La guerra in Sudan mette a rischio il patrimonio archeologico


La guerra civile in Sudan ha creato gravi minacce per il patrimonio archeologico del paese, che è uno dei più ricchi del mondo. I conflitti armati non solo provocano devastazione umana, ma mettono anche in pericolo inestimabili tesori culturali e storici.


Lo scorso dicembre sono rimbalzate le immagini delle truppe delle Rapid Support Forces (RSF) sull’Isola di Meroe in posa vicino ai resti dell’antico regno di Kush, potente regno che visse tra l’VIII secolo a.C. e il IV secolo d.C. e il cui impero, al suo apice, si estendeva dal Mediterraneo fino al cuore dell’Africa. Il complesso archeologico, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco , è situato in un territorio semidesertico che si estende tra il Nilo e l’Atbara, nello Stato settentrionale del Nilo, e che comprende la città reale dei Kushiti a Meroe, sul Nilo, e i centri religiosi di Naqa e Musawarat al-Sufra, ed è famosa per le sue piramidi, i templi e gli edifici domestici, alcuni dei quali hanno fatto da sfondo ai filmati di propaganda di RSF.

Principali minacce ai siti archeologici

La guerra che da decenni sconvolge il paese africano, mette a rischio le ricchezze archeologiche del paese e i musei dove sono conservate. La guerra costringe molte persone a fuggire dalle loro case, portando a un aumento delle incursioni e del saccheggio nei siti archeologici. Le popolazioni disperate possono essere tentate di vendere reperti per sopravvivere. Inoltre i siti archeologici possono essere direttamente danneggiati dalle operazioni militari. Bombardamenti, scontri a fuoco e altre forme di violenza possono distruggere o danneggiare strutture antiche e reperti.
Nonostante le buone intenzioni, le autorità spesso non hanno le risorse o la capacità di proteggere i siti archeologici durante i periodi di conflitto. Ciò rende più facile per i saccheggiatori accedere e danneggiare questi luoghi.

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Quali sono i principali siti a rischio?

L’importanza storica del Sudan e la sua ricchezza sono inestimabili. Al 2022 i siti iscritti nella lista dei patrimoni dell’umanità (UNESCO) sono tre, mentre quindici sono le candidature per nuove iscrizioni. Secondo gli esperti oggi sarebbero a forte rischio di saccheggio e distruzione le piramidi di Meroe ma più in generale le piramidi nubiane che sono state costruite da vari re dei regni Kush (Napata, Meroe) ed egizio, oltre 500 anni dopo che in Egitto e nella valle del Nilo se ne era cessata la costruzione. A forte rischio anche il sito di Gebel Barkal dove è collocato il Tempio di Amon edificato dal faraone Thutmose III ma modellato da Ramses II. La vicinanza a zone di conflitto aumenta il rischio di danni; d in generale Musei e collezioni che conservano una vasta collezione di reperti che potrebbero essere saccheggiati o distrutti durante i conflitti, in particolare il Museo nazionale di Khartoum, probabilmente il museo più importante del Sudan, ma anche la Khalifa House, un museo etnografico costruito in quella che un tempo fu la sede amministrativa dell’effimero Stato Mahdista alla fine del XIX secolo.

Conseguenze a lungo termine

La perdita o il danneggiamento dei tesori archeologici del Sudan rappresenta non solo una tragedia per il patrimonio culturale del paese, ma anche una perdita per l’intera umanità. Questi siti non solo raccontano la storia del Sudan, ma contribuiscono anche alla comprensione della storia antica globale. La distruzione di questo patrimonio significa perdere capitoli significativi della nostra storia condivisa. Nonostante le difficoltà, ci sono sforzi in corso per proteggere i siti archeologici del Sudan. Organizzazioni internazionali e locali stanno lavorando per monitorare e documentare i danni, promuovere la consapevolezza e cercare di salvaguardare i tesori culturali del paese. Tuttavia, senza una stabilità politica e un cessate il fuoco duraturo, questi sforzi possono fare solo tanto.


Foto copertina: Le piramidi di Meroe rappresenta il principale sito archeologico del Sudan minacciato dalla guerra civile. Wikipedia