L’Armenia cerca di rilanciarsi per uscire dalla povertà. Intervista a Vahan Kerobyan Ministro dell’Economia della Repubblica Armena


A cura di Valentina Chabert e Domenico Nocerino

Erevan. La sfida per lo sviluppo dell’economia per un paese senza sbocco sul mare, con sole due frontiere commerciali aperte su quattro[1] e con una popolazione che non arriva a 3milioni di abitanti deve essere di quelle impegnative. Lo sanno bene in Armenia, un tempo rotella importate dell’ingranaggio economico sovietico quando Erevan forniva macchine utensili, tessuti minerali e metalli alle altre repubbliche dell’Unione sorelle in cambio di energia, oggi un paese che a fatica cerca di combattere la povertà e le forti diseguaglianze tra il centro (la capitale) e le periferie. L’economia armena è trainata principalmente dal settore primario e da quello terziario, meno sviluppato il settore industriale che continua a pagare i blocchi economici dovuti alle chiusure frontaliere con Azerbaijan e Turchia.
Ma un’importante sostegno all’economia del paese è dato dalle rimesse della diaspora (circa 7 milioni di armeni) e dai loro gli investimenti in  particolare nel settore edilizio.

Il Ministro dell’Economia Vahan Kerobyan

Parliamo comunque di un paese dove lo stipendio medio è di 239.000 Dram[2] (circa 600€) e che il doppio shock Covid-19/Guerra con l’Azerbaijan  rischia, secondo la Banca Mondiale, di far aumentare il tasso di povertà fino a  raggiungere il 39,6% nel 2022.
Una boccata di ossigeno per Erevan può venire dall’attuale situazione in Ucraina. La guerra infatti ha spinto moltissimi cittadini russi (circa 150.000) o di armeni che vivevano in Russia e in Ucraina a spostarsi in Armenia, generando un aumento della domanda interna di beni e servizi. Allo stesso tempo molte aziende armene hanno aumentato i loro livelli di esportazione proprio verso Mosca.
Ma per comprendere al meglio gli aspetti più importanti dell’economia del Paese, abbiamo incontrato Vahan Kerobyan Ministro dell’Economia della Repubblica Armena in carica da novembre 2020[3].

Quali sono i settori trainanti dell’economia armena?
“Quest’anno l’economia dell’Armenia sta crescendo a ritmi elevati: nei primi nove mesi dell’anno corrente il PIL è cresciuto di quasi il 15%. Questo incremento è dovuto innanzitutto ad un forte afflusso di cittadini russi con particolari competenze tecnologiche, che hanno preso la decisione di spostarsi in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina. Al momento se ne contano alcune decine di migliaia – 150.000 per la precisione. Tra questi si contano anche individui di etnia armena residenti in Russia, recentemente tornati in patria anche in virtù della relativa sicurezza delle città armene, della libertà e della democrazia che fanno parte del nostro Paese. In merito, siamo uno dei Paesi con il più basso tasso di violenza nei centri abitati. Non meno importante, la vicinanza linguistica è stato un ulteriore fattore favorevole al flusso di cittadini russi verso l’Armenia. Tuttavia, al momento i costi residenziali estremamente alti rappresentano un problema. Il Ministero dell’Economia sta attualmente lavorando a misure per ridurre i prezzi, ma la nuova ondata di mobilitazione in Russia ha avuto come risultato un ulteriore afflusso di cittadini confluiti nel settore informatico, che da gennaio è cresciuto di oltre il 50%. Parallelamente, la domanda interna è cresciuta, rendendo il settore dei servizi uno dei maggiori contributori alla crescita economica del Paese. Si registra un trend positivo anche con riferimento alle esportazioni verso la Russia (circa il 200%), Stato in cui l’Armenia è riuscita a conquistare una vasta gamma di settori. A titolo di esempio, la trasformazione dei prodotti alimentari è il settore più rilevante per l’export armeno, così come l’industria tessile. Il settore informatico, l’industria manifatturiera, l’export e la forte domanda interna risultano quindi essere i più attivi nel panorama economico del Paese.”.

Oltre all’informatica e alla tecnologia, quali settori hanno le maggiori probabilità di crescita nel prossimo futuro?
“I programmi nazionali sono incentrati prevalentemente sull’incremento dell’industria manifatturiera e sull’attrazione di finanziamenti diretti esteri. Tra questi, nel settore edile si registra il più alto potenziale di crescita e una vasta gamma di progetti innovativi per la realizzazione di nuove costruzioni. Non meno importante, il tema della sicurezza alimentare ha riportato in auge il settore agricolo, che consideriamo tra le nostre più alte priorità. Gli sforzi presenti e futuri del nostro Paese si concentrano poi sui settori della metallurgia, dell’industria chimica, tessile e – più recentemente – della produzione di panelli solari. L’Armenia è infatti dotata di energia solare a prezzi particolarmente vantaggiosi, che aprono dunque a nuove opportunità per l’Armenia in termini di export verso l’Unione Economica Eurasiatica, l’Uzbekistan, gli Stati Uniti e l’Europa. In campo tessile, abbiamo buoni rapporti con l’Italia: abbiamo partecipato alla Milano Fashion Week e una delegazione di imprenditori è giunta successivamente in Armenia per discutere nuovi modelli di cooperazione. Numerose aziende armene già collaborano con brand italiani – Max Mara e Moncler per citarne alcuni -, ma puntiamo a sviluppare la nostra strategia con l’obiettivo di passare dall’essere un Paese esportatore di forza lavoro ad uno esportatore di un brand personale. Si può leggere in quest’ottica la nostra presenza a Milano.”.

