Gli stati sono chiamati ad affrontare un numero sempre maggiore di sfide, di natura sia tradizionale che irregolare. Il dilemma non riguarderà più se il nemico sarà un esercito convenzionale o un attore irregolare, piuttosto il problema riguarda come prepararsi ad affrontare la somma dei due.
A cura di Lorenzo Cominotto
Descrizione
Il concetto di guerra ibrida è cresciuto in popolarità con le guerre in Afghanistan e in Iraq. L’idea è quella di descrivere un nuovo concetto differente dall’idea di un aperto confronto tra due o più stati le cui forze sono ben conosciute e utilizzano tattiche convenzionali.[1]
La definizione di guerra ibrida è ancora fonte di dibattito; tuttavia, la definizione data da Frank Hoffman è riconosciuta come una delle più importanti. Esso descrive le guerre ibride come un’incorporazione di diversi modelli di combattimento –convenzionali, irregolari, terroristici e criminali – utilizzati da attori statali e non. Il fine è quello di raggiungere un effetto congiunto sia fisico che psicologico.[2]
Molte guerre passate presentano componenti regolari e irregolari, tuttavia solitamente essi agiscono in teatri e formazioni separate, mentre nelle guerre ibride essi operano in concerto.
Operazioni convenzionali, irregolari e terroristiche non rappresentano più stili distinti, essi si mischiano confondendo l’idea di che guerra stia venendo combattuta, chi la stia combattendo e che tecnologie stiano venendo usate. La parola d’ordine è evitare di essere prevedibili, cercando vantaggi inaspettati.
Sebbene la guerra ibrida non rappresenti la fine dei combattimenti convenzionali, essa introduce un ulteriore livello di complessità per cui prepararsi, richiedendo adattamenti intellettuali e istituzionali dato che non può essere compensata dal mero potere militare.
Secondo Hoffman, l’occidente è stato troppo riluttante e lento nell’adattarsi, causando ritardi strutturali e negli investimenti.
Le tattiche di guerra ibrida fanno convergere diversi tipi di warfare in un’unica forma il cui scopo è non essere facilmente classificabile. Per esempio, attori non statali possono svolgere ruoli in conflitti convenzionali, sfruttando la possibilità di accedere a capacità e organizzazione solitamente esclusivi degli eserciti centrali. Allo stesso tempo, gli stati possono anch’essi mischiare metodi irregolari e convenzionali, accoppiando alta tecnologia con terrorismo e attività di cyberwarfare per confondere ed evitare conseguenze. L’ibridità considera anche metodi non usuali, come l’uso di criminalità per causare maggiori grattacapi, stancare la resistenza o addirittura sconfiggere le forze convenzionali del nemico.[3]
L’evoluzione del concetto di guerra ibrida
Diverse scuole di pensiero hanno fornito le basi per il concetto di guerra ibrida.
Fourth Generation Warfare (4GW)
Il concetto di guerra di quarta generazione mira a sfocare la natura del conflitto, specialmente per quanto riguarda la differenza tra guerra e pace e tra combattenti e non.
L’obbiettivo è indebolire il sistema statale attraverso l’uso di attori non statali che possono porre sfide alla sua legittimità.[4]
Questo concetto ignora però il fatto che diversi conflitti, come le crociate, le guerre di religione europee e l’intera storia imperiale britannica, contengono elementi di quello che viene definito 4GW.
Ciononostante, l’idea di poter raggiungere vittorie politiche indirettamente piuttosto che tramite normali forze regolari ha i suoi meriti.
Compound Wars
Esse sono caratterizzate da un significativo livello di coordinazione tra forze regolari ed irregolari.[5] Il risultato è lo sfruttamento dei vantaggi ti ognuna di esse. Per esempio, le forze irregolari possono essere usate per disperdere le risorse dell’avversario, mentre quelle convenzionali possono entrare in gioco quando è necessaria maggiore forza bruta. Nel corso dell’invasione francese della Spagna, per esempio, le forze di Napoleone dovettero combattere l’esercito inglese mentre venivano costantemente tormentate dalla guerriglia spagnola[6].
Gli irregolari Thomas Edward Lawrence venivano diretti strategicamente e supportate dagli inglesi dagli inglesi nella la loro lotta all’Impero Ottomano durante le rivolte arabe.[7] Infine, durante la Guerra in Vietnam le tattiche irregolari dei Viet Cong erano combinate con le azioni più convenzionali dell’esercito Nordvietnamita.[8]
I critici hanno tuttavia fatto notare come la teoria non tenga fede alla sua stessa definizione, dato che possiamo identificare solo casi di parziale coordinamento strategico piuttosto che forze che combattono veramente fianco a fianco.
