Da Flores, il quartiere natale di Papa Francesco a Buenos Aires, il racconto di un Paese che non sa riconoscere un suo profeta.
Da Buenos Aires, Rosa Scamardella
All’incrocio tra l’illuminazione dei teatri di avenida Corrientes e le pubblicità che si snodano lungo la 9 de julio, sotto lo sguardo di Eva Perón che occupa la facciata del Ministero delle opere pubbliche, il volto di Papa Francesco sull’Obelisco simbolo della Città di Buenos Aires non appare diverso da un annuncio qualsiasi. L’immagine del Pontefice compare e scompare, ritmicamente, dietro una scritta che la sostituisce: Francisco, la ciudad reza por vos.
Fino alle ultime ore, in realtà, per gli standard mobilitativi della capitale argentina, si fa fatica ad individuare adunate di dimensioni significative in preghiera per la salute del Papa, ricoverato al policlinico Gemelli di Roma dal 14 febbraio in condizioni critiche.
Fra cripto-scandali, agognate fotografie e negoziati con il FMI
Questa settimana, in Argentina, l’attenzione pubblica è catturata da una catena di eventi che occupano i media in pianta stabile. Innanzitutto, lo scandalo $LIBRA, la cripto-valuta sponsorizzata dal presidente Javier Milei tramite il suo profilo X, crollata dopo poche ore, che ha rimpinguato le tasche dei suoi cinque creatori e causato perdite per migliaia di cripto-investitori in tutto il mondo, suscitando le attenzioni del Federal Bureau of Investugation (FBI). Giorno dopo giorno il cripto-gate ha fagocitato l’interesse degli argentini: c’è da capire come sia possibile che una delle menti dietro il lancio di $LIBRA, Hayden Davies, ritenesse di avere il pieno controllo dell’inquilino della Casa Rosada, indicandolo come il suo (testuale) “nigga”, cui avrebbe potuto far fare quel che desiderava, avendo corrisposto un’esosa cifra a sua sorella, Karina Milei, Segretaria Generale della Nazione Argentina[1].
Alle polemiche il presidente ha risposto recandosi negli Stati Uniti per la Conservative Political Action Conference (CPAC), in compagnia dei leader della destra internazionale, dove si è distinto per il solito rumoroso ingresso sul palco e la simbolica consegna della fedele motosega ad Elon Musk. In occasione della conferenza, i media argentini hanno sottolineato l’altro bizzarro ma emblematico scopo della presenza del libertario: strappare una fotografia a Donald Trump da rigiocarsi l’indomani come fonte di legittimazione durante i negoziati per un nuovo accordo finanziario con il Fondo Monetario Internazionale[2]. Lo scatto è infine arrivato, insieme ad un assai rilevante «Sono fiero di te»[3], dichiarato dal corrispondente statunitense a favor di telecamera e valido come accredito negoziale all’FMI, rassicurazione in caso di intervento dell’FBI in protezione dei cripto-investitori statunitensi e toppa capace di coprire una momentanea crisi di legittimità presso la sua base elettorale che avrebbe esautorato più di un presidente nel mondo.
Verso Francesco
Fare un giro sui treni della metropolitana di Buenos Aires per recarsi nel quartiere natale di Papa Francesco, in questi giorni, significa immergersi nel frenetico scenario in cui le condizioni di salute del Pontefice non riescono ad occupare uno spazio rilevante, oltre che discendere in una trama di velocissime, piccole e grandi trasformazioni. Innanzitutto, vuol dire pagare un biglietto circa 800 pesos, otto volte di più rispetto all’anno scorso. Induce poi a farsi spazio tra persone senza dimora, in sosta permanente nelle le aree fra i tornelli ed i chioschi in un numero moltiplicatosi macroscopicamente. Infine, ritrovarsi seduti tra due passeggeri che sembrano messi lì per incarnare gli ideali protagonisti di una fotografia dell’Argentina di oggi. Da un lato, una signora anziana, con gli occhiali sulla punta del naso, sbircia un cumulo di notizie che si mescolano ad aforismi e foto di gatti. Mentre scrolla sullo schermo, il dito indugia per qualche secondo in più su articoli che approfondiscono cosa sia un token, cosa significhi blockchain (concetti utili a decifrare lo scandalo della summenzionata cripto-valuta $LIBRA), quale sia la posizione del governo Milei al Fondo Monetario Internazionale, a quanto ammontino la quotazione del dollaro oggi e gli aumenti tariffari nell’ultimo semestre (le forniture elettriche hanno subito un’impennata del 300%-400% tra il 2024 e il 2025). In un Paese in cui più della metà della popolazione è sotto la soglia di povertà, è questa la marea di informazioni che occorre maneggiare per comprendere quanto domani potrebbe costare il pane e la somma che questo mese sarà necessario prelevare dai propri risparmi per arrivare indenni alla fine, seguendo una prassi ormai consolidata presso quel 40% di argentini ancora non precipitati nell’indigenza il cui stipendio, tuttavia, non riesce più a coprire le necessità di base[4]. Nel frattempo, dall’altra parte, un ragazzo smanetta sul proprio cellulare per mercati online su cui vende e rivende oggetti, comunica con un bot chiamato “Gestionship” e tiene d’occhio alcuni grafici compulsivamente.
