Il ribilanciamento della proiezione della Russia nel mar Mediterraneo, dopo la caduta di Bashar Al-Assad Mosca guarda alla Libia
Di Francesco Iovine e Andrea Minervini
La caduta del regime di Assad in Siria, da anni oramai un vero e proprio protettorato russo in Medio Oriente, nonché utile piattaforma mediterranea per il Cremlino è stata certamente un duro colpo. La federazione, seguendo una strategia particolarmente aggressiva quanto efficace era riuscita a tenere in vita il regime di Bashar Al Assad a seguito di quella che fu una delle più sanguinose guerre civili post primavere arabe. Mosca da quell’intervento riuscì a guadagnare non solo un partner strategico mediorientale ma anche l’importante base navale di Tartus e la base aerea di Khmeimim[1], vitali per la proiezione mediterranea della Federazione.
Ad oggi tutto questo sembra stia rapidamente cambiando, costringendo le forze russe di stanza in Siria in uno stato di evacuazione particolarmente difficoltoso, soprattutto via mare, con la chiusura degli stretti del Bosforo e dei Dardanelli[2] da parte di Ankara e un Mediterraneo occidentale considerabile un bacino NATO. A questo va aggiunto il fatto che la delicatissima situazione internazionale e l’erosione dei rapporti tra Russia e gli stati membri della NATO, in virtù della sanguinosa guerra in Ucraina, assottigliano sempre di più le “vie” percorribili dalle forze del Cremlino in ritirata dalla Siria. Un quadro questo che certamente non è favorevole a Mosca, le cui proiezioni esterne sembrano risentire sempre di più del massiccio sforzo bellico contro Kiev, eppure il Cremlino sembra avere ancora qualche asso nella manica da giocare. Sebbene una presenza mediterranea stabile e costante sia dai tempi della Russia zarista[3] un obiettivo strategico per Mosca di difficile conseguimento[4], la presenza in sé attraverso rapporti bilaterali con alcuni paesi costieri non è una novità. La Russia, sebbene sia lo stato territorialmente più esteso del pianeta, non gode di sbocchi agevoli sui mari[5] ma durante il periodo sovietico non pochi stati mediterranei (in particolare nel Mediterraneo orientale) strizzarono l’occhio a Mosca ottenendo partenariati strategici e vendita di armamenti dall’URSS, quali Albania, Algeria, Egitto, Libia e Siria[6]. Ad oggi, di queste “antiche alleanze” solo la Siria sembrava rimanere salda al fianco di Mosca nonostante un altro stato, vittima di una cruenta guerra civile tutt’altro che sedata, continua ad offrire appoggio alle forze di Mosca e al Cremlino, la Libia del Generale Haftar. Un “porto sicuro” per le forze di Mosca.
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“Porti sicuri”
La fine del regime di Bashar al-Asad in Siria costituisce, dunque, uno spartiacque a tutti gli effetti, sia per gli equilibri interni alla Siria, sia per quelli regionali[7]. L’area MENA risulta essere particolarmente interessata dall’evoluzione e dagli sviluppi del nuovo governo di transizione in Siria, sotto la guida di Ahmad al-Shara[8], in merito a due ordini di motivi che reputiamo principali. Innanzitutto, la creazione di una Siria stabile per il futuro della regione e, in secondo luogo, per la proiezione di importanti attori internazionali sinora coinvolti nel Levante. La questione si muove in maniera consistente per la Federazione Russa, il cui apporto aveva favorito la permanenza al potere di al-Assad. La mutevole situazione pone nuovi scenari all’orizzonte per il Cremlino, il quale faceva della Siria un importante avamposto militare per la propria presenza nel Mar Mediterraneo[9], non solo per il supporto al fu regime siriano ora destituito, bensì come essenziale polo logistico-militare volto al supporto della componente militare russa – sia essa regolare quanto mercenaria – in Africa. La base navale di Tartus costituisce l’unica oversea base presente nel Mediterraneo per la Russia, mentre la base di Khmeimim risulta essenziale per i collegamenti aerei e cargo, in ottemperanza alle restrizioni imposte dall’Unione Europea per i voli russi, i quali possono sorvolare in maniera diretta solo la Turchia[10], senza passare dall’Europa, evidenziando un notevole appoggio per l’arrivo successivo nelle basi sparse tra il Mali, il Burkina Faso, il Niger e la Repubblica Centrafricana[11]. È facile intendere quanto un cambio repentino di status nel contesto siriano costituisca un rischio assolutamente rilevante per la proiezione russa in Medio Oriente e nel Mediterraneo; pertanto, la Federazione Russa si sta già muovendo in direzione di un apparente cambio strategico in atto.
