“Sopra eroi e tombe”: il sistema discriminatorio dietro le migliaia di cittadinanze italiane concesse in Argentina


Tra burocrazia, discendenze e disuguaglianze: come l’eredità razziale e culturale italiana plasma la concessione della cittadinanza a Buenos Aires, oltre le polemiche su Javier Milei.


Ha fatto molto discutere la recente attribuzione della cittadinanza italiana al presidente argentino Javier Milei. Il risentimento legittimo dei figli di cittadini immigrati ha sottolineato la facilità con cui il nuovo inquilino della Casa Rosada, insieme a sua sorella Karina, si sia ritrovato investito dei diritti civili connessi alla cittadinanza. Una situazione che stride particolarmente con quella di tutti quei giovani nati in Italia che, pur frequentano le nostre scuole, pur avendo piena e totale conoscenza delle nozioni comunitarie, storiche e linguistiche del paese, si vedono totalmente esclusi dal pacchetto di diritti e doveri connessi all’ottenimento dello status di cittadino[1].
A ben vedere, al di là del clamore che accompagna ogni notizia che riguardi l’iconico presidente argentino, in questo caso, Milei non sta godendo di alcun privilegio eccezionale da cui siano esclusi almeno i suoi conterranei.
Negli ultimi anni, l’Italia ha registrato un aumento esponenziale delle cittadinanze concesse a cittadini argentini, grazie alla legge che permette di acquisire la nazionalità italiana per discendenza (ius sanguinis)[2].
Tale fenomeno, favorito dalla forte emigrazione italiana in Argentina tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, solleva interrogativi sulla sostenibilità di un sistema che, pur rispettando le radici storiche, sembra aver perso di vista le sue implicazioni attuali. Tra i sostenitori, che sottolineano il diritto di mantenere vivi i legami familiari e culturali, e i critici, che denunciano l’abuso di una normativa troppo permissiva, sarebbe auspicabile l’apertura di un serio dibattito sul futuro delle politiche migratorie e dei diritti di cittadinanza, che non sia offuscato dalle strumentalizzazioni propagandistiche e dal clamore suscitato dalle tante morti nel Mar Mediterraneo o dalle vicende processuali spettacolarizzate del ministro Matteo Salvini[3].

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Il boom delle cittadinanze fra cifre e Storia

Secondo l’ISTAT, sono 827.098 cittadini i cittadini italiani nati in Argentina. Una cifra imparagonabile ai soli 97mila italiani attualmente in vita, nati sul territorio nazionale e poi ed emigrati verso repubblica rioplatense[4]. Le principali ondate migratorie italiane in Argentina non si sono registrate di certo negli ultimi decenni. Può affermarsi con un certo grado di certezza che, a partire dagli anni della dittatura (1976-1983), le crisi economiche da cui è stato ciclicamente travolto il Paese, fino ad arrivare al collasso sociale del 2001, lo hanno reso un posto da cui spostarsi in cerca di un futuro più stabile e non di certo una meta d’arrivo per italiani. Proprio alla luce di tali criticità, il processo di connessione con le radici italiane della comunità in questione si è quantomeno sposato con la prospettiva di avere un passaporto italiano, quindi europeo, con tutte le possibilità di lavoro e soggiorno in Europa ad esso legate. Anche questi argentini rientrano fra i famosi “migranti economici” verso i quali si è orientata la retorica anti-migratoria degli ultimi governi, accompagnata da discutibili progetti di investimento nei paesi di provenienza dei flussi di origine africana.
I migranti economici argentini affollano fino al collasso i consolati di Córdoba, Rosario e Buenos Aires. Di fatti, se si registrano (e si lamentano) ritardi nel procedimento consolare per il riconoscimento della cittadinanza italiana, è a causa dell’enorme mole di lavoro di consulenza e accompagnamento all’ottenimento della cittadinanza che le nostre sedi di rappresentanza si ritrovano a gestire. Per questa ragione, alcuni aspiranti italiani preferiscono pagarsi il viaggio in Italia e riferirsi al comune di nascita dei loro avi o, in alternativa, ottenere la cittadinanza attraverso un procedimento giudiziario istruito presso i tribunali italiani. Si tratta di pratiche molto diffuse, nell’ambito di una legge che consente ad un singolo membro della famiglia argentina di recuperare la propria “identità italiana” e, una volta ottenuta la documentazione probatoria necessaria (certificati di battesimo, matrimonio, nascita degli avi), di aprire la pratica per tutto il resto della famiglia, cui è possibile aderire alla procedura senza troppi problemi. Anche senza aver mai visto l’Italia, anche senza conoscere nulla del paese[5].

