Kaliningrad è la regione più occidentale e unico exclave russo e costituisce una costante sfida per la Russia.
Di Francesco Iovine
Durante la seconda metà del XVIII secolo in una città del Regno di Prussia, ossia Königsberg nella regione della Prussia Orientale, verso l’imbrunire le lunghe passeggiate del filosofo Immanuel Kant contribuirono alla “rivoluzione copernicana” da lui elaborata nella disciplina, attraverso l’elaborazione di un pensiero di cui il soggetto e la legge morale costituiscono il perno. Un’eventuale proiezione del filosofo nel 2024 lo condurrebbe all’interno di una città trasfigurata, quasi irriconoscibile ai propri occhi. Un balzo di tre secoli questo che costituisce un profondo esempio dell’influenza che le potenze internazionali possono giocare sui luoghi, modificando a propria somiglianza territori un tempo non a loro assimilabili.
Nello scacchiere odierno, l’Oblast’ di Kaliningrad costituisce un importante punto d’interesse per la Russia da un lato e la NATO e i Paesi dell’Unione Europea dall’altro. Difatti, la particolarità del territorio è quello di essere una terra di poco più di 15000 km2 distaccata dalla Russia, pertanto formando un’exclave collocato tra la Polonia e la Lituania. La guerra in Ucraina e le tensioni generate da essa tra gli Stati europei e la Federazione Russa hanno contribuito a rendere Kaliningrad una sfida costante in una serie di settori strategici. Come anticipato, esso costituiva parte integrante della Prussia Orientale, il nucleo fondante dell’unificazione tedesca avvenuta nel XIX secolo, ma risulta essere parte della Russia sin dal 1945. La fine della Seconda guerra mondiale portò allo smembramento della storica regione della Prussia, portando gran parte di essa nell’orbita diretta dell’Unione Sovietica. Durante il collasso di quest’ultima, la Federazione Russa ne ha mantenuto il controllo.
Le brevi considerazione sinora fatte evidenziano, ad un superficiale livello analitico, l’importanza strategica di Kaliningrad e dell’Oblast’ omonimo. L’articolo si propone di analizzarne le storia recente (su di un piano storico ed economico), le componenti strategiche, securitarie e geopolitiche rilevanti, quest’ultime enfatizzate dal conflitto in Ucraina.
Da Königsberg a Kaliningrad
Tra il 1945 e il 1946, la regione della Prussia Orientale venne smembrata e stralciata dalle cartine geografiche. Così come stabilito dalla conferenza di Potsdam[1] del 1945, l’Unione Sovietica trovò legittimazione nel suo dominio sul mar Baltico, a seguito della conquista delle tre repubbliche di Estonia, Lettonia e Lituania avvenuta nel 1940. Il dominio del bacino del Baltico andò concretizzandosi con l’annessione del cuore dell’ex Prussia Orientale, ossia la regione della capitale Königsberg[2]. Questa subì un cambio denominativo, divenendo Kaliningrad in onore di Mikhail Kalinin, figura di spicco dell’Unione Sovietica, che occupò, tra le altre, la carica di Presidente del Consiglio supremo dell’URSS[3]. La regione di Kaliningrad faceva parte della RSFS Russa, secondo i medesimi confini osservabili tutt’oggi. I vertici sovietici adottarono sul territorio un’impostazione molto rigida per quanto ne riguardasse la natura strategica: la militarizzazione[4]. L’importante posizione sul Baltico consentì all’Unione Sovietica di rendere Kaliningrad un hub strategico per l’Armata Rossa, di fatto sfruttando la posizione del porto di Baltyisk, situato all’ingresso della Laguna della Vistola, il quale divenne la base della flotta sovietica sul Baltico[5]. Pertanto, la regione di Kaliningrad, nel contesto della Guerra Fredda, andava ad inserirsi nella più ampia politica di deterrenza tipica della seconda metà del Novecento. In particolar modo, la proiezione baltica della regione risultava fondamentale per un blocco degli stretti danesi nell’eventuale scontro che avrebbe potuto verificarsi tra le forze della NATO e quelle del Patto di Varsavia.
Il conseguente crollo dell’Unione Sovietica e la nascita della Federazione Russa non comportarono un cambio di passo sotto il profilo strategico in tal senso, nonostante le mutate necessità strategiche. Difatti, la flotta baltica della Federazione Russa si trova stanziata nell’Oblast’ di Kaliningrad[6], nei medesimi punti stabiliti negli anni Quaranta dalle autorità sovietiche.
