World News, una settimana di notizie


Le più importanti notizie dal mondo riprese dai maggiori quotidiani, per essere sempre aggiornati. Notizie dal 15 al 21 dicembre.


Africa

Algeria:Il neo presidente eletto dell’Algeria, Abdelmadijd Tebboune, si è ufficialmente insediato giovedì 19 dicembre, prestando giuramento durante la cerimonia ufficiale ad Algeri, secondo quanto riporta AFP. Eletto al primo turno il 12 dicembre, Tebboune succede ad Abdelaziz Bouteflika, del quale è stato primo ministro. Bouteflika è stato costretto alle dimissioni ad aprile a causa delle manifestazioni che hanno sconvolto l’Algeria da ben dieci mesi (AFP).

Camerun:I membri della Camera hanno approvato, mercoledi 18 dicembre, un progetto di legge sul decentramento amministrativo, finalizzato a garantire uno status speciale alle due regioni anglofone del paese, in conflitto con le forze governative da anni, secondo Africanews.  In caso di approvazione della legge da parte del Senato, le regioni potranno sviluppare autonome politiche pubbliche nei settori dell’istruzione e della giustizia. Il principale provvedimento, concordato già durante il Grand National Dialogue, convocato dal Presidente Paul Biya da ottobre, è stato proprio quello di attribuzione di status speciale, finalizzato a porre fine alla crisi nel paese che fino ad oggi ha causato la morte di ben 3000 persone. Inoltre, il Presidente Biya ha promesso la scarcerazione di 333 militanti separatisti (Africanews)

Rep.Democratica del Congo: La Repubblica Democratica del Congo ha dichiarato di aver congelato i beni di Saleh Assi, il “Re Del Pane” libanese, dopo che Washington lo aveva accusato di finanziare la milizia sciita di Hezbollah. Tuttavia, dato che Kinshasa temeva per l’interruzione delle forniture di pane, ha comunque garantito che alle imprese verrò concesso di aprire nuovi conti bancari sotto supervisione, stando a quanto riporta Jolino Makelele, portavoce del governo, in conferenza stampa. Le sanzioni Usa colpiscono sia Saleh Assi, che vive nella Repubblica Democratica del Congo ed è detentore di un impero di panetterie e mulini, sia un suo connazionale, Nazem Said Ahmad, commerciante di diamanti e collezionista d’arte con sede in Libano. La coppia sarebbe stata accusata di riciclaggio di denaro, e di aver prodotto decine di milioni di dollari per Hezbollah, finalizzati a finanziare le sue attività illecite. “Tutti i beni di Assi verranno congelati, insieme a tutte le transazioni fatte da questi conti”, ha dichiarato Makelele, dopo una speciale riunione di gabinetto, e le imprese verranno sottoposte ad un regime di “amministrazione indipendente”, fino a quando non verrà trovata una soluzione duratura, secondo le disposizioni del Dipartimento del Tesoro USA. Le società potranno aprire nuovi conti bancari, ma sempre sotto la supervisione del governo. (Al Arabija).

Il presidente del Gabon, Ali Bongo Ondimba, ha aperto un vertice in Africa centrale, segnando un ritorno sulla scena internazionale quasi 14 mesi dopo aver subito un ictus.

Gabon: Ali Bongo Ondimba, Presidente del Gabon, ha inaugurato mercoledi 18 dicembre l’apertura del Summit Africano della Comunità economica degli Stati dell’Africa Centrale (ECCAS). L’incontro è stato un ritorno sulla scena politica del Presidente del Gabon dopo l’infarto subito dallo stesso 14 mesi fa,ha visto la partecipazione di 11 stati, ai quali ha rivolto queste parole : “Vi auguro il più caloroso benvenuto a Libreville, per questo straordinario summit, che punta alla riforma istituzionale della nostra comunità, e che dovrebbe garantirle di adattarsi alle sfide quotidiane dell’intero continente e rafforzare il suo ruolo di pilastro dell’ Unione Africana”.