Storia di una legge razzista

La prima legge che regolò i rapporti di cittadinanza per gli italiani emigrati all’estero fu la n. 555/ 1912. Tale norma prevedeva già il principio dello jus sanguinis, ma con criteri più restrittivi: la trasmissione della cittadinanza era limitata ai discendenti maschi, poteva inoltre essere persa facilmente, ad esempio se l’antenato aveva acquisito un’altra cittadinanza (come quella argentina) o se non si fosse mantenuto un legame forte con l’Italia[6].
In un contesto storico profondamente mutato, intervenne l’attuale norma vigente, la legge n. 91/1992, la quale ha semplificato il processo, eliminando alcune discriminazioni (come quella di genere) e rafforzando lo jus sanguinis come criterio principale. In più, ha incentivato la possibilità per i discendenti di riottenere la cittadinanza persa dai loro antenati.
Quando emerse la 91/1992, alcuni aggiornamenti alla norma risalente al 1912 erano certo necessari. Due anni prima, la Legge Martelli era intervenuta in materia di regolazione dell’immigrazione, accompagnata ad una sanatoria rivolta a 215.000 immigrati residenti in Italia e aprendo il dibattito rispetto ad un’Italia multietnica[7]. Quello che si decise di fare con la 91/1992, tuttavia, fu di riconoscere una serie di diritti a figli e nipoti degli antichi emigranti italiani, guardando con favore ai concittadini dell’Unione Europea (che, pure, della cittadinanza italiana non avevano bisogno), ma raddoppiando il tempo richiesto per diventare cittadini agli immigrati provenienti da Paesi extracomunitari. Le condizioni di acquisizione della cittadinanza si inasprirono anche per i figli di immigrati: sarebbero potuti diventare italiani solo con la maggiore età, a patto che – nati qui – fossero sempre vissuti in Italia. Anche pochi mesi passati nei paesi di origine per un qualsiasi motivo ne compromettevano la papabile italianità[8].
È nell’ambito di questo sproporzionato quadro normativo che si sono affermati i diritti di cittadinanza degli argentini intenti a riconnettersi con la loro italianità.

“Sopra eroi e tombe”

Fra i più ferventi sostenitori della legge attualmente in vigore è impossibile non annoverare l’ormai defunto Mirko Tremaglia, l’ex ragazzo di Salò, mai rinnegato e divenuto deputato presso le fila del Movimento Sociale Italiano, nonché titolare del Ministero degli Italiani nel Mondo (MIM)[9] sotto il governo di Silvio Berlusconi tra il 2001 e il 2006[10]. Quella di Tremaglia è una storia da film, il cui potenziale non sfuggì a Federico Fellini, il quale lo suggerì al deputato msino, secondo diverse fonti[11]. Tremaglia era considerato e si considerò per tutta la vita “innamorato degli Italiani all’Estero”. Un amore sbocciato sulla tomba di suo padre, nel cimitero di Asmara, in Eritrea, dove si recò negli anni Sessanta. Vi trovò i fiori riposti da altri italiani, due garofani rossi e una felce verde, i colori del tricolore[12]. Un amore nato sopra “eroi e tombe”, come nel celebre romanzo dell’argentino Ernesto Sabato. Peccato che di eroico ben poco avessero quegli italiani impegnati nel sistema di Apartheid che il nostro paese impose all’Eritrea. Senza spingersi a consultare i più recenti manuali sulla storia del colonialismo italiano, vale la pena rileggere le italianissime pagine di Tempo di uccidere di Ennio Flaiano (Longanesi, 1947) per ritrovare il senso di disumanizzazione, estraniamento dalla realtà, lotta per la sopravvivenza e riduzione agli istinti più primordiali che guidò le imprese degli italiani nelle colonie e la loro gestione durante quegli anni.
Tremaglia si sarebbe battuto tutta la vita per la causa degli italiani all’Estero, coniugando l’amore e la vocazione personale con la militanza nel MSI. Nel 1954 entrò nella Direzione e nel 1972 divenne responsabile del Dipartimento di politica estera del Partito. Tra i vari incarichi, ricoprì negli anni quello di Presidente della Commissione Esteri e di Presidente del Comitato permanente per gli italiani nel mondo. Nel 1968 fondò i Comitati tricolore per gli italiani nel mondo (CTIM), con lo scopo di mantenere il legame dei connazionali con la madrepatria e valorizzarne le conquiste nei diversi paesi raggiunti, e ne fu nominato segretario generale. Costituitosi il Consiglio generale degli italiani all’estero (CGIE) nel 1991, entrò nel Comitato di Presidenza.
Il suo partito, con l’avvallo della Democrazia Cristiana, durante il governo di Giulio Andreotti vigente tra le primavere del 1991 e del 1992, ci consegnò la legge attualmente in vigore sulla cittadinanza, rispondendo ad un contesto internazionale certo attraversato da nuove migrazioni, ma anche fertile rispetto a nostalgie che di nuovo avevano ben poco.
Solo un decennio più tardi, sarebbe riuscito a raggiungere l’obiettivo di una vita, “una battaglia di civiltà”, come la definì più volte: la legge per il voto degli italiani all’estero che porta il suo nome[13].  Chi avrebbero votato questi nuovi italiani, dati i legami tra le associazioni dislocate nel mondo ed i loro organi rappresentativi in Italia, egemonizzati dalle stesse forze politiche che avevano promosso i cambiamenti fin qui ricostruiti, non era difficile da immaginare[14].