L’Armenia fa parte dell’Unione Economica Eurasiatica. A che punto sono le relazioni commerciali con i Paesi appartenenti a questa realtà? “L’appartenenza alla stessa unione economica ha favorito un aumento del commercio di oltre il 50%, anche a causa delle sanzioni e dei problemi logistici che hanno portato ad una migliore attivazione del commercio interno all’Unione. L’Armenia lavora con Paesi differenti, compresi l’Europa (40%) e l’Iran (50%).”:

In questa prospettiva, quale impatto hanno le zone economiche libere? “Ne esiste una, ma al momento non è operativa a causa della mancanza di infrastrutture. La stiamo mettendo in piedi da capo, pertanto non è ancora pienamente funzionante. Prevediamo inoltre di crearne ulteriori in zone aeroportuali, ma anche in questo caso abbiamo da poco dato il via alla fase iniziale di investimento. In ogni caso, contiamo di ricevere un contributo alla nostra economia da queste aree entro 2-3 anni al massimo.”.

Poco fa ha sottolineato l’importanza per l’Armenia di finanziatori esteri. Da quali Paesi provengono gli investitori e in quali settori sono concentrati?
“La Russia è nostro finanziatore estero per eccellenza. Numerose aziende si sono trasferire in Armenia e circa 200 nuove imprese sono state create qui, portando nuovi investimenti e lavoro. Lavoriamo comunque con numerosi partner stranieri: al momento stiamo sviluppando relazioni bilaterali con Paesi europei – la Germania in primis per quanto riguarda il settore manifatturiero– ma siamo aperti ad investimenti da parte di qualsiasi Stato. Abbiamo anche ricevuto investimenti da parte dell’Italia nei settori dell’abbigliamento e dell’agricoltura.”.

Come definirebbe le relazioni economiche tra Italia e Armenia?
“Tra Armenia e Italia vi sono relazioni economiche consolidate nel settore agricolo, così come nell’industria della lana e delle coltivazioni. Siamo una fonte importante per l’Italia e molti agronomi italiani sono venuti qui in Armenia per svolgere numerose attività legate a questi settori. Il settore della lana, ad esempio, ha una forte provenienza italiana. Per quanto riguarda le coltivazioni, grazie alla tecnologia e alle sementi italiane siamo ora in grado di esportare prodotti come ciliegie, pesche, pere e in generale prodotti orto-frutticoli. L’Italia ha poi un ruolo fondamentale poiché ha esportato soprattutto competenza e know-how verso il nostro Paese, grazie a cui la nostra produttività agricola ha potuto subire un forte incremento. Abbiamo quindi stanziato fondi e previsto incentivi in questo settore, al fine di aumentare il numero di coltivazioni intensive e serre.”.

Con lo scoppio della guerra in Ucraina, ha notato un incremento nel numero di imprese straniere che si stabiliscono in Armenia con l’obiettivo di commerciare con la Russia in una sorta di triangolazione?
“Certamente. Ve ne sono molte, ma siamo molto attenti ai beni che sono stati sanzionati. Queste imprese non vendono direttamente alla Russia, ma non si tirano indietro se la Russia compra da loro beni che non sono oggetto di sanzioni – prodotti alimentari, abbigliamento per esempio. Si tratta principalmente di imprese armene, e abbiamo notato che gran parte delle nostre esportazioni proviene proprio dalla Russia. Se compariamo le esportazioni di settembre di quest’anno con i volumi dell’anno scorso, vediamo infatti un aumento di oltre il 160%, il 40% del quale è ri-esportato. Oggi i mercati sono comunque più liberi e vi è più spazio per le esportazioni anche di prodotti come l’acqua: le nostre aziende sono in sovraccarico a causa degli ordini di questo tipo.”.

Quanti dei progetti di investimento riguardano l’ambiente? Che ruolo ha la sostenibilità nell’economia armena?
“Nel programma di governo che abbiamo adottato lo scorso anno la sostenibilità e la riduzione delle emissioni hanno un ruolo centrale. Per noi è fondamentale che ogni nuovo progetto sia conforme ai più alti standard ambientali e climatici. Stiamo sviluppando anche un sistema di monitoraggio in merito, e abbiamo quasi approvato la tassonomia verde. In collaborazione con le istituzioni finanziarie, abbiamo poi implementato una “piattaforma verde” che ha l’obiettivo di implementare notevolmente gli standard di sostenibilità del Paese.  Tuttavia, l’Armenia non registra un livello elevato di emissioni o di inquinamento rispetto ad altri Stati. Ciononostante, siamo molto vulnerabile ai cambiamenti climatici: alcuni studi hanno mostrato che se in alcune aree del mondo i rischi in termini di vulnerabilità sono dell’1%, in Armenia questa cifra tocca il 2,5%. Abbiamo dunque avviato progetti di riforestazione per i prossimi 10 anni.”.

