Due richieste di mandato d’arresto sono state presentate alla Camera Preliminare II della Corte Penale Internazionale (CPI) nei confronti della guida suprema dei talebani Haibatullah Akhundzada e del loro capo della giustizia, Abdul Hakim Haqqani, in relazione ai presunti crimini contro l’umanità perpetrati ai danni di donne e ragazze in Afghanistan.
Il 23 gennaio 2025, il Procuratore capo della Corte Penale Internazionale (CPI), Karim Khan, ha presentato una richiesta dinanzi alla Camera Preliminare II per l’emissione di mandati di arresto nei confronti di Hibatullah Akhundzada, leader dei Talebani in Afghanistan, e di Abdul Hakim Haqqani, Presidente della Corte Suprema afghana, il più alto organo giudiziario del Paese. La richiesta si fonda sulla presunta responsabilità penale degli indagati per il crimine contro l’umanità di persecuzione di genere, ai sensi dell’articolo 7(1)(h) dello Statuto di Roma.[1] Secondo l’Accusa, le politiche e le azioni dei Talebani nei confronti di donne e ragazze in Afghanistan integrano una sistematica privazione dei diritti fondamentali, costituendo una grave violazione del diritto internazionale. Di particolare rilievo è l’interpretazione adottata dall’Ufficio del Procuratore (OTP) dell’articolo 7(3) dello Statuto di Roma, che sembra estendere la protezione della norma alla persecuzione basata sull’orientamento sessuale e sulle identità di genere non conformi (persone transgender e intersex). Sebbene la Giurisdizione Speciale per la Pace della Colombia abbia riconosciuto questa possibilità nel 2021, l’applicazione di un’interpretazione evolutiva da parte della CPI in materia di crimini contro l’umanità non ha precedenti consolidati. Pertanto, resta da vedere se e in che misura la CPI confermerà tale prospettiva nell’attuale procedimento.
Per la prima volta i procuratori della CPI hanno richiesto pubblicamente mandati di arresto nell’ambito dell’indagine sui crimini di guerra in Afghanistan, avviata nel 2007. Il Procuratore Karim Khan ha sottolineato che l’OTP intende dimostrare il proprio impegno nel perseguire i crimini di genere, sottolineando inoltre che l’interpretazione della sharia islamica da parte dei Talebani non può costituire una giustificazione per violazioni dei diritti umani o crimini internazionali. La Segretaria Generale di Amnesty International, Agnès Callamard, ha definito l’iniziativa del Procuratore un passaggio cruciale, che rappresenta una speranza per le donne e le ragazze afghane.[2]
L’indagine della CPI sulla persecuzione delle donne in Afghanistan: iter e sviluppi del caso
La Repubblica Islamica dell’Afghanistan è stata sottoposta a esame preliminare da parte dell’Ufficio del Procuratore (OTP) della Corte Penale Internazionale (CPI) dal 2017, nell’ambito dell’indagine sui crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi nel Paese.[3] In quanto Stato parte dello Statuto di Roma dal 10 febbraio 2003, la Corte esercita infatti la propria giurisdizione sui crimini internazionali commessi nel territorio afghano ai sensi degli articoli 12 e 13 dello Statuto.
Nel 2021, il Procuratore ha richiesto l’autorizzazione a riprendere l’indagine, ai sensi dell’articolo 18(2) dello Statuto di Roma,[4] che consente alla CPI di intervenire qualora non vi siano procedimenti nazionali genuini in corso. La Camera Preliminare II, nel 2022, ha autorizzato la ripresa delle indagini,[5] ritenendo che le autorità afghane non stessero conducendo inchieste autentiche, tali da giustificare un rinvio dell’azione della Corte. Inoltre, il governo afghano non ha manifestato alcun interesse nel proseguire la richiesta di rinvio che aveva presentato nel 2020. Nel 2023, la Camera d’Appello ha modificato la decisione della Camera Preliminare II, ridefinendo l’ambito dell’indagine in conformità con la giurisprudenza della CPI. L’anno successivo, Cile, Costa Rica, Spagna, Francia, Lussemburgo e Messico hanno formalmente rinviato la situazione in Afghanistan alla CPI,[6] confermando la necessità di un’azione giuridica internazionale. A seguito di questo rinvio, il 23 gennaio 2025, il Procuratore Karim A.A. Khan KC ha annunciato il deposito di due richieste di mandato di arresto nei confronti del Capo Supremo dei Talebani, Haibatullah Akhundzada, e del Presidente della Corte Suprema dell’“Emirato Islamico dell’Afghanistan”, Abdul Hakim Haqqani. I mandati sono stati richiesti per persecuzione di genere come crimine contro l’umanità, ai sensi dell’articolo 7(1)(h) dello Statuto di Roma, che disciplina la responsabilità per atti di discriminazione sistematica e violenta contro un gruppo specifico. Attualmente, le richieste sono sottoposte all’esame della Camera Preliminare II.[7] Un collegio di tre giudici della CPI dovrà pronunciarsi sulla loro validità. Sebbene non vi sia un termine prestabilito per la decisione, in media tali procedure richiedono circa tre mesi.
