Intervista all’Ombudsman del Consiglio Supremo dell’Ucraina Olga Altunina.
In conseguenza della guerra, il numero di rifugiati e sfollati interni è sensibilmente aumentato. Quali sono le principali sfide nel garantire i loro diritti umani fondamentali? E che dire dei diritti degli ucraini all’estero?
Oltre 11 milioni i cittadini ucraini continuano a rimanere in uno stato di sfollamento forzato: 6,86 milioni hanno lasciato l’Ucraina, e di questi 6,3 milioni si trovano nei Paesi europei, mentre 560mila cittadini in altre aree del mondo. Al momento, sono 4.627.876 le persone registrate come sfollati interni, tra cui 881.090 bambini, 1.299.902 pensionati e 219.750 persone con disabilità.
Gli sfollati interni hanno bisogno di ricevere un sostegno globale, dalla risoluzione dei problemi abitativi e occupazionali alla ricezione di servizi sociali e assistenza psicologica. Soddisfare queste esigenze è un passo importante non solo per il loro adattamento, ma anche per rafforzare la coesione sociale e la stabilità nella società ucraina. La fornitura di alloggi è al momento la sfida principale.
Per affrontare questo problema, sono stati istituiti dei centri di accoglienza per sfollati interni. Attualmente, ne sono in funzione 1079. I centri di accoglienza rimangono tuttavia rifugi temporanei e non sono destinati alla permanenza a lungo termine: un numero significativo di essi dovrebbe essere modernizzato per avere condizioni che soddisfino almeno i minimi standard.
Uno degli strumenti per fornire alloggi agli sfollati interni a livello nazionale e coordinare le attività delle autorità, dei governi locali e delle organizzazioni internazionali e nazionali è stata l’adozione di un dedicato programma statale.
Per quanto riguarda le sfide principali per gli ucraini all’estero, è fondamentale per noi riuscire a mantenere i contatti con i cittadini che si sono trasferiti fuori dal territorio ucraino a causa della guerra e prevenire le violazioni dei loro diritti. I principali problemi affrontati dai cittadini ucraini all’estero riguardano la socializzazione e l’integrazione; le barriere linguistiche; le differenze culturali; la questione occupazionale; i prezzi elevati degli alloggi e l’accesso limitato alle case popolari; l’accesso all’assistenza sanitaria; l’istruzione, a causa delle differenze nei programmi di studio.
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Quali sono state le principali limitazioni delle libertà e dei diritti durante la guerra?
La tutela dei diritti e delle libertà dei cittadini è una delle principali responsabilità dello Stato. Tuttavia, lo Stato ucraino non può garantire la tutela dei loro diritti direttamente nei territori che attualmente sono occupati. Secondo varie stime, tra i 3,5 e i 5 milioni di cittadini ucraini vivono in queste aree, e le amministrazioni dell’occupazione hanno imposto in modo massiccio “norme giuridiche” ai residenti. Tra questi, la richiesta forzata di un nuovo passaporto russo e della cittadinanza (senza i quali i residenti non possono ricevere alcun servizio); restrizioni alla libertà di movimento, come il blocco delle vie di evacuazione, restrizioni alla libera circolazione delle persone all’interno dei territori occupati, che hanno influito sull’accesso agli aiuti umanitari e sulla possibilità di incontrare i propri cari; sfollamento forzato e deportazione; detenzioni illegali, arresti, sparizioni, durante i quali le persone sono sottoposte a torture e altre forme di violenza. Ulteriormente, è violato il diritto ad un processo equo: nei territori occupati, i processi hanno come risultato spesso sentenze ingiustificate e condanne con motivazioni politiche. Per non parlare della censura e del controllo esercitato dalla potenza occupante: limitazione dell’accesso alle informazioni, blocco dei social network e delle risorse Internet, che rende difficile ottenere informazioni veritiere su ciò che accade nei territori occupati; arresti, detenzioni e persecuzioni di attivisti, rappresentanti di organizzazioni per i diritti umani che hanno espresso posizioni critiche nei confronti delle azioni degli occupanti o delle autorità di occupazione.
La lista potrebbe continuare: sono commesse violazioni del diritto alla libertà di coscienza, di religione e di credo; le perquisizioni illegali, multe e persecuzioni di rappresentanti religiosi sono diventate molto diffuse. Inoltre, si registrano anche persecuzioni delle comunità musulmane indipendenti nei territori occupati ed in particolare in Crimea.
