Analisi del nuovo sistema di disposizioni adottate dall’UE per sanzionare gli autori delle violazioni e degli abusi dei diritti umani.
Con la fine del 2020 si è concluso anche uno dei decenni che ha visto il maggior numero di violazioni di diritti umani dalla fine della grande Guerra. Abbiamo assistito ad abusi, sfruttamenti e persecuzioni senza precedenti, molti dei quali senza che i colpevoli abbiano ancora subito alcun tipo di conseguenza.
L’Unione Europea, fino ad oggi, è sempre stata dotata di un potere estremamente generale per imporre sanzioni riguardo tali violazioni, senza che vi fosse mai una struttura normativa di riferimento. Le uniche disposizioni specifiche riguardavano l’utilizzo delle armi chimiche, agli attacchi terroristici e quelli informatici.
Ovviamente, tali limiti hanno impedito di rispondere a molte situazioni in maniera diretta e immediata.
Già dall’anno scorso, nello specifico, nel dicembre del 2019, l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, annunciò che presto sarebbero iniziati i lavori volti a creare un regime di sanzioni contro gli autori delle violazioni dei diritti umani.
Il 17 novembre 2020 sono, finalmente, state approvate le conclusioni sul Piano d’azione dell’UE per i diritti umani e la democrazia 2020-2024.
In tale documento diversi sono i temi che vengono analizzati, primo fra tutti, l’impatto che l’epidemia da Covid-19 ha avuto sui diritti umani e sulla democrazia stessa, andando ad accrescere ulteriormente la disuguaglianza sociale e portando sempre più verso il baratro i vulnerabili.
E’ evidenziato come, per ottenere società più giuste ed inclusive, sia inevitabilmente necessario un investimento sui diritti umani.
A tal fine, tra gli obiettivi elencati dal Piano 2020-2024, il Consiglio ha sancito, al punto 1.6 lett a, proprio quello di istituire un regime orizzontale di sanzioni dell’Unione Europea far fronte alle gravi violazioni e agli abusi dei diritti umani nel mondo.
Ed è così che, a ridosso della giornata internazionale dei diritti umani, il 7 dicembre, l’Unione Europea, con la Decisione (PESC) 2020/1999 e il Regolamento 2020/1998 ha introdotto le misure restrittive contro le gravi violazioni e gli abusi dei diritti umani.
E’ nato un insieme di misure meglio noto come “Regime globale di sanzioni per i diritti umani” che permetterà di punire individui, entità o organismi coinvolti nelle violazioni dei diritti umani, indipendentemente dal luogo in cui siano state poste in essere.
A tali soggetti può essere vietato l’ingresso nell’UE, ne possono essere congelati i beni e ai cittadini dell’UE può essere imposto di non mettere a loro disposizione fondi o risorse economiche.
L’art. 1 della Decisione e l’art. 2 del Regolamento stabiliscono che l’ambito di applicazione delle misure si concentri su atti quali genocidio, crimini contro l’umanità, gravi violazioni o abusi dei diritti umani quali tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti, schiavitù, esecuzioni e uccisioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, sparizione forzata di persone, arresti o detenzioni arbitrari[1]. Si sanzionerà, in aggiunta, qualsiasi altro tipo di violazione dei diritti umani sistematica o motivo di una seria preoccupazione per gli obiettivi di politica estera e sicurezza comune stabiliti dall’art. 21 TUE. In realtà, strumenti di tal genere con il medesimo obiettivo sono già presenti in diversi paesi.
Magnitsky Act
Il più celebre fra questi è il Magnitsky Act approvato dal Congresso negli Stati Uniti sotto la presidenza Obama, nel 2012[2].
L’origine di tale atto è alquanto singolare. Difatti, scaturisce dalla morte in carcere dell’avvocato Sergei Magnitsky, nel 2009, in circostanze estremamente sospette, dopo aver subito diversi abusi e dopo essere stato privato di assistenza medica.
Costui era il consulente fiscale di un imprenditore statunitense e denunciò il sistema di corruzione che coinvolgeva organizzazioni criminali e la polizia.[3]
Tale avvenimento non solo ha portato all’inasprirsi di rapporti tra due celebri antagonisti, Stati Uniti e Russia, ma ha anche gettato le basi per una maggiore consapevolezza in merito alla necessità di tutelare i diritti umani nel mondo.
Questa legge autorizzerebbe il Governo americano a perseguire i responsabili delle violazioni dei diritti umani consentendo il sequestro dei loro beni e impedendo che vengano loro rilasciati visti di ingresso per gli Stati Uniti.
Nel 2016, con il Global Magnistky Human Rights Accountability Act si è altresì permesso di sanzionare i responsabili di tali efferatezze indipendentemente dal luogo in cui siano state compiute.
Ad oggi sono state pubblicate due “Black lists” che riportano circa 62 nominativi[4]. Si pensa che si fosse in procinto di pubblicarne una terza nel 2018, ma i lavori vennero rallentati dall’entrata in gioco dell’amministrazione Trump.
Il Ministro lituano Linas Linkevicius ha sottolineato come le misure adottate dall’UE non siano ancora estese come quelle del Magnitsky Acts, ma la speranza è quella di poter includere nelle condotte sanzionabili anche gli atti di corruzione.[5]
Di certo, queste sanzioni non saranno la soluzione eterna per porre fine a tutte le violazioni dei diritti umani, però, potranno contribuire a responsabilizzare i singoli stati e garantire più potere all’Unione Europea nella punizione di quei soggetti coinvolti in tali azioni criminali.
Sarà questo il piccolo passo per l’uomo, ma un grande passo per l’umanità del nostro secolo?
Note
[1] Regolamento del Consiglio Europeo (EU) 2020/1998; Decisione (PESC) 2020/1999.
[2]https://www.govinfo.gov/content/pkg/PLAW-112publ208/pdf/PLAW-112publ208.pdf
[3] “La Corte Europea dei diritti dell’uomo ha accusato la Russia di aver violato i diritti fondamentali di Sergei Magnistky, l’avvocato russo morto in carcere nel 2009 in circostanze molto sospette” Il Post, 27 agosto 2019.
[4] https://web.archive.org/web/20130416061627/https://news.yahoo.com/factbox-whos-u-magnitsky-list-220046497.html
[5] “EU approves measures to punish human rights abusers” The business times, 9 dicembre 2020.
Foto copertina: L’UE attualmente non ha il diritto di imporre divieti di viaggio alle persone in quanto la competenza spetta ai governi nazionali. Fotografia: Stéphanie Lecocq / EPA. TheGuardian