Voto degli italiani all’Estero e boom delle cittadinanze

La Legge Tremaglia (Legge n. 459 del 2001) per il voto degli italiani all’estero rappresentò un momento di significativa novità e eccezionalità nel panorama politico italiano. Estendeva agli italiani nel mondo la possibilità di partecipare alla vita politica del paese, consentendo loro di votare anche per corrispondenza e di eleggere rappresentati presso le Due Camere in appositi seggi ripartiti in base alle aree geografiche. Una nuova vastissima fetta di elettorato veniva chiamata ad influenzare la politica nazionale, portando con sé un potenziale impatto assai significativo, considerando le deboli maggioranze che hanno sostenuto i governi italiani negli ultimi decenni.
Nel caso argentino, analizzando in maniera incrociata il fenomeno del boom di cittadinanze italiane concesse nella repubblica rioplatense e la legge che consente loro di scegliere rappresentanti in Parlamento, è possibile osservare alcune tendenze tipiche delle elezione di rappresentanti provenienti da circoscrizioni estere, riscontrabili anche in comparabili casi nazionali, ed altre connotate di una specificità tutta tricolore. Alla prima categoria è possibile far risalire tanto l’elezione di ricchi imprenditori che rappresentano gli interessi commerciali del legame italo-argentino, quanto l’impossibilità di rintracciare fra i candidati un legame solido con i partiti politici italiani ed i loro programmi.
Fra le più peculiari caratteristiche italiane, si annovera invece l’attività politica di alcuni eletti nella circoscrizione America Meridionale. È il caso di Luigi Pallaro, le cui assenze strategiche contribuirono alla caduta del governo Prodi eletto nel 2006, con una fiducia strettissima cui lo stesso Pallaro aveva contribuito in maniera decisiva[15]. Le sue oscillazioni politiche, che portarono ad appoggiare la destra berlusconiana quanto la sinistra, appaiono sganciate da qualsiasi logica partitica. Tracciare i suoi cambi di casacca e, in generale, l’attività parlamentare dei rappresentanti della circoscrizione America Meridionale presso il Parlamento italiano conduce a una fotografia esatta della preponderante importanza dei voti (e candidati) argentini all’interno della stessa e corrisponde notare la persecuzione di un interesse dominante: l’allargamento e/o la facilitazione del boom pratiche di cittadinanza. Questa è l’istanza politica rilevante. Basta guardare i social network dei deputati e senatori afferenti alla circoscrizione in questione o la loro attività legislativa, ampiamente documentata sui siti web di Camera e Senato[16]. Ben al di là di qualsiasi altro principio che riguardi la gestione della cosa pubblica italiana.