Per quanto riguarda gli investimenti, su cosa sta puntando il governo? Quali sono, inoltre, le politiche fiscali che sta implementando per attirare fondi stranieri?
“In caso di investimenti diretti esteri, i finanziatori beneficiano di agevolazioni fiscali per 5 anni. È una buona garanzia, ma abbiamo comunque nuovi progetti governativi che sono rivolti al settore delle infrastrutture – strade e veicoli in particolare. Gli investitori stranieri sono particolarmente favorevoli a questo tipo di programmi, così come a quelli relativi alla modernizzazione dell’economia. In questo campo sono due le iniziative del governo: la prima riguarda il finanziamento dei prestiti per i macchinari (ovvero, se un’azienda ha necessità di comprare alcuni macchinari il Governo copre i costi finanziari). La seconda prevede che il governo sovvenzioni parte dei salari a lavoratori professionisti altamente qualificati. Se un expat italiano, ad esempio, viene a lavorare in Armenia e ha questi requisiti, noi sovvenzioniamo il 20% del salario. Queste pratiche riguardano specialmente il settore della tecnologia, con l’obiettivo di attrarre questo tipo di figure per sopperire ad una mancanza di produttività dell’Armenia. Professionisti stranieri con grandi capacità come managers o ex-managers di grandi imprese possono certamente aiutare le società armene a crescere.”.

L’Armenia e l’Iran hanno buone relazioni e cooperano spesso nel campo dell’energia. È così anche in campo economico? Vi sono accordi di cooperazione commerciale?
“Siamo vicini geograficamente da millenni, e vi sono circa 70.000 armeni in Iran. Abbiamo quindi buone relazioni, ma l’economia iraniana viene descritta da loro stessi come “economia di resistenza”. Sono riluttanti ad importare i nostri prodotti, quindi esportiamo solo energia. Al contrario, noi importiamo dall’Iran e concentriamo tutti i nostri sforzi sugli interessi comuni che ci legano. Il commercio sta comunque crescendo: quando, nel 2020, sono diventato Ministro, i volumi ammontavano a $400.000.000, mentre l’altr’anno hanno raggiunto i $500.000, con un aumento del 35%. Quest’anno siamo arrivati a $800.000.”.

Quale ruolo hanno le repubbliche asiatiche?
“Anche questi Paesi sono importanti, tuttavia vi sono notevoli problemi logistici. La connessione (anche a causa delle sanzioni e della pandemia) deve certamente essere migliorata, pertanto stiamo mettendo in piedi una nuova rotta logistica. Entro la fine di novembre contiamo di avere una migliore connessione su rotaia e su strada con i Paesi dell’Asia centrale – in particolare con Uzbekistan e Kazakhstan, con cui cooperiamo ad esempio nel settore dell’agricoltura e dei pannelli solari.”.

L’Armenia è anche parte del corridoio internazionale Nord-Sud?
“Il Paese è parte di un corridoio che esiste ma ancora non è funzionante per via delle ratifiche. Numerosi Stati hanno espresso la loro volontà di parteciparvi, ma ancora non sono state raggiunte le ratifiche necessarie alla sua attivazione. Abbiamo inoltre piani per la creazione di una logistica più efficiente e rapida con l’India e l’Europa, passando per l’Iran, la Georgia, il Mar Nero. Il nostro obiettivo è quello di assicurare una consegna più veloce per i beni che transitano dall’India e l’Europa, e viceversa. In questo corridoio sono ovviamente inclusi anche i Paesi Arabi e del Golfo Persico. Il corridoio in Armenia vuole dunque collegare anche l’Iran e la Georgia.”.

Considerando il fatto che questo corridoio passa attraverso il Mar Nero, il conflitto in Ucraina potrebbe avere un impatto su di esso?  “L’impatto è già visibile, ma il conflitto un giorno finirà e il corridoio è ancora in una fase di sviluppo.”.

Nel campo della logistica e delle infrastrutture, qual è il ruolo della Cina? L’Armenia è interessata dal progetto della Nuova via della Seta o detiene specifiche partnership commerciali con la Cina?
“La Cina è il nostro secondo partner commerciale, dopo la Russia. Nel campo specifico delle infrastrutture non abbiamo grandi progetti con la Cina. Ci sono aziende cinesi che attualmente lavorano a progetti infrastrutturali in Armenia, ma si tratta solo di appaltatori e collaborazioni esterne.”.


Note

[1] I confini con l’Azerbaigian e la Turchia sono stati chiusi a causa del conflitto in corso con l’Azerbaigian sulla regione separatista del Nagorno-Karabakh.
[2] https://www.armstat.am/en/?nid=12&id=08001
[3] https://www.gov.am/en/gov-members/1020/


Foto copertina: Vahan Kerobyan Ministro dell’Economia della Repubblica Armena