Il nuovo “Whatever it takes”? Il rapporto Draghi 2024 sulla competitività europea


Progresso tecnologico, decarbonizzazione e diversificazione: sono queste le tre parole chiave per definire gli obiettivi dell’ultimo rapporto sulla competitività europea redatto da Mario Draghi per la Commissione europea. Riuscirà con le sue linee guida ad indicare la strada giusta per creare un mercato europeo resiliente e recettivo di fronte alle sfide presenti e future?


Lo scorso 9 settembre l’ex presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, in vece di Independent Advisor, ha presentato il suo rapporto sulla competitività europea davanti alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Il documento ha l’obiettivo di fornire le linee guida e le indicazioni necessarie affinché l’Unione Europea (UE) possa creare un mercato produttivo resiliente di fronte alle innumerevoli sfide dello scenario internazionale attuale e futuro. La richiesta di elaborare il rapporto è stata avanzata dalla Presidente della Commissione che ne ha dato notizia ai parlamentari europei nel settembre del 2023 durante il discorso sullo Stato dell’Unione. In quella sede, la Presidente ha evidenziato come la necessità di salvaguardare il vantaggio competitivo europeo fosse un obiettivo prioritario e ineluttabile; per questa ragione Mario Draghi, «una fra le più grandi menti dell’Europa in materia di economia» è stato incaricato «di preparare una relazione sul futuro della competitività europea»[1]. Una necessità che si inseriva anche nella prospettiva della nuova legislatura e della necessità di individuare delle linee di azione anche per il mandato attuale. La nuova Commissione, che è entrata nel pieno dei propri poteri il primo dicembre scorso, dopo il voto positivo dell’Eurocamera, con tutta probabilità e secondo quanto affermato dalla Presidente non lascerà cadere nel vuoto le indicazioni emerse nel Rapporto Draghi: negli orientamenti politici per la Commissione europea del quinquennio 2024-2029, von der Leyen ha espresso la volontà di seguire le raccomandazioni nel prossimo mandato. Si tratta quindi di un rapporto che bene si sposa e si inserisce perfettamente all’interno della strategia europea per la competitività, alla quale la Commissione ha dedicato un ruolo centrale sia per il precedente che per l’attuale mandato. Gli obiettivi di questa strategia sono elencati nell’ultimo programma di lavoro della Commissione per il quinquennio 2024-2029, intitolato “Trasformare il presente e prepararsi al futuro”[2], il quale riporta la necessità di lavorare per ottimizzare la tendenza alla costante innovazione del mercato europeo, conciliandola con gli obiettivi di neutralità climatica e sostenibilità portati avanti dall’agenda von der Leyen tramite il Green Deal[3]. Per quanto riguarda la produzione industriale europea le sfide sono numerose e la necessità di un rinnovamento dei suoi cardini fondamentali non è più rimandabile.

Le premesse

Il rapporto parte dal riconoscimento che le condizioni che avevano permesso all’economia europea di svilupparsi in maniera costante sono progressivamente venute meno: l’apparente fine del libero commercio basato sul multilateralismo e il rinnovato protezionismo, la disponibilità di energia a basso costo, l’ombrello securitario USA che si sta progressivamente chiudendo sono tutte sfide che richiedono un’azione comune. Sebbene esistano degli indiscutibili punti di forza che caratterizzano le economie europee, Draghi evidenzia che la crescita è stata inferiore a quella degli Stati Uniti e che la capacità innovativa del sistema produttivo europeo non risulta ancora sufficiente. Il rilancio della produttività e il rafforzamento della sicurezza economica e strategica dell’Europea sono temi fondamentali e, per questo, Draghi punta ad un rinnovamento totale della competitività europea, con l’obiettivo di rendere il mercato unico realmente innovativo, resiliente e pronto ad affrontare le sfide attuali e future.
Un rinnovamento che nelle parole dell’ex Governatore della BCE ed ex Presidente del consiglio italiano, si qualifica come risposta necessaria alle trasformazioni che l’economia globale sta vivendo in questi anni, determinate sia dagli eventi internazionali in atto sia da quelli futuri.  La rivoluzione economica che il mondo attuale sta vivendo si articola secondo Draghi su tre settori principali: transizione green, high tech e IA, e nuovi equilibri geopolitici. Davanti all’intensificarsi del rischio in questi tre ambiti, è necessario che la produzione europea adotti un approccio strategicamente proattivo piuttosto che reattivo, sia quindi disposta ad assumere una postura più aperta al rischio, soprattutto in termini di investimenti, e non adottare una posizione difensiva dei vantaggi acquisiti che stanno progressivamente venendo meno.
Su questa linea, per ogni area il rapporto evidenzia problematiche, obiettivi e strategie per gli investimenti, indicando le modalità con cui affrontare queste trasformazioni economiche nel modo più proficuo e strategico.