Unrestricted Warfare (o War Beyond Limits)
I colonnelli cinesi Qiao e Wang hanno dato vita al concetto di guerra illimitata, la quale si riferisce all’idea di una guerra al di là del tradizionale dominio militare, guidata dalle implicazioni della globalizzazione[9].
Loro notano come la tecnologia guidi la politica, l’economia, la difesa, la cultura, la diplomazia e la religione, portandoli a sovrapporsi e fondersi gli uni con gli altri. Tale concetto beneficia dalla combinazione di tutti i vantaggi dei vari elementi.
Tale concetto include anche gli ambiti dell’information warfare, financial warfare, trade warfare e altre forme di guerra completamente nuove.
Esempi storici
Possiamo identificare diversi esempi di guerra ibrida nel corso della storia.
Nel diciannovesimo secolo, gli inglesi riuscirono a sconfiggere gli spagnoli in Argentina, conquistando Buenos Aires. Ciononostante, il senso di trionfo nei giornali inglesi e i benefici al mercato finanziario ebbero vita breve dato che gli spagnoli, alimentando rivolte popolari e sfruttando l’architettura della città, riuscirono a riconquistarla.[10]
Possiamo quindi rintracciare molti elementi della guerra ibrida, con mix di tattiche regolari e irregolari e lo sfruttamento di clan e network illeciti. Inoltre, il lato politico del conflitto era anch’esso complesso date le conseguenze sia locali che globali, con effetti su mercati finanziari e il ruolo dei media.
La Seconda Guerra Anglo-Boera del 1899-1902 propone anch’essa elementi ibridi, specialmente per quanto riguarda il ruolo dei media. In tale guerra, i leader boeri sfruttarono i canali mediatici per scuotere l’opinione pubblica inglese, portando all’attenzione le crude tattiche usate contro i civili boeri e le loro condizioni di vita nei campi di concentramento inglesi.[11]
Nel 1903 la Russia riuscì a stabilire una propria presenza in Corea, dopo aver ottenuto una concessione per il taglio della legna dal debole (quasi fallito) governo coreano.
Le forze dello Zar utilizzarono false narrazioni (come il dichiararsi taglialegna armati per mera autodifesa) e mettendo in atto una campagna diplomatica per confondere e ritardare i negoziati, guadagnando tempo organizzare le proprie forze poi usate nel corso della guerra Russo-Giapponese del 1904-1905[12].
L’invasione sovietica dell’Afghanistan e le guerre in Cecenia sono state caratterizzate da un’alta asimmetria tra le parti coinvolte. Gli afghani utilizzarono il terreno montuoso e i moderni sistemi antiaerei portatili forniti dagli americani per gambizzare il vantaggio sovietico. Similmente, i ceceni usarono intense tattiche di guerra urbana a Grozny mentre sconfiggevano i Russi sul lato della narrazione nei media del mondo.
Infine, l’uso da parte di Mosca di forze militari senza contrassegni identificativi sulle uniformi – i famosi “little green men,” sui quali il Cremlino dichiarava di non avere controllo – per prendere il controllo degli edifici amministrativi e strutture strategiche in Crimea può essere anch’esso considerato un’azione di guerra ibrida.
Leggi anche:
- Dottrina Gerasimov: la strategia militare non convenzionale di Mosca
- L’arte della guerra ibrida
- Cina: la guerra ibrida fonde approcci e confonde gli avversari
La guerra ibrida nell’invasione dell’Ucraina
Con l’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, le operazioni convenzionali del Cremlino sono state supportate da azioni ibride e amplificate dalle minacce nucleari, come dettato dalla dottrina di “difesa attiva” del generale Gerasimov.[13]
Sin dalla crisi Ucraina del 2014, la guerra ibrida russa ha fatto leva su cinque elementi:
- Diplomatic warfare, per mettere pressione sugli accordi tra stati, sulle alleanze e sul supporto internazionale.
- Information warfare, per influenzare la popolazione e la comunità internazionale tramite disinformazione.
- Il controllo di forze militari non riconosciute.
- Economic warfare, tramite ricatti, sanzioni ed effetti sull’inflazione.
