Ciclo di interviste agli esponenti dei partiti in corsa per le prossime elezioni politiche del 25 settembre. Intervista alla Senatrice Barbara Masini candidata di Azione al Senato.


Le elezioni del prossimo 25 settembre saranno davvero delle elezioni straordinarie, e non soltanto perché per la prima volta nella storia repubblicana gli italiani si recheranno alle urne in autunno. Né tantomeno perché il nuovo Parlamento avrà una composizione inedita: non più 315 eletti siederanno tra gli scranni di Palazzo Madama né 630 a Montecitorio, ma 200 Senatori e 400 Deputati reggeranno le sorti del Paese per i prossimi (lo si auspica) cinque anni. E neppure perché, ancora, per la prima volta, chiunque abbia compiuto diciotto anni potrà esprimere la propria preferenza anche per determinare la composizione del Senato.
Si tratta di elezioni straordinarie perché molte cose sono cambiate dall’ormai lontano 2018[1]: di mezzo, nell’ordine, un radicale cambiamento nel modo di approcciarsi alla cosa pubblica del MoVimento 5stelle, il partito del “vaffa” che era riuscito ad incanalare la rabbia degli italiani delusi dalla politica  (da forza anti-sistema a forza governista, da populisti ad alleati con il centrosinistra ai tempi del Governo Conte-bis), una pandemia che ha sovvertito le dinamiche geopolitiche, economiche e sociali dell’intero globo, la guerra in Ucraina che impera violentemente da più di sei mesi, l’ultimo di una lunga serie di governi tecnici (il cd. “Governo dei migliori” di Mario Draghi).
Straordinarie perché, dopo un lungo periodo, sembra nuovamente profilarsi una sfida tra blocchi politici ben definiti (centrodestra, centrosinistra, terzo polo centrista), tra antitetiche visioni dell’uomo e del mondo.
Perché davvero quella “guerra civile occidentale, ossia la guerra tra conservatori e progressisti”[2] passa anche da qui, dal 25 settembre prossimo. Dalle matite degli italiani.
Per tale ragione abbiamo incontrato gli esponenti dei principali partiti in corsa per le prossime elezioni politiche, volendo così svolgere un servizio per i nostri lettori, affinché possano comprendere, direttamente dalle parole dei protagonisti della sfida politica del prossimo autunno, i programmi e le visioni di ciascuno schieramento, e per le stesse forze politiche, perché anche attraverso queste colonne possano incontrare virtualmente i propri elettori, celebrando, anche così, la democrazia.

L’intervista

Abbiamo incontrato la Senatrice Barbara Masini[3], esponente di spicco di Azione di Carlo Calenda, già Consigliere comunale nella sua Pistoia: eletta tra le fila di Forza Italia, dal 2 febbraio scorso è confluita nel Gruppo Misto.  Corre per un seggio come candidata nell’uninominale per il Senato in Toscana e come capolista nel collegio plurinominale Piemonte 01, sempre per il Senato.