Conclusioni

Abbiamo già constatato, con l’uscita di Napoli New York nelle sale, la portata del disastro che si sarebbe prodotto qualora Fellini avesse portato a termine ogni progetto cinematografico pensato. In difesa di uno dei più grandi registi della storia del cinema, occorre rammentare alcuni elementi della sua poetica: il sogno, l’allucinazione, il circense. Combinandoli, avrebbe senso ricostruire per il grande schermo la parabola di Mirko Tremaglia: da Salò alla commozione nel cimitero di Asmara, fino ad arrivare ai giorni nostri, alla valanga di meme comici che raccontano il cammino verso la cittadinanza di centinaia di migliaia di argentini intenti a telefonare alle parrocchie di battesimo dei loro avi per ottenere l’incartamento giusto che ne garantisca l’italianità.
Fellini non è mai stato didascalico. Eviterebbe quindi di raccontare il doloroso cammino verso i diritti civili di quegli italiani nati altrove, con figli italiani nati sul territorio nazionale, che però non hanno la pelle bianca, il sangue abbastanza italico o una tomba su cui piangere in una ex colonia.
Lascerebbe il paragone impietoso e circense all’arbitrio dello spettatore, prima che alla sua immaginazione. Così sì. Sarebbe un film, sarebbe felliniano. E quindi italianissimo.


Note

[1] Ansa, Milei vede Meloni e riceve la cittadinanza italiana, https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2024/12/13/meloni-vede-milei-e-riceve-la-cittadinanza-italiana-_ff20a76c-9d12-44d4-a081-7f0a31617bfe.html
[2] Consolato Generale D’Italia a Buonos Aires, https://consbuenosaires.esteri.it/it/servizi-consolari-e-visti/servizi-per-il-cittadino-straniero/cittadinanza/.
[3] New York Times, Matteo Salvini Acquitted After Blocking Rescue of Migrant Boat in Italy, https://www.nytimes.com/2024/12/20/world/europe/italy-salvini-migrants.html.
[4] ISTAT, https://www.istat.it/wp-content/uploads/2024/07/Italiani-residenti-allestero.pdf.
[5] Ciudadanía Italiana: Cómo adjuntarse a la carpeta de un familiar, https://www.sacarciudadaniaitaliana.com/blog/como-adjuntarse-a-la-carpeta-de-un-familiar/.
[6] Gazzetta Ufficiale, https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1912/06/30/012U0555/sg. [7]Internazionale, Cosa insegnano trent’anni di sanatorie per gli stranieri
https://www.internazionale.it/opinione/michele-colucci/2020/04/20/sanatorie-stranieri-coronavirus.
[8] Associazione Carta di Roma, La peggior legge d’Europa ha 30 anni. Le sprecate cittadinanze, https://www.cartadiroma.org/news/la-peggior-legge-deuropa-ha-30-anni-le-sprecate-cittadinanze/.
[9] 2 Ministero per gli italiani nel mondo (MIM) (2001 – 2006), https://patrimonio.archivio.senato.it/inventario/scheda/mirko-tremaglia/IT-AFS-070-000915/ministero-italiani-nel-mondo-mim.
[10] Ministero per gli italiani nel mondo (MIM) (2001 – 2006) https://patrimonio.archivio.senato.it/inventario/fondazione-spirito/mirko-tremaglia.
[11]La Stampa, “Quando Fellini disse:”Tremaglia, lei merita un film”, https://www.lastampa.it/politica/2012/01/02/news/quando-fellini-disse-br-tremaglia-lei-merita-un-film-1.36503973/.
[12] Comitato Tricolore, L’EREDITA’DI TREMAGLIA: IDEE, INTUIZIONI E TANTO AMORE PER I CONNAZIONALI, https://comitatotricolore.org/2016/03/25/17013/.
[13] Archivio, https://patrimonio.archivio.senato.it/inventario/fondazione-spirito/mirko-tremaglia.
[14] F. Tarantino, “Il voto degli italiani all’estero: le difficoltà incontrate in Argentina in attuazione delle norme”, in Quaderni dell’Osservatorio elettorale QOE – IJES, 2007.
[15] M. Boldrini, “Political Professionalization Beyond National Borders: An Analysisof Italian MPs in Overseas Constituencies” in Politics and Governance, n°12, 2024, disponibile al link: https://www.cogitatiopress.com/politicsandgovernance/article/viewFile/7470/3625. [16]www.senato.it


Foto copertina: Milei e Meloni, “Sopra eroi e tombe”: il sistema discriminatorio dietro le migliaia di cittadinanze italiane concesse in Argentina