Secondo il Ministero degli Affari Esteri (al mese di gennaio 2025), dall’inizio dell’invasione, 67 rappresentanti di varie chiese e organizzazioni religiose ucraine sono stati uccisi dagli occupanti russi.
Per quanto riguarda i bambini e i giovani, nei territori occupati l’accesso all’istruzione ucraina rimane limitato a causa delle violazioni della libertà di movimento, dell’introduzione forzata di standard educativi dell’occupazione, del blocco dell’accesso alle risorse educative ucraine e della rimozione delle materie “lingua ucraina”, “letteratura ucraina” e “storia dell’Ucraina” dai programmi di studio.
Secondo il Ministero dell’Istruzione ucraino, in Ucraina ci sono circa 600.000 bambini in età scolare. Tuttavia, solo il 7,4% di loro ha l’opportunità di studiare secondo programmi educativi ucraini. In Crimea, gli occupanti stanno aprendo asili e scuole con il solo russo come lingua d’insegnamento, dove il tataro di Crimea può essere studiato solo come materia opzionale (attualmente, ci sono solo 7 scuole con la lingua d’insegnamento tataro di Crimea e 3 scuole di tipo misto (tataro di Crimea e russo). Nell’anno accademico in corso, gli occupanti hanno completamente interrotto l’insegnamento della lingua ucraina in Crimea (l’anno scorso, 249 scolari hanno studiato l’ucraino – lo 0,015% del numero totale di studenti della penisola).
Questo si accompagna ad una crescente militarizzazione dei bambini ucraini: gli occupanti hanno in programma l’inserimento di ulteriori materie nel curriculum, tra cui “Fondamenti della cultura spirituale e morale dei popoli della Russia” e “Storia militare della Russia”. La Federazione Russa ha creato circa 50 programmi per tutte le fasce di età dei bambini per rieducarli, per imporre narrazioni propagandistiche e diffondere la cultura militare. Le scuole sono dotate di insegnanti russi e c’è stata una transizione completa agli standard educativi russi. La giornata degli studenti ucraini inizia con l’inno nazionale russo e termina con lettere di sostegno ai militari russi per “tornare con la vittoria”.
La Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto contro il presidente Putin per presunta deportazione forzata e trasferimento forzato di popolazione (bambini). Quali sono i principali diritti dei bambini che sono stati violati e quale impatto ha avuto la guerra su di loro?
Secondo l’Ufficio nazionale di informazione, al 20 marzo 602 bambini sono stati uccisi e 1806 feriti. 2.061 bambini risultano scomparsi. 19 bambini sono stati vittime di violenza sessuale. 19546 bambini sono già stati deportati e sfollati con la forza. 1240 bambini sono stati rimpatriati.
La Russia sta deliberatamente rallentando il processo di rimpatrio dei bambini, opponendosi e complicando deliberatamente la procedura di verifica dei bambini nel territorio della Federazione Russa e nei territori occupati dell’Ucraina. Inoltre, Mosca non concede l’accesso ai luoghi di detenzione dei minori ucraini né all’Ucraina né a nessuna organizzazione umanitaria internazionale.
Nei tre anni di invasione su larga scala, i russi non hanno permesso la creazione di un solo corridoio di evacuazione “verde” per i bambini.
Inoltre, secondo varie stime, ci sono più di 1,5 milioni di bambini nei territori occupati dell’Ucraina. Tutti loro sono a rischio di crimini di guerra, compresa la deportazione. La Russia sta attuando una politica statale sistematica per distruggere l’identità ucraina dei bambini, in particolare attraverso azioni come l’introduzione di standard educativi russi nei territori occupati; la militarizzazione dei bambini sfollati nei territori occupati e nel territorio della Federazione russa; il cambio forzato della loro cittadinanza e la collocazione presso famiglie russe.
Per favorire il ritorno dei bambini ucraini, è attualmente attiva un’iniziativa presidenziale dal nome “Bring Kids Back UA”, diventata un simbolo di speranza per ogni famiglia che vive nella fiducia di rivedere i propri figli. Con la creazione della Coalizione internazionale per il ritorno dei bambini ucraini, che comprende 41 Paesi e il Consiglio d’Europa, l’Ucraina ha potuto attuare un percorso per ripristinare i diritti dei bambini secondo il quadro giuridico internazionale.