Le tre aree di investimento

Tre aree chiave definiscono la struttura del rapporto e le linee di intervento che rispondono alle grandi sfide dell’oggi: decarbonizzazione per una competitività sostenibile, tecnologie avanzate per ridurre il divario con Cina e Stati Uniti e diversificazione per una maggiore sicurezza economica. Quest’ultimo aspetto abbraccia anche il settore della difesa e Draghi sottolinea come la necessità di investimenti in ambito militare rappresenti un tema non più rinviabile sia per ridurre la dipendenza del Continente dagli Stati Uniti, sia perché il posizionamento del nuovo Presidente che si appresta ad entrare nuovamente alla Casa Bianca rende ormai impellente l’avvio di una discussione franca sul tema.
Per raggiungere gli obiettivi prefissati in ognuna di queste aree, Draghi evidenzia la necessità di un investimento aggiuntivo annuale di circa 750-800 miliardi di euro, totale confermato dalle recenti stime della Commissione.

Decarbonizzazione per una competitività sostenibile

La transizione verso la sostenibilità, secondo il rapporto, è un’opportunità senza precedenti per consolidare il primato europeo nella lotta contro il cambiamento climatico. Una delle sfide principali è quella di armonizzare le politiche nazionali per garantire che la decarbonizzazione non ostacoli la competitività delle imprese. A tal fine, la strategia per il medio termine proposta dal rapporto mira a fornire incentivi concreti per la produzione di energia pulita e a basso costo, migliorando così la competitività. Si tratta comunque di un percorso lungo, dato che i prezzi dell’energia continueranno per molto tempo ad essere determinati in gran misura dai combustibili fossili.
Per quanto riguarda invece il mercato delle rinnovabili, l’Unione si conferma leader mondiale nella produzione di turbine eoliche e biocarburanti. Tuttavia, per preservare questo primato, assume un ruolo fondamentale il rapporto con il mercato cinese e, in particolare sarà necessario individuare un compromesso che permetta di coniugare efficienza e autonomia strategica. Infatti, se una moderata dipendenza dalla Cina rappresenta il percorso più efficiente economicamente, rimane essenziale difendere e sostenere la produzione europea di fronte alla concorrenza di Pechino. Proprio per questo motivo, il rapporto Draghi propone di focalizzare il piano decarbonizzazione – competitività su due settori strategici, al centro della competizione con la Cina: quello automobilistico e quello delle tecnologie pulite.

Tecnologie avanzate per ridurre il divario con i mercati cinese e statunitense

Il divario esistente in materia di innovazione tra UE da un lato e Stati Uniti e Cina dall’altro è evidente, e per far fronte a questo è necessario sbloccare il potenziale innovativo dell’Europa, anche accelerando l’adozione delle tecnologie emergenti, tra cui l’intelligenza artificiale (IA). Questo tipo di tecnologie, sembrano ostacolate da una struttura industriale poco dinamica nonché dalla capacità del mercato europeo di rendersi terreno fertile per la creazione di aziende giovani e altamente capitalizzate. Basti pensare, come ha evidenziato Mario Draghi, che a differenza di quanto è avvenuto negli Stati Uniti, in Europa non sono nate imprese con capitalizzazioni superiori ai 100 miliardi negli ultimi 50 anni, imprese che invece contraddistinguono i mercati statunitensi.
D’altra parte, nonostante l’Unione possa vantare un elevato numero di ricercatori e brevetti, il rapporto parla di una difficoltà evidente nel tradurre l’innovazione in commercializzazione. Questo è dovuto, in parte, alle numerose normative restrittive che gravano sulle aziende europee, un fattore che ha portato circa il 30% delle startup, tra il 2008 e il 2021, a trasferirsi all’estero, principalmente Oltreatlantico. Per affrontare queste criticità, è importante investire sulla formazione professionale, al fine di fornire competenze avanzate e tentare di superare gli Stati Uniti nell’offerta di opportunità formative e posti di lavoro. Incentivare l’innovazione anche trattenendo i talenti che si sviluppano sul territorio europeo è la sfida che può permettere di sviluppare una crescita contemporaneamente sostenibile e inclusiva.

