Un’eliminazione quasi totale del diritto all’aborto in Texas autorizza qualsiasi privato cittadino a citare in giudizio chi viola la legge. Una legge volutamente ambigua sta scavalcando gli ostacoli giuridici che hanno frenato i precedenti tentativi di limitare il ricorso all’aborto.


 

Quello approvato mercoledì 19 maggio 2021 è il disegno di legge 8[1] (senate bill) del senato texano. La legge è entrata in vigore il primo settembre ed è l’ultima di una serie di provvedimenti riguardanti il diritto ad abortire negli Stati Uniti.
Nel testo si prevede il divieto di ricorrere all’aborto dopo le 6 settimane di gravidanza. Ciò non tiene conto che la maggior parte delle donne non sia a conoscenza del proprio stato così presto. In generale, poi, si preferisce procedere a tali interventi dopo 8/10 settimane per evitare determinate complicazioni mediche (ad es. in caso di gravidanza ectopica).

Il Texas è il nono stato[2] ad adottare quella che gli antiabortisti chiamano “fetal heartbeat bill” (o legge del battito cardiaco). Si tratta dell’idea secondo cui dopo le prime sei settimane di gestazione l’embrione ha un “battito cardiaco”. Gli esperti di salute medica e riproduttiva, però, dicono che il riferimento a un battito cardiaco in quella fase della gravidanza è medicalmente impreciso, poiché un embrione non ha ancora un cuore pienamente sviluppato a sei settimane di gestazione.

La legge entrata in vigore definisce il battito cardiaco fetale come “un’attività cardiaca o la contrazione ritmica costante e ripetitiva del cuore fetale all’interno del sacco gestazionale”.

La definizione risulta, quindi, molto imprecisa per regolare e limitare l’assistenza sanitaria e la pratica della medicina. I medici ribadiscono che ogni paziente è diverso e, per questo, leggi “a taglia unica” possono essere davvero dannose. A riguardo risultano esplicative le parole dei medici abortisti texani: “Quando uso lo stetoscopio per ascoltare il cuore di un paziente, il suono che sento è il tipico bum-bum-bum-bum che si sente quando il battito cardiaco è creato dall’apertura e chiusura delle valvole cardiache. E a sei settimane di gestazione, queste valvole non esistono”.

La legislazione e la giurisprudenza statunitense

Premessa fondamentale è che negli USA, a livello federale, l’aborto è legale fin dalla sentenza della Corte suprema Roe v. Wade[3] del 73’. La legge del Texas sembra essere direttamente in contrasto con tale sentenza ed i casi successivi. Tali decisioni federali, infatti, avevano sancito una protezione costituzionale per l’aborto prima della “vitalità”, che sopraggiunge a circa 23 settimane di gravidanza.

L’attuale standard per stabilire quando e come gli stati possono limitare il diritto costituzionale all’aborto è stato elaborato nel caso Casey contro Planned Parenthood[4]. In Casey, la Corte Suprema ha abbattuto la parte di una legge della Pennsylvania che richiedeva alle donne sposate che volevano abortire di notificare ai loro mariti. Così facendo, la corte ha abbassato il test per le restrizioni statali da quello molto alto di Roe e ha creato un nuovo standard chiamato standard di “onere indebito” che colpirebbe una legge statale che ha “lo scopo o l’effetto di porre un ostacolo sostanziale nel percorso di una donna che cerca un aborto di un feto non vitale”. Molti sostengono che la legge del Texas sia un onere indebito sotto questa definizione.

La vera sfida a Casey arriverà questo autunno, quando la Corte Suprema ascolterà gli argomenti in un caso chiamato Dobbs contro Jackson Women’s Health Organization sulla costituzionalità del divieto del Mississippi sugli aborti dopo le 15 settimane. Secondo lo standard Casey, un divieto di aborti in quella fase è chiaramente un “ostacolo”, ma tutti gli osservatori ritengono che ci siano almeno cinque voti per cambiare la definizione di onere indebito. Ad oggi, 22 stati hanno leggi che limiterebbero ulteriormente l’accesso all’aborto se Casey venisse rovesciato.

