Nelle ultime ore si infiamma il fronte interno della Russia con un misterioso tentativo di golpe ad opera della PMC Wagner e del suo carismatico leader, Evgenij Prigozhin
Le crepe del “fronte russo” e la Wagner
Non è mai stato un segreto il fatto che il gruppo mercenario Wagner, già braccio armato “ausiliario e negabile” di Mosca in diversi teatri d’azione internazionali sia diventato una presenza influente e carismatica, non solo per la popolazione russa ma anche per le truppe regolari della Federazione.
Il Wagner group era già attivo in Ucraina a partire dal 2014 e ha svolto un ruolo fondamentale di supporto alle truppe regolari russe unitamente al battaglione Akhmat del ceceno Kadyrov.
Il protagonismo della Wagner e soprattutto del suo leader Prigozhin ha visto però un incremento, si potrebbe dire esponenziale, con l’avvio della battaglia di Bakhmut. Mentre le truppe regolari della Federazione logoravano i fianchi della città nel tentativo di accerchiare le truppe ucraine i mercenari della Wagner e il loro leader (che spesso si è mostrato in prima linea o nelle retrovie del fronte) hanno affrontato duri scontri cittadini per prendere la cittadina. In questo complesso quadro i video e le dichiarazioni di Prigozhin dal fronte, spesso rilasciati pubblicamente e dunque non ad uso esclusivo della leadership russa e del Cremlino, hanno avuto toni aggressivi sempre crescenti nei confronti del Ministero della difesa russo e in particolare nelle figure di Shoigu e Gerasimov.
Le critiche sono iniziate, non senza ironia, nei confronti della gestione delle truppe regolari sui fianchi di Bakhmut da parte del Ministero della Difesa, spesso accompagnate da paragoni con i successi della Wagner.
A queste critiche decisamente poco velate sono seguite richieste, in particolare quella di munizioni e armi, dai toni sempre più severi, a tal proposito iconico fu il video rilasciato dallo stesso Prigozhin, il quale con alle spalle un significativo numero di cadaveri di mercenari Wagner, urlava a Shoigu e Gerasimov dove fossero finite le munizioni destinate al Gruppo e accusandoli della morte di molti uomini a causa di questo. I rapporti sono rimasti tesi e con il protagonismo di Prigozhin in continua ascesa, lanciato in critiche sempre più aspre verso il Ministero della Difesa, aggravatesi a seguito degli scontri avvenuti in territorio russo, a Belgorod. Uno strappo definitivo anche con la presidenza russa lo si è avuto con il rifiuto da parte di Prigozhin a siglare un contratto “di fedeltà” al Ministero della Difesa, prontamente siglato dal battaglio Akhmat, già citato. Gli eventi delle ultime ore sembrano essere il culmine di un tentativo da parte di Prigozhin di ottenere con un colpo di mano una fetta di potere sempre più grande, sino a puntare alla Presidenza stessa della Federazione. Del resto, Prigozhin, con le sue prese di posizione pubbliche, le critiche alla dirigenza russa, e l’immagine di “uomo russo d’azione”, aveva da mesi avviato quella che si potrebbe definire una “campagna presidenziale di guerra”. Difficile prevedere a stretto giro le possibili evoluzioni di questi drammatici eventi ma ad una domanda è possibile rispondere per fare un po’ più di chiarezza sugli eventi: chi è Prigozhin?
“Lo chef”
Spesso definito lo “chef”[1] del Presidente Vladimir Putin, Evgenij Prigozhin, ricco imprenditore ed oligarca ha guadagnato questo soprannome poiché le sue prime apparizioni pubbliche al fianco e al servizio del Presidente sono legate alle sue diverte attività di ristorazione e catering che hanno accompagnato Putin e tanti dignitari stranieri in incontri politici e privati. La sua scalata per il potere e per i favori di Putin è stata relativamente rapida e così lo “chef” ha iniziato a diversificare i suoi investimenti in diversi settori, tra cui società informatiche (alcune di queste accusate di operare azioni di ingerenza nelle elezioni di altri paesi) e l’oramai famosa Wagner Group di cui solo recentemente ha confermato essere “parte”.
