Il Sahel e la politica estera russa: un’analisi


Come la Russia si presenta in Sahel e nella cintura dei Golpe.


A cura Francesco Iovine

L’Africa occidentale-subsahariana sta vivendo un momento di redistribuzione del potere all’interno dei singoli Stati, sperimentando una situazione di crisi politica che mette a repentaglio gli equilibri regionali. In particolare, la fascia del Sahel è stata ridenominata Coup Belt, divenendo un concetto geopolitico stabile[1][2], in quanto, sin dal 2020, in un ampio numero di Stati della regione si sono verificati dei colpi di Stato ad opera delle componenti militari. Le ragioni che si collocano alla base di questo fenomeno così ampio sono molteplici: dalla debolezza dei governi centrali a mantenere il potere all’incapacità di gestire l’economia in maniera adeguata. È bene specificare quanto la regione sia attanagliata da una serie di problematiche da considerare radicate nel territorio, affondando le proprie radici in fenomeni altrettanto complessi, come il colonialismo e la sua evoluzione in “neocolonialismo”[3] che hanno poco permesso ai singoli attori di svilupparsi adeguatamente e in maniera sostenibile. L’atteggiamento che altre potenze hanno mantenuto nei confronti della gran parte di essi è stato quello di favorire una certa assertività al proprio status, adottando una retorica paternalistica e messianica di promesse di sviluppo e di convergenza economica. In questo contesto, la figura e il ruolo della Russia rivestono un ruolo di rilevanza non facilmente ignorabile.
Negli ultimi anni, la Russia ha intensificato la propria presenza in Africa, ritornando sul continente – come, ad esempio, con la forte presenza in Libia a sostegno del generale Haftar[4] – da cui si era ritirata dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Quest’ultima rivestì un ruolo rilevante nell’evoluzione delle relazioni tra Africa ed Europa a seguito della decolonizzazione. In particolare, i nuovi Stati che si affacciavano sulla scena internazionale per la prima volta si orientavano ad est come una quasi naturale conseguenza della natura intrinseca dell’URSS di leader della rivoluzione globale[5].
Il posto dell’Unione Sovietica è stato progressivamente occupato dalla Russia in tale campo, pur non senza difficoltà dettate dalla competitività di altri attori interessati a porre radici nel continente, tra cui la Cina attraverso la ben nota Belt and Road Iniziative (Nuova via della Seta)[6].
In un contesto simile, dettato da crisi interne e competizione internazionale, la Russia si colloca come attore rilevante sul piano militare, cercando di rilevare una quota sempre maggioritaria di potere economico e commerciale, nonostante le numerose difficoltà presentatesi negli ultimi anni.
Il seguente articolo si propone di analizzare tali aspetti della politica estera russa in Africa, con particolare attenzione alla zona suddetta di Cintura dei Golpe, sottolineando le dimensioni entro cui essa si espleta.

Il fronte russo in Africa 

Gli studi riguardo la presenza russa in Africa[7] sono innumerevoli, tanto da considerarsi come un filone analitico ben preciso della politica estera russa. Essa stessa si presenta come articolata all’interno del continente, andando ad occupare una serie di spazi rilevanti.
In primo luogo, la componente militare e para-militare riveste un ruolo preminente della presenza russa nella regione del Sahel, in particolar modo nei tre Paesi che hanno istituito l’Alleanza degli Stati del Sahel (AES), ossia il Mali, il Burkina Faso e il Niger[8]. Negli ultimi due anni, l’interdipendenza tra i tre Stati saheliani si è rinvigorita grazie alla comunanza storica di golpe avvenuta sui rispettivi territori. La specifica AES si è formalizzata secondo una linea di contrasto all’organizzazione regionale presente, ossia l’ECOWAS (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale), la quale attraversa un momento di crisi innanzi a numerosi fallimenti occorsi durante la sua esistenza[9].
Particolare attenzione va riportata proprio sulle motivazioni di crisi dell’organizzazione, tra i quali ritroviamo l’importante afflusso delle milizie russe di varia origine, in particolar modo di quelle provenienti dall’ex gruppo Wagner. In Russia, queste milizie hanno un carattere giuridico ambivalente, quasi situato ai margini della legalità, qualora non si considerino totalmente illegali a seconda dell’organizzazione specifica a cui si fa riferimento. In particolare, la dicitura “milizia” pone in essere un dibattito molto ampio sulla natura sia giuridica sia politica, in quanto giocano un ruolo nello scacchiere internazionale non ignorabile, ma allo stesso tempo situandosi all’ombra dello Stato russo, pur senza possedere una rappresentanza effettiva.
Il fenomeno delle milizie, identificabili come “un gruppo di cittadini volontari, addestrati e organizzati secondo gli usi militari, che attua come un organo ausiliario di polizia o di esercito”[10], ha radici storiche molto profonde in Russia, rintracciabili sin dall’utilizzo delle armate dei Cosacchi durante l’epoca zarista[11]. In epoca contemporanea, sin dagli anni Novanta si sono affermate numero milizie private, le cosiddette PMC (Private Military Companies), tra cui svetta la ben nota Wagner[12]. Secondo la legislazione russa, queste sono illegali[13] – a differenza delle PSC (Private Security Companies), che posseggono status legale riconosciuto dall’autorità. Il loro ruolo nella Coup Belt, in particolare dell’ex gruppo Wagner (ora Africa Corps[14]), ha avuto dei risvolti fondamentali per la Russia, la quale ha potuto sfruttare queste entità per esercitare una dovuta influenza – militare e mediatica[15] – sui singoli Stati in cui i gruppi fossero presenti, ma creandosi un bail out politico in caso di accuse d’interferenza, come avvenuto da parte del Presidente della Francia Emmanuel Macron[16], o in caso di evidenti violazioni dei diritti umani, come avvenuto nella Repubblica Centrafricana[17].
La ridenominazione della Wagner in Africa Corps è avvenuta a seguito dell’estate del 2023, momento in cui si sono susseguiti l’ammutinamento delle forze di Yevgeny Prigozhin (già leader e proprietario della Wagner) nel giugno del 2023 e la conseguente morte nell’agosto successivo del leader dei mercenari. Questo cambiamento di status è avvenuto per far sì che le operazioni russe in Sahel, come specificato anche dal ministro degli esteri russo Lavrov[18], potessero continuare. Ciò va inserito in un contesto di progressivo ritiro delle forze occidentali – sia europee (nello specifico francesi)[19] che statunitensi[20] – dalla regione, a conferma di un sentimento antioccidentale e antieuropeo diffuso. Questo spazio progressivamente lasciato vuoto dall’Occidente sta venendo occupato dalla Russia[21], la quale si pone come bastione contro l’imperialismo e il colonialismo e a favore della creazione di un mondo “multipolare”. L’artificio narrativo – in quanto la Russia persegue, come tutte le potenze globali, i propri interessi strategici – pone su di un livello superiore proprio gli Stati africani, i quali sono rintracciabili come potenze minori nello scacchiere internazionale, mancanti di una legittimità paritetica piena nell’ordine liberale così congeniato.
Pertanto, la struttura di controllo delle informazioni, di adoperamento di milizie sul suolo degli Stati saheliani e di una narrativa antioccidentale, pone delle basi consistenti per la Russia nell’insinuarsi nella regione, allargando la propria influenza di potenza globale.