- Cyber warfare per ottenere informazioni e sabotare l’organizzazione dell’avversario. Per esempio, l’invasione del 2022 è stata preceduta da attacchi cyber sui sistemi amministrativi e finanziari del governo ucraino, in modo da ritardare la mobilitazione delle forze di difesa.[14]
L’invasione russa ha anche sfruttato e amplificato crisi energetiche, umanitarie e alimentari, rispettivamente attraverso bombardamenti di infrastrutture energetiche critiche, forzando milioni di ucraini a diventare rifugiati,[15] e scatenando una crisi alimentare globale. Ciononostante, le operazioni ibride russe hanno mostrato diversi svantaggi legati al fatto che il mix di forze regolari, ribelli del Donbass, truppe paramilitari del gruppo Wagner, irregolari ceceni e mercenari stranieri non ha contribuito al morale e all’omogeneità delle unità russe[16]. La guerra ha inoltre dimostrato come la presenza di potenti forze irregolari possa diventare una minaccia alla strategia o all’esistenza stessa dello stato, come brevemente dimostrato dall’ammutinamento del gruppo Wagner a giugno 2023.
Conclusione
La guerra ibrida, come dimostrato dagli esempi storici e dalla guerra in Ucraina, è una variante che va tenuta in considerazione nella pianificazione strategica moderna. Il mix di tattiche convenzionali, irregolari, cyber e di informazione ha confuso la tradizionale distinzione tra pace e guerra, tra combattenti e non, attori statali e non.
Il caso ucraino evidenzia sia il potenziale che le limitazioni della guerra ibrida. Il variegato approccio russo ha sottolineato l’importanza strategica delle operazioni ibride nelle relazioni internazionali attuali. Ciononostante, come lo stesso conflitto ha rivelato, le tattiche ibride possono anche dimostrare vulnerabilità, come sfide logistiche, basso morale e rischi nell’affidarsi a forze irregolari.
La guerra ibrida non è un concetto nuovo ma piuttosto un’evoluzione che richiede un ripensamento dell’idea tradizionale di conflitto, così come investimenti in innovazioni intellettuali e istituzionali per tenere il passo con l’avanzamento della natura della guerra.
Note
[1] M. VAN CREVELD, «Modern conventional warfare: An overview», NIC Project 2020, May 25, 2004, https://indianstrategicknowledgeonline.com/web/MODERM%20CONVENTIONAL%20WARFARE%20AN%20OVERVIEW%20%20BY%20MARTIN%20VAN%20CREVELD%20HEBREW%20UNIVERSITY%20JERUSALEM.pdf.
[2] F. HOFFMAN, «Conflict in the Twenty-First Century: The Rise of Hybrid Wars», Potomac Institute for Policy Studies, 2007; BETZ, «The Idea of Hybridity» in Hybrid Conflicts and Information Warfare, https://doi.org/10.1515/9781626377622-toc.
[3] D. BETZ, «The Idea of Hybridity», op cit.
[4] W. S. LIND, K. NIGHTENGALE, J. SCHMITT, G. I. WILSON, «The Changing Face of War: Into the Fourth Generation», Marine Corps Gazette, November 2001.
[5] T. HUBER, «Compound Wars: The Fatal Knot», Command and General Staff College, 1996.
[6] C. J. ESDAILE, «Fighting Napoleon, Guerrillas, Bandits and Adventurers in Spain 1808- 1814», New Haven, Yale University Press, 2004, pp. 154-155.
[7] B. H. LIDDELL HART, «Lawrence of Arabia», New York, Da Capo Press, 1989.
[8] H. G. MOORE, J. L. GALLOWAY, «We Were Soldiers Once…and Young: Ia Drang—The Battle That Changed the War in Vietnam», New York, Random House, 1992.
[9] Q. LIANG, W. XIANGSUI, «Unrestricted Warfare», Beijing, PLA Literature and Arts Publishing House, 1999.
[10] I. HERNON, «The Savage Empire: Forgotten Wars of the Nineteenth Century», Sutton, 2000.
[11] D. BETZ, «The Idea of Hybridity», op cit.
[12] D. BETZ, «The Idea of Hybridity», op cit.
[13] D. JOHNSON, «General Gerasimov on the vectors of the development of military strategy», NATO Defence College, 2 March, 2019
[14]A. JACUCH, «The blurred lines of peace and war – An analysis of information operations used by the Russian Federation in CEE», The Journal of Slavic Military Studies, 16 November 2022; J.A. LEWIS, «Cyber war and Ukraine», CSIS, 16 June 2022, https://www.csis.org/analysis/cyber-war-and-ukraine.
[15] United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR) (2023) Emergency handbook. Operational Data Portal.
[16] C. C. IONITA, «Conventional and hybrid actions in the Russia’s invasion of Ukraine», Centre for Defence and Security Studies at National Defence University “Carol I”, 2023.
Foto copertina: