Il Sentencing Council del Regno Unito ha avanzato una proposta di riforma della giustizia che prevede l’abolizione di alcuni criteri attenuanti per determinate categorie di imputati. Un passo indietro per la democrazia e l’uguaglianza.
Lo scorso marzo il Sentencing Council del Regno Unito ha avanzato una proposta di riforma della giustizia che prevede l’abolizione di alcuni criteri attenuanti per determinate categorie di imputati. La proposta, annunciata mira a rimuovere fattori come l’età, il genere e il background etnico dal processo decisionale relativo alle sentenze. L’obiettivo dichiarato è garantire maggiore uniformità nelle condanne, riducendo le disparità percepite nel trattamento degli imputati. Tuttavia, questa riforma ha sollevato forti critiche da parte di giuristi e organizzazioni per i diritti umani, i quali temono che possa compromettere il principio di uguaglianza di fronte alla legge. La proposta non è ancora entrata in vigore e deve essere approvata dalle Camere del Parlamento britannico prima di diventare effettiva. Il sistema giuridico del Regno Unito si basa sul common law, un modello giuridico che differisce significativamente dal civil law adottato in molti paesi europei, tra cui l’Italia.
A differenza di quest’ultimo, il common law si fonda sulla dottrina del precedente (stare decisis), che vincola i giudici a rispettare le decisioni prese in casi analoghi da tribunali superiori. Il Regno Unito non possiede una costituzione scritta unitaria, ma un insieme di fonti, tra cui statuti, convenzioni e il diritto giurisprudenziale. Questo sistema garantisce una certa flessibilità, ma pone anche sfide quando si tratta di garantire diritti fondamentali e uguaglianza di trattamento.
La proposta della giustizia a due velocità nel Regno Unito.
Il Sentencing Council del Regno Unito ha avanzato una riforma del sistema giudiziario che sta facendo discutere, poiché potrebbe mirare all’equità delle decisioni dei giudici. Attualmente, quest’ultimi, nel prendere delle decisioni, possono tenere in considerazione dei rapporti pre-sentenza per determinate categorie di imputati, come giovani adulti, donne in gravidanza e persone appartenenti a minoranze etniche, culturali o religiose e che per essi, possono essere applicate determinate attenuanti. Di contro, la riforma proposta, eliminerebbe la possibilità dell’applicazione delle attenuanti basate su questi fattori, uniformando le sentenze indipendentemente dal contesto sociale e personale dell’imputato. Ciò che è stato dichiarato dalla Sentencing Council, è che questa riforma è necessaria, affinché si possa eliminare qualsiasi tipo disparità di trattamento percepita come ingiusta nei confronti della maggioranza della popolazione britannica quando viene emanata una sentenza.
Fortunatamente la proposta deve ancora essere approvata dal Parlamento e il governo intende accelerarne l’iter legislativo.
Contrasto con i principi di uguaglianza inglesi e di giustizia.
Il principio di uguaglianza è un pilastro della giustizia britannica e trova una base normativa nell’Equality Act 2010, che vieta la discriminazione basata su etnia, religione, genere e altre caratteristiche protette. Anche se il Regno Unito non possiede un equivalente diretto dell’articolo 3 della Costituzione italiana, l’Equality Act e la Human Rights Act 1998 garantiscono protezioni analoghe. Inoltre, il principio del precedente giurisprudenziale ha storicamente contribuito a consolidare il diritto alla parità di trattamento. La riforma proposta, riducendo la possibilità per i giudici di considerare il contesto sociale dell’imputato, potrebbe minare tali principi fondamentali, aprendo la strada a una giustizia meno equa e più rigida.
Il rischio e le possibili conseguenze nell’affermazione del sistema giudiziario a due velocità.
La proposta è stata avanzata dalla Sentencing Council, quale organismo indipendente e responsabile dell’elaborazione delle linee guida per le sentenze nei tribunali di Inghilterra e Galles. Questa proposta ha suscitato reazioni significative da parte del governo e di vari partiti politici, in particolare, la Segretaria alla Giustizia, Shabana Mahmood, ha espresso il suo disappunto rispetto a quanto si vuole cambiare. La segretaria ha dichiarando che attualmente, non è intenzione del governo quello di scrivere al Sentencing Council per raccomandare una revisione di tali direttive. Altresì ha affermato che tali affermazioni non rappresentano l’odierno indirizzo di governo. Inoltre, Kemi Badenoch, leader del Partito Conservatore, ha sollecitato la Segretaria alla Giustizia a modificare la legge per prevenire un sistema giudiziario a due livelli, affermando che i ministri dovrebbero prendere decisioni in merito, non gli enti pubblici indipendenti.
Ciò che è importante sottolineare, è che l’adozione di un sistema giudiziario a due velocità potrebbe generare numerosi rischi per la parità dei diritti nel Regno Unito.
In primo luogo potrebbe incrementare la sfiducia nelle istituzioni da parte delle minoranze, che percepirebbero un trattamento ingiusto rispetto alla popolazione autoctona.
In secondo luogo, la riduzione dell’autonomia giudiziaria potrebbe limitare la capacità dei tribunali di valutare le circostanze specifiche di ogni caso, portando a sentenze meno proporzionate e giuste.
