Il recente arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoğlu, ha scosso parte dell’opinione pubblica turca. L’opposizione, guidata dal segretario del Partito Popolare Repubblicano, Ozgur Ozel, è regolarmente scesa in piazza da quel momento insieme a migliaia di turchi per difendere ciò che resta della democrazia in questo Paese.
Di Gabriele Avallone
19 marzo 2025
Questa data difficilmente sarà dimenticata dai cittadini di Istanbul e dal popolo turco in generale. Al contrario, verrà ricordata come uno dei giorni più oscuri della storia contemporanea della Turchia. Il giovane sindaco, Ekrem Imamoğlu, è stato arrestato insieme ad altre centinaia di persone in un’operazione della polizia. L’accusa è quella di “reati finanziari e legami con i militanti curdi ribelli.”[1]
Immediatamente dopo il suo arresto, il governo turco guidato dal presidente Erdogan annunciò il divieto di manifestazioni politiche per circa quattro giorni. A peggiorare ulteriormente la situazione, l’università di Istanbul, alcuni giorni prima, decise di invalidare la laurea di Imamoğlu non permettendogli così di partecipare alle future elezioni presidenziali.
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L’opposizione turca scende in piazza
Il segretario del Partito Popolare Repubblicano (CHP), Ozgur Ozel, insieme ad altri esponenti del suo partito e dell’opposizione, hanno deciso di scendere in piazza, sfidando così Erdogan, per esprimere la loro vicinanza e solidarietà al sindaco di Istanbul, per chiedere il rispetto della democrazia e dei loro diritti. Stando a quanto riferito dallo stesso Ozel, “più di 300.000 mila persone si sono unite alle proteste ad Istanbul.”[2]
Nei giorni successivi, si sono svolte nuove manifestazioni nelle principali città quali, ad esempio, Izmir, Antalya ed anche Ankara. I giovani, studenti universitari e non, hanno preso il controllo dei campus universitari e delle piazze scontrandosi, a volte, con le forze dell’ordine. La polizia, pertanto, ha effettuato numerosi arresti tra i manifestanti e i giornalisti presenti ogni sera nelle strade turche. Nonostante questi avvenimenti, il Partito Popolare Repubblicano non cede. In una nuova manifestazione tenutasi Istanbul, questa volta a Sarahçane, la moglie di Imamoğlu, Dilek Kaya, è salita sul palco rivolgendosi alle migliaia di cittadine e cittadini presenti quella sera. Durante il suo discorso alla nazione, ha chiesto al suo popolo di resistere, affermando: “coloro che governano il Paese vogliono che ci arrendiamo alla disperazione che hanno creato. Ma non sarà così. Tutta la Turchia resiste.”[3]
L’affetto che i turchi provano per Ekrem Imamoğlu è stato nuovamente dimostrato alle primarie per decidere il prossimo candidato alle presidenziali. Sebbene fosse l’unico candidato a partecipare alle elezioni, secondo i dati del CHP sembra siano state quasi 15 milioni le persone a votare.
Ma se l’opposizione non arretra, il governo non è da meno. Infatti, il presidente Erdogan è passato all’attacco, dichiarando che “le proteste per l’incarcerazione del sindaco di Istanbul sono diventate un movimento di violenza e che il principale partito di opposizione sarà ritenuto responsabile per gli agenti di polizia feriti e i danni alle proprietà.”[4]
Solidarietà internazionale
L’arresto da parte delle forze dell’ordine turche nei confronti di Ekrem Imamoğlu ha generato anche una vasta reazione a livello internazionale. Le autorità dell’Unione Europea, come l’Alto Rappresentante per gli affari esteri, Kaja Kallas, e il Commissario per l’Allargamento, Marta Kos, in una dichiarazione congiunta hanno dichiarato che “la detenzione di Imamoğlu solleva interrogativi circa l’adesione della Turchia alla sua consolidata tradizione democratica.”[5]
Ulteriori critiche provengono da Parigi, con il presidente Emmanuel Macron che ha accusato Ankara di “compiere attacchi sistematici alle libertà.”[6] Per quanto riguarda l’Italia, invece, il più duro nei confronti di Erdogan è stato l’ex sindaco di Firenze e deputato al Parlamento Europeo, Dario Nardella, il quale attraverso i suoi canali social, ha condannato l’arresto del suo amico e collega Imamoğlu, recandosi in seguito ad Istanbul per esprimere la sua solidarietà insieme ad una delegazione del Partito Socialista Europeo.
Tuttavia, nonostante le critiche estere e l’imponente manifestazione organizzata dal CHP il 29 marzo ad Istanbul, il presidente Erdogan mantiene tranquillamente il potere nelle sue mani, mentre la repressione continua ad abbattersi su attivisti, giornalisti, politici e studenti turchi. Dunque, lo scenario che viene a delinearsi non porterà alle dimissioni dell’odierno leader della Turchia, come invece desiderano i manifestanti. Al contrario, secondo il giornalista Ragip Soylu, il governo turco crede che “l’indignazione pubblica per l’arresto di Imamoğlu finirà per svanire quando la vita quotidiana tornerà alla normalità.”[7]
Note
[1] G. FAHMY, “Turkey erupts into chaos after Erdogan rival detained, hundreds of protesters arrested”, New York Post, 22 marzo 2025.
[2] “Thousands join march in Turkiye’s Istanbul to protest mayor’s arrest”, Al Jazeera, 21 marzo 2025.
[3] A. LIVI, “La moglie del sindaco di Istanbul arrestato parla alla nazione: “Continuerò a lottare non solo per Ekrem, ma per tutti coloro che sono oppressi”, LA7, 24 marzo 2025. [4] H. HAYATSEVER, T. GUMRUKCU, J. SPICER, “Erdogan slams protests over jailing of Istanbul mayor as movement of violence”, Reuters, 25 marzo 2025.
[5] “Protests and crackdown on democracy in Turkiye”, European Parliament, 27 marzo 2025.
[6] J. SPICER, T. GUMRUKCU, “Turkey detains nearly 1900 in protests over jailed mayor, rejects foreign criticism”, Reuters, 28 marzo 2025.
[7] R. SOYLU, “What’s Erdogan’s end game with Imamoglu’s arrest?, Middle East Eye, 24 marzo 2025
Foto copertina: Ekrem İmamoğlu ha ricoperto la carica di sindaco di Istanbul fino al 19 marzo 2025. Fonte: sito web del sindaco Ekrem Imamoglu, Sesimizi Çıkarmak Günü Gelmiştir!