La Comunità Economica degli Stati dell’Africa Centrale, di cui fanno parte Angola, Burundi, Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica Del Congo, Ruanda, Sao Tome e Principe, mira a creare un’organizzazione più potente, simile a quella dell’Unione Africana o dell’Unione Europea – (Al Jazeera)

Egitto: Proseguono le indagini sulla morte del giovane studente Giulio Regeni; in occasione della sessione organizzata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta del 17 dicembre, sono stati ascoltati il procuratore di Roma, Michele Prestipino, e il sostituto Sergio Colaiocco. Ricordiamo che il giovane ricercatore, rapito il 25 gennaio 2016 e ritrovato senza vita il 3 febbraio, vicino il Cairo, è stato torturato prima di essere ucciso. Stando alle audizioni del 17 dicembre, gli apparati di sicurezza egiziani avrebbero messo in atto quattro depistaggi, che avrebbero quindi fatto seguito ad una tortura protrattasi da più fasi. Il Pm Sergio Colaiocco, parlava di una ragnatela tessuta dai servizi di sicurezza nazionali egiziani, che avrebbero controllato e monitorato il giovane prima dell’omicidio; in particolare, sarebbero il suo coinquilino avvocato, il sindacalista degli ambulanti, e l’amica che lo aiutava nelle traduzioni, Noura Whaby.

L’omicidio di Giulio Regeni è stato commesso in Egitto tra gennaio e febbraio 2016. Regeni era un dottorando italiano dell’Università di Cambridge che venne rapito il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir; venne ritrovato senza vita il 3 febbraio successivo nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani.

Sempre secondo il Pm Colaiocco, gli apparati egiziani avrebbero creato diversi falsi, volti a depistare le indagini, proprio come l’autopsia con la quale è stato evidenziato che i traumi riportati potevano essere stati causati da un incidente stradale. Il fatto che poi è stato ritrovato nudo faceva pensare ad un possibile movente sessuale. Un altro falso racconto è attribuito ad un ingegnere che, parlando alla tv egiziana, avrebbe riferito di aver visto Regeni litigare con uno straniero nei pressi del consolato italiano. Questo ingegnere sembrerebbe che abbia ricevuto precise istruzioni da parte di un ufficiale della Sicurezza Nazionale nel dover raccontare questa storia, anche lui membro della Squadra Investigativa Italo – Egiziana. Queste operazioni di depistaggio sarebbero state utilizzate per preservare l’immagine del Cairo. Ciò che rende più complicate le operazioni di coordinamento delle indagini è sicuramente l’assenza di accordi bilaterali tra Italia ed Egitto. Questo caso è tornato alle luci della ribalta dopo che Hamada al-Sawi, neo-procuratore generale egiziano, ha invitato il suo omologo italiano alla cooperazione (Al Jazeera).

Tunisia: Ancora negoziazioni e consultazioni in Tunisia per la formazione di un nuovo governo. La Tunisia è senza governo da ben due mesi, dopo le elezioni del 6 ottobre scorso che hanno visto la vittoria di Ennahda, il sedicente partito “islamico – democratico” unico legittimato a formare il nuovo governo, nonostante abbia ottenuto 52 dei 217 seggi complessivi. Attualmente la Tunisia è guidata da un governo provvisorio con a capo Youssef Chahed.

Costa d’Avorio:Il franco CFA scompare dal prossimo luglio. La moneta simbolo del vecchio potere francese in Africa lascerà il posto a una nuova moneta unica che si chiamerà ECO. Lo ha annunciato Alassane Ouattara, presidente della Costa d’Avorio, in una conferenza congiunta ad Abidjan al fianco di Emmanuel Macron, dopo la visita del presidente francese. A Parigi, l’Eliseo ha fatto sapere a BFM-TV che la fine del franco CFA metterà fine “a tutte le illazioni su questa moneta”.

Americhe

Usa: Trump vs impeachment: mercoledì 18 dicembre è stato il momento della svolta e della verità per il Presidente degli Stati Uniti e per l’America. La Camera dei Rappresentanti ha votato l’impeachment nei confronti del Presidente Donald Trump, terzo Presidente Usa a finire sotto questa procedura. Due gli articoli di impeachment approvati, il primo con 230 voti favorevoli e 197 contrari, e il secondo con 229 voti a favore e 198 contrari. Adesso la parola passa al Senato, al quale Trump ha già chiesto un processo immediatamente. (The New York Times)

Cile:E’ ormai virale il video shock in cui un manifestante anti-governativo viene schiacciato in Plaza Italia a Santiago. L’episodio si è verificato venerdì, ma è stato reso noto solo oggi. Nelle immagini si vede un giovane incappucciato nella piazza mentre altri dimostranti lanciano oggetti di ogni genere contro due camionette dei Carabineros. Nella ressa, il giovane finisce schiacciato tra i due mezzi. Il giovane dimostrante, 20 anni, ha riportato la frattura del bacino ma, secondo i media, non è in pericolo di vita.