Dall’international clientelism al blood gold system

L’aspetto militare delle relazioni russo-africane potrebbe venir considerato come strumentale all’aspetto puramente economico, inteso secondo una duplice direttrice di cooperazione e sfruttamento particolaristico.
In primis, la Russia ha adoperato un’impostazione verso i Paesi del continente nero, in particolare verso il Sahel, volenterosa di collaborazione e cooperazione verso l’istituzione e il perseguimento dell’ordine multipolare decantato dalla retorica putiniana[22]. Ciò è osservabile soprattutto dal lavoro portato avanti in occasione dei summit Russia-Africa avvenuti a Sochi, rispettivamente, nel 2019 e nel 2023 i quali hanno posto come pilastro la cooperazione e la collaborazione – come testimoniato da uno dei vari Memorandum d’Intesa siglati in occasione del primo summit[23]. Inoltre, la dichiarazione finale a valle del secondo summit fa eco della narrativa putiniana – spesso da egli utilizzata in contrasto con l’Occidente – connessa al contrasto al neocolonialismo e al doppio standard utilizzato nelle relazioni internazionali che inficiano i tentativi di applicare decisioni sovrane secondo il principio di autodeterminazione dei popoli[24]. A continuazione di queste dimostrazioni di spirito collaborativo, la Russia si impone come un partner affidabile nella strategia nucleare, secondo una strategia di international clientelism[25], volta ad assicurarsi il sostegno di vari Paesi in ottemperanza ad un reciproco appoggio nella governance globale. Questo approccio trova una totale applicazione grazie alla Rosatom, la principale azienda nucleare russa, la quale, secondo il suo sito, adopera i mezzi necessari per “portare una migliore educazione in Africa”, attraverso percorsi educativi connessi all’energia nucleare finanziate da apposite borse di studio[26].
Quest’approccio tipicamente di soft power si accosta ad una politica commerciale ben più aggressiva di quanto possa sembrare. La presenza russa in Africa subsahariana è da rintracciare anche sullo sfruttamento – o il tentativo di sfruttamento – di materie prime essenziali per la Russia in questo momento. Tra di esse figurano l’oro e l’uranio.
In primo luogo, a seguito delle sanzioni occidentali relative ai metodi di pagamento (come il sistema Swift) o connesse al congelamento degli asset russi, la Russia ha riscontrato una sfiducia sostanziale nei confronti della propria moneta, il rublo, sperimentando una crescente svalutazione[27]. Una delle risposte russe a questo fenomeno è stata un progressivo aumento delle riserve auree detenute presso la banca centrale russa[28]. È da precisare che questo fenomeno è incorporabile ad una strategia di “de-dollarizzazione”[29] precedente alla guerra in Ucraina, la quale ha però aumentato significativamente questa preoccupazione e pertanto ha portato ad un’accelerata delle operazioni.
La questione aurea, se così può essere definita, è uno dei punti cardine dell’analisi della postura russa nella regione. Secondo i dati più recenti, la produzione d’oro vede come importanti estrattori il Mali e il Burkina Faso, i quali concorrono – presi insieme – per l’estrazione di circa 120 tonnellate[30]. Per il Cremlino, l’approvvigionamento di oro riveste un’importanza strategica per continuare a perseguire la propria azione in Sahel, specificamente per favorire un cosiddetto “blood gold system”[31], ossia un sistema di pagamento e lavaggio di denaro a favore della ex-Wagner operante sul territorio di Bamako.
In secondo luogo, l’opera russa di approvvigionamento di materie prime persiste anche in Niger. Lo stato saheliano che ha sperimentato un colpo di stato nel luglio del 2023[32] è uno dei principali produttori al mondo di uranio, materia centrale per le centrali nucleari e la conseguente produzione di energia. La produzione in Niger è prevalentemente controllata dalla Francia, attraverso l’impresa Orano[33] che agisce in Niger sin dal 1971, fornendo di uranio gran parte del continente europeo. L’estrazione di uranio è materia di discussione in Niger e di importanza sostanziale per la giunta, la quale persegue la propria linea dura contro la Francia anche su questo campo[34]. Come anticipato, l’intenzione russa si articola anche in questa direzione, cioè, ottenendo le dovute licenze per favorire una propria estrazione di uranio sul suolo nigerino. In tal senso, nuovamente la Rosatom ha intenzione di occupare le miniere sotto controllo proprio della Orano, iniziando una serie di contatti con la giunta al potere[35]. Le prospettive sono ancora piuttosto opache all’orizzonte, nonostante il progressivo ritiro e indietreggiamento della Francia.

Conclusioni

Lo scenario in Sahel è tuttora instabile e incerto. Il territorio è pervaso dalle influenze straniere di vario tipo, tra le quali la Cina, la Francia, gli Stati Uniti. La Russia si posiziona in un contesto difficile e complicato come una potenza che cerca di giocarsi le proprie carte utilizzando principalmente la componente militare, adottando ora un approccio più diretto con la presenza degli Africa Corps. Nonostante un impegno retorico e soprattutto militare, la Russia non copre un ruolo di primissima fascia, nonostante risulti il primo esportatore di armi in Africa.
Ciò che si desume da un’analisi approfondita è la scarsità di effettività del progetto russo nella regione e nel continente, intesa nel senso di piena e pura cooperazione paritetica tra le parti. La Russia si pone sullo scacchiere come una grande potenza, attraverso un atteggiamento assertivo e, in alcuni casi, con una postura paternalistica nei confronti dei vari Stati, i quali cessano di essere partner e divengono delle semplici pedine. Il fenomeno dei colpi di stato non è nuovo in Mali, Burkina Faso e Niger e le ragioni si possono riscontrare in un crescente dissenso da parte sia della popolazione che dell’esercito dell’operato dei governi civili, nonché nella fluidità dei sistemi politici dei paesi nei quali la sfera militare si inserisce ed è presente. È bene quindi specificare quanto la regione sia attanagliata da una serie di problematiche da considerare radicate nel territorio, le quali affondano le proprie radici in fenomeni complessi sia di origine interna agli stati – sia dal punto di vista politico che economico – sia da tensioni politiche regionali ed internazionali.