Per quanto riguarda invece la reintegrazione dei bambini rimpatriati, è in funzione il Centro di protezione dell’infanzia di Kyiv, che opera sulla base dell’Ufficio del Mediatore. Il team di supporto comprende specialisti dell’Ufficio del Mediatore, del Centro di coordinamento per l’educazione familiare, delle forze dell’ordine, degli assistenti sociali, degli psicologi e delle ONG partner. Tutti questi specialisti lavorano insieme per fornire a ogni bambino un’assistenza individuale basata sulle sue esigenze specifiche. Ad esempio, viene effettuata una valutazione completa dei bisogni del bambino e della sua famiglia; viene fornito supporto psicologico; i bambini testimoni o vittime di crimini di guerra vengono interrogati secondo i principi della “giustizia a misura di bambino”. Non meno importante, viene fornito supporto per il ripristino o la ri-emissione dei documenti.
Al momento, le principali sfide affrontate in questo senso hanno riguardato l’evacuazione dei bambini dalle zone di guerra verso luoghi sicuri; l’accesso all’istruzione anche in condizioni di crisi; la fornitura di supporto psicologico e la riabilitazione di bambini che hanno vissuto eventi traumatici; la tutela dei loro diritti e il ritorno dei bambini deportati; l’integrazione degli sfollati nelle nuove comunità e la tutela legale, nonché l’aumento della pressione internazionale sugli Stati che violano i diritti dei bambini ucraini.
Sono stati altresì registrati crimini nei territori occupati e non contro le donne. Quale protezione è garantita alle donne durante il conflitto, considerando che gli uomini sono stati mandati al fronte e le donne rimangono la principale forza trainante della resilienza e della sopravvivenza di città e villaggi?
In Ucraina, il ruolo delle donne nelle varie sfere della vita pubblica sta crescendo e, grazie ai progressi dell’integrazione europea, anche la tutela dei loro diritti.
Oggi le donne in guerra non sono un’eccezione, ma piuttosto la regola. Sono impegnate nel volontariato, nello sviluppo della medicina e nella partecipazione alle evacuazioni. Oltre a combattere contro il nemico, stanno cambiando la posizione delle donne nell’esercito ucraino e nella guerra in generale.
Allo stesso tempo, nel contesto della guerra e dell’occupazione, le donne diventano un gruppo vulnerabile a causa dei numerosi crimini commessi contro di loro. Solo nell’ultimo anno ci sono stati importanti sviluppi: è stata adottata una legge per combattere la violenza domestica e di genere e si sta sviluppando un meccanismo per assistere le vittime di violenza sessuale in guerra.
Ad esempio, è stata adottata la legge n. 4071-IX “Sulla contabilità delle informazioni sulle persone che hanno subito danni non pecuniari a causa di crimini di guerra”, entrata in vigore il 18 gennaio 2025. La legge prevede la creazione di un sistema di registrazione delle informazioni sulle vittime di tutti i crimini di guerra, comprese le vittime di violenza sessuale in guerra.
La legge n. 4012-IX “Sulla ratifica dello Statuto di Roma”, adottata nell’ottobre 2024, avrà un impatto significativo sui procedimenti penali relativi alle indagini sui suddetti crimini in futuro. In primo luogo, questa legge definisce la procedura di interazione tra le autorità e la Corte penale internazionale. Ciò significa che il Codice di procedura penale sarà modificato.
La legge introduce anche un nuovo tipo di reato – i crimini contro l’umanità – e definisce la violenza sessuale durante un conflitto tra questi.
È stato inoltre depositato presso la Verkhovna Rada il progetto di legge n. 9351 che, se adottato, potrebbe essere fondamentale per garantire la riservatezza delle vittime di violenza sessuale in guerra. Ad esempio, la legge prevede il diritto a un’udienza a porte chiuse in caso di procedimenti penali per violenza sessuale.
In termini di tutela legale, la tempestività e l’efficacia delle indagini sui crimini contro le donne, compresi i crimini sessuali e di genere, sono una priorità per l’Ucraina. L’istituzione di unità specializzate che si occupino di questi casi contribuirà a garantire una risposta tempestiva e indagini adeguate. Inoltre, è importante garantire alle donne vittime di reati l’accesso a un’assistenza legale qualificata, che comprenda consulenza e sostegno nei procedimenti giudiziari.
In generale, quali violazioni dei diritti umani avete registrato a causa della guerra?
