Secondo quanto riportato dai media israeliani, Israele e Hamas sarebbero vicini a firmare l’atteso accordo sul cessate-il-fuoco. L’accordo, strutturato in due fasi, prevede la liberazione degli ostaggi dopo un significativo ritiro delle truppe israeliane da alcune aree che ha conquistato nella Striscia di Gaza. Decisivo l’affondo di Trump.
Per la prima volta dopo oltre 400 giorni di guerra, Israele e Hamas sarebbero vicine ad un accordo di cessate-il-fuoco. La svolta grazie alla pressione di Trump.
I colloqui in Qatar sono in corso da diverse settimane, con segnali di progressi significativi che ora emergono. Il cambiamento principale deriva dalle dichiarazioni di Trump. La sua inequivocabile richiesta che la questione venga risolta prima che assuma nuovamente il ruolo di presidente degli Stati Uniti e le sue minacce di “scatenare l’inferno” se le sue richieste non saranno soddisfatte stanno apparentemente esercitando una certa pressione su entrambe le parti. Le mosse di Trump sono completamente coordinate con il team del presidente uscente Joe Biden.
A quanto pare, l’accordo dovrebbe comunque liberare gli ostaggi in due fasi. I primi a essere liberati saranno le donne e gli uomini anziani o malati che sono inclusi nel gruppo “umanitario” di ostaggi. La prima fase dovrebbe aver luogo dopo la dichiarazione di un cessate il fuoco, che includerà un significativo ritiro delle truppe delle Forze di difesa israeliane da alcune aree che ha conquistato nella Striscia di Gaza.
Durante l’implementazione della prima fase, proseguiranno le negoziazioni per quanto riguarda il rilascio del secondo gruppo, che comprende soldati e uomini più giovani. L’accordo includerà anche la restituzione dei corpi degli ostaggi, anche se c’è il timore che i palestinesi affermino che alcuni di loro sono impossibili da localizzare. Ci sono attualmente 98 ostaggi nella Striscia di Gaza , sia israeliani che cittadini stranieri. Si stima che circa la metà di loro siano ancora vivi.
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Decisivo l’affondo di Trump
Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, l’amministrazione Trump sta cercando di raggiungere un accordo globale, che significhi la fine della guerra a Gaza. Pertanto, anche se solo i dettagli della prima fase fossero definitivi, ci si aspetta uno sforzo americano per costringere entrambe le parti a implementare la seconda fase, con un tentativo di porre fine ai combattimenti per un lungo periodo di tempo. La svolta dopo che la scorsa settimana, l’inviato del presidente eletto in Medio Oriente, Steve Witkoff, è arrivato a Doha, unendosi ai colloqui tra gli stati mediatori e le due parti. Lo stesso Witkoff è arrivato sabato a Gerusalemme dove ha incontrato il primo ministro Benjamin Netanyahu. La decisione presa da Netanyahu di inviare a Doha la squadra più importante, comprendente i vertici del Mossad e del servizio di sicurezza Shin Bet, nonché il capo del quartier generale per gli ostaggi e le persone scomparse delle IDF, è un altro indicatore positivo che un accordo si sta avvicinando. Sembra che il primo ministro abbia concesso a questa squadra un margine di manovra più ampio nei negoziati rispetto al passato. Nei round precedenti, era spesso evidente che Netanyahu stava mettendo in difficoltà i negoziatori israeliani in anticipo, dando loro un mandato molto limitato.
Foto copertina: Il capo di stato maggiore delle IDF Herzl Halevi (a sinistra) con il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Israel Katz, a dicembre. Credito: Unità portavoce dell’IDF