Il caso delle Solar Mamas di Zanzibar: donne, tecnologia solare e sfide alle disuguaglianze di genere nel Sud Globale


Transizioni energetiche ed ingiustizie epistemiche nelle comunità rurali. Le solar mamas sono delle donne che dopo una formazione portano l’energia solare in alcuni dei villaggi più poveri del mondo.


A cura di Rachele Brucculeri

Zanzibar: tradizioni, Islam e accesso all’energia

Zanzibar, una provincia semi-autonoma della Tanzania dal 1964, è un arcipelago composto principalmente da due isole. La sua identità culturale è il risultato di secoli di scambi commerciali e colonizzazione, con la cultura swahili modellata dalle interazioni con il mondo dell’Oceano Indiano e dalla successiva colonizzazione occidentale della costa africana orientale. L’economia di Zanzibar si basa principalmente sul turismo e sulla produzione di spezie. A livello culturale, Zanzibar si distingue dalla Tanzania continentale per la predominanza dell’Islam sunnita, anziché del cristianesimo. I ruoli di genere tradizionali, influenzati dall’Islam sunnita, vedono le donne come principali responsabili della cura della famiglia, mentre gli uomini ricoprono il ruolo di capifamiglia. Il settore energetico di Zanzibar evidenzia una netta divisione di genere nel lavoro legato all’energia[1]: mentre le donne si occupano della raccolta e della gestione di legna da ardere, carbone e cherosene – le principali fonti energetiche domestiche – gli uomini dominano le infrastrutture e le catene di fornitura di elettricità, gas e gasolio. E nonostante le donne siano viste principalmente come casalinghe e assistenti, le difficili condizioni di vita nelle aree rurali le spingono spesso a lavorare fuori casa per contribuire al sostentamento familiare. Tuttavia, le regole islamiche applicate a matrimonio ed eredità limitano fortemente i diritti di proprietà delle donne, che raramente possiedono terreni o abitazioni.

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Il programma Solar Mamas tra formazione e cambiamenti

Il programma Solar Mamas del Barefoot College [2] dimostra come l’adozione di pratiche di governance innovative, l’integrazione di un percorso formativo per tecnici solari all’interno delle dinamiche socio-culturali ed iniziative di sensibilizzazione comunitaria abbiano progressivamente contributo a ridurre la disuguaglianza di genere attraverso progetti di edificazione elettrica nelle aree rurali di Zanzibar. Lanciato nel 1997 dal Barefoot College nel villaggio di Tilonia, situato nello stato indiano del Rajasthan, il programma è oggi attivo in più di 90 paesi nel mondo[3]. A Zanzibar, il programma Solar Mamas si rivolge a donne analfabete o con un livello di istruzione molto basso, residenti da lungo tempo nei loro villaggi e preferibilmente, madri. Il programma si alterna in diverse fasi: una prima fase è dedicata alla formazione che dura circa 5 mesi presso il campus del Barefoot College, durante il quale rappresentanti del governo di Zanzibar e del Barefoot College Zanzibar insieme all’assistenza del capo villaggio reclutano i volontari del programma. Dopo aver firmato i contratti si passa alla seconda fase che è dedicata alla formazione, il primo modulo si compone di lezioni di apprendimento pratico mentre la seconda si dedica all’alfabetizzazione finanziaria oltre che all’apprendimento dei diritti legali dei lavoratori. Le donne abbandonano frequentemente il programma di formazione a causa della pressione imposta dagli uomini, che include minacce di divorzio e altre forme di coercizione. In questo contesto, l’intervento governativo è essenziale per sensibilizzare la comunità. Dopo la formazione il governo fornisce gratuitamente alle “Solar Mama Engineer” un diploma e una licenza su pannelli solari e attrezzature per l’installazione nei villaggi. Avendo già esperienza nella gestione dell’energia domestica, le Solar Mamas conoscono bene le difficoltà affrontate dalla comunità nell’accesso all’elettricità, sfruttano così questa esperienza diretta per promuovere la transizione all’energia solare, evidenziandone i benefici, come il miglioramento della salute, un’istruzione migliore per i bambini e maggiori opportunità economiche.[4] La formazione ricevuta rafforza la loro credibilità, rendendole figure chiave nel processo di elettrificazione dei villaggi e l’installazione, la manutenzione e la riparazione delle apparecchiature solari sono gestite esclusivamente dalle Solar Mamas. Il programma opera anche nei villaggi e nelle abitazioni rurali prive di elettricità su tutte le isole, garantendo un accesso energetico a prezzi accessibili. Questo intervento trasforma la vita quotidiana delle donne coinvolte nella formazione e modifica la percezione della comunità riguardo alla tecnologia solare. Le Solar Mamas passano dall’utilizzo di legna da ardere e cherosene per l’energia domestica a diventare ingegneri solari e fornitrici di elettricità per famiglie ed imprese. Così operando, facilitano l’accesso a servizi essenziali per l’intera comunità, tra cui l’illuminazione di scuole e centri sanitari, contribuendo così allo sviluppo di infrastrutture critiche e trasformando le abitudini lavorative quotidiane sull’uso degli spazi pubblici. A Zanzibar, ad esempio, i negozi hanno iniziato a rimanere aperti fino a tarda sera e le donne hanno guadagnato maggiore presenza negli spazi pubblici dopo le 18:00, innescando un lento cambiamento nelle norme di genere e nei rapporti di potere legati alla gestione e all’accesso agli spazi comuni.

Nuove prospettive di autonomia per le donne di Zanzibar

Il caso delle Solar Mamas è particolarmente significativo per comprendere l’importanza di contrastare l’ingiustizia epistemica nel settore delle tecnologie energetiche. Questo perché l’ingegneria e la tecnologia sono storicamente considerate ambiti maschili, mentre il programma in questione promuove l’emancipazione delle donne attraverso l’istruzione, formandole come esperte e imprenditrici. L’approccio che combina le nuove prospettive energetiche con quelle delle ingiustizie epistemiche offre una chiave di lettura per analizzare le transizioni energetiche, evidenziando come queste implichino sia lavoro qualificato nella vita quotidiana che nelle pratiche socio-tecniche. I risultati di questo caso evidenziano la necessità di ampliare la ricerca nel campo degli studi energetici, integrando le categorie più vulnerabili, le norme di genere, le esperienze vissute e le conoscenze diversificate delle comunità nel Sud del mondo. Questa prospettiva è essenziale per comprendere a fondo le esperienze quotidiane delle comunità coinvolte nelle transizioni energetiche.


Note

[1] Michael, K., Ahlborg, H. «A conceptual analysis of gendered energy care work and epistemic injustice through a case study of Zanzibar’s Solar Mamas» Nat Energy , 947–954, 2024.
[2] https://barefootcollege-zanzibar.org/solar, 2025.
[3] https://www.barefootcollege.org/about/where-we-work/, 2025.
[4] Mininni, G. M. «The Barefoot College ‘eco-village’ approach to women’s entrepreneurship in energy», Environ. Innov. Soc. Transit 42, 112–123, 2022.


Foto copertina: Solar Mamas