Moldavia e Romania condividono innegabili affinità di tipo etnico, culturale, storico e linguistico. A partire dalla fine degli anni ’80 con il collasso dei sistemi comunisti e dell’URSS, si è fatta strada l’idea di procedere verso alla riunificazione dei due paesi, ipotesi che però si scontra con resistenze all’interno della stessa Moldavia, nonché con la presenza della repubblica separatista della Transnistria.


Moldavia, Moldavia Storica e Bessarabia

È innanzitutto opportuno cercare di chiarire le differenze tra Moldavia, Moldavia storica e Bessarabia. 
Dal punto di vista etimologico la Moldavia prende il nome dal fiume Moldova che scorre nella regione e nasce nei Carpazi orientali, diventando affluente del Siret che a sua volta si getta nel Danubio.
Secondariamente, la Repubblica di Moldavia che noi oggi conosciamo è solamente una parte di quella regione storica che si estendeva dai Carpazi e fino al fiume Nistro (noto ai più come Dnestr) e che oggi risulta divisa tra Romania, Ucraina e Moldavia.
Infine, la Bessarabia è quel lembo di terra inserito tra i fiumi Prut e Nistro e che oggi politicamente risulta divisa tra Moldavia e Ucraina, che controlla la sua parte meridionale (il Budjak, italianizzato in Bugiac).
Dal punto di vista geografico la regione è caratterizzata dalla mancanza di rilievi di grande entità (fatta eccezione per i Carpazi) che l’ha resa durante i secoli terra di conquista e di confronto tra popoli diversi.

Dal 1806 alla Grande Guerra

A partire dal XVIII secolo, Ottomani e Russi hanno cercato di imporre il proprio dominio sulla regione; nel 1812, dopo la guerra russo-turca scoppiata nel 1806, la Bessarabia viene incorporata all’interno dell’Impero Russo. Governata con una certa autonomia fino al 1828, verrà sottoposta da questa data ad un controllo più stretto e ad una politica di russificazione forzata, accompagnata da una vera e propria denazionalizzazione e ripopolamento del territorio.
Negli stessi anni, si va formando il nucleo di quella che diventerà poi la Romania. Nei Principati di Moldavia e Valacchia sottoposti al controllo ottomano, tra la fine del XVIII e la metà del XIX secolo, si assiste alla nascita di un comune sentimento nazionale romeno, che inizia ad ambire all’unificazione in un unico stato dell’intera nazione. Con la fine della Guerra di Crimea i principati di Moldavia e Valacchia verranno riconosciuti come autonomi sotto sovranità ottomana e, successivamente con l’elezione del medesimo hospodar[1] nel 1859, andranno a formare i Principati Uniti, primo nucleo della Romania. L’indipendenza verrà raggiunta a Berlino nel 1878 e tre anni dopo nascerà infine il regno di Romania.
La politica del neonato regno si caratterizzerà per una forte attenzione nei confronti delle terre romene irredente: in particolare la Transilvania, controllata dal Regno d’Ungheria, la Bessarabia, sottoposta alla Russia dal 1878 e la Bucovina austriaca. Entrata in guerra a fianco dell’Intesa nel 1916, verrà occupata nella sua quasi totalità dalle forze austro-tedesche.

Mappa della Moldavia

Alla fine del conflitto viene a realizzarsi l’unità nazionale romena grazie alla costituzione della “Grande Romania”, in cui tuttavia le minoranze nazionali costituivano il 28% della popolazione[2]

L’unificazione

L’unificazione nel 1918 tra Romania e Moldavia si inserisce nel contesto della rivoluzione russa. La progressiva liquefazione delle istituzioni statali facilita il riemergere di una narrazione nazionale moldava, che inizia ad ambire all’indipendenza del paese. Nel contesto rivoluzionario del 1917 verrà costituita un’assemblea legislativa, nota come Sfatul Țării, che proclamerà nel gennaio 1918 l’indipendenza della Repubblica Democratica di Moldavia. Il 27 marzo successivo l’assemblea infine approverà l’unione con la madrepatria.
L’annessione della Bessarabia rimarrà un punto di frizione per tutto il primo dopoguerra nei rapporti tra Russia sovietica e Romania.