Nonostante tali importanti precedenti, i tribunali federali non hanno ancora bloccato la legge del Texas a causa del modo furbo in cui è strutturata. I tribunali federali sono stati rapidi in passato nel bloccare leggi severe sull’aborto perché potevano indirizzare ordini agli specifici funzionari governativi incaricati di attuare le punizioni. Il meccanismo di applicazione del divieto del Texas, però, incaricando qualsiasi privato cittadino della capacità di citare in giudizio le cliniche, ha stravolto quel tipico percorso di lotta ai divieti di aborto.

Il prossimo passo sarà l’appello alla corte suprema texana per dichiarare che la legge SB8 viola la costituzione texana. Il processo è lungo e l’esito non è scontato.
Il Guttmacher Institute[5], ha infatti evidenziato come, negli ultimi anni, l’orientamento della Corte suprema sul tema non sia stato solido e che il recente mutamento delle legislazioni statali (70 restrizioni in 15 stati nel solo 2021) possa portare ad una situazione pre-73. Ogni stato può avere i suoi criteri e le sue restrizioni relativi all’interruzione di gravidanza ma un eccessivo uso di tali restrizioni può facilmente portare ad un divieto di fatto della pratica.

Quali reazioni sono nate negli Usa e nella comunità internazionale?

Il procuratore generale degli Stati Uniti Merrick Garland ha detto lunedì che il Dipartimento di Giustizia sta “urgentemente” esplorando modi per sfidare la nuova severa legge sull’aborto del Texas, ma non ha specificato quali opzioni sono state considerate.
“Non tollereremo la violenza contro coloro che cercano di ottenere o fornire servizi di salute riproduttiva, ostruzione fisica o danni alla proprietà in violazione della legge FACE”.
La legge FACE (Freedom of Access to Clinic Entrances) è entrata in vigore nel 1994. Proibisce qualsiasi forma di comportamento minaccioso o violento verso chiunque ottenga servizi di salute riproduttiva, tipicamente un aborto.
Melissa Upreti, la presidente del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla discriminazione contro le donne, ha criticato la nuova legge del Texas, SB 8, come “discriminazione strutturale basata sul sesso e sul genere al suo peggio”.


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Molti giuristi sostengono che questa sia la Trap Law (Targeted restrictions on abortion providers)[6] più incisiva che si sia vista fino ad ora. La previsione al centro del dibattito è quella che prevede che qualsiasi individuo possa fare causa ai medici abortisti o alle persone che aiutano o intendano aiutare una paziente ad abortire.

L’incentivo a fare causa è evidente all’interno della legge: se si vince si ottiene un risarcimento minimo di 10.000 dollari, se si perde non si devono neanche rimborsare le spese legali[7].

Con la SB 8, si stima che circa 7 milioni di donne texane rischiano di perdere l’accesso agli aborti legali. Le cliniche che offrono il servizio hanno già cominciato ad allontanare i pazienti.
In conclusione, gli USA dovranno riflettere sul bilanciamento dei valori della vita e dell’autodeterminazione, cari alla nostra costituzione quanto a quella statunitense, e affrontare problemi socio culturali che si dimostrano divisivi.


Note

[1] https://legiscan.com/TX/text/SB8/id/2395961
[2]https://www.plannedparenthoodaction.org/abortion-access-tool/US
[3] https://caselaw.findlaw.com/us-supreme-court/410/113.html
[4]https://supreme.justia.com/cases/federal/us/505/833/
[5] https://www.guttmacher.org/state-policy/explore/abortion-policy-absence-roe
[6]https://www.plannedparenthoodaction.org/issues/abortion/trap-laws
[7] https://www.hppr.org/hppr-news/2021-04-28/texas-attorneys-say-gop-abortion-bills-could-open-the-door-to-unlimited-lawsuits-from-strangers


Foto copertina: Immagine: Texas abortion law takes effect.