La fine dei giochi per la solidarietà pan-Araba: l’Accordo di Abramo e la normalizzazione con Israele.

A man reads a copy of UAE-based The National newspaper near the Burj Khalifa, the tallest structure and building in the world since 2009, in the gulf emirate of Dubai on August 14, 2020, as the publication's headline reflects the previous day's news as Israel and the UAE agreed to normalise relations in a landmark US-brokered deal. - The deal marks only the third such accord the Jewish state has struck with an Arab nation, an historic shift making the Gulf state only the third Arab country to establish full diplomatic ties with the Jewish state. The Palestinian leadership voiced its "strong rejection and condemnation" of the deal and announced it would withdraw its envoy from the UAE, and Turkey also condemned the deal as an act of treachery. (Photo by Giuseppe CACACE / AFP) (Photo by GIUSEPPE CACACE/AFP via Getty Images)


Era il 13 agosto quando gli Emirati Arabi Uniti (EAU) e Israele hanno annunciato di normalizzare i loro rapporti in un processo coadiuvato dagli Stati Uniti. Martedì 15 settembre a Washington si sono ritrovati, ospiti di Trump, i ministri degli Esteri emiratino e del Bahrein insieme a Netanyahu per firmare il cosiddetto Abraham Accord.


 

Cosa si intende per normalizzazione e come si è arrivati all’Accordo di Abramo[1]

Quando parliamo di normalizzazione dei rapporti con Israele ci rifacciamo agli schieramenti adottati da parte dei paesi mediorientali che implicano il non riconoscimento dell’esistenza di Israele come stato e dunque, tutto quello che ne comporta a livello di scambi di beni, persone e relazioni diplomatiche.
La Lega Araba era infatti contraria a qualsiasi tipo di spartizione della Palestina e alla creazione dello stato di Israele (1948), posizione che ha portato confronto militare nelle ripetute guerre Arabo-Israeliane.
Tutt’oggi solo Giordania e Egitto hanno degli accordi datati con Tel-Aviv (rispettivamente siglati nel 1994 e 1978), infatti la maggior parte degli stati Arabi non porta avanti relazioni ufficiali diplomatiche e commerciali con il paese.

I trattati con i paesi confinanti, Giordania e Egitto, come primo obiettivo capitolavano la condizione di belligeranza attiva, focalizzandosi sull’integrità dei rispettivi Stati e al contempo erano contestualizzati in un dossier più ampio del processo di pace tra Israele e Palestina[2]. Ben diverso è invece l’accordo di Abramo, in cui i paesi firmatari non si sono mai combattuti militarmente, sottoscrive una vera e propria partnership e, nonostante un lieve riferimento all’impegno per la risoluzione del conflitto Israelo-Palestinese, si estromette dalla logica che aveva ad ora unito l’approccio dei Paesi arabi alla questione: pace in cambio di terra[3].
Dunque è vero dire che vi è un aspetto storico in questo accordo, così come sostiene Trump[4]. Questa presa di posizione da parte delle Monarchie del Golfo ha dunque una rilevanza importante che trova fondamenta nella convergenza di interessi in funzione anti-iraniana, ormai realtà da diversi anni. La comune ostilità verso la Repubblica Islamica però si estende ad altre questioni chiave per la regione, come il contenimento dei Fratelli musulmani[5] post-Primavere Arabe (2011) e, la crescente preoccupazione per il disimpegno americano in Medio Oriente[6].
Nonostante la rilevanza storica dell’accordo, accompagnata dall’eco degli accordi di Camp David (17 Settembre 1978), quello rivelato al mondo il 15 settembre è un segreto ormai noto: l’esistenza di relazioni tra certi paesi del Golfo con Israele è realtà da tempo. Questa alleanza, più che pace, dunque bypassa a piè pari la questione dell’occupazione della Palestina. La normalizzazione rappresenta un argomento di scontro e tensioni e dunque i governanti dei diversi paesi mediorientali sanno che procedere in questa direzione pone il rischio di un forte dissenso da parte del loro pubblico. Non sorprende dunque che ci sia stata una spinta sui social media e vari media outlets per normalizzare la normalizzazione prima degli Accordi, e che questa spinta continuerà a persistere nelle settimane a seguire[7]. La cerimonia tenutasi a Washington aveva i toni di un trionfo dove si consumava una elaborazione strategica con un messaggio preciso che però non risponde alle ingiustizie e alle difficoltà che le persone nella regione vivono. Infatti secondo alcuni collaboratori autorevoli intervistati dal Al Jazeera l’accordo di Abramo è stato presentato come favorevole per i palestinesi, confondendo la questione dell’occupazione illegale con la questione di pace necessaria dal punto di vista della tolleranza religiosa[8]. Il presunto “guadagno” per i palestinesi sarebbe riferito al congelamento, controverso, dell’annessione del West Bank annunciata per il 1 Luglio scorso dal presidente Netanyahu e, come parzialmente previsto dal cosiddetto Accordo del secolo[9].

Qual è la posta in gioco?

Certamente questo tipo di processo va capito su più fronti, partiamo dal piano geopolitico. La mossa compiuta ad agosto dagli Emirati è il culmine di un allineamento geopolitico che ha ridisegnato la mappa delle alleanze mediorientali. Dal Mediterraneo orientale al Golfo, Israele e gli Emirati Arabi Uniti si sono trovati dalla stessa parte, ovvero, quella del contenimento della crescente influenza Iraniana e di quella emergente turca. Per quanto criticabile l’accordo porta con sé significative vittorie politiche per i leader di tutti e tre – adesso quattro – paesi, compresi gli Stati Uniti[10]. Questo accordo è destinato a inaugurare una nuova fase nelle relazioni israeliane con le monarchie del Golfo, ma non rappresenta di certo la chiave per avviare in senso più ampio la pace arabo-israeliana. E, ancora una volta, lascia i palestinesi nella condizione di pagare il prezzo delle ambizioni geopolitiche di altri.
Infatti Israele e il Golfo – in particolare gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein, ma anche l’Arabia Saudita – stanno aumentando le loro relazioni bilaterali ormai da anni. Pur concentrandosi principalmente sulla condivisione di intelligence, hanno esteso la loro cooperazione in una serie di altri settori come la ricerca scientifica e il progresso tecnologico, partecipando ad esercitazioni militari congiunte, iniziative diplomatiche, di ricerca, sviluppo e investimenti[11].
L’ amministrazione Trump ha incoraggiato questo, desiderosa di contenere l’Iran tanto quanto di sostenere la posizione regionale di Israele e garantirne una sorta di eredità. Di certo questi accordi sono delle mosse di leadership importanti per Trump e Netanyahu – entrambi alle prese con scenari problematici di politica interna nei loro rispettivi paesi.  Trump sta correndo, piuttosto male, per le elezioni 2020 in cui il suo sfidante democratico pare avere la meglio nei sondaggi[12]. Mentre Netanyahu sta flirtando con l’idea di far crollare il suo infelice governo di coalizione e chiamare a nuove elezioni (sarebbero le quarte in meno di due anni[13]) con l’avvicinarsi del processo che lo vede accusato di corruzione[14] tentando dunque di portare a casa dei risultati in politica estera, grazie all’allargamento dell’asse regionale contro l’Iran.
Non ultimo l’accordo permette ai leader di sganciarsi dal flop del cosiddetto “Piano del Secolo” proposto dagli stessi per “risolvere” il conflitto.
Gli Emirati hanno cercato a lungo di posizionarsi come leader e modello regionale, ad esempio, sposando una retorica di tolleranza religiosa in opposizione a ciò che definiscono l’estremismo dell’Islam politico promosso dall’Iran e dalla Turchia[15]. Dal canto suo il Bahrein, paese retto da una monarchia sunnita ma dalla popolazione a maggioranza sciita, teme che la sua composizione settaria possa rivelarsi problematica e assurgere al ruolo di quinta colonna di Teheran[16]. Al di là della questione geopolitica, l’accordo amplierebbe i commerci in maniera esponenziale, permettendo l’acquisto di armi americane più avanzate in precedenza inaccessibili, compresi i droni e aerei militari F-35[17], ma anche ulteriori opportunità di diversificazione economica e cooperazione nella ricerca scientifica e nella cyber security. A guadagnare da questo punto di vista è anche Israele che diminuirà così il suo isolamento nella regione.

E i Palestinesi?

Vi sono però delle problematiche: i paesi arabi si sono sempre posti come collettivamente disposti a di normalizzare le loro relazioni con Israele solo in cambio di un pieno accordo di pace israelo-palestinese. Ribaltando l’ordine delle priorità, anteponendo la pace regionale alla pace palestinese, gli Emirati Arabi Uniti, Bahrain e, probabilmente quando le circostanze lo permetteranno, anche l’Arabia Saudita, stanno rimuovendo un incentivo fondamentale, ovvero la fine dell’occupazione illegale di Israele[18]. Abu Dhabi ha spiegato la normalizzazione come un atto capace di bloccare il processo di annessione promesso da Netanyahu, la domanda che ci facciamo è: per quanto tempo? Nel testo del trattato infatti non si discute la questione israelo-palestinese che invece sembra abbandonata ineluttabilmente alla logica dei rapporti di forza[19]. Non si smentiscono le dinamiche di scontro che ci si aspettava, e poche ore dopo l’accordo firmato a Washington gli aerei israeliani bombardano Gaza in risposta ai 15 razzi lanciati dalla striscia che hanno ferito due persone[20]. Non ultimo, gli accordi hanno portato a manifestazioni nei territori palestinesi martedì. Stringendo bandiere palestinesi e indossando mascherine blu per la protezione contro il coronavirus, i manifestanti si sono radunati a Nablus e Hebron, Ramallah e a Gaza. La leadership palestinese vuole uno Stato indipendente basato sui confini di fatto prima della guerra del 1967, in cui Israele occupò la Cisgiordania e la Striscia di Gaza e annesse Gerusalemme Est.
I paesi arabi chiedono da tempo il ritiro di Israele dalle terre già occupate illegalmente, una soluzione giusta per i rifugiati palestinesi e, un accordo che porti alla creazione di uno Stato palestinese indipendente.
Il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, ha avvertito martedì che gli accordi del Golfo “non raggiungeranno la pace nella regione”[21] finché gli Stati Uniti e Israele non riconosceranno il diritto del suo popolo a uno Stato. Abbas ha aggiunto che “i tentativi di aggirare il popolo palestinese e la sua leadership, rappresentata dall’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, avranno conseguenze pericolose”[22].
A distaccarsi dalle posizioni di apertura verso Israele vi è il Qatar che riconferma la Arab Peace Initiative del 2002 dove la normalizzazione con Israele avverrà solo quando un accordo per una statualità palestinese sarà proposto[23].
In conclusione, l’accordo in questione non è un accordo di pace: in primo luogo perché, come già detto, i paesi in questione non sono mai stati formalmente in guerra; in secondo luogo perché non coinvolgendo la componente palestinese esso non rappresenta un avanzamento del processo di pace. È semmai la l’ufficializzazione di una già esistente relazione economica e geopolitica dove l’Iran è percepito come principale minaccia strategica [24] e lo sviluppo come diktat in una “transizione ideologica dalla solidarietà panaraba e panislamica a un neopositivismo nazionalista”[25]


Note

[1]  (2020, September 15). The Abraham Accords – United States Department Of State. United States Department Of State. https://www.state.gov/the-abraham-accords/

[2] Brignone, M. (2020, September 22). Abu Dhabi si congeda dalle cause panarabe. In nome di Abramo. Oasis. https://www.oasiscenter.eu/it/abu-dhabi-si-congeda-dalle-cause-panarabe-in-nome-di-abramo?fbclid=IwAR02e_9MoQdJKzu10mhOEkGOjl1nY_luzWV1rlbt4VhQ59cdM13fg3L_MAE

[3] Ibidem

[4] Melcangi, A. (2020, January 23). Cosa può cambiare con i nuovi accordi di pace in Medio Oriente. L’analisi di Alessia Melcangi. Europa Atlantica.

[5] https://www.opiniojuris.it/fratelli-musulmani-dalla-nascita-nel-1928-alla-repressione-al-sisi/

[6] Bianco, C. (2018, January 11). Israele-Arabia Saudita – Emirati, strano triangolo all’ombra di Trump. Limes. https://www.limesonline.com/cartaceo/israele-arabia-saudita-emirati-strano-triangolo-allombra-di-trump?prv=true

[7]The Abraham Accords: The PR of the ‘peace deals’ | The Listening Post, Al Jazeera English, 19 Settembre, 2020. Link https://www.youtube.com/watch?v=p75R9MiSMSo&feature=share&fbclid=IwAR0P0vVaSwW9ULOy_RhSxIgpquvBfF4BAt53_71NEEPj41yJJQvEm_elloM

[8] Ibidem

[9] Ne ho parlato per Opinio Juris qui: https://www.opiniojuris.it/deal-of-the-century-2/

[10] Bianco, C., & Lovat, H. (2020, August 14). Israel-UAE peace deal: Flipping the regional order of the Middle East. European Council of Foreign Relations. https://www.ecfr.eu/article/commentary_israel_uae_peace_deal_flipping_the_regional_order_of_the_middle

[11] Ibidem.

[12] (n.d.). Biden Vs Trump: US Presidential Election Poll Tracker. Financial Times. Retrieved September 24, 2020, from https://ig.ft.com/us-election-2020/

[13] https://www.opiniojuris.it/israele-elezioni-2020/

[14] Bianco, C., & Lovat, H. (2020, August 14). Israel-UAE peace deal: Flipping the regional order of the Middle East. European Council of Foreign Relations. https://www.ecfr.eu/article/commentary_israel_uae_peace_deal_flipping_the_regional_order_of_the_middle

[15] Per approfondire, Fakhro, E. (2020, August 20). An Open Affair: As the UAE and Israel Normalize Ties, Gulf Actors Respond. Jadaliyya. https://www.jadaliyya.com/Details/41608/An-Open-Affair-As-the-UAE-and-Israel-Normalize-Ties,-Gulf-Actors-Respond

[16] Per approfondire: Orsini, A. (2020, September 19). Bahrein: la normalizzazione con Israele alimenta minacce interne. Sicurezza Internazionale. https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2020/09/19/bahrein-la-normalizzazione-israele-alimenta-minacce-interne/

[17] El Yaakoubi, A. (2020, September 15). UAE official says Israel accord should dispel doubts over F-35 sale. Reuters. https://www.reuters.com/article/us-israel-gulf-usa-emirates/uae-official-says-israel-accord-should-dispel-doubts-over-f-35-sale-idUSKBN2661WI

[18] Bianco, C., & Lovat, H. (2020, August 14). Israel-UAE peace deal: Flipping the regional order of the Middle East. European Council of Foreign Relations.

[19] Brignone, M. (2020, September 22). Abu Dhabi si congeda dalle cause panarabe. In nome di Abramo. Oasis. https://www.oasiscenter.eu/it/abu-dhabi-si-congeda-dalle-cause-panarabe-in-nome-di-abramo?fbclid=IwAR02e_9MoQdJKzu10mhOEkGOjl1nY_luzWV1rlbt4VhQ59cdM13fg3L_MAE

[20] Al-Jazeera. (2020b, September 15). Palestinians protest Arab normalisation deals with Israel. Al-Jazeera. https://www.aljazeera.com/news/2020/09/15/palestinians-protest-arab-normalisation-deals-with-israel/

[21] Ibidem

[22] Ibidem

[23] Al-Monitor Staff. (2020, September 2). Qatar, Egypt react to UAE-Israel agreement. Al-Monitor. https://www.al-monitor.com/pulse/originals/2020/09/qatar-egypt-uae-israel-relations-arab-peace-initiative.html

[24] ISPI. (2020, September 15). Israele, Emirati e Bahrein: l’accordo di Trump. https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/israele-emirati-e-bahrein-laccordo-di-trump-27416

[25] Brignone, M. (2020, September 22). Abu Dhabi si congeda dalle cause panarabe. In nome di Abramo. Oasis. https://www.oasiscenter.eu/it/abu-dhabi-si-congeda-dalle-cause-panarabe-in-nome-di-abramo?fbclid=IwAR02e_9MoQdJKzu10mhOEkGOjl1nY_luzWV1rlbt4VhQ59cdM13fg3L_MAE


Foto copertina:Autore: GIUSEPPE CACACE Ringraziamenti: AFP via Getty Images


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