Medio Oriente: evacuazioni Usa e minaccia di un attacco israeliano all’Iran


Gli Stati Uniti hanno ordinato l’evacuazione parziale del personale non essenziale dalle ambasciate di Baghdad, Kuwait e Bahrain, autorizzando anche la partenza volontaria dei familiari del personale militare dal Medio Oriente, in un momento di incertezza sulle trattative nucleari e di tensione crescente per un possibile attacco israeliano all’Iran.


Nel cuore di un Medio Oriente sempre più instabile, gli Stati Uniti hanno ordinato l’evacuazione del personale non essenziale da diverse sedi diplomatiche, a partire dall’ambasciata di Baghdad, estendendosi poi a quelle in Kuwait e Bahrain. La decisione, ufficialmente legata a un “aumento dei rischi per la sicurezza”, è giunta mentre si intensificano i segnali di un’imminente attacco di Israele all’Iran.
Secondo fonti citate dall’agenzia Reuters, il Pentagono ha autorizzato anche il rientro dei familiari del personale militare americano dalla regione, segno che Washington teme un’escalation imminente. Le tensioni ruotano attorno allo stallo nei negoziati sul nucleare iraniano e alla crescente possibilità che Israele dia luce verde a un attacco contro le infrastrutture atomiche della Repubblica islamica.

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Il presidente statunitense Donald Trump ha confermato la decisione di ridurre la presenza americana nel Medio Oriente, spiegando che “potrebbe essere un posto pericoloso” e ribadendo che “gli Stati Uniti non permetteranno mai all’Iran di ottenere un’arma nucleare”. Un’affermazione che riaccende il confronto con Teheran, mentre l’intelligence americana segnala un’imminente azione militare da parte di Israele.
Da parte iraniana, la risposta non si è fatta attendere: il ministro della Difesa Aziz Nasirzadeh ha minacciato che, in caso di attacco, l’Iran colpirà direttamente le basi americane nella regione. La missione diplomatica iraniana alle Nazioni Unite, nel frattempo, accusa Washington di “fomentare instabilità, armare aggressori e permettere crimini israeliani”, negando al contempo qualsiasi intenzione di sviluppare armamenti nucleari.
A rendere il quadro ancora più drammatico, il rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), che segnala come Teheran disponga attualmente di una quantità di uranio arricchito sufficiente per costruire fino a dieci testate nucleari, pur necessitando di tempo tecnico per realizzarle.
Parallelamente, in Israele, il primo ministro Benjamin Netanyahu – alle prese con una crisi interna che potrebbe porre fine al suo lungo mandato – continua a considerare il fermo del programma nucleare iraniano come una “missione esistenziale”. Lo stesso termine con cui ha descritto la guerra in corso a Gaza, iniziata in risposta agli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023⁷. Un conflitto che ha già provocato oltre 55.000 vittime palestinesi e che continua a gettare un’ombra distopica su quella parte del mondo, dove la sopravvivenza quotidiana si gioca tra razioni di cibo e fuoco incrociato.
L’evacuazione parziale ordinata dagli Stati Uniti è un segnale chiaro: la tensione ha superato la soglia del semplice confronto diplomatico. Gli scenari futuri appaiono sempre più legati a decisioni militari, e il rischio che il Medio Oriente scivoli nuovamente in un conflitto su vasta scala non è mai stato così concreto.


Foto copertina: Gli Stati Uniti evacuano il personale delle ambasciate in Medio Oriente mentre cresce il rischio di un attacco israeliano all’Iran