Dove tutto cominciò
Giunti alla stazione Flores non c’è nulla, non una folla in preghiera, non un’indicazione di diverso tipo, che segnali la prossimità ad uno dei posti più significativi per la storia del Papa. La cattedrale di San José è precisamente il luogo in cui all’età di 17 anni, durante la confessione, sentì la vocazione al sacerdozio. Era il giorno di San Matteo, nel cui vangelo è raccontata la storia della parabola del pubblicano che fu chiamato a sé da Gesù «miserando atque eligendo» (che «guardandolo con misericordia, lo scelse»), il motto scelto da Francesco per il suo Pontificato[5]. Il legame con la chiesa di San José e con la sua comunità, insieme alla necessità di visitarla periodicamente, rimasto saldo negli anni del sacerdozio, del vescovato e dell’arcivescovato, è attualmente testimoniato da un’incisione sul legno del confessionale, da un ritratto del Papa posto di fianco e dalle panche su cui sono oggi 24 sparpagliate alcune decine di fedeli, presenti nonostante il maltempo che preannuncia una settimana di tempesta sulla città di Buenos Aires.
Al di là della partecipazione alla messa domenicale non eccezionale, pur ripresa da diverse testate[6] e riportata da pressoché tutti i telegiornali argentini, la comunità fra le più care a Francesco appare commossa e devota, ma non di certo numerosa.
Da San Pietro a Plaza Constitución
Nel pomeriggio, invece, l’arcivescovo di Buenos Aires, Jorge García Cueva, ha indetto un momento di raccoglimento simultaneo a quello organizzato in piazza San Pietro per le 17:00 (le 21:00 ora italiana) in Plaza Constitución. In centinaia hanno risposto alla sua chiamata. L’omelia ha ricordato significativamente i molti che «si fingono sordi e non vogliono ascoltare il clamore, il grido della vittima dell’ingiustizia e dell’esclusione»[7]. La messa, definita “degli esclusi” ha sottolineato il tipo di Chiesa che Francesco ha preferito durante tutta la sua vita religiosa: «una Chiesa accidentata, a causa del suo stare per strada», somigliante «ad un ospedale di campagna capace di ricevere i feriti della vita, di abbracciare il dolore e tutti», anziché ad «un’istituzione malata perché chiusa in se stessa»[8]. Alla funzione sono seguite le dichiarazioni altrettanto critiche rilasciate a Radio Rivadavia, secondo cui molte volte «in Argentina, non abbiamo lasciato a Bergoglio la possibilità di essere Francesco» mentre «in un contesto asfissiato dalle guerre restava una boccata di ossigeno, un uomo che ha convocato tutti alla fraternità universale»[9].
Dando uno sguardo alla storia recente, i rapporti tra il vescovo di Roma e l’Argentina sembrano eccedere in negativo la regola del Nemo propheta in patria. Anzitutto, fino ad ora, Francesco è il primo Papa a non aver visitato la sua terra natale durante gli anni di pontificato. Nonostante non sia mai stata riconosciuta apertamente la causa nei momenti di frizione coi governi argentini, è difficile marginalizzarne l’importanza in una scelta così orientata. Se Milei, in campagna elettorale, lo aveva definito il rappresentante del demonio sulla Terra[10], certo non può negarsi che la sua principale avversaria politica non abbia accumulato, negli anni, una relazione tesa e controversa con Bergoglio, risoltasi solo con l’elezione a Papa dell’ex arcivescovo di Buenos Aires.
L’apice fu raggiunto durante la Crisis de los campos del 2008, quando l’allora presidentessa (2007-2013) Cristina Fernández (in Kirchner) stabilì un aumento delle tariffe sulle esportazioni agricole suscitando le proteste dei grandi gruppi di interesse e lavoratori del settore e si ritrovò l’allora arcivescovo saldamente schierato dalla parte dell’Argentina rurale. In seguito, ne avrebbe avvertito le critiche rispetto alle accuse di corruzione relative al suo secondo mandato, all’apertura verso il matrimonio egualitario e, in più di un’occasione, a causa dell’orientamento del suo esecutivo, tendente a prediligere gli interessi dello Stato centrale rispetto a quelli delle province[11].
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Bergoglio è “K.”?
La relazione di Cristina Kirchner con Francesco è, come accennato, sicuramente mutata in seguito all’ascesa di quest’ultimo al soglio pontificio. Appare tuttavia sommaria l’interpretazione di un Papa peronista o, per dirlo in politichese argentino, “K”, cioè afferente alla galassia politica dei Kirchner. La cosiddetta “grieta”, la linea di demarcazione tra tutto quel che è vicino al peronismo del XXI secolo risorto dalle ceneri della crisi del 2001, e quello che non lo è, nell’Argentina attuale, non bada necessariamente alla precisione analitica, fondandosi altresì sulle equivalenze di senso proposte dalla campagna mediatica di vero e proprio odio aizzato, negli ultimi anni, contro l’ex presidentessa ed i suoi da alcuni gruppi editoriali, come il Grupo Clarín. Un bombardamento portato avanti per mezzo di giornali, televisioni e social network e culminato nel tentato assassinio che la vedova di Néstor Kirchner subì nell’estate del 2022[12] e che sta all’origine dell’attuale universo interpretativo argentino. Ogni forma di assistenzialismo è associata, secondo la sommaria interpretazione propagandata, alla pioggia di sussidi elargiti durante il ventennio dei Kirchner ed è, quindi, inevitabilmente “K.” Anche la figura di Francesco, per via dell’impostazione del suo mandato, centrato sull’attenzione rivolta alla povertà, risulta risucchiata in questa dinamica: la grieta surclassa e ottenebra il messaggio cristiano, come se non ci esistesse nulla di diverso o più rilevante di quello che è successo negli ultimi vent’anni tra il Río de la Plata ed i ghiacciai della Patagonia.
All’interno di un calderone così costruito, succede che uno fra i principali critici di Cristina Kirchner, la più eminente figura argentina nel mondo che si è fatta ambasciatrice a Roma di un messaggio cristiano eterodosso e complesso, venga a ad essere identificato semplicemente come “K.”.
I due modelli che si contendono un Paese immiserito hanno trattato sistematicamente la povertà come bacino d’utenza elettorale cui non proporre alternative di sviluppo, in un caso, e come risultato scontato delle politiche dispendiose degli avversari da interrompere invertire, nell’altro. Fino a raggiungere risultati inverosimili: il governo Milei, nello scorso aprile, è arrivando a conservare 5000 tonnellate di cibo in scadenza pur di sottrarlo alla distribuzione mense considerate simbolo del kirchnerismo[13].
Se è vero che la vocazione sociale del pontificato di Francesco mal si concilia con la necessità di far fuori lo Stato promossa dall’attuale Presidente, è altrettanto verificabile che non benefici di una lettura opportunamente sfumata che la distanzi dal peronismo del XXI secolo.
Bergoglio chi? La dittatura e la Teologia del Popolo
“K.” o “non K.” non sono categorie capaci di rendere plastica l’immagine del Papa. Non più adatte appaiono altre etichetti affibiategli negli anni.
Durante gli anni del primo governo Kirchner (2003-2006), un libro di Horacio Verbitsky, El Silencio, tradotto in tutto il mondo, ne evidenziava la responsabilità nella vicenda della tortura e della sparizione di due sacerdoti durante gli anni la dittatura militare (1976-1983), Orlando Yorio e Francisco Jalics, cui tolse la protezione quando ricopriva la carica di provinciale gesuita[14]. La presunta complicità con la Giunta è stata smentita o, quantomeno, livellata da una più ampia indagine giornalistica e storica grazie alla quale sono venute alla luce molte altre testimonianze che raccontano dell’azione salvifica di Bergoglio durante quello stesso periodo[15].
Passando in rassegna altre definizioni troppo strette e poco esaustive, se in Europa spesso si è parlato di un Papa comunista lo si è fatto a torto – considerando, fra l’altro, la sfortunata traiettoria del comunismo argentino- così come in America Latina può risultare forzata l’associazione diretta alla corrente più classica della Teologia Della Liberazione (TDL) evocata da più parti. La dottrina religiosa militante di Gustavo Gutiérrez che ispirò nel continente sacerdoti e religiose a mettersi alla guida delle masse popolari, imbracciando armi e teoria rivoluzionaria al fine di stabilire sulla Terra la giustizia sociale promessa in Cielo dai Vangeli, non è mai stata sposata pienamente da Francesco[16]. Meno azzardato sarebbe parlare invece di un’aderenza del Pontefice alla “teología del Pueblo”, la variante argentina della TDL emersa dal contesto storico culturale del argentino, concentrata sul Popolo dei lavoratori poveri, la dignità e la giustizia sociale[17].