Note

[1] Lawal, S. (2024, 27 agosto). West Africa’s ‘coup belt’: Did Mali’s 2020 army takeover change the region? Al Jazeera https://www.aljazeera.com/news/2024/8/27/west-africas-coup-belt-did-malis-2020-army-takeover-change-the-region
[2] Murphy, T. (2023, 6 settembre). Middle powers, big impact: Africa’s ‘coup belt,’ Russia, and the waning global order. European Council on Foreign Relations https://ecfr.eu/article/middle-powers-big-impact-africas-coup-belt-russia-and-the-waning-global-order/
[3] Varsori, A. (2020). Storia Internazionale: dal 1919 ad oggi (p. 277, II ed.). Il Mulino
[4] Toaldo, M. (2017, 4 agosto). La Russia in Libia: guerra o pace? European Council on Foreign Relations https://ecfr.eu/rome/article/la_russia_in_libia_guerra_o_pace/  
[5] Mazzei, F. (2010). World Politics. Appunti e riflessioni sulla politica mondiale (p. 107, I ed.). L’Orientale Editrice
[6] Varsori, A. (2020). Storia Internazionale: dal 1919 ad oggi (p. 450, II ed.). Il Mulino
[7] ISPI. (2023). Presenza militare della Russia in Africa. ISPIhttps://www.ispionline.it/it/pubblicazione/presenza-militare-della-russia-in-africa-108410
[8] Al Jazeera (2023, 16 settembre). Mali, Niger and Burkina Faso establish Sahel security alliance. Al Jazeera https://aje.io/gkfgq4
[9] Herpolsheimer, J. (2024, 3 maggio). The Economic Community of West African States (ECOWAS): A Region and an Organisation at a Crossroads. ISPI https://www.ispionline.it/en/publication/the-economic-community-of-west-african-states-ecowas-a-region-and-an-organisation-at-a-crossroads-172641
[10] Laruelle, M. (2019). Russia’s Militia Groups and their Use at Home and Abroad in Notes de l’Ifri – Russie.Nei.Visions (n. 113). Ifri
[11] Per maggiori informazioni riguardo la storia dei Cosacchi consiglio il libro “The Cossacks” di Shane O’Rourke

