Il disimpegno statunitense nel Mediterraneo ha riacceso la competizione tra gli Stati rivieraschi per guadagnare il titolo di potenza regionale.
Le loro ambizioni dipendono dalla capacità di proiettare la propria “ombra” sulle aree strategiche del “mare chiuso”, nel quale si intrecciano interessi politici, geostrategici ed energetici. In questo gigantesco “Risiko” mediterraneo, la Turchia ha mostrato di possedere tutte le carte per vincere.
La rinnovata assertività turca nel Mediterraneo è sintomo di un nazionalismo nostalgico, intento a reinterpretare una politica di potenza neo-ottomana, attraverso la quale Ankara cerca di imporsi come leader regionale, perseguendo i suoi interessi geostrategici ed economici, ma anche culturali.
In questo senso, si avvertono gli effetti dell’alleanza politica tra l’Akp di Erdoğan e il Partito del movimento nazionalista (Mhp). La politica estera turca si muove su più tavoli. Dalla Libia al Nagorno-Karabakh, dalla Siria al Mediterraneo orientale, la Turchia rafforza la propria influenza e il suo ruolo di protagonista.
Il sultano Erdoğan alla guida del mondo islamico
Sul piano culturale e religioso, Erdoğan si è posto l’obiettivo di fare della Turchia il leader del mondo musulmano, ponendosi come maggior sostenitore della causa della Fratellanza Musulmana; in quest’ottica ricade lo stretto legame di amicizia con il Qatar e la conseguente opposizione ad Arabia Saudita, Emirati Arabi ed Egitto; l’acceso scontro diplomatico con Macron in merito alla libertà di stampa, all’indomani dell’uccisione di Samuel Paty[1]; ma anche la controversa riconversione di Santa Sofia in moschea.[2]
L’alleanza Turchia-Qatar è costata alla monarchia qatarina l’isolamento nel Consiglio di cooperazione del Golfo (GCC), che aveva già imposto un embargo diplomatico ed economico – promosso da Arabia Saudita, Emirati Arabi, Bahrain ed Egitto – nel 2017 a causa del presunto sostegno ad Hamas ed Hezbollah.[3]
Nonostante i malumori dei partner regionali, questa collaborazione risulta reciprocamente vantaggiosa, in quanto Doha può contare sul supporto militare di Ankara, con la presenza di una base militare turca nei pressi della capitale; la Turchia, dal canto suo, può godere delle ingenti risorse economiche qatarine per finanziare le proprie operazioni nei vari teatri che la vedono coinvolta.
Difatti, grazie alla stretta collaborazione tra Recep Tayyip Erdoğan e l’emiro qatariota, Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani, “la Turchia ha potuto avviare le proprie operazioni non solo in Libia, ma anche in Yemen, Somalia e nel Corno d’Africa”.[4]
Militarismo neo-ottomano
Dal punto di vista geopolitico la Turchia ha avuto un ruolo strategicamente importante nella maggior parte delle crisi regionali, che la vede costantemente impegnata in una relazione di cooperazione/competizione con la Russia di Putin.
In Siria, dopo il decisivo intervento russo nel 2015 a difesa del regime di Bashar al-Assad, Ankara ha inteso salvaguardare il proprio ruolo nella ricostruzione siriana lavorando con Russia ed Iran nel processo negoziale di Astana, a partire dal 2017, pur continuando a perseguire la propria strategia militare. Dapprima con l’operazione Scudo dell’Eufrate nel 2016 e successivamente con la recente creazione di una “safe zone” al confine meridionale, la Turchia ha intensificato la presenza militare nel Kurdistan siriano, al fine di contrastare le milizie curde del Ypg, accusate di collaborare con i terroristi del Pkk curdo, con il quale Ankara ha ingaggiato una guerra lunga trent’anni. L’interesse turco in Siria è legato, inoltre, alla questione dei rifugiati siriani, che sono più di 3,6 milioni in Turchia. Erdoğan, che ha più volte utilizzato la questione migratoria per ricattare Bruxelles, sta lavorando ad un piano di ricollocamento dei rifugiati proprio nei territori del Kurdistan occupati dalle forze turche.
L’intervento in Libia a sostegno del Governo di accordo nazionale (Gna) di al-Serraj contro il generale Haftar e l’Esercito nazionale libico – appoggiato da Mosca – ha permesso ad Ankara di garantirsi un ruolo attivo nella futura ricostruzione del paese.