Nei territori occupati, lo Stato aggressore crea un’atmosfera di paura attraverso l’uso di violenza, pressione e intimidazione dei civili. La Federazione Russa sta anche adottando misure per espellere le persone considerate “infedeli” dai territori occupati. Sono state documentate torture e maltrattamenti dei detenuti, comprese violenze sessuali, e un gran numero di sparizioni forzate.
Secondo l’Ufficio del Procuratore generale, sono stati registrati più di 300 casi. Inoltre, l’Ufficio del Procuratore generale ha aperto più di 4.000 procedimenti penali riguardanti la privazione illegale della libertà di quasi 15.000 ucraini.
Allo stesso tempo, l’Ombudsman riceve appelli per documentare la «passaportizzazione» forzata e la rinuncia forzata alla cittadinanza ucraina nelle aree occupate. Per esempio, da maggio 2023 a marzo 2025, l’Ufficio del Mediatore ha ricevuto 149 ricorsi per documentare il fatto della «passaportizzazione».
Secondo l’Ufficio del Procuratore generale dell’Ucraina, dal 24 febbraio 2022 le forze dell’ordine ucraine hanno registrato più di 1.720 reati penali riguardanti torture o maltrattamenti di prigionieri di guerra e civili ucraini. Più di 3.800 civili sono già stati riconosciuti come vittime di tortura e trattamenti inumani. I metodi più comuni includono percosse, scosse elettriche, soffocamento, stress prolungato, sforzi fisici eccessivi, privazione del sonno, finte esecuzioni e minacce di violenza brutale.
Poiché è estremamente complicato ricevere informazioni su ciò che accade nei territori occupati, quali ritieni siano le principali sfide che le persone stanno affrontando in tempi di diritti umani e libertà in quei territori?
Ho già menzionato più volte la passaportizzazione forzata e la perdita di cittadinanza: le persone che ricevono un passaporto russo spesso vengono reclutati e obbligati a prestare servizio militare. Di conseguenza, ci sono numerosi casi di civili nei territori occupati che vengono reclutati per combattere contro il proprio Paese. Allo stesso tempo, senza passaporto russo, agli ucraini viene negato il lavoro, vengono licenziati o viene negato loro l’accesso ai servizi medici.
Oltre a ciò, si registrano restrizioni all’accesso agli aiuti umanitari. Limitando la fornitura di beni umanitari da parte dell’Ucraina e delle organizzazioni internazionali e trattenendo le persone che cercano di consegnare gli aiuti umanitari, la Federazione Russa ha creato una penuria di beni essenziali, costringendo la popolazione locale a dipendere interamente dalle scorte esistenti e a fare affidamento sugli aiuti russi.
Chiaramente, si registra anche la violazione del diritto alla privacy e alla libertà di movimento. Sono stati introdotti sistemi di “filtraggio”, una raccolta eccessiva di dati personali, pressioni psicologiche, detenzioni illegali e sparizioni forzate, spesso accompagnate da torture e maltrattamenti. Oltre ai già menzionati trasferimenti forzati di ucraini all’interno dei territori occupati o deportazioni in Russia e Bielorussia. La Russia sta inoltre perseguendo una politica deliberata di distruzione della sfera culturale ucraina nei territori occupati. Queste politiche riguardano la libertà di espressione, la religione, l’accesso alle informazioni e la possibilità di usare la propria lingua e cultura, soprattutto tra i bambini e i giovani.
Quali saranno – a suo avviso – le principali sfide da affrontare nella fase post-conflittuale?
Una delle componenti della politica statale post-conflittuale dovrebbe essere l’introduzione del concetto di giustizia di transizione – “transitional justice” – come modo per ripristinare la pace a lungo termine e prevenire il ritorno al conflitto.
Il concetto di giustizia di transizione dovrebbe includere 4 aree di lavoro: fornire una riparazione alle vittime di guerra; assicurare che i responsabili dei crimini vengano processati e prevenire l’impunità; garantire il diritto alla verità sull’aggressione armata; attuare misure per evitare che il conflitto si ripeta in futuro.Il ripristino dell’autorità ucraina nei territori occupati è un processo complesso e lungo. Neutralizzare le conseguenze del collaborazionismo fa parte della questione della sicurezza, che è prioritaria, insieme alle questioni umanitarie, al ripristino delle infrastrutture civili, all’organizzazione della vita sociale, e così via. Allo stesso tempo, il lavoro con la popolazione dei territori occupati influenzerà direttamente i processi di recupero post-conflitto.
Foto copertina: Ombudsman dell’Ucraina