Bolivia:La procura boliviana ha spiccato un mandato d’arresto per l’ex presidente della Bolivia, Evo Morales, con accuse di sedizione e terrorismo. L’ex leader boliviano, riparato in Messico subito dopo le dimissioni, era giunto nei giorni scorsi in Argentina per chiedere lo status di rifugiato. Il documento dell’ordine di cattura, firmato dai pm Jhimmy Almanza e Richard Villaca, è stato diffuso dal ministro del Governo (Interno) boliviano, Arturo Murillo, via Twitter, con un messaggio indirizzato a Evo Morales “per sua conoscenza”.

Ormai l’ex Presidente della Bolivia Evo Morales, durante la conferenza stampa dello scorso 17 dicembre a Buenos Aires, AEPA/Juan Ignacio Roncoroni

Secondo quanto riferito dal portale Erbol, la decisione della Procura giunge dopo che Morales ha espresso la sua intenzione di tornare in Bolivia. Evo ha affermato in Argentina che dovrebbe ricevere tutte le garanzie nel suo Paese, dato che è un ex presidente. Tuttavia, il processo per terrorismo contro Morales riguarda eventi verificatisi quando non era più in carica, durante le tensioni dopo le sue dimissioni. La procura ha avviato un processo nell’ambito penale ordinario. Morales è indagato per sedizione, terrorismo e finanziamento del terrorismo a causa di un video diffuso dal governo di transizione boliviano in cui si sente una voce, attribuita all’ex presidente in quel momento fuggito in Messico, che in una conversazione telefonica ordina di ‘assediare’ le città della Bolivia e lasciarle senza cibo

Argentina:Il Senato argentino ha definitivamente approvato, con 41 voti favorevoli, 23 contrari ed una astensione, la Legge di Solidarietà sociale e riattivazione economica nel testo governativo già approvato dalla Camera. Si tratta della prima legge esaminata dal Parlamento argentino dall’insediamento del presidente Alberto Fernandez il 10 dicembre scorso nel quadro dell’emergenza pubblica dichiarata dal governo che contempla cambiamenti nelle facoltà del potere esecutivo per gestire lo Stato in materia economica, finanziaria, fiscale, amministrativa, pensionistica, tariffaria, energetica, sanitaria e sociale. La Legge di Solidarietà sociale e Riattivazione produttiva prevede la dichiarazione di emergenza pubblica fino al 31 dicembre 2020, in modo da permettere al governo di applicare misure straordinarie per contrastare la crisi economica e sociale e porre le basi per promuovere lo sviluppo produttivo.

Asia/Pacifico & Medio Oriente 

Yemen – Il 19 dicembre si è conclusa la settima sessione del Comitato di coordinamento congiunto per il dispiegamento delle truppe a Hodeidah. Quest’incontro, che ha avuto luogo a bordo di una nave Onu nelle acque del Mar Rosso, ha visto la partecipazione di delegati Onu ed esponenti dell’establishment politico yemenita, oltre alla presenza del generale indiano Abahigit Juha, a capo della squadra di monitoraggio  Onu a controllo dell’area e che già aveva proposto, nel corso di questo incontro, la creazione di un centro di monitoraggio avanzato, finalizzato alla redistribuzione delle forze e formazione di squadre di collegamento. Inoltre, la creazione di un corridoio umanitario di concerto con le agenzie umanitarie e civili, così da favorire lo spostamento dei cittadini nella zona. Queste proposte, tuttavia, dovranno essere sottoposte al vaglio del delegato Onu in Yemen, la delegazione del governo centrale legittimo, e la rappresentanza dei ribelli sciiti Houthi. Questo incontro va visto sempre nell’ambito dell’operazione Onu che va avanti dal 19 ottobre, che ha iniziato a porre posti di blocco e monitoraggio ad Hodeidah per riportare la tregua nella regione. E questa è una parte importante dell’accordo di cessate il fuoco preso in Svezia il 13 dicembre dell’anno scorso; questo patto prevedeva il ritiro dei ribelli Houthi sciiti dai 3 porti principali yemeniti, tra cui apunto Hodeidah, Saleef e Isa, lasciando all’Onu il comando delle operazioni di monitoraggio e gestione dell’aera. Tuttavia, il dislocamento dei contingenti Houthi sarebbe dovuto avvenire 21 giorni dopo il cessate il fuoco, ma questo non si è mai verificato. (Al Jazeera).