In questo modo la Turchia cerca di estendere la sua influenza nel Mediterraneo centrale, arrivando a contendere il ruolo di potenza regionale ad altri stati, come Francia ed Italia, che vede affievolirsi la sua influenza nell’area nordafricana.[5]
Strategicamente importanti sono stati gli accordi di cooperazione turco-libica che prevedono il finanziamento turco per la realizzazione di centrali elettriche ed infrastrutture, al quale si aggiunge l’accordo bilaterale sulle Zee firmato il 27 novembre 2019. L’accordo provvede a “definire i confini delle Zee, ossia i tratti di mare in cui sarà possibile per Tripoli e Ankara sfruttare le risorse energetiche; e consentire alla Turchia di fornire assistenza militare in caso di richiesta da parte del governo libico”.[6]
La diplomazia energetica

Dal punto di vista strategico, di fondamentale importanza per la Turchia è il dossier relativo alla gestione delle risorse energetiche. Il nodo più spinoso riguarda il progetto EastMed, nato dalla collaborazione tra Israele, Grecia, Cipro ed Egitto, che prevederà la realizzazione di un gasdotto per l’esportazione di gas naturale dai giacimenti israeliani, come quello di Tamar, verso l’Italia, il cui costo si aggirerebbe intorno ai 7 miliardi di euro. L’esclusione da tale progetto ha indispettito non poco i turchi, che nutrivano il desiderio di diventare il principale Hub logistico per l’esportazione di idrocarburi verso l’Europa.
La Turchia, infatti, ospita il gasdotto TANAP (Pipeline Trans Anatolian) che attraversa il paese da Est a Ovest, collegando la SCP (South Caucasus Pipeline) alla TAP (Trans-Adriatic Pipeline), attraverso la quale il gas proveniente dal giacimento offshore azero Shah Deniz, nel Mar Caspio, è esportato in Italia e nel resto d’Europa.[7]
In considerazione di ciò, la decisione di escludere Ankara dal progetto, risponde alla volontà politica la concorrenza turca nel Mar di Levante, pur essendo l’opzione economicamente più costosa.
Erdoğan, quindi, ha deciso di ostacolare in ogni modo il progetto EastMed, ad esempio bloccando l’istallazione delle condutture transitanti nella Zee rivendicata tramite gli accordi del 2019 con la Libia. Un espediente legale per Ankara, che avrebbe lo scopo di fare pressioni sui partner dell’East Mediterranean Gas Forum, al fine di ottenere un posto al tavolo delle trattative, ovvero di far naufragare definitivamente il progetto, qualora questo non avvenga.[8]

Un altro dossier aperto sul tavolo di Erdoğan è quello della disputa con la Grecia “circa la delimitazione dei rispettivi confini marittimi”.[9] Inoltre, la scoperta dei giacimenti di gas naturale di Calipso e Afrodite in acque cipriote, ha rivitalizzato le rivendicazioni turche sulla Zee di Cipro Nord, riconosciuta dalla sola Turchia. Erdoğan ha inviato nei mesi scorsi diverse navi da ricerca e perforazione, come la Oruc Reis, al largo dell’isola greca di Kastellorizo, ignorando le proteste dei governi greco e cipriota, nonché la presenza, nella Zona Economica Esclusiva cipriota, di Eni e Total – che hanno ottenuto dal governo cipriota le licenze per azioni di trivellazione – verso le quali Ankara ha condotto azioni di disturbo, come nel caso della nave Saipem 12000, attraverso l’emissione di Navtex e l’utilizzo di navi militari in ricognizione.[10]
Cosa ci aspetta?
I rapporti UE-Turchia, a partire dal 2019, sono divenuti sempre più tesi, con Bruxelles che – incoraggiata da Berlino e Parigi, sostenitori della linea dura – minaccia sanzioni economiche pesantissime, al fine di dissuadere Ankara dal compiere ulteriori atti provocatori nei confronti di Grecia e Cipro. Sebbene la questione delle sanzioni alla Turchia sia stata affrontata durante lo scorso summit europeo del 10-11 dicembre 2020, il Consiglio ha, ancora una volta, scelto la linea morbida, annunciando l’interesse europeo “a sviluppare relazioni di cooperazione reciprocamente vantaggiose con la Turchia”. [11] Sono state estese, tuttavia, le sanzioni economiche approvate dal Consiglio del 2-3 ottobre 2020, allungando la lista di entità ed individui sanzionati per le attività illegali nel Mediterraneo orientale.[12]
La Turchia, inoltre, si avvia verso un maggior isolamento diplomatico e politico all’interno della NATO. Lo scontro di Francia e Grecia con Turchia, rischiano di aprire una profonda frattura nell’Alleanza, con il pericolo di escalation militari simili a quelle viste la scorsa estate, con la marina francese, greca, cipriota ed italiana impegnate in una esercitazione militare anti-Turchia.[13] A ciò si aggiunga la recente decisione di Washington di punire Ankara con sanzioni economiche, per l’acquisizione del dei sistemi di difesa missilistica S-400 dalla Russia.[14]
La nuova amministrazione statunitense, come annunciato dallo stesso Biden, adotterà una linea più dura nei confronti di Erdoğan, il quale – già alle prese con una profonda recessione economica ed un calo dei consensi in politica interna – potrebbe trovarsi sotto il fuoco incrociato di UE e USA.
