Le più importanti notizie dal mondo riprese dai maggiori quotidiani, per essere sempre aggiornati. Notizie dal 24 al 30 novembre.
Africa
Egitto: In un nuovo rapporto sull’Egitto, Amnesty International ha accusato la Procura suprema per la sicurezza dello Stato di abusare regolarmente delle norme antiterrorismo per annullare le garanzie sul giusto processo e perseguire migliaia di persone che hanno criticato il governo in modo pacifico. Il rapporto, intitolato “Stato d’eccezione permanente”, rivela quelle che Amnesty denuncia come “le complicità della Procura suprema nelle sparizioni forzate, nella privazione arbitraria della libertà, nei maltrattamenti e nelle torture”. “La Procura ha imposto lunghi periodi di carcere a migliaia di persone sulla base di accuse inventate e privando in modo evidente i detenuti del diritto a un processo equo”, aggiunge l’organizzazione
Libia: Combattimenti tra forze del governo di accordo nazionale libico (Gna) del premier Fayez al-Sarraj e quelle del generale Kahlifa Haftar hanno causato la chiusura di un giacimento petrolifero operato da Eni assieme alla Compagnia petrolifera nazionale (Noc) libica, quello di El Feel (l’elefante). La sospensione delle attività sino alla fine delle operazioni militari è stata annunciata dalla stessa Noc su Twitter. L’impianto è situato nei pressi di Sabha, nel sud della Libia.
Congo: Gruppi armati hanno attaccato e ucciso nel Congo orientale un numero per il momento imprecisato di operatori sanitari impegnati a far fronte all’emergenza di ebola: lo ha reso noto oggi su Twitter il direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus. Gli attacchi sono avvenuti a Biakato Mines e Mangina, nel nordest del Paese. Ci sono feriti.
Sudan: Le autorità di transizione del Sudan hanno approvato una legge che sancisce lo scioglimento del partito dell’ex presidente espulso Omar al-Bashir, aprendo la strada al sequestro dei beni del partito stesso. Banditi anche i simboli del regime o del partito per almeno 10 anni, con il divieto di qualsiasi attività politica. Lo riportano media internazionali. Il Sudan è attualmente guidato da un consiglio militare e civile congiunto, nonché da un governo a guida civile presieduto dal Primo Ministro Abdalla Hamdok, dopo la deposizione di Bashir, da 30 anni al potere, giunta a seguito delle proteste scoppiate nell’aprile scorso. Decisione storica anche per i diritti delle donne in Sudan: l’autorità di transizione, ha pure abrogato una serie di leggi, tra cui quella che prevedeva arresti e frustate per le donne sorprese a partecipare a feste private o a indossare i pantaloni.
Americhe
Usa: Il presidente americano Donald Trump ha compiuto una visita a sorpresa alle truppe Usa in Afghanistan nel giorno della Festa del Ringraziamento.

Trump, che era nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida, per la festività del Thanksgiving, è arrivato alla base di Bagram. Si tratta della sua prima visita in Afghanistan, dove si trovano almeno 15 mila tra militari Usa e della Nato, e cade in un momento di stallo nei negoziati di pace che coinvolgono anche il governo afghano la leadership dei talebani. E anche in un momento di tensioni tra la Casa Bianca da una parte e i vertici di Pentagono e forze armate dall’altra.
Argentina: Il presidente eletto argentino Alberto Fernández ha reso noto che non solleciterà al Fondo monetario internazionale (Fmi) l’esborso degli 11 miliardi di dollari restanti del prestito ‘stand by’ di oltre 57 miliardi ottenuto nel 2018. In un intervista a ‘Radio con Vos’ Fernández, che si insedierà il 10 dicembre nella Casa Rosada, ha spiegato che “la soluzione dei problemi” dell’Argentina certamente “non è continuare a contrarre debito”. Il leader peronista progressista ha aggiunto che con il Fmi il suo governo “firmerà un unico accordo e la prima regola è che smetteremo di chiedere denaro”. “Non ho intenzione – ha proseguito – di firmare intese che non possiamo rispettare. Questo lo ha già fatto (il presidente uscente Mauricio) Macri”. Il grande problema, ha proseguito, “è che abbiamo bisogno di riattivare l’economia per poter pagare e risolvere la questione del debito con criterio. Questo – ha concluso – lo spiegheremo al Fmi appena possibile”.