In termini storici, il dominio sovietico prima e russo poi sulla regione costituisce una peculiarità contemporanea. Se da un lato si percepisce la regione come russa[7] – poco più dell’80% di coloro che hanno espresso la propria etnia è russa[8], su di un totale di un milione di abitanti[9] – la considerazione da cui bisogna muovere un’analisi del territorio è quella di considerarlo come un “russo giovanile”. La passata appartenenza alla Germania è stata progressivamente cancellata, adoperando, in particolar modo in epoca sovietica, un’ampia azione di russificazione dell’area. Difatti, la componente germanofona venne espulsa dalla regione, quest’ultima ripopolata da cittadini sovietici (in gran parte russi[10]), i quali contribuirono alla modifica sostanziale del territorio sotto di un punto di vista architettonico[11], in quanto gran parte della città, già rasa al suolo dal secondo conflitto mondiale, sperimentò una sovietizzazione dei propri spazi, con la costruzione di edifici dai lineamenti duri e secondo lo stil brutalista dell’epoca[12]. Il paesaggio di Kaliningrad testimonia questo cambiamento radicale, il cui simbolo è riscontrabile nella Casa dei Soviet[13].
La “Quarta Repubblica Baltica”[14]
La dissoluzione dell’Unione Sovietica portò in auge un dibattito rilevante circa la nuova natura da poter attribuire all’Oblast’ di Kaliningrad e alla sua capitale. Le speranze che si diffusero all’inizio degli anni Novanta e nei primi anni della presidenza di Boris El’cin riguardavano soprattutto l’ipotetica istituzione di una zona economica speciale[15], le cui caratteristiche avrebbero consentito alla regione uno sviluppo autonomo e prospero, grazie all’afflusso di capitale straniero in grado di investire sul territorio. In tal senso, si propugnava per Kaliningrad un piano politico-amministrativo delineato secondo dettami poco centralisti e ampliamente rintracciabili nell’assetto federale di cui la Russia si stava dotando. In tal senso, l’idea di sviluppo proponeva la creazione di una repubblica che avesse ampi livelli di autonomia in campo economico. L’idea muoveva dalla posizione geografica dell’exclave, il quale, ritrovandosi distaccata dal corpus principale della Federazione, a circa 1289 km di distanza da Mosca[16], avrebbe potuto beneficiare di una maggiore cooperazione con gli Stati immediatamente confinanti, ossia la Polonia a sud e la Lituania a est[17].
Al contrario delle speranze, una tale apertura in questa direzione non avvenne, favorendo un processo di semplificazione amministrativa in alcuni casi – come la creazione di una zona economica speciale nel 1992 che favorì l’afflusso di investitori stranieri – o il favoreggiamento della creazione di un’Area Amministrativa Speciale (AAS)[18] nel 2018. Tali tentativi dovrebbero essere interpretati sotto una duplice lente, che pone in evidenza, ad un primo livello superficiale, un esperimento autonomistico in favore della distaccata entità sul Baltico. Ad un secondo livello, più radicato, si può ben notare come Kaliningrad sia posto ad un livello secondario sotto il profilo economico, quest’ultimo considerabile come direttamente dipendente dall’amministrazione centrale. Ciò fa di Kaliningrad un territorio debole sotto più aspetti, tra cui quello geoeconomico[19]. La dipendenza dell’Oblast’ dal governo centrale è tale da mettere costantemente a rischio la propria stabilità.
Un corridoio stretto e rischioso
In particolar modo, nel contesto delle relazioni tese tra l’Unione Europea e la Russia, la regione di Kaliningrad si ritrova tra due fuochi assai caldi. La principale considerazione da porre in tal caso è quello della catena di approvvigionamento dalla Russia a Kaliningrad. Il tema riveste un’importanza strategica fondamentale per gran parte degli attori coinvolti, in quanto esso costituisce un terreno fertile per scontri e tensioni, già verificatesi a più riprese.
Sin dal 2003[20][21] vige un accordo – il Documento di transito agevolato (FTD) e il Documento di transito ferroviario agevolato (FRTD)[22] – tra la Russia e l’Unione Europea per favorire il transito delle merci verso il territorio di Kaliningrad attraverso il passaggio per il denominato corridoio di Suwalki. Quest’ultimo costituisce il confine tra la Lituania e la Polonia e collega l’Oblast’ di Kaliningrad alla Bielorussia. L’importanza geostrategica del corridoio di Suwalki è rintracciabile sia per l’Unione Europea, sia per la NATO, sia per la Russia.
In primo luogo, per l’UE e la NATO costituisce un luogo fondamentale di connessione tra la Polonia e i tre Paesi Baltici (Estonia, Lettonia e Liturania), la cui vicinanza con il gigante russo è storicamente un pericolo esistenziale. Kaliningrad in tal caso gioca un ruolo essenziale, testimoniata dalla rilevanza militare che riveste. Difatti, come già anticipato, la regione costituisce la base principale della flotta baltica presso il porto di Baltyisk[23]. Inoltre, la capacità militare russa si concentra nella regione in numerosi punti, tra cui le due basi aeree di Chkalovsk e Chernyakhovsk[24] e lo stanziamento dell’11a Armata, quest’ultima utilizzata anche durante il conflitto in Ucraina. Tale capacità militare permetterebbe facilmente alla Russia di poter bloccare il corridoio, favorendo un accerchiamento delle tre repubbliche baltiche[25]. Questa prospettiva è stata più volte affrontata, discussa e analizzata. In ottemperanza di ciò, non è un caso che proprio le tre repubbliche rispettino a pieno l’obiettivo di spesa militare del 2% rispetto al PIL[26].
In secondo luogo, in virtù delle considerazioni di cui sopra, il fianco orientale è visto come il fianco debole di tutta l’alleanza. La possibilità di difesa di uno spazio come quello del corridoio di Suwalki è molto ridotta qualora la Russia dovesse lanciare un attacco preventivo, schierando in campo armi nucleari tattiche[27], le quali molto probabilmente sono presenti in parte anche nell’Oblast’ di Kaliningrad[28]. Gli ingressi, rispettivamente nel 2023 e nel 2024, di Finlandia e Svezia hanno rafforzato la presenza dell’Alleanza sul Baltico, favorendo un’opera di deterrenza – considerata, fino a poco fa, ancora debole[29] – sostanziale in risposta alle minacce nucleari da parte di Putin e del suo governo.
Conclusioni
La regione di Kaliningrad occupa una posizione internazionale rilevante, nonostante essa sia posta in secondo piano. L’appartenenza ad una potenza nucleare, come la Federazione Russa, fortifica questo suo ruolo centrale nell’azione di deterrenza e di minaccia ad opera della Russia. Quest’ultima, però, gestisce il territorio secondo una duplice direttrice, poste gerarchicamente una sopra l’altra: da un lato, la primaria importanza militare, che porta Kaliningrad ad un livello fondamentale per l’esercito russo; dall’altro, una scarsa concentrazione sul piano economico, preferendo metodi di approvvigionamento limitati e sfavorendo altri tipi di connessione – come quelli marittimi o aerei, utilizzati in minor parte – che portano la regione ad essere su di un costante equilibrio precario, in particolar modo in un teatro europeo non pacifico.
Note
[1] Berlin (Potsdam) Conference (Report on the tripartite conference of Berlin). (1945). https://maint.loc.gov/law/help/us-treaties/bevans/m-ust000003-1224.pdf
[2] Varsori, A. (2020) Storia Internazionale: Dal 1919 a oggi (p.154, 2a ed.). Il Mulino
[3] Dizionario di Storia. (2010). Kalinin, Michail Ivanovič. Treccani. https://www.treccani.it/enciclopedia/michail-ivanovic-kalinin/
[4] Cordes, M. J. (2024). HISTORICAL AND GEOGRAPHICAL OUTLINE. In KALININGRAD OBLAST 2024: Russia’s vessel of havoc on the Baltic Sea (pp. 9–12). Danish Institute for International Studies. http://www.jstor.org/stable/resrep60376.5
[5] Veitch, K. W. (1984) The Warsaw Pact Baltic Fleet (p.24). Naval Postgraduate school https://core.ac.uk/download/pdf/36712849.pdf
[6] Ministry of Defence of Russian Federation. (s.d.). Baltic Fleet. https://eng.mil.ru/en/structure/forces/navy/associations/structure/forces/type/navy/baltic/about.htm
[7] La questione etnica della Russia è stata affrontata più approfonditamente nel seguente articolo: Iovine, F. (2024, 28 agosto). La Russia tra terrorismo, etnie e sicurezza. Opinio Juris https://www.opiniojuris.it/opinio/la-russia-tra-terrorismo-etnie-e-sicurezza/
[8] Cordes, M.J. (2024). KALININGRAD OBLAST TODAY. In KALININGRAD OBLAST 2024: Russia’s vessel of havoc on the Baltic Sea (pp. 13-24). Danish Institute for International Studies. http://www.jstor.org/stable/resrep60376.6
[9] ROSSTAT. (2023). Russian Statistical Yearbook. https://eng.rosstat.gov.ru/storage/mediabank/Yearbook%202023.pdf
[10] Ibidem
[11] Nonostante il taglio giornalistico, il seguente articolo è esemplificativo della storia vissuta da Kaliningrad durante la russificazione: Cau, E. (2022, 22 giugno). Che cos’è Kaliningrad. Il Post. https://www.ilpost.it/2022/06/22/kaliningrad/
[12] Goni, L. (2022, 11 maggio). Konigsberg – Kaliningrad: la città che visse due volte. Mente politica. https://www.mentepolitica.it/articolo/konigsberg-a-kaliningrad-la-citt-che-visse-due-volte/2253
[13] L. Shvartsbreim, Y. (2013). Dom Sovietov Kaliningrad. Atchitectuul. https://architectuul.com/architecture/dom-sovietov-kaliningrad [14] Tale definizione è ripresa da un ampio filone derivante dai primi anni Novanta, durante i quali si ripensava Kaliningrad come un nuovo luogo di sviluppo economico basato sul libero mercato, su di un’ampia autonomia e secondo deroghe speciali in ambito economico. Per approfondire: Holtom, P. (2003). A ‘Baltic Republic in the Russian Federation’ or the ‘Fourth Baltic Republic’? Kaliningrad’s Regional Programme in the 1990s. Journal of Baltic Studies, 34(2).
[15] Moses, J. C. (2004). The Politics of Kaliningrad Oblast: A Borderland of the Russian Federation. The Russian Review, 63(1), 107–129. http://www.jstor.org/stable/3664694
[16] Kaliningrad region. (s.d.). Knoema. https://knoema.com/atlas/Russian-Federation/Kaliningrad-Region
[17] Holtom, P. (2003.). A ‘Baltic Republic in the Russian Federation’ or the ‘Fourth Baltic Republic’? Kaliningrad’s Regional Programme in the 1990s. Journal of Baltic Studies, 34(2). [18] Cordes, M. J. (2024). KALININGRAD OBLAST TODAY. In KALININGRAD OBLAST 2024: Russia’s vessel of havoc on the Baltic Sea (pp. 13–24). Danish Institute for International Studies. http://www.jstor.org/stable/resrep60376.6
[19] Un’analisi più approfondita e attenta della condizione di Kaliningrad a seguito dell’istituzione della Zona economica speciale e che fornisce un quadro, seppur di qualche anno addietro, del contesto geografico rilevante per la produzione industriale di Kaliningrad: Moses, J. C. (2004). The Politics of Kaliningrad Oblast: A Borderland of the Russian Federation. The Russian Review, 63(1), 107–129. http://www.jstor.org/stable/3664694
[20] Burac, M. (2023, 4 gennaio). Il nodo di Kaliningrad e il Baltico tra NATO e Russia. Aspenia. https://aspeniaonline.it/il-nodo-di-kaliningrad-e-il-baltico-tra-nato-e-russia/
[21] Cordes, M. J. (2024). THE WAR IN UKRAINE: THE ROLE OF KALININGRAD OBLAST. In KALININGRAD OBLAST 2024: Russia’s vessel of havoc on the Baltic Sea (pp. 41–46). Danish Institute for International Studies. http://www.jstor.org/stable/resrep60376.9
[22] REGOLAMENTO (CE) N. 693/2003 DEL CONSIGLIO del 14 aprile 2003 che istituisce un documento di transito agevolato (FTD) e un documento di transito ferroviario agevolato (FRTD) e modifica l’istruzione consolare comune e il manuale comune, Regolamento n. 693 (2003) (Unione Europea). https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32003R0693
[23] Ibidem
[24] Cordes, M. J. (2024). KALININGRAD OBLAST TODAY. In KALININGRAD OBLAST 2024: Russia’s vessel of havoc on the Baltic Sea (pp. 13–24). Danish Institute for International Studies. http://www.jstor.org/stable/resrep60376.6
[25] Sakkov, S. (2019). Why the Baltics matter. Defending NATO’s North-Eastern border. NDC POLICY BRIEF, 13.
[26] NATO. (2024). Defence Expenditure of NATO Countries (2014-2024) (p.3). https://www.nato.int/nato_static_fl2014/assets/pdf/2024/6/pdf/240617-def-exp-2024-en.pdf
[27] Sakkov, S. (2019). Why the Baltics matter. Defending NATO’s North-Eastern border. NDC POLICY BRIEF, 13.
[28] KRISTENSEN, H. M. (2012). CASE STORY: THE KALININGRAD DISTRICT. In Non-Strategic Nuclear Weapons (pp. 70–78). Federation of American Scientists. http://www.jstor.org/stable/resrep18934.10
[29] Mattelaer, A., & Verstraete, W. (2022, 27 giugno). Why Europe Needs a Nuclear Deterrence Renaissance. ISPI. https://www.ispionline.it/en/publication/why-europe-needs-nuclear-deterrence-renaissance-35568
Foto copertina: La città di Kaliningrad