “copertura mediatica” che avrebbero meritato, in tempi relativamente recenti è stata riscoperta. In particolare, grazie anche alla voce di alcune protagoniste dirette che hanno rilasciato interviste e testimonianze dei fatti accaduti durante gli oscuri anni della Seconda guerra mondiale (ne sono esempio le interviste ad Irina Rakobolskaya[20]).
Monografie e studi dettagliati sulle loro imprese sono stati realizzati a partire dal 1965, anno in cui venne riconosciuto ufficialmente e celebrato il ruolo delle donne sovietiche, veterane della Grande guerra patriottica.[21] Nel 1974 fu poi pubblicato il primo studio completo sulla partecipazione delle donne sovietiche in guerra, ad opera della scrittrice Vera Murmantseva[22] e al quale diversi altri seguirono ad opera di scrittori di diversi paesi.
La storia delle Streghe della notte però non è rimasta invisibile anche al mondo della cultura pop, prestandosi bene anche ad una diffusione meno ortodossa e accademica. Ne è un esempio il lavoro che la band svedese Sabaton (che abbiamo intervistato proprio sull’importanza di preservare le storie anche con mezzi meno ortodossi quali la musica metal[23]) ha fatto, dedicando un pezzo omonimo alle “streghe”[24] e un video storico-divulgativo[25]. Non sono mancate loro apparizioni anche nel mondo del fumetto, ne sono esempi l’omonimo Night Witches[26] e Johnny Red[27]. A loro è stato recentemente dedicato anche un gioco da tavolo. Dunque, la storia delle streghe è considerabile salva dall’oblio e dall’essere dimenticata? Probabilmente sì ma la storia delle Streghe della notte, come visto, vanta di significati ben più profondi delle eroiche imprese militari. È una storia di rivalsa femminile, una dimostrazione più che forte del fatto che le donne sono assolutamente alla pari degli uomini ed in grado di difendere con forza e determinazione le loro vite, guadagnandosi il rispetto che meritano anche in un campo come quello della guerra, da troppi considerato ancora un qualcosa di lontano dalla sfera femminile, unitamente a molte altre cose.
Ma soprattutto, è una storia vera che non necessita di artifizi o forzature per veicolare un messaggio importante che queste streghe hanno voluto con tanta determinazione lasciarci.
Note
[2] N. Zalietok, British and Soviet Women in the Military Campaign of 1939-45: A Comparative Review Article, MCU Journal, November 2018, cit. p. 21
[3] H. Woodyatt, “Women at War: Soviet and American Airwomen in Combat During World War II” (2020). Honors Theses. 2382, cit. p. 1. In: https://digitalworks.union.edu/theses/2382
[4] Vaughan, Yasmine L., “Dancing in the airfield: The women of the 46th Taman Guards Aviation Regiment and their journey through war and womanhood” (2018). Senior Honors Projects, 2010-current. 551. Cit. p. 65. In: https://commons.lib.jmu.edu/honors201019/551
[5]Da Redazione, Polikarpov Po-2, immagine, Lasecondaguerramondiale.org, 05 Giugno 2015, Immagine. In: https://www.lasecondaguerramondiale.org/aerei/aviazione-sovietica/511-polikarpov-po-2.html
[6] A. Krylova, Soviet Women in Combat: A History of Violence on the Eastern Front, Cambridge University Press, Cambridge 2010, cit. p. 123
[7] Vaughan, Yasmine L., “Dancing in the airfield: The women of the 46th Taman Guards Aviation Regiment and their journey through war and womanhood” (2018). Senior Honors Projects, 2010-current. 551. Cit. p. 66 In: https://commons.lib.jmu.edu/honors201019/551
[8] R. Pennington, Wings, Women, and War: Soviet Airwomen in World War II Combat, Ed. University Press of Kansas, 2001, cit. p. 86
[9] Vaughan, Yasmine L., “Bomb-Dropping Bombshells: An Analysis of the Motivations and Accomplishments of the All-Female 46th Taman Guards Bomber Aviation Regiment”, James Madison University, 2017, cit. p. 14 In: http://commons.lib.jmu.edu/madrush/2017/bombdroppingbombshells/1
[10] Vaughan, Yasmine L., “Dancing in the airfield: The women of the 46th Taman Guards Aviation Regiment and their journey through war and womanhood” (2018). Senior Honors Projects, 2010-current. 551. Cit. pp. 54-56. In: https://commons.lib.jmu.edu/honors201019/551
[11] The Soviet Night Witches, imagine, Wright Museum of World war two, Blog, 1 ottobre 2020. In: https://www.wrightmuseum.org/2020/10/01/the-soviet-night-witches/
[12]Vaughan, Yasmine L., “Dancing in the airfield: The women of the 46th Taman Guards Aviation Regiment and their journey through war and womanhood” (2018). Senior Honors Projects, 2010-current. 551. Cit. p. 30
[13] Ivi., cit. p. 78
[14] Per approfondire: A. Spiridigliozzi, Le donne di Berlino, Opinio Juris, 11 maggio 2023. In: https://www.opiniojuris.it/le-donne-di-berlino-la-vendetta-rossa-negli-ultimi-giorni-del-reich/
[15] R. Pennington, Wings, Women, and War: Soviet Airwomen in World War II Combat, Ed. University Press of Kansas, 2001, cit. pp. 73.
[16] Ibidem., p. 73
[17] A. Werth, Russia at War: 1941-1945, Ed. Dutton, New York 1964, cit. pp. 176-177
[18] H. Woodyatt, “Women at War: Soviet and American Airwomen in Combat During World War II” (2020). Honors Theses. 2382, cit. p. 72. In: https://digitalworks.union.edu/theses/2382
[19] The Soviet Night Witches, Wright Museum of World War 2, Oct 1, 2020. In: https://www.wrightmuseum.org/2020/10/01/the-soviet-night-witches/
[20]Interview with Irina Rakobolskaya, Chronicles of Courage: Night Witches, NBC News Learn, 2020. In: https://www.youtube.com/watch?v=HmUZgCGCO8Y&list=PLRpUYjB1LkA-GyigQkUxAaK4vFm0vf2xA&index=11
[21] N. Zalietok, British and Soviet Women in the Military Campaign of 1939-45: A Comparative Review Article, MCU Journal, November 2018, cit. p. 33
[22] Ibidem.
[23] Per approfondire: A. Minervini, Sabaton: la “crisi” della storia e la musica heavy metal, 18 Luglio 2022. In: https://www.opiniojuris.it/sabaton-la-crisi-della-storia-e-la-musica-heavy-metal/ Eng version: https://www.opiniojuris.it/sabaton-the-crisis-of-history-and-heavy-metal-music/
[24] SABATON – Night Witches (Official Lyric Video). In: https://www.youtube.com/watch?v=jcemHIqmkYI
[25] Sabaton History Channel, Night Witches – Female Soviet Pilots – Sabaton History 050 [Official]. In: https://www.youtube.com/watch?v=mKd2_GGtNRw
[26] G. Ennis, R. Braun, Night Witches, Dead Reckoning Pr, marzo 2019
[27] G. Ennis, H. Burns, Johnny Red, Oscar Ink, Maggio 2017
Foto copertina: N. Hedley, The might of the night witches: Stunning colour pictures of the all-female combat pilots of World War Two, Mirror, 19 Luglio 2017, immagine. In: https://www.mirror.co.uk/news/world-news/gallery/might-night-witches-stunning-colour-10827354