Siria:Almeno otto persone sono morte oggi e decine di altre sono rimaste ferite negli attacchi aerei sferrati contro la provincia nord-occidentale di Idlib, in Siria, l’ultima roccaforte ribelle rimasta nel Paese devastato dalla guerra. Lo hanno riferito attivisti dell’opposizione. L’attacco è avvenuto nel mezzo di un’offensiva del governo nella regione: le ultime vittime nella città di Saraqeb, dove le forze governative hanno catturato due nuovi villaggi sul confine meridionale della provincia. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede in Gran Bretagna, ha affermato che otto civili sono stati uccisi e più di 20 feriti negli attacchi aerei di questa mattina su Saraqeb. La difesa civile siriana dell’opposizione ha affermato che otto persone sono state uccise e 25 ferite negli attacchi aerei che avrebbero colpito, fra l’altro, un mercato.

Libano:Sono cominciate stamani a Beirut, in Libano, le consultazioni per la formazione del nuovo governo guidato da Hassan Diab, sostenuto dalla coalizione di partiti che fanno capo al movimento sciita Hezbollah vicino all’Iran. Diab ha avviato come previsto stamani i primi incontri politici. Ieri Diab aveva affermato di voler annunciare la creazione del governo entro la fine di gennaio.

Il nuovo primo ministro libanese Hassan Diab parla ai media dopo l’incontro con il primo ministro uscente Saad Hariri nella casa di Hariri a Beirut, in Libano, il 19 dicembre 2019. Hassan Diab è nominato nuovo presidente del Consiglio dei ministri libanese dal presidente Michel Aoun dopo le consultazioni con il parlamento blocca i membri in cui ha ottenuto un voto 69 del parlamento di 128 membri. MOUNZER EPA / NABIL

Intanto ieri sera a Beirut e in altre zone a maggioranza sunnita del paese sostenitori dell’ex premier Saad Hariri sono scesi in strada bloccando la circolazione, incendiando cassonetti e copertoni di camion. In alcuni casi, come nel quartiere di Mazraa a Beirut, ci sono stati ripetuti scontri con le forze di sicurezza.

Iran: In una lettera aperta, 134 premi Nobel hanno invitato la Guida suprema iraniana Ali Kamenei a garantire che Ahmadreza Djalali, esperto di Medicina dei disastri e assistenza umanitaria ed ex ricercatore presso l’Università del Piemonte Orientale di Novara, condannato a morte in Iran con l’accusa di “spionaggio”, “possa tornare a casa da sua moglie e dai suoi figli e continuare il suo lavoro accademico a beneficio dell’umanità”. Lo rende noto Amnesty International aggiungendo che oltre 160.000 persone hanno già firmato l’appello sul sito amnesty.it. Djalali – ricorda l’organizzazione a tutela dei diritti umani – stava lavorando al Karolinska Institute di Stoccolma prima di essere arrestato, nell’aprile 2016, dai servizi segreti mentre si trovava in Iran per partecipare a una serie di seminari nelle università di Teheran e Shiraz. Le autorità iraniane hanno fatto forti pressioni su Djalali affinché firmasse una dichiarazione in cui “confessava” di essere una spia per conto di un “governo ostile”.