Il Papa è argentino
Jorge Mario Bergoglio è un uomo fatto di carne, come si è sempre curato di dimostrare, scegliendo di non nascondere la debolezza del fisico e la malattia. Non è K., non è comunista, non è un complice della dittatura. È un uomo la cui biografia è attraversata da alcune ombre in corrispondenza del periodo più oscuro della storia recente del suo Paese, laddove tuttavia è il confine fra silenzio e connivenza coi militari da parte dell’intera società civile a formare una ferita ancora aperta, attualmente in piena suppurazione. È un Papa che ha dato la priorità ai poveri, in linea con una Teologia del Popolo che, pur senza adesioni formali, sgorga con naturalezza da tutta la storia di mobilitazioni e lotte sociali del suo Paese. Francesco è soprattutto un uomo argentino. E la debolezza della connessione con il suo Paese, in questi giorni difficili, appare sintomatica di un’Argentina che, negli ultimi decenni, ha trattato assai male i suoi poveri ed ora appare immiserita, nelle disposizioni materiali quanto nel discorso politico, incapace di rivendicare il suo più eminente rappresentante nel mondo. Salvo poi, se accadrà il peggio, accaparrarselo indebitamente, dall’una o dall’altra parte della grieta, sfilando in massa verso l’Obelisco.
Note
[1] https://www.lanacion.com.ar/politica/escandalo-cripto-el-creador-de-libra-alardeaba-controlar-a-javier-milei-y-de-haber-pagado-sobornos-nid18022025/.
[2] https://www.reuters.com/world/americas/imf-staff-argentina-debt-deal-talks-that-could-boost-reserves-2025-01-22/.
[3] https://www.youtube.com/watch?v=zKQBw5KanXg.
[4] M. D’Alessandro, Motosierra y Confusión– Cómo recuperar la economía para salir de la crisis, Buenos Aires, Sudamericana, 2024.
[5] https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2023-09/70-anni-vocazione-sacerdozio-papa-francesco.html.
[6] https://laopinion.com/2025/02/20/argentinos-rezan-por-la-salud-del-papa-francisco/.
[7] https://www.abc.es/sociedad/plaza-excluidos-buenos-aires-reza-salud-francisco-20250225012105-vi.html?ref=https%3A%2F%2Fwww.abc.es%2Fsociedad%2Fplaza-excluidos-buenos-aires-reza-salud-francisco-20250225012105-vi.html.
[8] Ibidem.
[9] https://www.vidanuevadigital.com/2025/02/25/la-iglesia-portena-rezo-por-el-papa-en-la-emblematicaplaza-constitucion/.
[10] https://www.nbc.com/noticias-telemundo-mediodia/video/milei-dijo-una-vez-que-el-papa-era-el-hombre-del-diablo-en-la-tierra-ahora-se-acaban-de-reunir/1707761913820455.
[11]https://www.bbc.com/mundo/noticias/2013/03/130314_tensiones_entre_el_kirchnerismo_y_jorge_mario_bergoglio_bd.
[12] https://www.opiniojuris.it/opinio/la-lunga-estate-di-cristina-kirchner-nellargentina-post-covid/.
[13] M. D’Alessandro, op. cit., pp. 48-49.
[14] H. Verbitsky, El Silencio. De Paulo VI a Bergoglio. Las relaciones secretas de la Iglesia con la ESMA, Buenos Aires, Sudamericana, 2005.
[15] Ad. es. N. Scavo, La lista di Bergoglio. I salvati da Francesco durante la dittatura. La storia mai raccontata, Bologna, EMI, 2013; A. Duzdevich, Salvados por Francisco, Buenos Aires, Editorial SB, 2019.
[16] G. Gutiérrez, Teologia della liberazione. Prospettive, Queriniana, Brescia, 1972.
[17] E. Cuda, “Teología y política en el discurso del papa Francisco. ¿Dónde está el pueblo”, in Nueva Sociedad, noviembre-diciembre 2013, disponibile al link: https://nuso.org/articulo/teologia-y-politica-en-el-discurso-del-papa-francisco-donde-esta-el-pueblo/.
Foto copertina:Obelisco di Buenos Aires s’illumina per Papa Francesco – Opinio Juris – Rosa Scamardella