[12] In verità, l’ex gruppo Wagner è identificabile come una milizia con una natura particolare, in quanto connessa con il GRU (Direttorato generale per le informazioni militari). Per un’analisi più approfondita: Bartosiewicz, M. (2023, 23 agosto). Controlled Chaos: Russia’s Africa Policy in OSW Commentary (n. 534). Centre for Eastern Studies https://www.osw.waw.pl/sites/default/files/OSW_Commentary_534.pdf  
[13] Dahlqvist, N. (2019). Russia’s (Not so) Private Military Companies in RUFS Briefing (n. 44). FOI-Swedish Defence Research Agency https://www.foi.se/rest-api/report/FOI%20MEMO%206653
[14] Minde, N. (2024, 7 marzo). Russia’s Africa Corps – more than old wine in a new bottle. Institute for Security Studies https://issafrica.org/iss-today/russias-africa-corps-more-than-old-wine-in-a-new-bottle
[15] NATO (2024). Independent Expert Group Supporting NATOS’s Comprehensive and Deep Reflection Process on the Southern Neighbourhood – Final Report (p. 15). NATO
[16] Opinio Juris (2023, 23 giugno). Macron: “La Russia destabilizza l’Africa”. Opinio Juris https://www.opiniojuris.it/opinio/macron-la-russia-destabilizza-lafrica/
[17] Human Rights Watch (2022, 3 maggio). Central African Republic: Abuses by Russia-Linked Forces. Human Rights Watch https://www.hrw.org/news/2022/05/03/central-african-republic-abuses-russia-linked-forces
[18] AFP (2023, 26 giugno). Wagner Will Continue Mali, C. Africa Operations – Lavrov. The Moscow Times
[19] Mielcarek, R. (2022). L’inavouable défete française au Sahel. Le Monde Diplomatique https://www.monde-diplomatique.fr/2022/04/MIELCAREK/64534
[20] Phillips, M. M. (2024, 20 aprile). Niger’s Eviction of U.S. Commandos, Drones Derails America’s Counterterror Strategy. The Wall Street Journal https://www.wsj.com/world/africa/nigers-eviction-of-u-s-commandos-drones-derails-americas-counterterror-strategy-7e1eff83
[21] Murphy, T. (2023, 6 settembre). Middle powers, big impact: Africa’s ‘coup belt,’ Russia, and the waning global order. European Council on Foreign Relations https://ecfr.eu/article/middle-powers-big-impact-africas-coup-belt-russia-and-the-waning-global-order/
[22] Putin, V. (2007). “A Speech Delivered at the Munich Security Conference 2007.” 43rd. Munich Security Conference, 10/02/2007
[23] Russia-Africa economic and humanitarian forum. (2019, 24 ottobre). Outcomes of the first Russia–Africa Summit and Economic Forum. Roscongress to continue working on the African track until the next Forum. Summit Africa. https://summitafrica.ru/en/archive/2019/summit-outcomes/
[24] Summit Russia-Africa. (2023, 28 luglio). Declaration of the second Russia-Africa summit. https://summitafrica.ru/en/about-summit/declaration-2023/
[25] Nicolini Gabriel, J.P. (2024, 22 marzo). Russian Nuclear Diplomacy in the Global South, and How to Respond to It. IAI – Istituto Affari Internazionali https://www.iai.it/it/pubblicazioni/russian-nuclear-diplomacy-global-south-and-how-respond-it
[26] ROSATOM (2019). Bringing better education to Africa. ROSATOM. https://rosatomnewsletter.com/2019/12/02/rosatom-bringing-better-education-to-africa/
[27] Cordell, J. (2023, 14 agosto). Kremlin Unfazed as Ruble Crashes Through 100 vs. Dollar. The Moscow Times
[28] Pallavicini, L. (2023, 30 novembre). La via dell’oro russo e delle riserve auree del Cremlino. Notizie Geopolitiche
[29] Timpone, G. (2022). La Russia non vende l’oro, anzi torna ad acquistarlo: ecco perché deve fare notizia. Investireoggi. https://www.investireoggi.it/la-russia-non-vende-loro-anzi-torna-ad-acquistarlo-ecco-perche-deve-fare-notizia/
[30] Lu, M. (2024, 1 maggio). Visualizing gold production in 2023. Elements https://elements.visualcapitalist.com/visualizing-global-gold-production-in-2023/
[31] Berlin, J. et al. (2023). The Blood Gold Report – How the Kremlin is using Wagner to launder billions in African gold. The Blood Gold Report https://bloodgoldreport.com/wp-content/uploads/2023/12/The-Blood-Gold-Report-2023-December.pdf   
[32] Opinio Juris (2023, 28 luglio). Colpo di Stato in Niger, rimosso il presidente Bazoum. Opinio Juris https://www.opiniojuris.it/opinio/colpo-di-stato-in-niger-rimosso-il-presidente-bazoum/
[33] World Nuclear Association (2024). Uranium in Niger. World Nuclear Association. https://world-nuclear.org/information-library/country-profiles/countries-g-n/niger#:~:text=Niger%20has%20two%20significant%20uranium,of%20mines%20have%20been%20withdrawn.
[34] Nigrizia (2024, 21 giugno). Il Niger revoca ad Orano il permesso di estrarre uranio a Imouraren. Nigrizia https://www.nigrizia.it/notizia/niger-revoca-orano-permesso-estrarre-uranio-imouraren
[35] Bellantone, R. (2024, 13 giugno). Iran e Russia puntano l’uranio del Niger. Nigrizia https://www.nigrizia.it/notizia/iran-russia-puntano-uranio-niger


Foto copertina: TOPSHOT – Fighters for The National Movement for the Liberation of Azawad (MNLA) pose for a picture on August 28, 2022. – One of Malis main armed groups, The National Movement for the Liberation of Azawad (MNLA), held a congress at the end of August 2022 in Kidal, to commit to the merger of all armed ex-rebel groups belonging to the Coordination of Azawad Movements (CMA), who signed the peace agreement in 2015. (Photo by SOULEYMANE AG ANARA / AFP) (Photo by SOULEYMANE AG ANARA/AFP via Getty Images)