Diversificazione per una maggiore sicurezza economica

L’ultima area di intervento riguarda invece la diversificazione delle risorse e delle tecnologie, con l’obiettivo di aumentare la sicurezza e ridurre le dipendenze. Innanzitutto, l’Unione deve affrontare la sua forte dipendenza dall’import di tecnologie e risorse digitali provenienti dal mercato cinese, che la rendono vulnerabile e ne limitano l’autonomia strategica.
Tuttavia, questo obiettivo rappresenta anche una chiara riposta all’attuale contesto internazionale sempre più instabile, caratterizzato da tensioni geopolitiche che generano incertezza e frenano gli investimenti. A tal proposito, il rapporto sottolinea l’importanza di stringere accordi commerciali e favorire investimenti diretti con altri Paesi ricchi di risorse strategiche. Un aspetto cruciale che viene sottolineato nel rapporto è il ruolo dei legami commerciali come strumenti complementari alla politica di sicurezza e difesa. Infatti, di fronte alla mancanza di coesione in ambito di politica di difesa comune a livello europeo, il rapporto individua nei legami commerciali strategici un potente mezzo per il mantenimento della pace e della stabilità. In altre parole, la politica commerciale dell’Unione viene individuata come un mezzo prezioso per rafforzare la cooperazione internazionale e promuovere un ambiente di pace, pur sempre se affiancata ad una rafforzata ed efficace politica di difesa comune.

Gli ostacoli del decision-making europeo

Oltre alle problematiche economiche, il rapporto evidenzia gli ostacoli strutturali e istituzionali che da anni rendono il processo decisionale dell’Unione Europea lento e frammentato, impedendo spesso una risposta unitaria ed efficace alle sfide globali. Questo sistema, pur fondato su una logica interna valida – basata sulla necessità di raggiungere un consenso ampio tra gli Stati membri – appare inefficiente e poco reattivo rispetto alla rapidità con cui si sviluppano gli eventi a livello internazionale. Le decisioni vengono spesso prese caso per caso, all’interno di sottocomitati separati, senza una coordinazione sufficiente tra le diverse aree politiche; una debolezza che non è nuova ed è ben familiare ai leader nazionali ed europei, che tende a ritardare l’azione dell’Unione e diluire il potenziale delle politiche europee.
Tale inefficienza decisionale ha conseguenze tangibili: rallenta l’approvazione di leggi, che – ricorda il rapporto – richiedono in media 19 mesi per essere adottate, e mina la capacità dell’Europa di agire con la velocità e l’ambizione necessarie per competere con i principali attori globali. Questo ritardo, unito alla frammentazione del mercato interno e alla difficoltà di conciliare interessi nazionali spesso divergenti, rischia di compromettere la competitività europea e di indebolire il ruolo dell’UE nel contesto globale.
Di fronte a queste problematiche, Draghi si interroga su quale sia la soluzione migliore. La sfida principale è la necessità di trovare un equilibrio tra passi concreti ed immediati, che facilitino il raggiungimento del consenso, e riforme più ambiziose, che richiederebbero una maggiore delega di potere decisionale dagli Stati membri all’UE. Sebbene queste ultime siano fondamentali per affrontare con efficacia le sfide globali, la loro realizzazione appare complessa a causa degli interessi nazionali spesso divergenti, soprattutto in settori strategici come investimenti e sicurezza, e poiché richiederebbe una revisione dei trattati.
Si tratta però di interventi che non rappresentano una precondizione per il miglioramento; infatti, se nel lungo periodo sarebbe auspicabile modificare i trattati, molto può essere ottenuto attraverso interventi mirati che rendano il processo decisionale più rapido, integrato ed efficace, evitando una formale modifica dei Trattati. Fino a quando non si raggiungerà un consenso per riforme più radicali, è necessario costruire una nuova partnership europea basata su tre obiettivi chiave: rifocalizzare il lavoro dell’UE, accelerare l’azione e l’integrazione, e semplificare le regole.