Brasile: “Leonardo di Caprio, lei sta collaborando con gli incendi in Amazzonia”: il presidente brasiliano Jair Bolsonaro non ha usato mezzi termini ed è tornato a ritorcere alle Ong ambientaliste l’accusa di essere responsabili dei roghi che distruggono le foreste dell’Amazzonia. E in un messaggio su Facebook il presidente brasiliano, accusato da più parti di aver fatto aumentare la deforestazione per motivi economici e denunciato da due organizzazioni brasiliane per “crimini contro l’umanità” per presunta “istigazione al genocidio delle popolazioni indigene” dell’Amazzonia, ha chiesto che la gente, compreso l’attore Leonardo di Caprio, non faccia donazioni ad organizzazioni “che non proteggono l’ambiente, ma i propri interessi”. La polizia nello stato di Parà ha arrestato quattro volontari dell’associazione ambientalista Progetto Salute ed Allegria (Psa), accusandoli di aver appiccato incendi, ma rilasciandoli poco dopo.
Perù: La leader d’opposizione e due volte candidata alla presidenza peruviana Keiko Fujimori ha lasciato la prigione in cui si trovava durante le indagini su di lei per presunta corruzione. Il Tribunale costituzionale del Perù ha approvato infatti il suo rilascio. La figlia dell’ex presidente incarcerato Alberto Fujimori è uscita ieri sera dal penitenziario femminile nel distretto di Chorrillos a Lima, tra la gioia dei suoi sostenitori e ricevendo un mazzo di rose da suo marito Mark Villanella, che aveva fatto uno sciopero della fame chiedendone il rilascio. Keiko Fujimori ha definito la sua detenzione preventiva di 13 mesi il “periodo più doloroso della mia vita: la prima cosa che voglio fare ora che sono per strada è ringraziare Dio per avermi dato la forza di resistere”. La decisione del Tribunale costituzionale non costituisce un giudizio di innocenza in merito alle accuse di aver accettato denaro dal colosso brasiliano delle costruzioni Odebrecht. E la Fujimori potrebbe ancora tornare in una cella.
Asia & Pacifico
Giappone: L’ex premier giapponese Yasuhiro Nakasone è morto all’età di 101 anni. Ardente conservatore, fu tra i primi esponenti politici, alla fine della Seconda guerra mondiale, a tentare di rinsaldare la relazione con gli Stati Uniti – storico alleato del Giappone, promuovendo di fatto gli scambi di apparati tecnologici a fini militari tra i due Paesi, fino ad abolire i precedenti limiti al budget della Difesa di Tokyo. Fu amico di Ronald Reagan, al quale usava riferirsi con il nomignolo ‘Ron’. Le sue posizioni a favore di un maggiore incremento delle spese militari furono criticate dalla sinistra giapponese in un periodo in cui nel Paese era più forte il movimento contro la partecipazione di ogni tipo di conflitto. A questo riguardo Nakasone fu da subito un pubblico sostenitore della riforma della Costituzione pacifista voluta dall’attuale premier conservatore Shinzo Abe, che intende favorire il riconoscimento, per ampi scopi di intervento, delle Forze di Autodifesa nipponiche.
Australia: Sono stati condannati in via definitiva a pene severe, in due a 38 anni di carcere, un terzo a 22 anni, tre fondamentalisti islamici che avevano progettato nel 2016 un attacco terroristico a Melbourne, in Australia. Allora tutti sui 20 anni di età e ispirati dalla propaganda dell’Isis e dagli attentati che avevano da poco colpito Parigi e Berlino, volevano agire pieno centro durante le feste di Natale. Le autorità australiane parlarono all’epoca di “una delle minacce terroristiche più sostanziali per l’Australia negli ultimi anni”. L’attacco fu sventato dalla polizia grazie alle intercettazioni di sms e e-mail. Chaarani e Mohamed non potranno beneficiare della libertà condizionale prima di avere trascorso almeno 28 anni in carcere. Hamza Abbas, fratello dell’ideatore dell’attacco, ha ottenuto una condanna più lieve dopo che i suoi avvocati hanno sostenuto che aveva “una intelligenza limitata” e non era in grado di comprendere la portata di quanto pianificato.
Bangladesh: Sette miliziani islamici sono stati condannati a morte in Bangladesh per un attacco ad un caffè a Dacca in cui, nel 2016, furono uccise 22 persone, tra cui 9 italiani. Lo riferisce la Bbc online.

I sette erano accusati di appartenere all’organizzazione islamista locale Jamaat-ul-Mujahideen Bangladesh (JMB).
Inizialmente l’attacco, con la presa di ostaggi, era stata rivendicata dall’Isis, ma le autorità locali hanno concentrato le indagini negli ambienti jihadisti del Paese.
Hong Kong:La protesta pro-democrazia è tornata in piazza a Hong Kong a sfidare la polizia dopo due settimane di pausa elettorale, segnata dalla trionfale vittoria alle urne. A notte fonda ci sono stati alcuni scontri.
Poi i manifestanti si sono radunati pacificamente, sventolando bandiere Usa e striscioni che fanno appello a Donald Trump. Uno recita “Trump per favore libera Hong Kong”, un altro “Make Hong Kong Great Again”. Alcune centinaia di dimostranti sono diretti al consolato Usa, altre al quartiere del Politecnico.
Medio Oriente
Iran: Tra le centinaia di manifestanti finiti in manette nella dura repressione delle proteste contro il caro benzina, l’Iran ha arrestato almeno 8 persone “legate alla Cia”. Lo riporta l’Irna, citando il direttore generale del dipartimento di controspionaggio del ministero dell’Intelligence di Teheran.

Yemen: Il conflitto regionale in Yemen ha causato in più di quattro anni circa 100mila vittime, di cui 20mila solo quest’anno. Lo denuncia oggi Oxfam, organizzazione umanitaria internazionale che da decenni lavora nel Paese arabo. Dal 2015, secondo Oxfam, sono stati uccisi 12mila civili, 8mila dei quali hanno trovato la morte a causa di raid aerei sauditi, con bombe fabbricate in gran parte in Gran Bretagna, USA, Francia, Iran e Italia. In Yemen sono in corso da anni diversi conflitti intrecciati fra loro e che coinvolgono attori locali accanto a potenze regionali e internazionali. La guerra a cui si riferisce l’ultimo rapporto di Oxfam è quella combattuta dal 2015 dalla Coalizione araba a guida saudita contro gli insorti Huthi. Dall’inizio del 2019 sono oltre 1.100 i civili uccisi, 12mila dal 2015. E per Oxfam di questi 12mila, 8mila (67%) sono stati causati da raid aerei della Coalizione a guida saudita. “Bombardamenti che vedono l’utilizzo di armi prodotte in gran parte in Gb, Usa, Francia, Iran e Italia”.
Iraq: Il premier iracheno Adel Abdul-Mahdi ha annunciato le dimissioni dopo le centinaia di uccisi nelle proteste. Il bilancio è di circa 400 morti in due mesi di proteste e repressione. Il maggior numero di vittime si è registrato a Nassiriya, con oltre 20 manifestanti uccisi con colpi sparati dall’esercito al capo e al petto. Altri morti si sono registrati a Baghdad e a Najaf.
