La nuova amministrazione Trump si prepara ad un contesto globale molto più instabile rispetto all’ultimo mandato: tra i dossier più urgenti c’è ancora quello sull’Ucraina. Negoziare per togliere Washington dal pantano sul fronte russo-ucraino è una priorità.
di Hilina Belayeneh
Una guida (ancora) decisiva in un contesto globale instabile
Dopo l’annuncio della sua vittoria, Zelens’kyj si è congratulato con Trump, lodando la sua “impressionante notte elettorale”, probabilmente nella speranza di mantenere aperto il dialogo. La storia tra i due, però, è da sempre segnata da tensioni: era solo il 2019 quando il tycoon fu accusato di aver esercitato pressioni sul neoeletto presidente Zelens’kyj affinché indagasse sull’avversario Joe Biden e sul figlio Hunter, membro del consiglio di una società ucraina. Questa vicenda portò al famoso “Ucraina Gate” e al primo impeachment di Trump per abuso di potere e ostruzione di Congresso[1].
Da allora, i rapporti tra Trump e Zelens’kyj, sono stati altalenanti, mentre le simpatie del tycoon per Putin non sono mai state troppo velate . Durante la campagna elettorale Trump ha criticato il presidente ucraino più volte, accusandolo per la responsabilità dell’invasione russa ma anche di essere un “salesman” per gli ingenti aiuti militari ottenuti[2]. Dal canto suo, Zelens’kyj, si è sempre mostrato dubbioso circa le reali capacità di Trump di poter porre fine al conflitto, addirittura “in 24 ore”. Tuttavia, più si avvicinava la data dell’election night e più i toni si sono fatti pacati: a settembre in occasione del suo viaggio negli Stati Uniti, il presidente ucraino ha presentato al tycoon il suo ambizioso Victory Plan che prevede l’adesione alla Nato, il permesso di usare le armi a lungo raggio degli alleati in territorio russo e una difesa strategica congiunta delle risorse ucraine con l’Occidente. Il Presidente ucraino ha dovuto scegliere la strada della cauta diplomazia ma anche questo incontro per Trump è stato un’ulteriore occasione per ribadire che la sua posizione nei confronti della Russia non è dura; questo riflette esattamente il suo approccio alla politica estera, racchiuso in una sua stessa dichiarazione del 2018: «It’s better to have Russia in than to have Russia out. Because just like North Korea, just like somebody else, it’s much better if we get along with them [3]».
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Se la guerra finisce grazie a Trump
Durante l’amministrazione Biden, il sostegno a Kiev è stato una costante fondamentale per consentire all’Ucraina di resistere al fuoco russo. Tuttavia, a più di due anni dall’inizio del conflitto, tali aiuti non si sono rivelati decisivi, rimanendo spesso vincolati a clausole di utilizzo, e i negoziati sembrano lontani dopo l’azzardata mossa di Biden di autorizzare l’impiego dei missili ATACMS[5] contro obiettivi russi, una decisione che contribuisce ad un’ulteriore escalation.
Intanto Trump non perde tempo e mette in piedi la sua squadra di alleati fidati per il suo nuovo mandato. Tra le nomine spicca quella di Keith Kellogg[6], già Consigliere per la sicurezza nazionale del Vicepresidente durante la sua precedente amministrazione, designato come inviato speciale per l’Ucraina e la Russia. Questa scelta lascia intravedere una linea definita: è probabile che si seguirà il piano[7] presentato da lui stesso ad aprile, consistente in un cessate il fuoco che blocchi le linee del fronte e costringa le parti coinvolte a sedersi al tavolo dei negoziati. Il piano è coerente con quanto sempre sostenuto da Trump sulla necessità di una linea d’azione realistica, ovvero un programma pragmatico e favorevole agli interessi di Washington, che non può più permettersi di concentrare risorse sul fronte russo-ucraino, trascurando altri punti strategicamente cruciali, come l’Indo-Pacifico.
Veniamo alla difficile questione dei negoziati: nel piano iniziale di Zelens’kyj era previsto il ripristino dei confini dell’Ucraina del 1991, inclusa la Crimea. Questo punto rappresenta già un elemento di forte attrito tra l’idea di pace di Kiev e quella dei Repubblicani per cui “la Crimea è persa[8]”, e che non sosterrebbero l’Ucraina in un tentativo di riconquista della penisola. La questione è emersa subito dopo l’election night, nelle parole di Bryan Lanza, collaboratore dell’amministrazione Trump. Sebbene tali affermazioni siano state rapidamente smentite, confermano la posizione già espressa in passato da Trump, che considera la Crimea russa per ragioni storico-culturali.
Zelens’kyj, dunque, deve rivedere il “Victory plan” per confrontarsi con un popolo stremato da due anni di guerra e con l’imminente insediamento di Trump, il cui approccio sembra orientato verso il disimpegno. Non a caso, il presidente ucraino si è recentemente mostrato più aperto all’idea di cessioni temporanee dei territori occupati, a condizione che ciò garantisca l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Tale proposta è destinata a scontrarsi con il netto rifiuto di Mosca: da un lato, l’espansione della Nato verso Est è considerata inaccettabile; dall’altro, non si deve dimenticare che l’obiettivo di lungo termine del Cremlino resta quello di riportare Kiev nella sfera di influenza della “Madre Russia”.
Trump e Putin quasi amici
Il tycoon si è sempre vantato dei buoni rapporti con il presidente russo e, anche per l’accoglienza positiva della sua vittoria in Russia, si potrebbe cadere nella tradizionale narrativa dell’amicizia tra Trump e Putin. Dopo più di due anni, la guerra ha stremato anche Mosca che ha avuto problemi di risorse umane, tanto da doversi servire del supporto delle truppe nord coreane, e ora si trova anche a dover gestire la difficile questione dei ribelli del gruppo Hayat Tahrir al-Sham in a Siria, dove Mosca sostiene il regime di Bashar al-Assad, dovuta soprattutto al fatto che la maggior parte delle sue forze militari sono state spostate in Ucraina, lasciando questo fronte più scoperto. Sedersi al tavolo del negoziato quindi è conveniente anche per la Russia che, oltretutto, è consapevole dell’imprevedibilità del prossimo inquilino della Casa Bianca e dal fatto che non verrà risparmiata dalle sanzioni nel caso in cui non accettasse di farlo.
È vero che, rispetto a Biden, il tycoon non ha mai espresso condanne esplicite nei confronti del Cremlino. Tuttavia, Mosca è consapevole che questa “distensione” esiste più come cortesia diplomatica che come riflesso di azioni concrete: la Federazione non dimenticherà il fatto che, durante il primo mandato di Trump, all’Ucraina sono stati venduti i missili anticarro Javelin[9] , una scelta che neanche l’amministrazione Obama aveva approvato.
La questione delle sanzioni riguarda anche gli stessi partner della Russia, ovvero Cina e Iran nei confronti delle quali Trump non è mai stato clemente.
Un cambio di paradigma
La recente escalation durante questo periodo di transizione solleva nuovi interrogativi. Per l’amministrazione Trump, lo scenario più probabile sembra essere quello delineato dal piano Kellogg, come detto sopra: raggiungere un cessate il fuoco come premessa per avviare negoziati. Questa strategia appare la via più rapida, ma il nodo cruciale resta l’aspirazione di Kiev a entrare nella NATO, un punto che Mosca considera inaccettabile. Per Trump, le aspirazioni del popolo ucraino non rappresenteranno una priorità, ma ciò non si tradurrà necessariamente in un abbandono dell’Ucraina. Piuttosto, è più probabile che il sostegno militare si trasformi in prestiti fino alla fine del conflitto, anziché aiuti diretti[10].
Rimane, tuttavia, la questione degli ATACMS e del loro utilizzo su territorio russo. Sebbene Trump punti ad un cessate il fuoco, non è detto che uno dei suoi primi provvedimenti a gennaio sia il ritiro del permesso per l’uso di questi missili. Al contrario, potrebbe mantenere questa leva come strumento negoziale per rafforzare la propria posizione senza concedere vantaggi immediati alla Russia.
La vittoria di Trump segna un cambio di paradigma anche per l’Unione europea, che dovrà nuovamente confrontarsi con un leader poco incline al filo europeismo e critico nei confronti della Nato. Le sue posizioni hanno riacceso l’annoso dibattito sulla necessità di un esercito comune europeo. Tuttavia, un’uscita degli Stati Uniti dalla Nato appare altamente improbabile: nonostante le critiche e la retorica di “America First“, l’Europa resta un alleato strategico. Sul lungo termine, la partnership transatlantica sarà fondamentale per affrontare le sfide poste dalla competizione con potenze come Pechino, Mosca e Teheran.
Le pressioni di Trump affinché gli alleati europei rispettino gli impegni di spesa per la difesa mirano più a rafforzare l’Alleanza che a smantellarla. Questo è il prezzo da pagare per mantenere un impero, e Trump ne è ben consapevole: “America First, is not America alone”[11].
Note
[1]Library of Congress, ArtII.S4 4.9 President Donald Trump and Impeachable Offenses | Constitution Annotated | Congress.gov | Library of Congress
[2] Gram Slattery, Trump blames Ukraine’s Zelenskiy for starting war with Russia, “Reuters”, 18/10/24 Trump blames Ukraine’s Zelenskiy for starting war with Russia | Reuters
[3] Anne Gearam, Trump again blames Obama for Russian annexation of Crimea, says he may meet Putin in the summer, “The Washington Post”, 15/06/18 Trump again blames Obama for Russian annexation of Crimea, says he may meet Putin in the summer – The Washington Post
[4] Marianne LeVine, Michael Birnbaum and Isabelle Khurshudyan, Trump meets with Zelensky, opening new chapter in a fraught relationship, “The Washington Post”, 27/09/24 Trump meets with Zelensky, opening new chapter in a fraught relationship – The Washington Post
[5] Department Press Briefing, Department Press Briefing – November 25, 2024 – United States Department of State
[6] Per approfondire Lt. General (Ret.) Keith Kellogg | Team
[7] Center for American Security, “America First, Russia, Ukraine”, America First, Russia, & Ukraine | Issues
[8] The Kyiv Independent, Crimea is gone-Senior Trump advisor says Ukraine needs to have ‘realistic’ war aims, 9/11/24 ‘Crimea is gone’ — Senior Trump advisor says Ukraine needs to have ‘realistic’ war aims
[9] Arms Control Association, U.S. Anti-Tank Missiles Headed to Ukraine, U.S. Anti-Tank Missiles Headed to Ukraine | Arms Control Association
[10] Brett Samuels, Trump on Ukraine aid: ‘We’re thinking about making it in the form of a loan’, “The Hill”, 4/12/24 Trump on Ukraine aid: ‘We’re thinking about making it in the form of a loan’
[11] Trump at Davos: America First, not America Alone
Foto copertina: Donald Trump incontra il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky alla Trump Tower[4].