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Le reazioni

Sin da subito, il rapporto ha generato numerosissime reazioni, diventando rapidamente oggetto di dibattiti e analisi che ne mettono in evidenza punti forti e criticità.
Le reazioni dei partiti italiani sono state nettamente divise. Partito Democratico, Forza Italia, Azione e Italia Viva hanno accolto positivamente le proposte, apprezzandone la visione strategica e ritenendole un passo necessario, seppur radicale. Giorgio Gori (PD) ha sottolineato il coraggio politico richiesto per attuare tali decisioni, avvertendo che si tratta di scelte cruciali per evitare il collasso dell’Unione. In contrasto, partiti come la Lega e il Movimento 5 stelle, già notoriamente esposti contro la von der Leyen e l’europeismo in generale, hanno espresso severe critiche. Claudio Borghi (Lega) ha definito il rapporto una “minaccia mortale” per l’Italia[4], mentre Pasquale Tridico (M5S) ha accusato Draghi di incoerenza.
Numerose critiche sono state sollevate invece da think tank, lobby e centri di ricerca, in particolare quelli attivi nel settore ambientale, che hanno messo in luce alcune carenze significative nell’analisi. In primo luogo, secondo numerose think thank ambientaliste, il rapporto sarebbe eccessivamente sbilanciato e orientato verso il settore industriale; è stato infatti evidenziato come il rapporto privilegi un modello di competitività quasi esclusivamente basato sulla produzione industriale tradizionale[5]. Mancherebbe, secondo questi portatori di interesse, e nonostante l’ampio capitolo dedicato al piano congiunto decarbonizzazione-competitività, un focus incisivo sulle tecnologie verdi e delle strategie concrete per la promozione della transizione ecologica.
Un’altra critica riguarda invece la mancanza di inclusività e trasparenza[6]. Viene rimproverato a Draghi di non aver coinvolto sufficientemente alcuni attori chiave durante la stesura del suo rapporto. Nonostante un’esaustiva lista prodotta dalla Commissione europea riporti circa 236 contributi (tra think tank, lobby e università) che hanno partecipato alla realizzazione del rapporto, numerose critiche hanno sottolineato una significativa esclusione degli Stati dell’Europa centrale ed orientale. Il dibattito è arrivato fino in Commissione, la quale ha risposto sottolineando la natura indipendente di Draghi nella redazione del rapporto, il che gli conferisce la facoltà di determinare metodi e processi di consultazione. Allo stesso modo, alcune associazioni hanno dichiarato ad alcune testate giornalistiche di non essere state coinvolte, nonostante avessero esplicitamente richiesto di partecipare[7].
Un ultimo gruppo di perplessità riguarda invece la concretezza e realizzabilità delle strategie indicate dal rapporto. Sebbene il documento delinei obiettivi ambiziosi e strategie concrete, sembra apparire poco dettagliato su come queste si debbano realizzare. Infatti, è stata spesso criticata l’assenza di specificità riguardo a quali progetti, nel dettaglio, andrebbero finanziati, e ai passi concreti necessarie per implementare le strategie proposte[8]. Inoltre, come lo stesso rapporto evidenzia, un vero successo a lungo termine richiederebbe la risoluzione di tutte quelle problematiche legate alla lentezza burocratica europea. L’ambizione di risolvere questo problema tramite una riforma dei trattati, questione di cui si discute da tempo, rischia secondo molti di rimanere irrealizzabile, dati i fallimentari tentativi del passato ed una crescente consapevolezza di dover cercare altre strade per raggiungere un consenso decisivo.

Le reazioni delle istituzioni

 Il rapporto Draghi ha catalizzato una risposta articolata anche da parte delle istituzioni europee, con un’accelerazione delle discussioni sulla necessità di affrontare in modo unificato le sfide strategiche dell’Unione. Nel mese di ottobre, il Parlamento Europeo ha avviato un dibattito approfondito sulle priorità delineate nel rapporto, evidenziando l’urgenza di una risposta coordinata per rafforzare la competitività economica e tecnologica dell’UE. Le conclusioni di queste discussioni hanno posto le basi per l’agenda del successivo Consiglio Europeo che si è svolto a Budapest nel novembre successivo. In quella sede sono stati discussi approfonditamente le raccomandazioni contenute nel rapporto Draghi ed è stata riconosciuta la necessità di agire rapidamente per rafforzare la posizione dell’Europa in un contesto globale sempre più competitivo. Il Presidente Draghi ha esortato i leader a non procrastinare decisioni fondamentali per affrontare le sfide economiche e geopolitiche e, nonostante non siano state prese decisioni definitive, l’incontro ha evidenziato una crescente consapevolezza dell’urgenza di adottare misure collettive.
A dicembre la presidenza polacca di turno del Consiglio UE che si appresta a raccogliere il testimone il primo gennaio 2025 da quella ungherese ha sottolineato l’intenzione di affrontare le raccomandazioni del rapporto Draghi nella loro interezza, evitando approcci selettivi o compromessi, ribandendo l’importanza di un approccio strutturato e coerente per tradurre le proposte del rapporto in politiche concrete.

Uno sguardo al futuro

Definito da alcuni il “Whatever it takes 2.0”[9], capace di indicare la chiave per una nuova e innovativa competitività europea, il rapporto sembra più voler agire ultima chiamata piuttosto che donare una risposta definitiva alla necessità di rimodernare le strategie di competitività dell’Unione. Chiaramente, gli effetti che il rapporto avrà sulle politiche europee, sia a breve che a lungo termine, sono ancora tutti da determinare. Trattandosi di un lavoro al servizio della Commissione von der Leyen, ricadrà in capo al nuovo collegio dei commissari elaborare una strategia per la competitività europea 2024-2029 che possa tradurre in pratica le indicazioni contenute nel rapporto. In questo contesto, la Commissione ha già dichiarato che le raccomandazioni di Draghi influenzeranno profondamente il prossimo piano di azione per la competitività e la prosperità dell’UE, con particolare attenzione a iniziative come il Clean Industrial Deal, destinato a rilanciare le industrie europee e creare posti di lavoro di qualità.
Sebbene le istituzioni si siano dichiarate pronte ad affrontare le sfide economiche e geopolitiche delineate nel rapporto, permangono divisioni interne e ostacoli strutturali che potrebbero rallentare la trasformazione delle proposte in politiche concrete. Rimane cruciale sviluppare una strategia resiliente e capace di anticipare i rapidi cambiamenti di un contesto internazionale sempre più instabile. Tanto dipenderà anche dalla volontà degli Stati membri a impegnarsi per una maggiore integrazione, soprattutto dal punto di vista fiscale e di politica estera, un obiettivo che si è rivelato storicamente molto compresso.


                                 Note

[1] Discorso sullo Stato dell’Unione, Settembre 2023 https://italy.representation.ec.europa.eu/notizie-ed-eventi/notizie/discorso-della-presidente-von-der-leyen-sullo-stato-dellunione-2023-2023-09-13_it
[2] EUR-lex. “Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni. Programma di lavoro della Commissione europea”, Strasburgo, 17/10/2023. (COMM (2023)638)  

[3] Il Green Deal è un pacchetto di misure ed iniziative strategiche che puntano all’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Tutte le misure sono fortemente interconnesse, includendo numerosissimi settori (energia, finanza, trasporti, industria, agricoltura), e in varie misure tutte mirano a rendere l’economia europea sempre più moderna e competitiva.
[4] https://euractiv.it/section/capitali/news/la-visione-di-draghi-sullue-suscita-reazioni-contrastanti-tra-i-politici-italiani/
[5] NGOs denounce the “alarming shortcomings” of the Draghi report. Press release. Client Earth (14 Ottobre 2024).
[6] Pelkmans J. A critical first response to Mario Draghi’s competitiveness report (20 Settembre 2024). Centre for European Policy Studies
[7] Soler, P. (20 Settembre 2024). Critics slam Mario Draghi’s landmark EU competitiveness report as “one-sided”. Euronews
[8] Gros, D. (2 Ottobre 2024). Draghi report on Europe’s competitiveness falls short. Politico
[9] In riferimento al discorso pronunciato da Draghi, allora governatore della Banca centrale europea, nel 2012, nel bel mezzo della crisi che mise in discussione la sopravvivenza dell’euro. In quel discorso, Draghi dichiarò senza mezzi termini di essere pronto a fare “qualsiasi cosa” per salvare la moneta unica. 

Fonti

Camera dei deputati. (2024). Il rapporto sul futuro della competitività europea di Mario Draghi. Dossier. parlamento.it. https://documenti.camera.it/leg19/dossier/pdf/AT033.pdf?_1731274432180
Consilium.europa.eu  – Green Deal Europeo  (ultimo accesso: 4 Ottobre 2024) https://www.consilium.europa.eu/it/policies/green-deal/
Di Marco, L. (10 Settembre 2024). Rapporto Draghi: futuro della competitività sfide esistenziale per l’Ue. Alleanza Italiana per Lo Sviluppo Sostenibile (ASVIS).https://asvis.it/rubrica-europa-e-agenda-2030/1339-21308/rapporto-draghi-futuro-della-competitivita-sfida-esistenziale-per-lue
EUR-lex. “Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni. Programma di lavoro della Commissione europea”, Strasburgo, 17/10/2023. (COMM (2023)638)  https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A52023DC0638
European Council. (20 Giugno 2019). A new strategic agenda 2019-2024. consilium.europa.eu https://www.consilium.europa.eu/media/39914/a-new-strategic-agenda-2019-2024.pdf
Fraschilla, A. (2024, September 9). Il manifesto di Draghi convince Pd e Forza Italia. Coalizioni divise, no da 5 stelle e Lega. La Repubblica. https://www.repubblica.it/politica/2024/09/10/news/rapporto_draghi_europa_reazioni_governo_meloni-423488573/
Gros, D. (2 Ottobre 2024). Draghi report on Europe’s competitiveness falls short. POLITICO. https://www.politico.eu/article/mario-draghi-report-european-competitiveness-common-debt-innovation/
NGOs denounce the “alarming shortcomings” of the Draghi report. Press release. Client Earth (14 Ottobre 2024). https://www.clientearth.org/latest/press-office/press/ngos-denounce-the-alarming-shortcomings-of-the-draghi-report/
Pelkmans J. A critical first response to Mario Draghi’s competitiveness report (20 Settembre 2024). Centre for European Policy Studies. https://www.ceps.eu/ceps-publications/a-critical-first-response-to-mario-draghis-competitiveness-report/
Peretti, A. (2024, September 10). La visione di Draghi sull’UE suscita reazioni contrastanti tra i politici italiani. euractiv.it. https://euractiv.it/section/capitali/news/la-visione-di-draghi-sullue-suscita-reazioni-contrastanti-tra-i-politici-italiani/
Redazione. (2024b, October 31). Il Rapporto Draghi in italiano (Parte A e Parte B) è tutto on line in PDF su Eunews – Eunews. Eunews. https://www.eunews.it/2024/10/08/rapporto-draghi-in-italiano/
Redazione. (25 Ottobre 2024). Il Rapporto Draghi in italiano – Eunews. Eunews https://www.eunews.it/2024/09/09/il-rapporto-draghi-in-italiano/
Soler, P. (20 Settembre 2024). Critics slam Mario Draghi’s landmark EU competitiveness report as “one-sided”. Euronews. https://www.euronews.com/my-europe/2024/09/20/draghis-landmark-eu-report-slammed-as-one-sided


Foto copertina: Mario Draghi