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L’erosione sistematica dei diritti delle donne
A seguito del ritiro delle forze statunitensi dall’Afghanistan nell’agosto 2021, i Talebani hanno lanciato un’offensiva militare, riconquistando il potere dopo essere stati deposti nel 2001. Nello stesso mese, hanno occupato Kabul, provocando il collasso del governo afghano.
Dal loro ritorno al potere, le autorità talebane hanno introdotto un nuovo codice di moralità, volto – secondo la loro dichiarazione – a “promuovere la virtù e prevenire il vizio”.[8] I diritti delle donne sono stati progressivamente demoliti attraverso l’imposizione di severe restrizioni all’istruzione, all’accesso al lavoro e alla libertà personale. Le misure repressive adottate includono il divieto per le donne di lavorare, di accedere agli spazi pubblici e di ricevere un’istruzione oltre i 12 anni. Attraverso l’istituzione del Ministero per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio, il regime talebano ha imposto rigide limitazioni alla presenza delle donne nello spazio pubblico, vietando loro di apparire in televisione, alla radio o su altre piattaforme di comunicazione. Nel maggio 2023, alle studentesse è stato vietato l’accesso agli esami di abilitazione per l’esercizio della professione medica, impedendo loro di intraprendere carriere nel settore sanitario o di accedere a specializzazioni. L’assenza di professioniste sanitarie femminili, unita all’obbligo per le pazienti di essere accompagnate per ricevere cure da un medico di sesso maschile, ha determinato una significativa riduzione dell’accesso all’assistenza sanitaria per le donne afghane. Secondo le Nazioni Unite, questa situazione ha incrementato il rischio di mortalità materna. Un’ulteriore misura restrittiva è stata l’interdizione delle donne afghane dal lavoro nelle ONG e nelle agenzie delle Nazioni Unite. Prima del divieto, le donne costituivano tra il 30% e il 45% del personale delle ONG internazionali e tra il 50% e il 55% di quello delle ONG nazionali.[9] L’esclusione dal settore umanitario, imposta alla fine di dicembre 2022, ha compromesso gravemente la distribuzione degli aiuti umanitari, essenziali per la sopravvivenza di milioni di afghani – uomini, donne e bambini – in un Paese già colpito da una grave crisi ambientale, economica e politica. All’inizio del 2024, i Talebani hanno inoltre annunciato la reintroduzione della fustigazione pubblica e della lapidazione per le donne accusate di adulterio.
Il Procuratore della Corte Penale Internazionale (CPI) ha sottolineato che tali misure costituiscono gravi violazioni dei diritti fondamentali, tra cui il diritto all’autonomia fisica, alla libertà di espressione e all’accesso all’istruzione, tutti tutelati dal diritto internazionale. L’iniziativa della Corte Penale Internazionale rappresenta un momento cruciale nella lotta contro l’impunità per i crimini commessi in Afghanistan ai danni delle donne. L’emissione di mandati di arresto per persecuzione di genere come crimine contro l’umanità segna un precedente significativo nella giurisprudenza internazionale, riconoscendo la gravità delle sistematiche violazioni dei diritti fondamentali perpetrate dai Talebani.
Note
[1] ICC, Statement of ICC Prosecutor Karim A.A. Khan KC: Applications for arrest warrants in the situation in Afghanistan, 23 Gennaio 2025.
[2] Amnesty International, Afghanistan: ICC Prosecutor’s application for arrest warrants against Taliban leaders is an important step towards justice for Afghan women, girls and LGBTQI persons. 24 Gennaio 2025.
[3] CPI, Report on Preliminary Examination Activities, 4 Dicembre 2017: https://www.icc-cpi.int/news/report-preliminary-examination-activities-2017-afghanistan
[4] Reuters, War crimes prosecutor would not focus on U.S. forces in new Afghanistan probe, 27 Settembre 2021.
[5] ICC, Pre-Trial Chamber II, Situation in the Islamic Republic of Afghanistan, 26 Agosto 2022.
[6] ICC, Statement of ICC Prosecutor Karim A.A. Khan KC on the Situation in Afghanistan: receipt of a referral from six States Parties, 29 Novembre 2024.
[7] UN News, Afghanistan: ICC seeks arrest warrants for Taliban leaders over gender-based persecution https://news.un.org/en/story/2025/01/1159366
[8] UN News, Afghanistan: Condemnation for new Taliban ‘virtue and vice’ order targeting women, 27 Agosto 2024. https://news.un.org/en/story/2024/08/1153631
[9] UN Women, Out of jobs, into poverty – the impact of the ban on Afghan women working in NGOs, 13 Gennaio 2023.
Foto copertina: