Il motivo per cui l’Impero Romano cadde è spesso discusso nelle lezioni di storia e nei libri di testo. Con “Fuga dall’Impero. La caduta di Roma e le origini della prosperità occidentale” (Luiss Press, 2022) a cura dello storico di Stanford Walter Scheidel prende in considerazione un angolo che ha ricevuto poca attenzione da parte degli studiosi: perché dopo la caduta di Roma non c’è mai stato più qualcosa di simile?
Il crollo dell’Impero Romano è considerato da molti uno dei più grandi disastri della storia. Ma dopo Roma, la storia europea non ha mai visto nulla di simile. La tesi espressa in “Fuga dall’Impero. La caduta di Roma e le origini della prosperità occidentale” (Luiss Press, acquista qui) non è nuova per Scheidel, ma la afferma più chiaramente di altri: quando Roma cadde nel V secolo, non fu sostituita da un altro impero egemonico. Invece, ha preso il suo posto un “sistema statale policentrico durevole”.
La competizione per le risorse, sia materiali che intellettuali, tra questi stati emergenti portò a progressi che spinsero l’Europa verso l’Illuminismo e la Rivoluzione Industriale.
Al contrario, in Medio Oriente, Asia meridionale e soprattutto Asia orientale, gli imperi caduti furono sostituiti da nuovi imperi. E gli imperi tendono verso la stasi economica.
Con “Fuga dall’Impero”, Scheidel, non solo racconta quella che può essere definita come la storia reale, con l’analisi delle condizioni che hanno permesso a Roma di espandersi ed affermarsi, ma Scheidel inventa in modo creativo storie alternative che chiama controfattuali. Cioè ipotesi alternative di come si sarebbe potuto sviluppare il mondo.
E se, ipotizza, l’Afroeurasia fosse ruotata su un asse in modo che la Cina fosse a poche centinaia di chilometri dal Nord America e l’Europa si trovasse di fronte alla vasta distesa dell’Oceano Pacifico? La Cina avrebbe invaso il Nord America e approfittato di quelle vaste risorse? No, ipotizza Scheidel, perché in quella stessa epoca la Cina non aveva alcun interesse nemmeno in terre vicine come il Giappone, le Filippine e Taiwan.
In effetti, la Cina imperiale ha deciso di scoraggiare l’esplorazione e la scoperta. Nel corso di centinaia di pagine, Scheidel immagina dozzine di controfattuali: e se l’Impero Romano non fosse mai decollato? E se Alessandro Magno fosse vissuto oltre i 33 anni? se Carlo Magno o Napoleone fossero riusciti a costruire un impero europeo? E invece di essere divisa dai Carpazi e dalle Alpi, la geografia dell’Europa fosse costituita da vaste steppe, come l’Asia? E supponiamo che l’Islam avesse preso piede in Europa?
Nel giudizio finale di Scheidel, l’Impero Romano non è la norma per l’Europa, ma un’anomalia. In geografia e cultura, l’Europa non si presta al dominio imperiale, indipendentemente da quali controfattuali vengano evocati. La cosa migliore che i Romani abbiano mai fatto per noi, si scopre, è stata uscire di scena, lasciando che i vari popoli d’Europa competessero nel prossimo millennio, aprendo la strada al più grande progresso economico che il mondo abbia mai visto.