Senatrice, le elezioni anticipate del prossimo 25 settembre hanno messo in evidenza, negli effetti, la ricostituzione di un bipolarismo più o meno evidente (il centrosinistra da un lato, il centrodestra dall’altro). Ritiene sia vero? Con quali conseguenze per le prossime sfide politiche e per il prossimo Governo?
“Sì, ritengo che sia tanto vero quanto pericoloso nell’ottica di una visione seria e programmatica per il futuro dell’Italia, una visione cioè che necessariamente non può avvenire se definita in schemi rigidi e pregiudizialmente contrapposti in netti posizionamenti ideologici e di propaganda invece che di sostanza. Quanto dico mi porta ad affermare che dovremmo ormai parlare di bipopulismo più che di bipolarismo.  Noi di Azione e del Terzo Polo con Italia Viva, abbiamo un modo di concepire la politica completamente diverso: distinguiamo fra ciò che si può fare e ciò che non si può fare, fra ciò che riteniamo opportuno, propositivo, risolutivo, produttivo e giusto da ciò che non lo è. Se verifichiamo un problema, non indichiamo il problema senza offrire una soluzione, magari solo per “scaldare gli animi” del consenso in un’ottica di contrapposizione. Non adottiamo dunque la classica logica del “questo è di destra o questo è di sinistra”, atteggiamento identitario che spinge gli uni e gli altri a ridurre il programma in pillole e slogan del tutto scollegati rispetto ad una analisi della reale fattibilità delle proposte. È un modo antico di fare politica, ma soprattutto è un modo di fare politica che fa male al Paese. La legge elettorale attuale spinge effettivamente verso alleanza di carrozzoni disomogenei, fatti di sola facciata senza fondamento, ma la nostra economia, i nostri lavoratori, le nostre famiglie, i nostri giovani, anziani, malati, hanno bisogno di fondamenta non di una mano di stucco. Servono riforme strutturali importanti che ci proiettino in uno schema globale ed economico mutato e complesso, a cui le logiche del comunisti/fascisti e buono e cattivo non servono a niente. Per questo ci siamo staccati con coraggio da queste logiche e abbiamo proposto un terzo polo, una sfida che è un dono alla politica italiana, una grande opportunità mai proposta prima perché si è sempre preferito allearsi per vincere invece che concentrarsi sulla giusta proposta per governare. Credo che agli italiani, questa volta, venga offerta una possibilità che non va sprecata.”.

Quali le priorità, per il Suo partito, in un momento tanto complesso della storia repubblicana? Quali riforme ritiene necessarie?
“Fuori dal coro, abbiamo indicato come priorità due dei settori più trascurati negli ultimi decenni, come l’istruzione e la sanità. Sono due pilastri dell’ossatura socio economica di un Paese che, se fragili, fanno crollare la struttura di tutto il resto, come economia, lavoro, impresa e investimenti.  Nel programma dichiariamo che a dover essere redistribuita non è solo la ricchezza, ma soprattutto le opportunità offerte ai cittadini. Pari basi di partenza, affinché ognuno possa avere l’opportunità di creare se stesso. Non ci può essere un sistema sanitario che costringe necessariamente i cittadini a dover ricorrere alla sanità privata in caso di urgenza; la sanità privata è una scelta, non può essere una obbligata alternativa che ha costi enormi che impongono sacrifici. Quindi basilare è una sanità “sana” per tutti, così come basilare è una scuola sana per tutti, meritocratica e propositiva, stimolante, che generi investimento sul futuro e che ci faccia dimenticare l’alto tasso di dispersione del sistema attuale, accompagnato anche da un basso livello di conoscenza rispetto alla media europea. Dobbiamo dare ai nostri studenti gli strumenti adeguati per diventare adulti autonomi e realizzati e per far questo bisogna investire sugli insegnanti, sulla loro preparazione continua ma anche sulla giusta soddisfazione economica per l’alto livello di responsabilità che hanno nei confronti dell’intera società, visto che ne formano le leve future.
Allora, per la sanità dobbiamo avere il coraggio di valutare una riforma dei meccanismi di governance Stato-Regioni, realizzare un equo rapporto fra medicina ospedaliera e territoriale in un’ottica anche di prevenzione e assistenza sia medica che sociale, finanziare maggiormente il sistema con una quota definita e seria che sia destinata alla ricerca. Per la scuola si parta intanto da una minima standardizzazione qualitativa, perché ci sono Regioni fortemente penalizzate, delle disparità territoriali non più accettabili; vogliamo inoltre riordinare complessivamente i cicli scolastici e portare l’obbligatorietà fino ai 18 anni e l’entrata nel circuito universitario con un anno di anticipo per uniformarci ad altri paesi europei; proponiamo poi il tempo pieno alle scuole primarie, così  da fornire un aiuto alle famiglie nella gestione dei figli e una maggiore preparazione dei ragazzi stessi.  Ovviamente abbiamo anche altre proposte su altri temi prioritari, per un piano serio energetico e ambientale, per la produttività delle nostre imprese, per la semplificazione del sistema fiscale, con un occhio di riguardo anche qui rivolto ai giovani, per i quali proponiamo una detassazione totale fino ai 25 anni, dimezzata fino ai 29 e sussidi e rateizzazioni per aprire una attività imprenditoriale.
È un programma lungo, ma chiaro e ben strutturato, con proposte spesso coraggiose e comunque nette, serie, dove si propone una soluzione si definisce anche con chiarezza come la si realizza. Invito chi ci legge ad approfondirlo.”.

Quale sarà la posizione del Suo partito rispetto alla gestione della pandemia?
“Quella che è sempre stata, rispettosa delle indicazioni che ci vengono fornite da chi è esperto nel settore pandemico, fiduciosa rispetto alle indicazioni sottoposte da chi ne sa più di noi e che, con competenza e mezzi adeguati, analizza le situazione nel momento e nella modalità con cui si presentano. A maggior ragione investire in ricerca e formare le classi dirigenti medico-sanitarie è fondamentale, per avere sempre le migliori analisi e tecnologie in campo ad affrontare situazioni di inaspettata difficoltà.

L’economia italiana è in difficoltà, in un autunno che si preannuncia “caldo” le sfide saranno molteplici a cominciare dal problema dell’impennata dei prezzi delle materie prime come grano e benzina. Riesce ad indicare tre punti chiave del programma del Suo partito per ‘reagire’ alla crisi economica che sembra dilagare?

“Abbiamo un’esigenza di breve periodo che ha preso il sopravvento su tutto, perché a catena si trascina dietro tutto il resto, ed è la nostra indipendenza energetica. Per questo abbiamo, con fermezza, rifiutato ogni sirena populista come quella, per esempio, del no ai rigassificatori che ha accumunato le altre forze politiche, in un carrozzone che va dall’estrema sinistra all’estrema destra con i grillini in mezzo.  Va poi rafforzata la strategia relativamente alle energie rinnovabili, con investimenti costanti; va continuata la strategia Draghi sul Price Cap al prezzo dell’impostazione di gas; va incluso il nucleare nel piano del mix energetico, anche per arrivare al Fit for Fifty Five richiesto dalla UE. La crisi energetica ha portato con sé anche una acutizzazione della crisi economica delle imprese e sociale, dei lavoratori e delle famiglie, oltre a una crisi del risparmio e del potere di acquisto dei salari: tutto necessita di supporto con più operazioni mirate di sostegno. La crisi sociale impone anche una protezione alla dignità salariale, la retribuzione minima deve essere tutelata e dignitosa; vanno previste detassazioni sui premi di produttività dati dalle imprese ai propri dipendenti; va riformata la fiscalità con gradualità e concretezza, non con proposte mendaci e ardite che poi, se sviscerate, realizzano il contrario di quanto dichiarato, quando la via primaria è sicuramente non complicare con norme e commi nuove ma semplificare, definire detassazioni certe e scaglioni equi.”.

La prossima Legislatura sarà inevitabilmente impegnata in accese e complesse sfide geopolitiche. Come si schiererà il suo partito nello scacchiere internazionale che si sta ridefinendo dall’Ucraina a Taiwan?

“La nostra collocazione internazionale è chiara da sempre: siamo i più convinti europeisti del parlamento italiano, facciamo parte dei liberali europei nel gruppo Renew Europe ed altrettanto chiara è la nostra collocazione atlantica.”.

Per intere settimane gli occhi degli addetti ai lavori erano puntati sulle trattative del Suo partito con il Pd. La trattativa, alla fine, si era conclusa con successo, poi la rottura. È stato solo un flirt estivo?

“Non è stato un flirt estivo, è stato un doveroso tentativo di provare a dare vita a quel polo liberal riformista e progressista popolar democratico che manca in Italia e che è l’unica alternativa seria alle destre. Una alternativa che si propone di nascere in continuità con la strada intrapresa dal Governo Draghi e dal metodo che ci ha insegnato il Presidente Draghi, un metodo fatto di lavoro ostinato per risolvere le grandi sfide cui siamo sottoposti, un lavoro netto, rapido, asciutto, coerente, come è stato evidente agli occhi di tutti, soprattutto di quei concittadini ancora attoniti per l’irresponsabilità di chi ha deciso, per meri calcoli di convenienza personale, di fermarlo anticipatamente di qualche mese, pochi mesi che però avrebbero cambiato moltissimo per l’Italia. Al PD abbiamo proposto un Programma coerente con tutto questo, senza ambiguità di linea e posizioni, ed il PD sembrava averlo accolto. Gravitavano attorno a questo accordo alcuni soggetti politici che avrebbero reso incoerente ed anche irrealizzabile quanto detto fino ad ora ed in quest’ottica abbiamo proposto al Segretario Letta, ove non fosse nella volontà di escluderli totalmente come sarebbe stato a nostro avviso opportuno, almeno di gestirli per conto proprio, non definendovi accordi di coalizione con linee programmatiche in antitesi a quella fatta con noi. Non è andata così, al patto con noi è stato contrapposto un patto diverso con Verdi e Sinistra italiana, creando una situazione così incoerente che per noi era impossibile sostenerla davanti al nostro elettorato. Non siamo come i partiti di destra, che dicono tutto e il contrario di tutto, ma restano assieme per vincere.  Noi no, vogliamo vincere sulla base di ciò che proponiamo e ciò che proponiamo non può avere ambiguità per poter essere realizzato un domani che governeremo.”.

Perché correre da soli con Italia Viva? Azione, se si dovesse presentare l’opportunità, non governerebbe comunque con il Pd?
“Con Italia Viva ci sono da sempre molti punti in comune, a cominciare dalla nostra comune famiglia europea e dalla vicinanza del nostro elettorato di riferimento, per cui alla fine l’interlocuzione è stata naturale. Per quanto riguarda il futuro, non amo pensare mai ad anticipazioni, il futuro è permaloso, giustamente lo si disegna sulle ginocchia di Zeus e non altrove, come ci insegna il mito. A me interessa portare avanti e far capire la validità della nostra proposta politica, non pensare ora ad alleanze.  Le alleanze verranno con chi starà sulle nostre proposte: se il PD maturerà una linea liberal-democratica-riformista e si libererà di posizioni ambigue e immobilistiche, suppongo che non vi sia motivo per non parlarsi.”.

Attualmente i sondaggi[4] danno la Sua coalizione intorno al 7%: sufficiente per entrare in Parlamento, ma ancora senza doppia cifra. Avete un asso nella manica per ribaltare la situazione?
“Non mi risultano queste percentuali, anzi, avremo la doppia cifra. L’asso nella manica comunque resta quello di parlare dei temi concreti e dire le cose come stanno, senza infingimenti o promesse, proponendo soluzioni che già si sanno irrealizzabili, come fa per esempio il destra-centro, prova ne è che quando sono stati al Governo non le hanno realizzate. L’agenda delle destre è evidentemente quella dei sogni, di cui gli italiani si sono stancati; a sinistra invece sono ancora fermi a scegliere il colore di copertina, sono in troppi a decidere e con gusti troppo diversi.  Resta la nostra, l’Agenda Draghi, che qualcuno dice non esistere, forse perché non ne ha mai vista una così in vita sua: è fatta di concretezza, è fatta di verità, è fatta di metodo, è fatta di serietà, è fatta di coerenza ed è ricca di punti su cui lavorare. En marche quindi.”.


Note

[1] Il 4 marzo 2018 si sono tenute le ultime elezioni politiche che hanno portato all’insediamento del diciottesimo Parlamento della storia repubblicana
[2] Muratore A., Pietrobon E., La visione di Orbàn-Come Fidesz ha cambiato l’Ungheria, goWare, 2022, p. 137
[3] https://www.senato.it/leg/18/BGT/Schede/Attsen/00032666.htm
[4] Swg, “Il sondaggio politico di lunedì 29 agosto 2022”, tg.la7.it, 29 agosto 2022, disponibile al seguente link: https://tg.la7.it/sondaggi/il-sondaggio-politico-di-luned%C3%AC-29-agosto-2022-29-08-2022-175266


Foto copertina: La Senatrice Barbara Masini candidata di Azione al Senato