La Wagner, sin dalla sua fondazione ha fruttato a Prigozhin non pochi introiti, servendo perfettamente agli scopi del Cremlino che in quegli anni implementò attivamente le compagnie mercenarie nelle operazioni di destabilizzazione e combattimento al di fuori dei propri confini (Siria, Crimea/Ucraina, Libia, Venezuela e molti stati dell’Africa Centrale sino al recente conflitto in Sudan).
Da questi teatri Prigozhin ha iniziato ad ottenere ben più di ciò che veniva pattuito nel libro paga del Cremlino, ottenendo concessioni per lo sfruttamento di pozzi petroliferi, miniere e contratti di addestramento delle milizie/truppe locali.[2] L’influenza di Prigozhin era, grazie alla Wagner, in piena ascesa nel 2018, quando fu bruscamente ridimensionata a causa di un incidente che mise il Cremlino in una posizione di imbarazzo a livello internazionale. La questione riguardò un attacco avvenuto in Siria da parte dei contractors della Wagner ad una postazione curda e protetta dalle truppe americane.
In quell’occasione molte furono le vittime dei Wagner cadute sotto il fuoco dell’aviazione USA. Questo però mise drammaticamente in risalto quello che a tutti gli effetti è, oggi più che mai, un grave problema della struttura gerarchica russa, ovvero, che per quanto questa voglia apparire monolitica non lo è affatto. Putin tenta di mantenere in piedi l’immagine del solo uomo al comando di una struttura salda e inamovibile ma come visto per le lotte interne tra i siloviki e le agenzie di intelligence da questi dirette[3], così questo nuovo attore rappresentato dal gruppo di contractors “Wagner” ha dimostrato di voler sfruttare il “potere” e l’influenza guadagnate in questa instabile situazione.[4]
Dopo quell’ “incidente” il ruolo preminente del Wagner Group nelle operazioni militari di Mosca in Siria e nel resto del mondo nonché la sua grande influenza sul Cremlino sembravano concluse ma le cose sono poi nuovamente cambiate in relativamente pochi anni.
E ora?
Gli aggiornamenti e gli sviluppi di questa critica situazione interna alla Russia si susseguono oramai di minuto in minuto ed è molto difficile in questi casi poter avere un quadro chiaro degli sviluppi. Certo è che Prigozhin e la Wagner hanno varcato un punto di non ritorno e un confronto decisivo (probabilmente armato) sembra inevitabile. Un’escalation tale da immaginare una guerra civile ancora non sembra essersi materializzata ma la Presidenza Putin non potrà prendere alla leggera questa minaccia. Con le operazioni in Ucraina ancora pienamente attive e dunque con un avversario pronto a sfruttare qualsiasi segno di debolezza o cedimento da parte di una già barcollante Russia il livello di tensione è altissimo. I rischi legati a scelte irrazionali e violente sono ai massimi storici e determinanti saranno proprio le azioni e le prese di posizione di altri attori internazionali. Una cosa resta certa, l’”all in” di Prigozhin al momento si muove sul filo del rasoio e molto sarà deciso dalla reazione interna dell’apparato securitario e dalla popolazione civile della Federazione Russa.
Note
[1] N. Hauer, The Rise and Fall of a Russian Mercenary Army, Foreign Policy, 6 ottobre, 2019
[2] Da redazione, Wagner force offers Russia arm’s-length deniability,Dailybrief.oxan.com, 15/10/2019. Immagine, in: https://dailybrief.oxan.com/Analysis/GA247077/Wagner-force-offers-Russia-arms-length-deniability
[3] A. Minervini, Siloviki: e il ruolo nelle “nuove” agenzie di intelligence nella Russia di Putin, 15 Agosto 2020. In: https://www.opiniojuris.it/siloviki-e-il-ruolo-nelle-nuove-agenzie-di-intelligence-nella-russia-di-putin/
[4] N. Hauer, The Rise and Fall of a Russian Mercenary Army, Foreign Policy, 6 ottobre, 2019
Foto copertina: Evgenij Prigozhin