In un contesto globale in cui la discriminazione istituzionalizzata è ampiamente condannata, una simile riforma potrebbe anche danneggiare la reputazione internazionale del Regno Unito compromettendo il pensiero di paese aperto e moderno in termini di inclusioni.
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Implicazioni per la democrazia e la coesione sociale.
Il Sentencing Council è un organismo indipendente costituito da giudici, da esperti legali e altri professionisti del settore giuridico, il cui compito è quello di stabilire linee guida per le sentenze in Inghilterra e Galles. La proposta di riforma è stata avanzata proprio da chi – apparentemente – è maggiormente competente nello svolgimento dell’azione giudiziaria in termini di common law. Ma ciò non ha permesso di ricevere numerose critiche dai componenti delle camere, da esponenti politici ma soprattutto dal Governo in carica i quali sostengono che decisioni di tale impatto dovrebbero essere prese direttamente dai ministri e non da un organismo indipendente.
Una giustizia differenziata in base alla nazionalità o all’appartenenza etnica può avere ripercussioni significative sulla coesione sociale. Se i cittadini stranieri o appartenenti a minoranze etniche si vedessero comprimere i loro diritti rispetto agli inglesi nativi, potrebbero chiaramente sentirsi emarginati e discriminati, generando chiaramente uno scompenso negativo sulla stabilità sociale. Inoltre, il principio (cardine in Gran Bretagna) di reciprocità internazionale, quindi avere ripercussioni anche in territorio extra UK. Se il Regno Unito inizia a discriminare tra cittadini nazionali e stranieri, altri Paesi potrebbero fare lo stesso nei confronti dei cittadini britannici all’estero (proprio come sta avvenendo in questo momento con la guerra dei dazi tra gli Stati Uniti e l’Europa). In molti stati europei e occidentali, la legge si applica indistintamente a tutti gli individui presenti sul territorio, indipendentemente dalla loro origine. L’introduzione di una giustizia selettiva potrebbe quindi segnare una regressione rispetto agli standard democratici internazionali, un chiaro passo indietro per la democrazia.
Legittimità e sovranità nazionale
Dal punto di vista giuridico, il Regno Unito ha il diritto sovrano di modificare le proprie leggi e regolamenti in conformità dei requisiti di sovranità territoriale, di riconoscimento interno ed esterno e di sovranità rispetto al popolo, ma tuttavia, la legittimità formale non equivale automaticamente alla giustizia sostanziale. Se da un lato il Parlamento britannico ha il potere di riformare il sistema giudiziario secondo le proprie priorità politiche (seppur la proposta non è stata effettuata da appartenenti al governo in carica), dall’altro è necessario considerare l’impatto sociale e morale di tali scelte, unito alla compressione o dilatazione dei diritti essenziali (per non dire fondamentali e inalienabili, ma siamo su un altro ordinamento).
Una riforma che legittima trattamenti differenziati potrebbe alimentare sentimenti di ostilità e discriminazione nei confronti delle minoranze, rafforzando stereotipi negativi e polarizzando ulteriormente la società. Potrebbe sorgere, quale conseguenza fattuale di una “discriminazione legale” la paura e il risentimento verso gli stranieri potrebbero essere amplificati da politiche che li escludono sistematicamente da alcune garanzie giudiziarie, minando i principi di equità e inclusione che dovrebbero caratterizzare uno stato democratico.
Riflessioni e dubbi
La proposta solleva interrogativi cruciali sull’equità del sistema giudiziario britannico e sul reale obiettivo di questa riforma. Se il fine è garantire maggiore uniformità, perché eliminare strumenti che consentivano di correggere le disuguaglianze di fatto? Il rischio concreto è che, invece di promuovere una giustizia più equa, questa riforma finisca per penalizzare ulteriormente le categorie più vulnerabili, ignorando le condizioni sociali che possono aver influenzato il comportamento degli imputati. Inoltre, c’è da chiedersi se questa decisione sia motivata più da ragioni politiche e ideologiche che da un’effettiva necessità di migliorare il sistema giudiziario. In una società in cui le disuguaglianze strutturali esistono ancora, è giusto trattare allo stesso modo chi non parte dalle stesse condizioni di vita? Ma ancor più forte potrebbe essere l’impatto di come possa essere percepita tra i cittadini e come questi potrebbero atteggiarsi verso chi non è nativo.
Conclusione
La proposta di una giustizia a due velocità nel Regno Unito solleva chiaramente dei dubbi significativi, dei solchi in termini di uguaglianza, coesione sociale e reputazione internazionale. Sebbene sia legittima dal punto di vista della sovranità nazionale, rappresenta lapalissianamente un grosso passo indietro rispetto ai principi fondamentali dello Stato di diritto. Un sistema giudiziario equo dovrebbe garantire che tutti gli individui, indipendentemente dalla loro origine, siano trattati allo stesso modo di fronte alla legge. L’introduzione di una differenziazione basata su criteri etnici o nazionali rischia di minare la fiducia nel sistema giudiziario, alimentando divisioni e tensioni sociali. Resta ora da vedere quale sarà l’esito dell’iter legislativo e se il Parlamento britannico deciderà di perseguire questa strada o di rivedere la proposta alla luce delle critiche e delle implicazioni per la giustizia e la democrazia.
Foto copertina: Sentencing Council