L’attivismo russo in Africa ha più dimensioni e una di queste è quella marittima: già dopo l’invasione dell’Ucraina, e la chiusura degli stretti del Bosforo e dei Dardanelli da parte di Ankara, Mosca si è concentrata sul Sudan per ottenere una base navale; tale necessità si è ulteriormente intensificata dopo la caduta di Assad, in cui Mosca ha perso il porto di Tartus. L’accesso ai mari caldi è divenuto ancora più urgente per cui Mosca continua a tessere rapporti con il Corno d’Africa, cruciale per il controllo del Mar Rosso e dell’Oceano indiano. La proiezione russa in Africa passa per l’Etiopia.
La regione del Corno, tuttavia, è attraversata da pericolose tensioni: in primis, la sanguinosa guerra in Sudan, ben lontana da una risoluzione. In secondo luogo, non è da escludere una nuova escalation tra Etiopia ed Eritrea, storiche nemiche, che sono passate da un periodo di apparente distensione, con gli accordi di Riyad del 2018, a nuove tensioni emerse dopo la fine della guerra del Tigré (2020-2022); al centro delle frizioni ci sono la frustrazione dell’Eritrea per quanto stabilito dagli accordi di Pretoria che hanno sancito la fine del conflitto nella regione tigrina ma, soprattutto, l’obiettivo etiope di avere il proprio sbocco sul mare (che implica anche una potente Marina). Solo un anno fa Addis Abeba firmava l’accordo con il Somaliland, stato secessionista non riconosciuto dalla Somalia, per l’accesso a 19 km di costa attorno al porto di Berbera per 50 anni. Il Memorandum ha spinto l’Eritrea a consolidare un asse in chiave anti etiope con Egitto, Gibuti e Somalia, mentre l’Etiopia cerca di diversificare le alleanze esterne. Tale necessità è stata colta dalla Russia, che ha risposto adottando una strategia multilivello. Oltre ad accordi commerciali e canali di informazione, come dimostrato dalla recente apertura della sede del media russo “Sputnik[1]“, Mosca sfrutta anche più silenziosi canali religiosi-culturali e supporta la Marina etiope.
Russia ed Etiopia, alleati storici
Nel 1896, la sorprendente vittoria etiope ad Adua contro l’esercito coloniale italiano scardinò ogni certezza dell’Europa imperiale, segnando un momento storico per l’intero continente africano che vide per la prima volta una potenza europea sconfitta da uno stato africano. Quella vittoria, deve molto all’Impero russo che offrì supporto diplomatico, militare e medico (grazie all’intervento della Croce Rossa russa) e sancì la nascita di relazioni diplomatiche con Addis Abeba. Da quell’episodio simbolico prese avvio una relazione bilaterale che, pur attraversando fasi alterne, ha mantenuto un filo diretto tra Mosca e la capitale etiope: nonostante alcune interruzioni, come quella del 1917, Mosca si è sempre dimostrata un’alleata chiave, come il supporto fornito durante 1935-36, nuovamente contro gli invasori italiani. Proprio questo contribuì a rafforzare i legami e a migliorare la percezione della Russia presso l’opinione pubblica etiope, a cui seguirono il vero rilancio delle relazioni bilaterali nel 1943 e l’inaugurazione, ad Addis Abeba, di un centro culturale sovietico, promosso dalla VOKS (Società per le Relazioni Culturali con l’Estero), alla presenza dell’imperatore Hailé Selassié II[2]. L’avvento del terrore rosso di Mengistu, ha comportato un significativo avvicinamento tra Addis Abeba e Unione sovietica che ha avuto una grande influenza anche sulla struttura stessa della Marina imperiale etiope; nata negli anni ‘50 grazie al supporto americano, a partire dagli anni ’70, complice la vicinanza ideologica del DERG di ispirazione marxista-leninista, ha ricevuto assistenza dall’URSS: ufficiali etiopi furono formati presso accademie navali sovietiche a Leningrado e Baku, e la flotta fu equipaggiata con imbarcazioni e armamenti di fabbricazione sovietica. A distanza di decenni, la situazione non è cambiata e, ancora una volta, l’Etiopia conta sul supporto fornito da Mosca per consolidare la propria capacità navale: a marzo 2025 una delegazione della Marina russa, guidata dal vice comandante in capo ammiraglio Vladimir Vorobyev, ha visitato le strutture e il centro di addestramento della Marina etiope nella città di Bishoftu, per rinnovare l’impegno, preso qualche anno fa, di lavorare al processo di ricostruzione avviato dal governo etiope nel 2020 della marina[3]. Parallelamente, Mosca ha applicato la stessa logica anche in Sudan dove ha firmato, nel febbraio 2025, un accordo per l’apertura di una “facility port” a Port Sudan[4], snodo strategico per le rotte commerciali che collegano il Canale di Suez a Bab el-Mandeb. Considerata la fragilità dello scenario sudanese, per la Russia diversificare i propri interlocutori nel Corno si rivela una scelta coerente con una più ampia strategia di proiezione navale.
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La Chiesa ortodossa: il soft power russo
Il sostegno tecnico-militare è solo una delle dimensioni della presenza russa nel continente africano. Accanto a questa proiezione più visibile, Mosca fa leva su un canale meno appariscente ma altrettanto strategico: quello religioso. La Chiesa ortodossa russa ha infatti intensificato notevolmente la sua attività in Africa[5], in un’espansione che non è affatto scollegata dalle dinamiche geopolitiche. Questo attivismo coincide con l’inizio della guerra in Ucraina e risponde a un preciso disegno politico[6]. A incarnare perfettamente l’ideologia del Cremlino è il patriarca Kirill, figura chiave del puntinismo: ex agente del KGB, fedele sostenitore della “missione” russa in Ucraina e promotore di una religiosità al servizio della politica estera[7]. In questo scenario, l’Etiopia rappresenta un terreno particolarmente fertile: la maggioranza della popolazione appartiene alla Chiesa ortodossa etiope Tewahedo, una delle più antiche del cristianesimo orientale. Il governo federale ha dovuto affrontare non solo tensioni etniche, ma anche fratture religiose interne, come quelle emerse durante la guerra del Tigré. Proprio in quel contesto, la Chiesa russa si è schierata apertamente con la componente ufficiale della Chiesa etiope durante i settori separatisti. Negli ultimi anni, questo sostegno si è rafforzato ulteriormente grazie all’attivismo dell’esarca per l’Africa, il vescovo Leonid (Gorbačëv), nominato in seguito alla rottura con il Patriarcato greco di Alessandria[8].
Scenari familiari
Le relazioni bilaterali tra Russia ed Etiopia affondano le loro radici in un passato lontano, segnato da affinità religiose e da nemici comuni. Già prima dell’instaurazione ufficiale dei rapporti diplomatici nel 1898, vi fu un primo tentativo di avvicinamento tra i due Paesi, costruito attorno a due elementi fondamentali: la fede ortodossa, minacciata in Etiopia dalla presenza missionaria cattolica portoghese, e la comune diffidenza verso l’espansionismo dell’Impero Ottomano. Nonostante periodi di interruzione, i legami religiosi non si sono mai realmente spezzati, anzi: sono stati rafforzati dalla crescente attenzione russa verso lo studio delle Chiese orientali e dalla vicinanza sempre più marcata tra la Chiesa ortodossa russa e quella etiope. Oggi, come in passato, il legame tra Russia ed Etiopia non è solo spirituale ma anche politico. La Chiesa russa ha offerto un sostegno deciso alla Chiesa ortodossa etiope durante le recenti tensioni con i settori separatisti, in linea con l’attivismo religioso di Mosca nel continente africano.
Allo stesso modo, la cooperazione militare tra i Russia ed Etiopia si rinnova lungo direttrici antiche. Inizialmente il supporto alla ricostruzione della Marina era stato fornito nel 2019 dalla Francia, che negli ultimi anni sta vivendo l’epilogo tragico della sua influenza in Africa. ridimensionare il proprio impegno, la Russia ha saputo inserirsi con determinazione, offrendo supporto tecnico e formativo, proprio come già avvenuto negli anni ’70, quando l’Urss disponeva di una rete strategica di basi navali nel Corno d’Africa: ad Aden (Yemen del Sud), a Berbera (Somalia) e sull’isola di Nokra, allora territorio etiope e oggi eritreo.
Gli obiettivi strategici della Russia nel Corno, tuttavia, devono fare i conti con ostacoli significativi: dalla complessità della crisi sudanese, al fatto che l’Etiopia non ha ancora ottenuto un vero accesso al mare. In ogni caso, Mosca continua a intensificare il proprio attivismo nel continente, colmando i vuoti lasciati da altri attori e rilanciando una narrativa familiare: quella dell’alleato storico contro le ingerenze europee e americane. In sintesi, ripropone oggi le stesse logiche di sempre, aggiornandole alle esigenze del presente. Tutto cambia, affinché nulla cambi davvero.
Note
[1] Da Redazione (2025, febbraio), Sputnik officially opens Africa media hub in Addis Ababa, Fana Broadcasting Corporate S.C https://www.fanamc.com/english/sputnik-officially-opens-africa-media-hub-in-addis-ababa/
[2] Da Redazione (2023,marzo), Russia – Ethiopia: 125 years of Diplomatic Relations, Institute for African Studies of the Russian Academy of Sciences https://www.inafran.ru/en/node/1300
[3] Da Redazione (2025, marzo), Russia Agrees to Help Landlocked Ethiopia Rebuild its Navy, The Maritime Executive https://maritime-executive.com/article/russia-agrees-to-help-landlocked-ethiopia-rebuild-its-navy
[4] N. Tsamalashvili (2025, marzo), Russia’s Naval Base in Port Sudan: A Gateway to Africa and the Indian Ocean. International Institute for strategic studies https://horninstitute.org/
[5] K. Luchenko (2023,settembre), Propaganda in holy orders: Africa, Ukraine, and the Russian Orthodox Church, European Council on Foreign Relations https://ecfr.eu/article/propaganda-in-holy-orders-africa-ukraine-and-the-russian-orthodox-church/
[6] C.A.Ray (2024,ottobre), Russia’s Influence in Africa: The Role of the Russian Orthodox Church, Foreign Policy Research Institute, https://www.fpri.org/article/2024/10/africa-russian-orthodox-church/
[7] Da Redazione (2023, ottobre), Russian Patriarch Kirill Spied in Switzerland for KGB in 70s – Media, The Moscow Times https://www.themoscowtimes.com/2023/02/06/russian-patriarch-kirill-spied-in-switzerland-for-kgb-in-70s-media-a80151
[8] V.Rozanskij, The alliance between the Russian Orthodox Church and Ethiopia is strengthened, Asia News https://www.asianews.it/news-en/The-alliance-between-the-Russian-Orthodox-Church-and-Ethiopia-is-strengthened-57772.html
Foto copertina: I rapporti tra Russia ed Etiopia passano anche dall’incontro tra il Patriarca etiope Abu Mathias e il Patriarca russo Kirill.https://www.invictory.org/news/church/8770-glavy-rpts-i-efiopskoj-tserkvi-dogovorilis-o-sotrudnichestve