Le più importanti notizie dal mondo riprese dai maggiori quotidiani, per essere sempre aggiornati. Notizie dal 15 al 19 maggio 2018.
Africa
Repubblica Centrafricana: “La Repubblica Centrafricana è una scacchiera geopolitica in cui tutti avanzano le loro pedine. Quando uno si muove, gli altri guardano e agiscono di conseguenza “, pensa un alto funzionario delle Nazioni Unite a Bangui sulla presenza in CAR di paesi come Francia, Stati Uniti, Cina e Russia. Alla fine del 2017, Mosca è stata autorizzata dall’ONU a consegnare armi e inviare istruttori militari a Bangui, nonostante un embargo sulle armi dal 2013. All’epoca, la decisione suscitò dibattito e preoccupazione nel Consiglio di sicurezza, in particolare negli Stati Uniti, in Francia e nel Regno Unito, che avevano chiesto che alcune armi (antiaeree, miniere …) venissero ritirate dagli Stati Uniti. la consegna. Avevano anche chiesto una tracciabilità di quelli consegnati. Sei mesi dopo, le armi arrivarono e la Russia, che avrebbe firmato accordi bilaterali con Bangui, ha aumentato il campo d’azione nel paese di dieci volte: i soldati russi ora assicurano la sicurezza presidenziale e vari gruppi armati affermano di essere stati avvicinati da agenti russi per mediare, secondo fonti concordanti.
“Gli occidentali hanno mancato il bersaglio”, ha detto oggi un diplomatico occidentale all’ONU, che trova “preoccupante” che i russi siano “ovunque nell’apparato statale” dell’Africa centrale. In un contesto in cui “la Russia vuole una vendetta storica e gli occidentali sono stanchi dell’Africa, alcuni paesi africani continuano a giocare la strategia dell’extraversion, a sperare che il loro sviluppo verrà da altrove” rispetto alle ex potenze coloniali pensa Thierry Vircoulon, specialista della Repubblica Centrafricana presso il centro di ricerca francese IFRI. Parallelamente, la Missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Centrafricana (Minusca, 10.000 soldati) tenta dal 2014 di prevenire la violenza nelle province, per lo più controllate da gruppi armati che lottano per il controllo delle risorse e dell’influenza.
SudAfrica: Dal suo insediamento a febbraio, il presidente Ramaphosa si è impegnato ad accelerare la riforma agraria volta a “riparare la grave ingiustizia storica” commessa contro la maggioranza nera durante l’apartheid. “Come tutte le altre risorse economiche in questo paese, la terra è stata storicamente usata per servire gli interessi di una ristretta fascia della società”, ha detto Ramaphosa all’inaugurazione di un seminario di due giorni del suo partito. l’African National Congress (ANC), dedicato a questo tema molto delicato.

Il regime di apartheid ha “concesso l’87% della terra alla minoranza bianca e solo il 13% alla maggioranza nera”, ha proseguito a Boksburg, un sobborgo di Johannesburg. Quando arrivò al potere nel 1994 con l’elezione di Nelson Mandela a presidente, che coincise con l’avvento della democrazia in Sud Africa, l’ANC rese l’argomento della terra una delle priorità. Ma il presidente Ramaphosa ha ammesso sabato che “la mancanza di progressi” registrata in questo settore dal 1994 potrebbe “essere in gran parte dovuta a istituzioni deboli (…), legislazione incoerente (…), scarsa allocazione delle risorse O “corruzione”. La responsabilità dell’ANC è ora di garantire che “abbiamo un programma completo, coerente e sostenibile”, ha aggiunto. Il suo partito deve discutere durante il fine settimana della riforma agraria e più specificamente il meccanismo di esproprio della terra senza compensazione, che solleva molte preoccupazioni tra la minoranza bianca.
Burundi: Cinque milioni di persone sono chiamate a votare in Burundi per un controverso r

eferendum che potrebbe estendere il mandato del presidente Pierre Nkurunziza fino al 2034. Lunghe file ai seggi nella capitale Bujumbura, mentre è stato dispiegato un ingente apparato di sicurezza per timori di proteste dell’opposizione. Nel 2015 l’annuncio della candidatura di Nkurunziza a un terzo mandato ha precipitato il Burundi in una crisi politica e in una spirale di violenza che ha provocato centinaia di morti e decine di migliaia di sfollati.
