La guerra dai mille volti: decifrare il conflitto siriano


La guerra in Siria torna ad accendersi. Un’introduzione delle parti in lotta nel conflitto siriano.


L’al-Ḥarb al-ahliyya al-sūriyya, la guerra civile siriana, ritorna sulla scena della cronoca internazionale. E come spesso accade sono notevoli le difficoltà quando si prova a comprendere i passaggi e della lunghissima e quasi eterna guerra fratricida in Siria.

Dal sogno di libertà al caos: le origini del conflitto siriano

Era il marzo del 2011 quando le prime scintille delle Primavere Arabe[1] raggiunsero la Siria. L’incendio stava già divampando[2] nel nord Africa portando alla caduta con grande fragore dei regoli locali da decenni al potere. A Dara, una città del sud della Siria, bastò un gesto di ribellione giovanile – graffiti contro il governo – per far scoppiare un incendio[3]. Gli adolescenti coinvolti furono arrestati e torturati, accendendo la rabbia della popolazione. Nel giro di pochi mesi, le piazze del Paese si riempirono di migliaia di voci che chiedevano una sola cosa: la fine del regime di Bashar al-Assad, figlio dell’ex presidente Hafiz al-Asad e leader del partito Ba’th[4].
Quando la repressione del regime si fece implacabile, molti oppositori abbandonarono le proteste pacifiche e impugnarono le armi. Gruppi di ribelli iniziarono ad organizzarsi, e persino soldati[5] dellesercito siriano disertarono per unirsi a loro. Nacque così lEsercito Siriano Libero (ESL), segnando ufficialmente linizio di una guerra civile.  
Le città siriane, da Damasco ad Aleppo, divennero campi di una sanguinosa battaglia. Le esplosioni e i colpi di mortaio scandivano il ritmo quotidiano della vita di milioni di persone.
Intanto il conflitto valicava i confini nazionali. La ribellione trovava alleati allestero: flussi di denaro, armi e combattenti stranieri giungevano attraverso i confini turchi da Arabia Saudita[6], Qatar[7] e altri Paesi, dando al conflitto una dimensione regionale. Gruppi islamisti radicali si rafforzarono, inclinando il conflitto verso un caos sempre più incontrollabile. Ben presto con il prosieguo della guerra le forze fondamentaliste sunnite iniziarono a emergere come protagoniste del conflitto, ridefinendo gli equilibri di potere. Le fazioni secolari dellEsercito Siriano Libero (ESL) si trovarono sempre più in difficoltà, cedendo terreno su più fronti. Tra i gruppi jihadisti, il Fronte al-Nusra[8], affiliato siriano di al-Qaeda, si distinse rapidamente, ottenendo importanti vittorie soprattutto nel governatorato di Idlib. Tuttavia, nel 2013, una scissione interna segnò la nascita di un nuovo e più temibile attore: lo Stato Islamico (ISIS). Approfittando delle tensioni settarie e del malcontento della minoranza sunnita in Iraq, lISIS lanciò una massiccia offensiva nell’estate del 2014, conquistando vasti territori tra Siria e Iraq[9]. Nel giugno dello stesso anno, Abu Bakr al-Baghdadi proclamò la nascita di un califfato nelle regioni sotto il controllo dellISIS, unarea che si estendeva su entrambe le sponde della frontiera.
Ben presto la Siria divenne una lotta senza quartiere e pietà tutti contro tutti, in cui le alleanze e i trattati erano fragili.

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L’Esercito Siriano Libero

Il 29 luglio 2011, Riyāḍ al-Asʿad[10], un alto ufficiale dell’esercito siriano, annunciò la formazione di un nuovo fronte armato contro il regime: lEsercito Siriano Libero. La nascita di questo movimento fu motivata come una risposta morale e patriottica alla repressione sanguinosa del governo di Bashar al-Assad. Nelle sue dichiarazioni, al-Asʿad non risparmiò accuse dirette al regime. Descrisse lesercito regolare come una banda criminale al servizio del potere e annunciò che da quel momento le forze di sicurezza responsabili di attacchi contro i civili sarebbero state considerate bersagli legittimi[11]. Iniziarono importanti defezioni nell’esercito governativo a favore di questa nuova formazione Al termine dell’incontro, venne eletto come capo di stato maggiore del gruppo il brigadier generale Salim Idris[15]. Idris era la prima espressione della Turchia di voler metter mano al conflitto siriano. Il nuovo comando era così composto per due terzi da membri della Fratellanza Mussulmana siriana, mentre i vecchi generali di Assad che avevano defezionato ne furono esclusi. Furono esclusi dal comando anche le fazioni più islamiste, anche se a più riprese questi gruppi combatterono a fianco dell’Esercito Siriano Libero. Questo gruppo ricevette enorme supporto da USA, Regno Unito, Francia e paesi del Golfo[16].

L’Esercito Nazionale Siriano

L’Esercito Nazionale siriano (SNA) è la metamorfosi dell’ESL, fin dalla sua apparizione venne interamente sussidiato, con armi e addestramento, dalla Turchia[17]. Lentamente l’ESL finì per indebolirsi a causa dei particolarismi interni, carenza di finanziamenti e soprattutto la crescente competizione dei gruppi islamisti[18]. Di fronte a questo scenario frammentato, la Turchia prese liniziativa nell’agosto 2016 per creare una coalizione più unitaria ed efficace, integrando molti ex combattenti islamisti e molti scontenti dell’ESL. Questa nuova alleanza fu consolidata durante lOperazione Scudo dell’Eufrate[19], dopo la quale Ankara, in coordinamento con il governo provvisorio siriano, formalizzò la formazione dell’Esercito Nazionale Siriano con lobiettivo di mantenere il controllo sui territori conquistati[20]. Con il sostegno logistico e politico della Turchia, lEsercito Nazionale Siriano si è evoluto in una forza ribelle più coesa, capace di operare su molteplici fronti e di rappresentare un contrappeso strategico tanto al regime di Assad quanto agli estremisti islamisti più compromessi, diventando un asset chiave per Ankara nella regione.

I satelliti dell’SNA

Suriye Türkmen Tugayları

Le Brigate Turkmene Siriane, note anche come Esercito Turkmeno Unito, sono una forza armata irregolare composta principalmente da turkmeni siriani e turchi[21]. La maggioranza di questi combattenti proviene da disertori dell’ISIS e di al-Nusra. La loro prima apparizione è registrata nel 2015 quando si trovarono a combattere contro le forze governative e l’aviazione russa nel distretto di Latakia[22]. Il sottogruppo della Brigate Turkemene Siriane più famoso è quello della Sultan Murat Tümeni, Divisione Sultan Murad. La Divisione è animata da un sentimento di nazionalismo panturco intriso di ideologia neottomana e turanica[23]. Prese parte nell’operazione militare turca in Siria, anche se era attiva fin dal 2013.

Hayʼat Tahrir al-Sham

L’Organizzazione per la Liberazione del Levante, è ora sulla bocca di tutti. HTS è forse il macrogruppo più numeroso dell’SNA. HTS è un gruppo islamista sunnita, nata nel 2017[24] dallunione di diverse fazioni ribelli, tra cui Jabhat Fateh al-Sham (ex Fronte al-Nusra), Jaysh al-Ahrar e Ansar al-Din[25], sotto la guida di Abu Jaber Shaykh, ex emiro di Ahrar al-Sham[26]. Lobiettivo dichiarato era quello di unificare le forze dell’opposizione siriana e instaurare un governo islamico dopo la caduta del regime baathista. Dal 2017 è diventato dipendente dalla Turchia, permettendo a gruppi estremisti turchi come i Lupi Grigi di inondare i suoi ranghi. La base di HTS è Idlib[27], sede anche del “governo provvisorio siriano” sovvenzionato e riconosciuto da Ankara.

Ajnad al-Kavkaz

Il primo sottogruppo di HTS è il gruppo dei “Soldati del Caucaso”, un gruppo a guida cecena di jihadisti salafiti[28], da cui provengono molti dei ceceni che dal 2022 combattono in Ucraina. AAK ha come base Latakia, nella Siria occidentale, sulla costa, e opera abbastanza autonomamente. Ajnad al-Kavkaz è un gruppo ribelle unico nel panorama siriano, caratterizzato da una leadership dominata da combattenti ceceni e da una struttura ispirata alle tradizioni militari del Caucaso settentrionale. Guidato dal carismatico Abdul Hakim al-Shishani, nato come Rustam Azhiev[29], che combatte in Ucraina. Il gruppo si è guadagnato la reputazione di essere una delle formazioni più esperte e rispettate tra i militanti nord-caucasici in Siria. Abdul Hakim, veterano delle guerre cecene, è noto per la sua abilità tattica e la profonda conoscenza della guerriglia. Accanto a lui, Khamza al-Shishani[30], anch’egli con un passato nella Seconda Guerra Cecena, ha servito come vicecomandante, portando ulteriore esperienza sul campo. Le tattiche e la struttura del gruppo si ispirano chiaramente alle formazioni di guerriglia nord-caucasiche, rendendolo particolarmente efficace nelle aree montuose e boscose della provincia di Latakia. Questa regione, per le sue somiglianze con le montagne del Caucaso, è stata soprannominata dai miliziani “Caucaso siriano”. Qui, Ajnad al-Kavkaz ha mostrato una capacità straordinaria di adattarsi e operare, nonostante le dimensioni relativamente ridotte[31].

Xemati Alban

Un altro particolare gruppo è lo Xemati Alban, o Gruppo Albanese, composto da albanesi provenienti da Kosovo, Albania e Macedonia[32]. Il gruppo svolge principalemente il ruolo di ricognitori e truppe leggere di assalto veloce. La formazione non supera i cento individui, che attaccano in piccole cellule composte massimo da dieci persone[33].

Türkistan İslam Partisi

Infine chiudiamo con il Partito Islamico del Turkestan in Siria, composto da Uiguri, una organizzazioni con cellule in Pakistan, Afghanistan e Cina[34]. Il gruppo ha come roccaforte Idlib, che è diventato un luogo sicuro dopo la fine di al-Nusra ed al-Qaeda. Veterani delle guerre in Afghanistan, i combattenti uiguri si sono guadagnati una reputazione in Siria per la loro dedizione ideologica e abilità sul campo. Hanno avuto un ruolo cruciale in battaglie chiave, come quelle di Jisr al-Shughur e della base aerea di Abu al-Duhur nel 2015, che portarono il controllo totale del Governatorato di Idlib sotto i ribelli. Con l’espulsione di fazioni ribelli più moderate da parte dei jihadisti, gli Uiguri si sono affermati come una forza militare centrale, apprezzata per la competenza tattica e la coesione ideologica[35]. La presenza uigura in Siria è iniziata con larrivo di circa 700 famiglie che hanno fondato il ramo siriano del Il Partito Islamico del Turkestan (TIP), un’organizzazione salafita-jihadista. Nel 2015, il TIP schierava circa 1.500 combattenti in Siria, secondo stime locali. Tuttavia, il numero reale rimane incerto e contestato: fonti del regime parlano di circa 4.300 combattenti, mentre l’ambasciatore siriano a Pechino ha ipotizzato una cifra tra 4.000 e 5.000.
Il TIP ha combattuto su diversi fronti, con un focus particolare sulle aree montuose e isolate, come Kabani, nella campagna nordorientale di Latakia, e le zone rurali a sud-est di Aleppo[36].


Note

[1] al-Rabīʿ al-ʿArabī.
[2] http://www.tracce.it/?id=376&id_n=21310&pagina=1.
[3] https://www.bbc.com/news/world-middle-east-26116868.
[4] https://www.theguardian.com/world/2011/apr/22/syria-protests-forces-shoot.
[5] https://www.cnn.com/2012/01/13/world/meast/syria-unrest/index.html.
[6] https://www.reuters.com/article/us-syria-crisis-saudi-idUSBRE85M07820120623.
[7] https://www.ft.com/content/86e3f28e-be3a-11e2-bb35-00144feab7de.
[8]https://web.archive.org/web/20140722191931/http://www.quilliamfoundation.org/wp/wp-content/uploads/publications/free/jabhat-al-nusra-a-strategic-briefing.pdf.
[9] http://www.abc.net.au/news/2014-07-02/could-an-isis-caliphate-ever-govern-the-muslim-world/5559806.
[10] https://web.archive.org/web/20110929125202/http://www.asharq-e.com/news.asp?section=1&id=26095.
[11] ibidem.
[12] http://www.haaretz.com/print-edition/news/assad-losing-control-as-10-000-soldiers-desert-syrian-military-1.402625.
[13] https://www.bloomberg.com/news/2012-03-15/syria-loses-20-000-troops-as-deserters-flee-turkey-says-1-.html.
[14]https://web.archive.org/web/20121210193825/http://www.huffingtonpost.com/2012/12/08/syria-rebels-military-council_n_2263256.html.
[15]https://web.archive.org/web/20121209062731/http://www.reuters.com/article/2012/12/08/us-syria-crisis-rebels-idUSBRE8B70AJ20121208.
[16] ibidem.
[17] https://www.reuters.com/article/us-syria-idUSL5E7MD0GZ20111122.
[18] https://www.ibtimes.com/four-years-later-free-syrian-army-has-collapsed-1847116. [19]https://www.thenation.com/article/turkey-is-supporting-the-syrian-jihadis-washington-says-it-wants-to-fight/.
[20] https://www.trtworld.com/mea/turkey-backed-rebels-to-form-new-army-in-northern-syria-367931.
[21] http://www.hurriyetdailynews.com/turkish-military-starts-training-missions-in-iraq-syria.aspx?pageID=238&nid=79721.
[22] https://www.reuters.com/article/us-mideast-crisis-russia-turkey-airstrik-idUSKBN0TG1YQ20151128#34cyHUVHXG2b38du.97.
[23] https://web.archive.org/web/20180617171741/https://erasmus-monitor.blogspot.com/2018/01/turkische-rechtsextreme-fur-allah-und.html.
[24] https://www.reuters.com/article/us-mideast-crisis-syria-rebels-idUSKBN15C0MV.
[25] https://www.newsdeeply.com/syria/articles/2017/12/06/syrias-largest-militant-alliance-steps-further-away-from-al-qaida.  
[26] http://www.longwarjournal.org/archives/2017/01/al-qaeda-and-allies-announce-new-entity-in-syria.php.
[27] http://english.enabbaladi.net/archives/2017/09/syrian-general-conference-faces-interim-government-idlib/
[28] https://web.archive.org/web/20171011125955/http://www.chechensinsyria.com/?p=24632.
[29] https://web.archive.org/web/20170310055411/http://www.chechensinsyria.com/?p=25309.
[30] https://web.archive.org/web/20171011125955/http://www.chechensinsyria.com/?p=24632.
[31] Ibidem.
[32] https://greydynamics.com/xhemati-alban-albanian-snipers-in-syria/.
[33] https://nena-news.it/il-ponte-balcanico-xhemati-alban-jihadisti-albanesi-in-siria/.
[34] http://www.longwarjournal.org/archives/2016/09/turkistan-islamic-party-in-syria-shows-more-little-jihadists.php.
[35] https://newlinesinstitute.org/nonstate-actors/uighur-jihadists-in-syria/.
[36]  Ibidem.


Foto copertina: Mappa del conflitto siriano