Il controllo sovietico e l’indipendenza

La partecipazione di Bucarest alla Seconda guerra mondiale dalla parte dell’Asse, nonostante il cambio di campo nel 1944, è costato al paese, tra le altre cose, alcuni cambiamenti territoriali, tra cui il riconoscimento della sovranità sovietica sulla Bessarabia, sulla base dell’accordo del 1940 (nei fatti un ultimatum).  In questo modo inizia il periodo di controllo sovietico che durerà dal 10 febbraio 1947 fino alla dichiarazione di indipendenza della Moldavia il 27 agosto 1991.
Al fine di meglio controllare la regione e cercare di diluire la componente rumena, le autorità sovietiche intervengono sui confini del paese, in particolare sul Budjak e la Transnistria[3]. Il primo verrà separato dal resto della Bessarabia e unito alla RSS Ucraina, la seconda, a maggioranza ucraina e russa, verrà unita alla Moldavia.
Anche dal punto di vista culturale e identitario l’URSS è intervenuta cercando di sostituire a quella romena una nuova identità più prettamente moldava e maggiormente legata a Mosca. Viene così introdotto l’alfabeto cirillico al posto di quello latino per la lingua moldava, che viene allo stesso tempo presentata come separata e distinta da quella romena. In questo solco si inseriscono le scelte riguardanti l’eliminazione dai dizionari moldavi di quelle parole di origine latina, francese o italiana, favorendo al loro posto l’utilizzo di termini provenienti da lingue slave[4]. Si sviluppa così un “dibattito” in merito all’esistenza di un’identità moldava a sé stante, che si sarebbe sviluppata autonomamente durante il XIX secolo, dopo il 1812.
Durante gli anni ’80, nell’ambito di un più generale risveglio delle nazionalità sottoposte al controllo sovietico, si svilupperà in Moldavia un movimento volto al duplice obiettivo di riscoprire un’unica identità nazionale in un’ottica di riunificazione con Bucarest. Tra i primi atti indirizzati a questo risultato vanno citate le leggi approvate nel 1989 con le quali il Soviet moldavo riconosceva la lingua moldava come ufficiale reintroducendo l’alfabeto latino. Raggiunta l’indipendenza il 27 agosto 1991 si sviluppa, con fasi alterne, il dibattito attorno alla possibilità di unificazione con la Romania.
La presenza di due importanti minoranze in Transnistria, di origine russa e ucraina, e nella regione autonoma della Gagauzia nel sud del paese, abitata da una popolazione turcofona, hanno sicuramente complicato il dibattito sul tema. Mentre nel secondo caso si è riusciti a raggiungere un accordo che ha riconosciuto nel 1994 l’autonomia del territorio, ad oggi il dossier riguardante la Transnistria non ha ancora trovato una soluzione.

Conclusioni

Successivamente all’indipendenza, l’interesse verso l’unità era molto limitata su entrambe le sponde del Prut, mentre negli ultimi anni sembra essersi sviluppato un maggiore interesse verso questa soluzione.
In Romania in particolare non si disdegna l’ipotesi dell’unificazione, tuttavia la strada scelta sembra essere quella di procedere per passi concreti volti all’integrazione sempre maggiore della Moldavia nel sistema anche infrastrutturale romeno. Questa integrazione passa necessariamente attraverso i collegamenti elettrici nonché autostradali tra le due rive del Prut, anche in virtù del fatto che ad oggi Chişinău risulta in tutto dipendente dall’estero. L’unione dei due paesi comporterebbe ovviamente l’ingresso della Moldavia, in quanto parte di una Romania allargata, all’interno dell’UE e della NATO, prospettiva incompatibile fino a quando il dossier transnistriano è ancora aperto.


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Note

[1] Hospodar, in italiano ospodaro, termine che deriva dal romeno antico che significa “signore”. Con questo nome erano conosciuti i governatori dei due principati danubiani di Moldavia e Valacchia.
[2] Bogdan, H., Storia dei Paesi dell’Est, Società Editrice Internazionale, Torino, 2016, p. 231.
[3] Transnistria in romeno, Pridnestrovie in russo, già Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Moldava, costituita nel 1924 all’interno della RSS Ucraina.
[4] Van Meurs, W, “Moldova: Nested Cases of Belated Nation-Building”, in Revue d’études comparatives Est-Ouest, MARS 2015, Vol. 46, No. 1, La Moldavie au défi de crises multiples (MARS 2015), pp. 185-209.


Foto copertina: Manifestazione