Egitto: Un tribunale egiziano ha assolto due agenti di polizia che erano stati precedentemente condannati a cinque anni di detenzione per l’uccisione di un detenuto, un avvocato. Il verdetto emesso dal Tribunale penale del Cairo rovescia dunque una sentenza pronunciata contro i due poliziotti, che erano stati accusati di aver picchiato a morte l’avvocato Karim Hamdi, nel febbraio 2015. Hamdi era stato arrestato con l’accusa di appartenere alla Fratellanza Musulmana, che ha vinto una serie di consultazioni elettorali, fino a quando non è stata posta fuorilegge come gruppo terrorista.
Congo: Il ministro della Salute del Congo ha annunciato 11 nuovi casi confermati di ebola e due morti legati alla malattia nel nordovest del Paese. I casi registrati finora sono 45 – spiega una nota del ministero -, compresi 10 sospetti, 21 probabili e 14 confermati. Una nuova vittima è stata registrata a Bikoro, dove l’epidemia di ebola è stata annunciata la scorsa settimana.
Americhe
Venezuela/Colombia:
Il governo venezuelano ha annunciato, a partire dalle 21:00 di venerdì 18-5, il confine con la Colombia sarà chiuso come misura di sicurezza, fino al giorno 21. Lo ha affermato il ministro della Difesa venezuelano, Vladimir Padrino López, attraverso il suo account Twitter: “Al fine di salvaguardare e aumentare la sicurezza dell’elettorato venezuelano e il processo elettorale del prossimo 20M, una chiusura di confine è ordinata da oggi venerdì a 21:00 fino a lunedì 21 alle 06:00 “, si legge sul l’Espectador,
Le elezioni, che si terranno domenica prossima, hanno il vincitore più che cantato. Molto probabilmente, Nicolás Maduro rimarrà al potere. Il governo colombiano, dal canto suo, ha assicurato che non riconoscerà i risultati. “Siamo stati molto chiari: non riconosceremo i risultati di quelle elezioni perché non crediamo che quelle elezioni siano democratiche, né pulite”, ha affermato il presidente Juan Manuel Santos. La situazione elettorale del Venezuela ha preoccupato la comunità internazionale, in particolare l’Unione europea e gli Stati Uniti. La stessa settimana, il leader venezuelano ha dichiarato di non preoccuparsi delle minacce sulle sanzioni che “l’élite europea” vuole imporre al Paese, perché “pensano di possedere le loro ex colonie. Ma non è così, siamo persone libere (…). Non mi interessa, ma non mi interessa affatto l’opinione dell’élite europea sul processo politico venezuelano “.
Ecuador: Il governo ecuadoriano ha deciso di ritirare ulteriori misure di sicurezza dalla sua ambasciata a Londra, dove il fondatore del portale per i reclami di Wikileaks, Julian Assange, è stato isolato, così è stato riferito dal segretariato della comunicazione ecuadoriano. “Il presidente della Repubblica, Lenin Moreno Garcés, ha ordinato che ogni ulteriore sicurezza dell’ambasciata ecuadoriana a Londra, in Inghilterra, venga ritirata immediatamente”, si legge nella dichiarazione ufficiale di giovedì. L’agenzia di comunicazione ha anche indicato che d’ora in poi verrà mantenuta la normale salvaguardia, simile a quella delle altre ambasciate ecuadoriane nel mondo.
USA. Gli Stati Uniti hanno varato sanzioni contro il governatore della Banca centrale iraniana con l’accusa di sostegno e finanziamento al terrorismo. Lo rende noto il Tesoro. “Gli Usa non permetteranno i crescenti abusi iraniani sul sistema finanziario internazionale”, afferma il segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin.
Nicaragua: Week end di tregua in Nicaragua: grazie alla mediazione della Chiesa, il governo di Daniel Ortega e i rappresentanti della società civile si sono accordati per abbassare il tono dello scontro per due giorni, dopo un mese di proteste che hanno causato almeno 43 morti e centinaia di feriti. Il governo sandinista si è impegnato a “mantenere la polizia nelle caserme e ritirare i gruppi di assalto di simpatizzanti del governo” e la società civile potrà mantenere la protesta ma dovrà evitare di ricorrere a blocchi di strade e “raddoppiare i suoi sforzi per creare un migliore clima per il dialogo”, secondo un comunicato letto dal presidente della Conferenza Episcopale nicaraguense, cardinale Leopoldo Brenes, al termine della prima giornata di lavoro del “Dialogo nazionale” coordinato dai vescovi.
Cile: Nelle ultime ore sono state confermate le dimissioni del vescovo cileno Juan Barros a Roma, dove è stato convocato da Papa Francesco insieme ad altri 33 prelati per le sessioni di “emergenza spirituale”, dove erano interrogati per le ampie denunce di abusi sessuali che hanno perseguitato la chiesa cilena negli ultimi anni.
Cuba: C’erano 113 persone a bordo dell’aereo caduto poco dopo il decollo dall’aeroporto de l’Avana. Lo riportano fonti locali. Tre passeggeri che viaggiavano sull’aereo sono sopravvissuti all’incidente, e sono stati ricoverati in condizioni critiche. Il presidente cubano, Miguel Diaz-Canel, ha detto alla televisione che l’aereo che si è schiantato appartiene alla Dajmoh, una compagnia low cost con base a Guadalajara, in Messico. Ed era stato affittato dalla compagnia nazionale, Cubana de Aviacion. Diaz-Canel, intervistato mentre si recava sul posto dell’incidente, ha spiegato che il velivolo è caduto a circa 13 km dal centro dell’Avana.
Asia
India: È di almeno 25 morti il bilancio degli incidenti che hanno accompagnato nello Stato orientale di West Bengala le elezioni per i panchayat (consiglio di villaggio). Lo scrive il quotidiano The Times of India. Nella sua pagina online il giornale precisa che 15 persone sono decedute lunedì ed altre 15 ieri, mentre le autorità elettorali locali hanno ordinato un nuovo svolgimento del voto in ben 573 seggi dove i risultati sono stati annullati per evidenti irregolarità. Le votazioni saranno ripetute in quei seggi in cui le urne sono state portate via con la forza, o le schede hanno subito danneggiamenti materiali. Il Bjp, la formazione di centro-destra a cui appartiene il primo ministro Narendra Modi, aveva richiesto la ripetizione del voto in 2.400 seggi, mentre il Congresso, principale partito di opposizione, proponeva una nuova consultazione in 1.000 seggi della regione di Manda.

I panchayat, istituiti all’epoca della colonia britannica in vari Paesi dell’Asia meridionale, sono organismi, generalmente formati da cinque membri, che amministrano la giustizia nei villaggi tenendo presente anche la logica delle caste.
Kashmir: Un soldato della Forza di sicurezza delle frontiere è morto ieri nello Stato di Jammu & Kashmir, sotto amministrazione di New Delhi, per una violazione del cessate il fuoco pachistana, “non provocata” secondo le autorità indiane. Lo scrive oggi l’agenzia di stampa Ians.
Un alto ufficiale dell’esercito indiano ha dichiarato che “una sparatoria provocata dal Pakistan ha interessato l’area di Heeranagar nella notte fra il 16 ed il 17 maggio. Essa si è interrotta ed è poi ripresa la notte scorsa con l’uccisione di un ‘jawan’ appartenente ad una forza filogovernativa”.
L’agenzia indica che gli incidenti dovuti a violazioni del cessate il fuoco ed i tentativi di infiltrare la frontiera indo-pachistana si sono moltiplicati negli ultimi giorni e proprio quando il primo ministro indiano Narendra Modi giunge oggi in visita ufficiale in Kashmir.
Cina: La Cina ha deciso di fermare le indagini antidumping e sui sussidi all’import di sorgo Usa, un cereale alla base di popolari liquori come il “moutai”, per motivi di “pubblico interesse”: lo comunica il ministero del Commercio, a un mese dall’ordine agli importatori di versare i depositi a copertura del possibile rialzo dei dazi al 178,6%, nel mezzo delle tensioni bilaterali. Lo sviluppo è un segnale di distensione quando a Washington è in corso il secondo round di colloqui Usa-Cina per scongiurare una guerra commerciale.