Europa
Germania: Joerg Meuthen è stato rieletto alla guida della Afd, come portavoce federale dell’ultradestra tedesca: ha ottenuto 404 voti dai circa seicento delegati presenti, nel corso del congresso del partito a Braunschweig. Cinquantotto anni, europarlamentare, Meuthen ha un profilo più moderato di colleghi del partito che si sono spinti su posizioni di estrema destra nei mesi e negli anni scorsi. Nel discorso di candidatura, ha affermato oggi di essere “patriota ma non nazionalista”. “Non sarei a disposizione di un partito di ultradestra”, ha detto. Ad affiancarlo sarà il deputato di Afd Tino Chrupalla, successore di Alexander Gauland. Chrupalla, tedesco dell’est, dell’ala nazionalista del partito, è stato eletto co-presidente al congresso in corso a Braunschweig col 54% dei voti.
Gran Bretagna:Il ministero della Giustizia britannico ha iniziato una revisione urgente dei casi di benefici e permessi, come la semilibertà, a detenuti potenzialmente pericolosi, esaminando almeno 70 casi, su input del primo ministro Boris Johnson. Lo scrivono alcuni media britannici, fra cui la Bbc e il Daily Mail.

Il governo, incalzato anche dall’opposizione Labour di Jeremy Corbyn, che lo accusa di aver stretto i cordoni della borsa con la polizia per motivi di austerità, è stato investito dalla bufera dopo l’attentato di venerdì a London Bridge rivendicato dall’Isis.
L’accoltellatore 28/enne Usman Khan, che ha ucciso due persone e ne ha ferite gravemente altre 3, è infatti risultato essere stato scarcerato in anticipo, malgrado avesse scontato solo 6 dei 16 anni della condanna inflittagli per terrorismo nel 2012.
Malta:E’ scattata l’ora della resa dei conti, a Malta. Mentre il premier Joseph Muscat dovrebbe lasciare al più tardi il 18 gennaio, per l’imprenditore Yorgen Fenech è arrivata l’incriminazione formale per l’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia. Sono tre i principali capi di accusa che la polizia maltese ha contestato formalmente davanti al Tribunale della Valletta all’ imprenditore Yorgen Fenech per l’omicidio di Daphne Caruana Galizia: cospirazione per commettere un assassinio da lui organizzato e finanziato, complicità nell’omicidio materiale, complicità nell’acquisto degli esplosivi. L’udienza si è conclusa in appena 20 minuti. L’imprenditore, arrivato sotto la scorta di otto poliziotti, è uscito dal retro a bordo di un camioncino della polizia, dopo essersi dichiarato non colpevole.
Albania:Una nuova forte scossa di assestamento di magnitudo 4.5 della scala Richter, è stata registrata in Albania. L’epicentro è stato individuato, secondo l’istituto sismologico albanese, pochi chilometri a nord di Durazzo. La scossa è stata avvertita anche a Tirana. Al momento non si hanno notizie di vittime o danni. Intanto la presidente eletta della Commissione Ue, Ursula von der Leyen ha parlato con il primo ministro dell’Albania Edi Rama. “Ho grande rispetto del popolo albanese, che è rimasto calmo nonostante le circostanze – ha twittato -. Voglio che sappiano che l’Ue è al loro fianco con compassione e con azioni”. Mercoledì il commissario europeo per la gestione delle crisi, Janez Lenarcic, sarà in missione in Albania. “L’Ue è pronta a dare ulteriore assistenza”, ha twittato a sua volta il commissario.
Crimea:Una donna russa sospettata di spionaggio per il ministero della Difesa ucraino è stata arrestata nella città di Sebastopoli, in Crimea, secondo quanto riferito dal Servizio di sicurezza federale russo (FSB). “Il servizio di sicurezza federale russo ha arrestato una donna russa con l’accusa di alto tradimento”, si legge nella nota. “È stata reclutata dalle agenzie di intelligence ucraine su istruzione della direzione principale del ministero della Difesa ucraino e ha raccolto intenzionalmente informazioni militari segrete”, ha aggiunto l’FSB. Lo riporta la Tass.
Fonti: Ansa.it