Iran post-Assad: le nuove sfide geopolitiche di Teheran


La caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria rappresenta un colpo significativo per la leadership dell’Iran, sia sul piano interno che regionale. Questo evento indebolisce il ruolo di Teheran come pilastro di deterrenza e influenza strategica in Medio Oriente, delineando scenari incerti e nuovi equilibri geopolitici.


Tredici anni dopo l’inizio della rivolta siriana, la repentina e drammatica caduta di Bashar al-Assad ha scosso profondamente la percezione di un equilibrio stabile, seppur autoritario. La sconfitta del regime, resa possibile dall’avanzata fulminea dell’alleanza militare Fatah al-Mubin, guidata dal gruppo Hayat Tahrir al-Sham (HTS) di Abu Mohammad al-Jolani, costituisce una delle battute d’arresto strategiche più rilevanti per l’Iran negli ultimi anni. Ciò che era iniziato nel 2011 come una rivolta popolare si è trasformato in una guerra civile devastante, culminata in uno stallo instabile, durante il quale il regime di Assad ha represso brutalmente ogni forma di dissenso.
L’Iran risulta tra le principali vittime del collasso del regime siriano, alleato storico e pilastro di Teheran. Per oltre un decennio, la Repubblica Islamica ha investito risorse economiche ingenti e fornito supporto militare diretto per garantirne la sopravvivenza, consolidando al contempo la propria influenza nella regione. Tuttavia, nel momento cruciale del collasso, l’Iran si è trovato impreparato e inaspettatamente assente, incapace di intervenire mentre l’esercito siriano crollava rapidamente.
Dopo la caduta di Assad, la Guida suprema iraniana, Ayatollah Ali Khamenei, ha attribuito l’evento a una cospirazione orchestrata da potenze straniere, “un piano congiunto americano e sionista”, [1] nel tentativo di preservare l’immagine dell’Iran come potenza regionale solida e resiliente. Questa interpretazione, tuttavia, non ha potuto mascherare le difficoltà crescenti che Teheran sta affrontando. La rapidità degli sviluppi, unita all’esaurimento delle risorse militari e politiche dell’Iran nell’ultimo anno, ha ulteriormente aggravato la sua posizione. Confronti militari diretti e indiretti con Israele hanno contribuito a ridurre drasticamente la capacità della leadership iraniana di elaborare una risposta strategica efficace, lasciando Teheran vulnerabile in un contesto geopolitico sempre più sfavorevole.

Il legame tra Siria e Iran

Il legame tra Iran e Siria è stato storicamente caratterizzato da una stretta alleanza che ha apportato vantaggi reciproci. Questa relazione si è consolidata nel corso degli anni, con l’Iran che ha fornito supporto politico, militare ed economico al regime siriano, mentre la Siria ha offerto all’Iran un alleato strategico nel cuore del Medio Oriente.
Da una parte, la presenza dell’Iran in Siria ha da sempre rivestito un ruolo cruciale per il regime di Bashar al-Assad. Le radici di questo coinvolgimento risalgono al 2012, quando Teheran decise di impegnarsi per garantire la sopravvivenza del governo di Assad.
Il generale Qassem Soleimani, comandante della Forza Qods del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), intraprese una serie di visite in Siria per valutare la stabilità del regime di Assad e pianificare il sostegno necessario.[2]
Oltre al sostegno politico, l’Iran mobilitò combattenti sciiti provenienti da diverse aree geografiche, tra cui Hezbollah, milizie irachene e gruppi provenienti da Afghanistan e Pakistan, creando una rete di alleanze strategiche per consolidare la propria influenza regionale. Nonostante la riduzione delle operazioni su larga scala a partire dal 2018, l’Iran non ha mai interrotto la sua presenza in Siria. Al contrario, ha continuato a rafforzare la sua influenza, in particolare nel sud e sud-est del paese, mantenendo basi militari principalmente nei governatorati di Aleppo e Deir Ezzor. Questi avamposti hanno permesso a Teheran di assicurarsi il controllo di territori strategici, integrando le milizie nelle forze armate siriane.

Dall’altra parte, la Siria ha rivestito un’importanza strategica fondamentale per l’Iran, fungendo da punto di ancoraggio per il “corridoio filoiraniano” che Teheran ha costruito negli ultimi quarant’anni. Il regime di Bashar al-Assad ha offerto un’ampia libertà di movimento ai proxy iraniani, tra cui Hezbollah, Hamas e la Jihad Islamica Palestinese. Questo rapporto ha facilitato il flusso di armamenti e finanziamenti attraverso valichi strategici al confine con il Libano, consolidando ulteriormente il “corridoio sciita” e permettendo all’Iran di proiettare la propria influenza in Medio Oriente. Nonostante i legami strategici, ora l’Iran sembra essere stato parzialmente ingannato dalla percezione di un governo siriano stabile e capace, che Teheran stesso ha contribuito a consolidare.

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Le conseguenze della caduta del regime di Assad per l’Iran

La caduta di Bashar al-Assad in Siria rappresenta un punto di svolta cruciale per l’Iran, con conseguenze su più fronti. A livello regionale, determina la perdita del “corridoio terrestre”- un corridoio logistico strategico che collega Teheran al Mediterraneo – compromettendo il trasferimento di armi e il supporto a Hezbollah e ad altri alleati strategici tra cui milizie sciite e gruppi armati attivi in Libano, Iraq e Yemen. [3] Questa interruzione riduce drasticamente la capacità operativa dell’Iran nella regione. In parallelo, l’evento rafforza il ruolo della Turchia come principale attore regionale. Ankara, già sostenitrice dei ribelli siriani, consolida ulteriormente la propria posizione, minando l’influenza iraniana e alterando l’equilibrio di potere nella regione. Sul piano della credibilità regionale, l’incapacità dell’Iran di proteggere Assad solleva dubbi sulla sua capacità di sostenere i propri alleati, alimentando incertezze tra i partner strategici. Sul quadro interno, la caduta di Assad provoca disillusione tra i sostenitori del regime, che interpretano il fallimento di Teheran come una manifestazione di fragilità politica, alimentando le critiche alla politica estera del governo. Si teme inoltre che la sconfitta di Assad possa incentivare gruppi sunniti estremisti nelle regioni meridionali dell’Iran.
Da sottolineare è come questa perdita strategica si inserisca in un contesto di crescente pressione sugli assetti iraniani in tutta la regione, una condizione che è stata ulteriormente acuita dopo il 7 ottobre 2023. Tra le principali difficoltà che Teheran sta affrontando, l’indebolimento di Hezbollah risulta essere uno dei fattori più rilevanti. Hezbollah ha svolto un ruolo centrale nella strategia iraniana in Siria, in particolare dopo la morte di Qasem Soleimani nel 2020, diventando un attore chiave nel coordinamento delle milizie sostenute dall’Iran in Siria. Tuttavia, le pesanti perdite e le difficoltà operative hanno compromesso la sua capacità di fornire supporto militare o logistico. Un ulteriore fattore di vulnerabilità per l’Iran è l’intensificazione delle operazioni militari contro le forze iraniane in Siria, inizialmente focalizzate sull’interruzione del trasferimento di armamenti a Hezbollah. Questi attacchi si sono evoluti in un confronto su più fronti, con l’obiettivo di minare l’intera infrastruttura dell’“Asse della Resistenza”. Lo stesso Ayatollah Ali Khamenei ha ammesso che l’Iran non è stato in grado di supportare il regime di Assad anche a seguito della chiusura delle rotte strategiche vitali e del blocco aereo e terrestre implementato da Israele alla fine del 2023[4] che ha ostacolato significativamente i movimenti delle truppe iraniane e il flusso di rifornimenti logistici. Infine, la situazione economica dell’Iran ha avuto altresì un impatto significativo, limitandone ulteriormente la capacità operativa. Rispetto al 2011, anno in cui Teheran decise di intervenire nel conflitto siriano, l’economia iraniana si trova oggi in una condizione decisamente più fragile. Le sanzioni internazionali e le difficoltà interne hanno eroso le risorse destinate a sostenere un impegno militare esterno.

Possibili scenari

La guida suprema iraniana ha ribadito con fermezza la volontà di riconquistare i territori persi in Siria, promettendo che “i coraggiosi giovani siriani” [5] li restituiranno.
In risposta alla sconfitta, Teheran potrebbe cercare di stabilire nuove alleanze con le minoranze sciite e alawite della Siria occidentale, potenziando la sua rete di forze lealiste e proxy, anche senza un regime centrale favorevole. Infine, la crescente debolezza regionale potrebbe spingere Teheran a ripensare alla propria strategia di deterrenza, con una possibile revisione del programma nucleare, per rafforzare la propria posizione in un contesto geopolitico sempre più instabile.

La situazione in Siria resta altamente fluida e le implicazioni per l’Iran continuano a evolversi. Sebbene le attuali difficoltà sembrino indebolire la posizione di Teheran, le sue azioni future dipenderanno dalla capacità di adattarsi a nuove dinamiche regionali e di riallineare le sue alleanze. La ricerca di soluzioni per preservare la propria influenza in Siria e nel Medio Oriente più ampio rimarrà una priorità per la leadership iraniana, ma le sfide saranno sempre più complesse e le risposte potrebbero determinare il futuro dell’Iran come potenza regionale.


Note

[1] Reuters, Iran’s Khamenei says toppling of Syria’s Assad was result of US-Israeli plan, https://www.reuters.com/world/middle-east/irans-khamenei-says-toppling-syrias-assad-was-result-us-israeli-plan-2024-12-11/. 11 Dicembre 2024.
[2]Associated Press News, Iranian general transformed Syria’s war in Assad’s favor, https://apnews.com/article/syria-ap-top-news-tehran-international-news-iraq-a0557de2499d53eb9d298bbea35bb9d8?utm_source=chatgpt.com. 7 Gennaio 2020.
[3]Chatham House, The fall of Assad has exposed the extent of the damage to Iran’s axis of resistance, https://www.chathamhouse.org/2024/12/fall-assad-has-exposed-extent-damage-irans-axis-resistance?utm_source=chatgpt.com. 13 Dicembre 2024.
[4] Euro News, Iran’s supreme leader blames US and Israel for Bashar al-Assad’s fall from power in Syria, https://www.euronews.com/2024/12/11/iran-blames-us-and-israel-for-bashar-al-assads-fall-from-power-in-syria. 12 Dicembre 2024.
[5] X, Khamenei, https://x.com/khamenei_ir?ref_src=twsrc%5Egoogle%7Ctwcamp%5Eserp%7Ctwgr%5Eauthor. 22 Dicembre 2024.


Foto copertina: Assad e la guida suprema l’Ayatollah Ali Khamenei.