Malesia: La residenza dell’ex primo ministro malese Najib Razak è stata perquisita per sette ore dalla polizia nell’ambito delle indagini sulla gestione del fondo sovrano 1MDB, fondato da Najib nel 2009 e dal quale oltre 4,5 miliardi di dollari sono spariti per appropriazione indebita o riciclaggio di denaro, e sul quale indagano anche gli Stati Uniti e la Svizzera. Lo ha riferito oggi l’avvocato dell’ex premier, sconfitto alle elezioni la settimana scorsa. Gli agenti hanno sequestrato numerosi scatoloni di effetti personali di Najib e della moglie Rosmah Mansor, spesso criticata per la sua passione per lo shopping di gioielli e altri articoli di lusso. La settimana scorsa, alla coppia era stato vietato di lasciare il Paese. Le indagini della polizia hanno ripreso slancio subito dopo la vittoria elettorale dell’opposizione, che ha portato al potere l’ex premier Mahathir Mohamad, paradossalmente l’uomo che lanciò Najib nella sua carriera politica.
Indonesia: Quattro uomini armati di spade hanno attaccato una sede della polizia sull’isola di Sumatra, in Indonesia, uccidendo un agente. Gli aggressori sono stati uccisi a loro volta a colpi di arma da fuoco.
Europa
Russia: Il presidente russo Vladimir Putin ha inaugurato il controverso ponte sullo stretto di Kerch, in Crimea, guidando personalmente un camion ‘Kamaz’. Il ponte è stato completato con sei mesi di anticipo rispetto al pronogramma anche se, per la parte dedicata al traffico ferroviario, bisognerà attendere un altro anno. “Tutto il Paese ha contribuito alla costruzione di questa opera”, ha detto Putin nel corso della cerimonia sottolineando che sono state utilizzate unicamente tecnologie russe.

Turchia: Maxi-operazione della polizia antiterrorismo turca che ha sgominato una cellula dell’Isis a Istanbul. Almeno 54 presunti jihadisti sono stati arrestati in raid condotti in 19 indirizzi di 13 quartieri della città, secondo l’agenzia Anadolu. I sospetti, interrogati in queste ore, sarebbero stati pronti a raggiungere zone di conflitto in Siria e compiere attentati. Nei blitz sono stati sequestrati numerosi documenti e materiale digitale riconducibile al sedicente Stato islamico.
Gran Bretagna: Dimissioni annunciate per Mark Goldring, chief executive di Oxfam, l’ong britannica coinvolta nello scandalo sulle molestie. È stato lui a annunciare di farsi da parte a fine anno. Goldring, che ricopre l’incarico dal 2013, era stato chiamato in causa per poca trasparenza su casi denunciati prima della sua gestione, di abusi di minorenni locali attribuiti a soccorritori della missione per il sisma di Haiti. “In conseguenza delle pubbliche rivelazioni sugli errori del passato, abbiamo raddoppiato gli sforzi per fare di Oxfam un luogo sicuro… resto totalmente impegnato a portare a termine questo. È importante che dal 2019 Oxfam si rinnovi guidata da qualcuno che porti nuova visione.
UE: “I Balcani occidentali fanno parte dell’Europa, ma se i Paesi della regione vogliono diventare membri a pieno titolo dell’Ue, devono rispettare le nostre regole nell’Unione”. Lo ha detto il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, in una conferenza stampa a margine del vertice dell’Ue con i Paesi dei Balcani occidentali a Sofia. “Noi non siamo un ostacolo, anzi, aiutiamo chi vuole seguire la strada verso l’Ue”, ha aggiunto Tajani e ha precisato che come presidente dell’Europarlamento ci tiene tanto a questioni come “la libertà dei media, la lotta alla corruzione e tutti gli altri principi fondamentali dell’Ue”.
Spagna: L’indipendentista Quim Torra, 55 anni, è stato eletto 131mo presidente della Catalogna al secondo turno dal Parlament di Barcellona. Candidato dal presidente deposto in esilio Carles Puigdemont, Torra ha ottenuto 66 voti a favore (le due grandi famiglie dell’indipendentismo JxCat e Erc), 65 contrari (unionisti e Podemos), 4 astensioni. La sua elezione pone fine a una lunga fase di paralisi istituzionale e al commissariamento della Catalogna da parte di Madrid.
Medio Oriente
Ancora alta tensione in Medio Oriente. Dopo la strage di Gaza la Turchia espelle l’ambasciatore israeliano, mentre viene richiamato l’inviato palestinese a Washington. Intanto il Papa fa sentire la propria voce. “Sono molto preoccupato e addolorato per l’acuirsi delle tensioni in Terra Santa e in Medio Oriente – ha detto Bergoglio – e per la spirale di violenza che allontana sempre più dalla via della pace, del dialogo e dei negoziati. Esprimo il mio grande dolore per i morti e i feriti” e “ribadisco che non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza. Invito tutte le parti in causa e la comunità internazionale a rinnovare l’impegno perché prevalgano il dialogo, la giustizia e la pace”.