India – Il provvedimento approvato dal governo Modi sulla concessione della cittadinanza ai rifugiati da Afghanistan, Pakistan e Bangladesh e che esclude gli immigrati di fede islamica ha provocato dal 12 dicembre una serie di scontri in moltissime città indiane come Mangalore, Lucknow e a New Delhi sono state chiuse le stazioni della metropolitana e tagliato l’accesso ad internet con i cellulari. Questo controverso emendamento che intende regolarizzare i migranti arrivati prima del 31 dicembre 2014 di fede indù, sikh, buddista, cristiana, jain e parsi, è stato giustificato dal governo Modi con la necessità di concedere asilo alle minoranze perseguitate nei loro paesi d’origine. (AGI)

Australia – gli indigeni dell’Australia centrale rischiano di diventare rifugiati climatici, a causa dell’aumento delle temperature. Il paese è investito da un’ondata di caldo che nei primi sette mesi dell’anno ha portato le temperature nella regione centrale al di sopra dei 35 gradi per 129 giorni e sopra i 40 gradi per 55. (Saturday Paper)

Europa

Gran Bretagna – Elezioni concluse. E adesso? Prima riunione del Parlamento britannico dopo la vittoria schiacciante dei Tories di Boris Johnson, che ha spianato la strada al paese verso una sempre più certa e vicina Brexit; infatti proprio venerdì il Parlamento ha approvato definitivamente la proposta di Boris Johnson di accordo per la Brexit, il Withdrawal Agreement Bill, primo passo verso la definitiva uscita prevista per il 31 gennaio 2020. I rappresentanti britannici hanno approvato l’accordo con 358 voti a favore, e 234 contro. Il premier Johnson ha rimarcato la sua intenzione di riuscire ad ottenere il voto finale entro Natale, data dopo la quale verrà effettuata la definitiva ratifica dell’accordo, e la camera bassa del Parlamento avrà fino al 9 gennaio per poter approvare la misura. Jeremy Corbyn ha definito quest’accordo “terribile, privo di certezze per le comunità, per le imprese o per la forza lavoro”. Dal canto suo, l’Unione Europea ha dichiarato che non firmerà un accordo commerciale con un vicino economicamente potente privo di disposizioni solide per garantire una concorrenza leale. Le garanzie chieste da Bruxelles riguardano gli standard ambientali e del lavoro, nonché le norme riguardanti gli aiuti di stato alle imprese. (The Guardian)

Italia – Libia – Nel corso della sua visita in Libia, il ministro degli affari esteri italiano Luigi Di Maio ha incontrato il vicepresidente del consiglio presidenziale libico, Ahmed Maitig, ribadendogli la posizione dell’Italia sul conflitto libico, non risolvibile con una soluzione militare. La presenza di Di Maio è da guardare nell’ottica, stando a ciò che dice il ministro degli esteri, della politica italiana di attenzione sul dossier della Libia, da sempre visto come paese strategicamente chiave per Roma. Tre i punti su cui Di Maio e i funzionari libici si confronteranno: in primis, gli ultimi sviluppi del conflitto libico. Proprio mentre stiamo scrivendo, Haftar ha intensificato le proprie offensive aeree e terrestri, inaspritesi a partire dal 21 settembre, nell’ambito di una campagna militare volta a prendere il controllo della capitale. Il secondo punto è la Conferenza di Berlino, annunciata lo scorso 14 settembre, quando Oliver Owcza, ambasciatore tedesco a Tripoli, aveva dichiarato la disponibilità del proprio paese ad ospitare una conferenza sulla Libia, coordinata dalle Nazione Unite, finalizzata a riportare la sicurezza e stabilizzare la produzione di petrolio nel paese africano. Finora questo progetto è rimasto nel dimenticatoio, o meglio, probabilmente solo rinviato (probabilmente ad inizio 2020). Terzo punto, il Memorandum d’Intesa del 2017 tra Tripoli e Roma, in scadenza a Febbraio 2020, che sanciva l’impegno del nostro paese a finanziare le infrastrutture di accoglienza della Libia e il sostegno alle autorità per il contrasto all’immigrazione irregolare. Data la scadenza imminente, il ministro dell’interno italiano Luciana Lamorgese, aveva già riferito al Parlamento l’intenzione di rinnovare il memorandum, con alcune migliorie, tra cui i centri di detenzione, dei migranti e dei richiedenti asilo. Il tutto effettuato in vista della graduale chiusura delle strutture già esistenti, che verranno sostituite con dei centri sotto la diretta gestione delle Nazioni Unite. È dal 2011 che la Libia, all’indomani della caduta del regime del dittatore Gheddafi, non ha mai sperimentato una transizione democratica che tale possa definirsi. Abbiamo il governo di Tripoli, guidato da Fayez al-Sarraj e riconosciuto dall’Onu, e dall’altro lato il governo di Tobruk, guidato dal generale Haftar, sostenuto da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Russia e Francia (l’Italia è pro al- Sarraj, ndr)

Grecia – Stati Uniti:  È del 17 dicembre, stando a quanto riporta Ekathimerini, quotidiano ellenico, la firma dell’intesa tra Grecia e Stati Uniti per rafforzare la cooperazione nel contrasto al terrorismo a livello globale. Quest’intesa è stata raggiunta dopo la visita di stato ufficiale condotta dal ministro della protezione dei cittadini della Grecia, Michalis Chrysocoidis, negli Stati Uniti. In seguito a questi incontri, il ministro dell’interno greco ha concordato l’incremento delle operazioni di addestramento delle agenzie di sicurezza elleniche da parte degli Stati Uniti, ma soprattutto una maggiore attenzione verso le pratiche di individuazione di sospetti terroristi in aeroporti e nei centri di accoglienza per migranti come si apprende, il dipartimento antiterrorismo della Polizia della Grecia otterrà alcuni speciali dispositivi per le loro unità di risposta rapida, con i quali gli agenti saranno agevolati nei controlli rapidi sulle identità dei potenziali sospetti. 

Malta: Dopo la morte dovuta ad un’autobomba di Daphne Caruana Galizia nel 2017, il capo dello staff del primo ministro Joseph Muscat, ha dichiarato alla stampa che era da attribuire alla mafia italiana. Ciò si è rivelato falso, e dopo che lo stesso capo dello staff, dimissionario lo scorso mese, adesso è accusato di aver aiutato un uomo d’affari accusato a sua volta di aver contrattato la fuga dell’omicida dal paese con uno yacht – (The New York Times)

Russia: Tre morti e diversi feriti: questo il bilancio di un attentato nei pressi del quartier generale della F.S.B., erede del KGB, sede centrale della sicurezza nazionale russa, secondo la quale “uno sconosciuto” sarebbe stato prontamente neutralizzato, nei pressi di Lubyanka – (Izvestia)

Francia: E’ dal 5 dicembre che la vita dei pendolari francesi è resa difficile dall’ondata di proteste che sta sconvolgendo l’intero paese, in particolare a Parigi, nella tredicesima giornata di mobilitazione contro la riforma delle pensioni voluta dal presidente Macron. Non solo Parigi: 14mila a Nantes, 11mila a Montpellier, con i trasporti ormai paralizzati. La CGT, il principale sindacato francese, ha parlato di ben 350 mila persone scese in piazza a Parigi: sembrerebbe che alcuni esponenti del sindacato avrebbero sabotato la linea elettrica della Gironda e di Lyon, “atti ostili” legati al movimento sociale contro la riforma delle pensioni. (Le Monde).

Polonia: Polexit? Sembrerebbe questa l’intenzione della Polonia, almeno secondo quanto afferma la Corte Suprema del paese. La ragione è il conflitto tra Bruxelles e Varsavia sulla riforma della giustizia.”I contrasti tra il diritto polacco e il diritto comunitario con ogni probabilità condurranno a un intervento delle istituzioni europee in merito a una violazione dei trattati Ue e, nella prospettiva più lunga porteranno alla necessità di lasciare l’Unione europea”, ha affermato la Corte suprema, come cita la Reuters. Già in passato l’Unione Europea era intervenuta su una serie di riforme della giustizia, deferendo la stessa Polonia alla Corte Europea. Come prima sanzione la Polonia potrebbe vedersi privata del diritto di voto nell’UE. Tuttavia, il partito che guida il governo, Diritto e Giustizia, alleato di Fratelli d’Italia in Parlamento, ha presentato una nuova legge che mira a impedire ai giudici di mettere in discussione la legittimità delle riforme. Il testo, che sarà discusso in Parlamento, prevede che un giudice possa rischiare l’arresto qualora si opponga ad una riforma del governo; inoltre è previsto l’obbligo dei giudici di informare i loro superiori se in passato hanno fatto parte di un’organizzazione non governativa o un partito politico. Questa riforma ha già trovato comunque la ferma opposizione di Bruxelles, e già l’accesso ai fondi del bilancio UE che spetterebbero alla Polonia sarebbe a rischio; infatti la Commissione europea sta valutando se collegare l’accesso a questi fondi al rispetto degli standard democratici e dello stato di diritto. Non solo questioni sulla giustizia: i motivi di scontro tra Polonia e Unione Europea sarebbero anche l’opposizione al Green Deal annunciato dal neo presidente Ursula Von der Leyen, osteggiato dal solo governo polacco, e questo perché la sua economia è fortemente dipendente dalle industrie pesanti e dalle fonti fossili. Da sola, la Polonia produce il 10% delle emissioni totali Ue (Europatoday)

Bosnia Erzegovina:  Cinque cittadini, accusati di essere combattenti dello Stato Islamico, sono stati condannati alla detenzione preventiva in carcere da un Tribunale della Bosnia, dopo che questi erano stati rimpatriati dalla Siria. Stando a quanto riporta Associated Press, questi combattenti facevano parte di un gruppo di 25 cittadini bosniaci rimpatriati giovedì 19 dicembre a bordo di un aereo dell’Aviazione Usa, tutti con l’accusa di terrorismo. (Associated Press)

Città del Vaticano: Svolta storica nella lotta contro i preti pedofili: Papa Francesco ha abolito il segreto di stato sui casi di violenza sessuale e abuso di minori commessi dai chierici. Inoltre, il Papa ha deciso di cambiare la norma del delitto di pornografia, facendo ricadere nei delitti “graviora” quelli più gravi, la detenzione e la diffusione di immagini pornografiche che coinvolgono i minori di diciotto anni. Il segreto pontificio, stando a ciò che viene stabilito nel Rescritto a firma del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, viene abolito per le denunce, i processi e le decisioni riguardanti i delitti citati nel recente motu proprio “Vox estis lux mundi”, ovvero i casi di violenza e di abusi sessuali compiuti sotto minaccia o abuso di autorità, i casi di abuso sui minori, su persone vulnerabili, pedopornografia. Questo segreto d’ufficio non osta all’adempimento degli obblighi stabiliti in ogni luogo dalle leggi statali, sia gli eventuali obblighi di segnalazione e l’esecuzione delle richieste esecutive delle autorità giudiziarie e civili, secondo quanto riporta il documento. Inoltre, a chi effettua la segnalazione, a chi è vittima e a chi è testimone, non può essere imposto alcun vincolo di silenzio sui fatti. Sono state rese note anche ulteriori modifiche al documento Sacramentorum sanctitatis tutela datato 2001; si prevede adesso che tra i delitti più gravi sottoposti al giudizio della Congregazione per la dottrina della Fede, debbano rientrare l’acquisizione, la divulgazione, la detenzione, a fini di libidine, di immagini pornografiche di minori di anni diciotto da parte di un chierico, con qualunque strumento o in qualunque modo. (IlSole24ore).

Svizzera – Si è concluso il Summit mondiale sui rifugiati di Ginevra, con una serie di importanti e significative promesse, tra cui la crisi umanitaria in Africa Orientale (impegni finanziari significativi, come i 2,5 miliardi di dollari dalla Banca Mondiale). Inoltre, 100 milioni di dollari di sovvenzioni per iniziative di apprendimento ed educative per i bambini in età primaria ed elementare che vivono in condizioni difficili e disagiate. Sono state annunciate altre importanti iniziative da qui fino al 2022, che supporteranno 2500 rifugiati attraverso l’avviamento al lavoro e iniziative di miglioramento e apprendimento della lingua in 30 paesi. Un importante ruolo in questa conferenza è stato sicuramente svolto dal primo ministro somalo Ali Hassan Khaire. (Africanews).

Russia- Ucraina: Gazprom e Naftogaz hanno firmato un importante protocollo d’intesa finalizzato ad evitare il rischio di interruzioni nel transito di gas russo inviato in Europa attraverso il territorio ucraino. L’accordo costituisce il risultato di una serie di incontri tra i due paesi, proprio per ricomporre le reciproche rivendicazioni sul fronte del gas.