La Libia costituisce un punto nevralgico attorno al quale questo cambiamento può essere realizzato. Difatti, la Russia ha supportato l’Esercito Nazionale Libico del Generale Haftar durante la guerra civile libica[12], garantendosi uno spazio di manovra per i propri interessi in nell’Africa sub-sahariana. Il ruolo russo si espleta attraverso la presenza degli Africa Corps, i quali controllano la base aerea di Al-Khadim e quella di Al-Jufra[13], facilitando per la Russia il trasporto di equipaggiamenti ed armamenti, in quanto essa risulta essere raggiungibile senza che i cargo russi effettuino soste preventive. Pertanto, il “ponte mediterraneo” in Libia risulta la naturale estensione o successione della presenza in Siria. Dall’inizio di dicembre sono stati riscontrati numerosi voli di aerei Antonov An-124 Ruslan in direzione della base di Al-Khadim, i quali avrebbero trasportato materiale militare ed equipaggiamenti, connessi al progressivo ritiro di massa di truppe dal territorio siriano[14]. Lo spillover della guerra civile siriana sta proprio in questo: il ribilanciamento degli equilibri regionali comportando fratture allo status quo ante complesse, causando modifiche sostanziali nella proiezione di potenza di numerosi Stati. La Russia in tal senso corrisponde a questa logica, in quanto il rischio di veder incrinata la propria leva sul Mediterraneo risulta essere concreta.
Conclusioni
In un tale contesto di riassetto organizzativo per Mosca, le implicazioni strategiche concernenti il Cremlino e la NATO sono molteplici. In primo luogo, la fine del regime di Assad in Siria ha portato ad un profondo ripensamento per la Russia in merito alla sua presenza nel Mediterraneo. Quest’ultima, come visto, sembra guardare alla Libia, dove la sua presenza militare risulta confermata da anni, con l’appoggio diretto al governo di Tobruk sotto la guida del generale Haftar[15]. In secondo luogo, lo sviluppo maggiore delle basi russe in Libia, in connessione con le pretese – con un buon margine di riuscita – di ottenere una base navale, potrebbe costituire un ulteriore passo verso la concretizzazione della presenza russa in Sahel[16].
In ultima analisi, il ruolo dell’Alleanza Atlantica è da considerare. La presenza russa, soprattutto grazie alla longa manus dei gruppi mercenari al soldo del Cremlino sta espandendo sempre di più la sua influenza nella zona del Sahel, giungendo sino in Sudan, Nazione presso la quale già nel 2017 il Presidente Putin ha tentato di edificare una base navale a tutela dei traffici economici russi nel Mar Rosso[17]. In particolare, un tale riassestamento presuppone una maggiore attenzione – già elevata – del fianco meridionale dell’Alleanza Atlantica, il quale ha osservato una progressiva presenza russa nell’ultimo decennio, in corrispondenza del “Pivot to Asia” statunitense[18]. Le considerazioni si muovono in direzione dell’Italia e alla propria proiezione nel Mediterraneo in ambito economico e politico, come dimostrato anche dall’intenzione promossa dal Piano Mattei[19]. Ma la questione, per il momento, resta ampiamente in secondo piano rispetto all’Europa Orientale e al Medio Oriente. Resta da chiedersi se proprio questa condizione di incertezza operativa dei Paesi – come l’Italia, la Spagna, la Francia e la Grecia – non avvantaggi ancor di più la Russia in quello che dovrebbe costituire un mare per lo più “atlantico”. D’altro canto, la situazione è tutt’altro che rosea per Mosca, dato che lo sforzo bellico in corso in Ucraina ha tra le sue più evidenti ripercussioni proprio la difficoltà di mantenere saldo il controllo sulle proprie proiezioni esterne. È recente la notizia secondo cui il nuovo governo siriano, guidato da Al Jolani abbia recesso l’accordo, siglato tra il governo di Assad e Mosca, per il quale quest’ultima avrebbe avuto l’utilizzo esclusivo della base navale di Tartus per i prossimi 50 anni[20]. Che si tratti di una mossa strategica per porre ulteriore pressione sui russi così da strappare un accordo più vantaggioso per il nuovo governo siriano o una rottura definitiva con il Cremlino ancora non è chiaro, certo è che sebbene Mosca si stessa preparando da diversi mesi a questa evenienza il suo futuro “mediterraneo” è ancora molto incerto. Saranno probabilmente i prossimi mesi a delineare con maggiore chiarezza questo quadro dove il braccio di ferro tra la Federazione Russa e la NATO, contrariamente al terribile e vistoso campo di battaglia ucraino, si gioca su diversi altri scenari, dal Medio Oriente all’Africa, passando per il sempre presente e fondamentale Mediterraneo.
Note
[1] Pierini, M. (2021). Russia’s Posture in the Mediterranean: Implications for NATO and Europe. Carnegie Europe, 8. Cit. p. 3
[2] H. Mongilio, U.S. Naval Institute, Turkey Closes Bosphorus, Dardanelles Straits to Warships, February 28, 2022, visitato 20/11/2024. In: https://news.usni.org/2022/02/28/turkey-closes-bosphorus-dardanelles-straits-to-warships [3] E. Rumer, R. Sokolsky, Russia in the Mediterranean: Here to Stay, 2021 Carnegie Endowment for International Peace, cit. p. 4
[4] E. Rumer, R. Sokolsky, Russia in the Mediterranean: Here to Stay, 2021 Carnegie Endowment for International Peace, cit. p. 6
[5] “Russia is the world’s preeminent land power, extending 170 degrees of longitude, almost halfway around the globe. Russia’s principal outlet to the sea is in the north, but that is blocked by Arctic ice many months of the year. Land powers are perennially insecure, as Mahan intimated. Without seas to protect them, they are forever dissatisfied and have to keep expanding or be conquered in turn themselves. This is especially true of the Russians, whose flat expanse is almost bereft of natural borders and affords little protection. Russia’s fear of land-bound enemies is a principal theme of Mackinder”. In R. D. Kaplan, The revenge of geography, ed. Random House, New York 2012, cit. p. 99
[6] E. Rumer, R. Sokolsky, Russia in the Mediterranean: Here to Stay, 2021 Carnegie Endowment for International Peace, cit. p. 6
[7] Mikhelidze, N. (2024, 16 dicembre). The Fall of Bashar al-Assad’s Regime: A Strategic Blow to Russia. IAI
[8] Chevron, F. (2024, 9 dicembre). Da al-Qaeda alla Turchia, la storia di Abu Mohammad al-Jolani. Geopolitica.info
[9] Iovine, F. (2024). Gli attori della guerra civile siriana. Opinio Juris
[10] Karr, L., Tyson, K. (2024, 12 dicembre). Africa File, December 12, 2024: Kremlin Pivot to Libya or Sudan Post-Syria; Turkey Mediates Ethiopia-Somalia Deal. Institute for the Study of War
[11] Karr, L. (2024, 29 febbraio). Russia-backed engagement in Africa in Critical Threats Project Maps. Critical Threats
[12] Council on Foreign Relations (2024). Civil Conflict in Libya. Council on Foreign Relations
[13] Karr, L., Tyson, K. (2024, 19 dicembre). Africa File, December 19, 2024: Russia Reinforces Libya amid Syria Withdrawal; DRC-Rwanda Talks Collapse; Ethiopia’s Counter-Fano Campaign; ISSP Strangles Roadways in Niger; Ankara Declaration. Critical Threats
[14] Faucon, B., Seligman, L. (2024, 18 dicembre). Russia Withdraws Air-Defense Systems, Other Advanced Weaponry From Syria to Libya. Wall Street Journal
[15] A. Pavia, Libya Is the Crucial Hub for Moscow’s Activities in Africa, ISPI, 30 luglio 2024. In: https://www.ispionline.it/en/publication/libya-is-the-crucial-hub-for-moscows-activities-in-africa-181966
[16] Iovine, F. (2024, 15 ottobre). Il Sahel è la politica estera russa: un’analisi. Opinio Juris [17] ISW Press, Africa File, May 31, 2024: Russian Red Sea Logistics Center in Sudan, May 31, 2024. In: https://www.understandingwar.org/backgrounder/africa-file-may-31-2024-russian-red-sea-logistics-center-sudan
[18] Riggi, L. (Maggio 2024). Non solo sul fianco est. La minaccia russa nel mediterraneo allargato in La NATO nel Mediterraneo allargato (Osservatorio di Politica Internazionale). Geopolitica.info
[19] Manna, M. (2025, 15 gennaio). Divide et Impera: come il Fianco Sud potrebbe sbloccare il Fianco Est. Analisi Difesa
[20] Da redazione, Syria cancels port management contract with Russian firm, sources say, Reuters January 24, 2025. In: https://www.reuters.com/world/middle-east/syria-cancels-port-management-contract-with-russian-firm-sources-say-2025-01-24/
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