Resterà da vedere, dunque, se lo spettro di future sanzioni economiche e una maggiore pressione di Washington su Ankara, indurranno Erdoğan ad abbandonare la sua politica imperialista ed antieuropea; a rivedere le proprie relazioni con Mosca; ed una maggior apertura alla cooperazione con l’Unione Europea, che passi anche per una gestione integrata delle risorse energetiche.
Note
[1] F. Q., 4 dicembre 2020, Erdogan: “Macron è un problema, spero che la Francia se ne liberi al più presto”. Ma rischia le sanzioni Ue, Il Fatto Quotidiano. https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/04/erdogan-macron-e-un-problema-spero-che-la-francia-se-ne-liberi-al-piu-presto-ma-rischia-le-sanzioni-ue/6027073/
[2] F. Q. | 10 luglio 2020, Santa Sofia torna moschea dopo 86 anni: il Consiglio di Stato turco dalla parte di Erdoğan. Lui: “Continuerà ad accogliere tutti”, Il Fatto Quotidiano. https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/07/10/santa-sofia-torna-moschea-dopo-86-anni-il-consiglio-di-stato-turco-dalla-parte-di-erdogan-lui-continuera-ad-accogliere-tutti/5864141/
[3] Redazione, 5 giugno 2020, Terzo anniversario per la crisi del Golfo, il Qatar aperto al dialogo, SicurezzaInternazionale. https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2020/06/05/terzo-anniversario-la-crisi-del-golfo-qatar-aperto-al-dialogo/
[4] Cfr. Redazione, 3 luglio 2020, Asse Turchia-Qatar: Erdogan si reca a Doha per “riscuotere le tasse”, SicurezzaInternazionale. https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2020/07/03/asse-turchia-qatar-erdogan-si-reca-doha-riscuotere-le-tasse/
[5] Valeria Talbot, 06 novembre 2020, Nuovo protagonismo della Turchia nello scacchiere regionale, ISPI. https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/nuovo-protagonismo-della-turchia-nello-scacchiere-regionale-28164
[6] Cfr. Matteo Colombo |Giuseppe Dentice, 21 febbraio 2020, Approfondimento: l’accordo Turchia-GNA sui confini marittimi, ISPI. https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/approfondimento-laccordo-turchia-gna-sui-confini-marittimi-25158
[7] Per approfondimenti: Trans-Adriatic Pipeline https://www.tap-ag.it/
[8] Valeria Talbot, 23 settembre 2020, Turchia: l’emergenza non ferma le ambizioni regionali, ISPI. https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/turchia-lemergenza-non-ferma-le-ambizioni-regionali-27576
[9] Cfr. Silvia Colombo, 15 ottobre 2020, La matassa del Mediterraneo orientale e il ruolo dell’Italia, ISPI. https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/la-matassa-del-mediterraneo-orientale-e-il-ruolo-dellitalia-27848
[10] Renato Scarfi, 31/08/20, TURCHIA SEMPRE PIÙ AGGRESSIVA. GLI INTERESSI ITALIANI NEL MEDITERRANEO ORIENTALE, difesaonline.it https://www.difesaonline.it/mondo-militare/turchia-sempre-pi%C3%B9-aggressiva-gli-interessi-italiani-nel-mediterraneo-orientale
[11] Cfr. Conclusioni del Consiglio europeo, 10-11 dicembre 2020 – https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2020/12/11/european-council-conclusions-10-11-december-2020/#
[12] 11 dicembre 2020, I leader europei contro la Turchia, scattano nuove sanzioni, La Repubblica https://www.repubblica.it/esteri/2020/12/11/news/i_leader_europei_contro_la_turchia_scattano_nuove_sanzioni-277864258/
[13] FRANCESCO GRIGNETTI, 26 Agosto 2020, Francia, Grecia, Cipro e Italia: prove di forza navale anti-Turchia nel Mediterraneo orientale, La Stampa. https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2020/08/26/news/francia-grecia-cipro-e-italia-prove-di-forza-navale-anti-turchia-nel-mediterraneo-orientale-1.39230284
Foto copertina: Immagine web. FinancialMirror