Palestina: Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha dato via libera a una commissione d’inchiesta che indaghi sulla gestione degli scontri da parte di Israele al confine di Gaza e sulle presunte violazioni dei diritti umani nella Striscia, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. La risoluzione, si legge sul profilo Twitter del segretariato dell’Unhrc, è stata approvata con ventinove voti a favore, due contrari e 14 astensioni. Solo Usa e Australia hanno votato contro. L’Italia non è rappresentata in questo organismo.
Israele: Israele si deve immediatamente ritirare dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu. Lo ha detto il ministro della difesa Avigdor Lieberman che ha attaccato la condanna dell’organizzazione sull’uccisione dei manifestanti a Gaza. “Attacchi terroristici condotti da Gaza e attacchi di ipocrisia dal Consiglio dei diritti umani. Tutte condanne – ha twittato il ministro – che vogliono impedire ad Israele di difendere se stesso”. “Dobbiamo immediatamente lasciare il Consiglio e – ha concluso – muoverci per far sì che anche gli Usa facciano questa mossa”.
Iraq: Un blocco politico guidato dal religioso populista Moqtada al-Sadr, un avversario di lunga data degli Stati Uniti che si oppone anche all’influenza iraniana in Iraq, ha vinto le elezioni parlamentari del Paese, ha detto oggi la commissione elettorale. Lo stesso Sadr non può diventare primo ministro in quanto non ha partecipato alle elezioni, sebbene la vittoria del suo blocco lo metta in grado di avere voce in capitolo nei negoziati. La sua lista elettorale di Sairoon ha catturato 54 seggi parlamentari. Il blocco di Al-Fatih guidato da Hadi al-Amiri, che ha stretti legami con l’Iran e guida un gruppo di paramilitari che ha svolto un ruolo chiave nella sconfitta del gruppo dell

o Stato islamico (IS), è arrivato secondo con 47 seggi. La Victory Alliance, guidata dal primo ministro uscente Haider al-Abadi, ha ottenuto il terzo posto con 42. La vittoria fu un sorprendente cambio di fortuna. Il religioso, che ha fatto il suo nome conducendo due violente insurrezioni contro le truppe d’occupazione americane, è stato messo da parte per anni dai rivali sostenuti dall’Iran. La sua performance ha rappresentato un rimprovero a un’élite politica che alcuni elettori accusano di corruzione diffusa e governance disfunzionale. L’improbabile alleanza di Sadr con comunisti e iracheni laici afferma che si oppone ferocemente a qualsiasi ingerenza straniera in Iraq, che è fortemente sostenuta da Teheran e Washington.
Iran: “L’unione europea è determinata a salvare l’accordo nucleare iraniano, stiamo mettendo in piedi una serie di misure per mantenere l’accordo”. Lo ha annunciato l’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini. “Abbiamo visto la stessa determinazione da parte dell’Iran – ha aggiunto -. Stiamo operando in un contesto difficile dopo l’annuncio di Trump, ma riaffermiamo il nostro impegno a mantenere in piedi l’accordo e continuiamo a consultarci ad alti livelli”.
Arabia Saudita: Le autorità saudite hanno arrestato sette persone, incluse quattro donne che si erano battute per il diritto di guidare, con l’accusa di avere avuto “contatti sospetti” con entità straniere e di avere fornito loro “soldi con l’obiettivo di destabilizzare il Regno”. Gli arresti giungono quando manca ormai poco più di un mese alla fatidica data del 24 giugno, giorno in cui le donne dell’Arabia Saudita potranno finalmente sedersi al volante.
I media filo-governativi hanno pubblicato i nomi delle persone arrestate e tra loro ci sono anche Loujain al-Hathloul e Aziza al-Yousef, entrambe molto conosciute nel Regno e impegnate nella lotta per dare alle donne maggiori diritti.
Fonti : Clarìn ; Pagina12 ; El Espectador ; Ansa ; Ians ; Times Of India ; Jeune Afrique ; MiddleEastEye.
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