Se il conflitto si allarga: la posizione del Libano


Mentre all’interno di Gaza imperversa la guerra, gli scontri si stanno intensificando pure sul fronte settentrionale, al confine con il Libano. Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, ha dichiarato in un discorso pubblico di voler evitare qualsiasi tipo di escalation. Allo stesso tempo, il partito sciita libanese resta pronto a “tutte le opzioni”.


A cura di Filippo Fedeli

A quasi due mesi dallo scoppio del conflitto tra Israele e Hamas, il cui epicentro si trova nella striscia di Gaza, un altro fronte sta man mano diventando sempre più caldo: il Sud del Libano.
Già all’indomani dell’operazione “Diluvio di Al-Aqsa” da parte di Hamas, soldati di Hezbollah hanno lanciato razzi contro obiettivi israeliani e in particolare verso le Fattorie di Sheb’a. Queste rappresentano uno dei territori contesi tra Beirut e Tel Aviv e si trovano a ridosso della Linea Blu, la linea di demarcazione tracciata nel 2000 dopo il ritiro delle forze israeliane dal Libano meridionale, dove attualmente opera il contingente Unifil dell’ONU.

Breve storia di Hezbollah: dalla sua nascita ad oggi

Non è certo la prima volta che l’IDF (forza di difesa israeliane) si scontra con le milizie del partito libanese. Hezbollah (che significa “il Partito di Dio”) nacque infatti a metà degli anni ’80, durante la guerra civile libanese (1975-1990), proprio in reazione all’invasione del paese da parte dell’esercito israeliano (1982). Da quel momento in poi, Hezbollah e Israele hanno continuato a confrontarsi in un conflitto a bassissima intensità, sebbene con alcuni picchi. Il più eclatante risale all’estate del 2006, quando in risposta ad alcuni attacchi missilistici, l’esercito israeliano ha bombardato il Libano, distruggendo basi militari e infrastrutture e radendo al suolo la periferia a Sud di Beirut[1].
In seguito alla guerra del 2006, grazie anche al supporto iraniano e ai soldi del Qatar, il Partito di Dio è riuscito ad acquisire un consenso sempre più ampio e quindi a esercitare una notevole influenza nella vita politica del paese, conquistando la quasi totalità dei seggi parlamentari concessi alla comunità sciita libanese. È però dal punto di vista operativo e militare che Hezbollah ha fatto il salto di qualità. Oggi, infatti, il partito sostiene di poter contare su oltre 100.000 combattenti e che il suo arsenale è tre volte maggiore di quello di Hamas. Va ricordato, inoltre, che le milizie del movimento libanese sono coinvolte dal 2011 in vari teatri di conflitto e in particolare in Siria, dove controllano gli aeroporti di Damasco e Aleppo (ripetutamente colpiti non a caso da Israele a partire dal 7 ottobre)[2].
È pertanto in questo contesto che va inserito il conflitto scoppiato il mese scorso. Come già detto, la risposta di Hezbollah alla reazione israeliana nei confronti di Hamas non si è fatta attendere, ma è pure da notificare che, almeno per le prime tre settimane, gli scontri tra i due eserciti hanno seguito il copione della guerra a bassa intensità, cercando inoltre di limitare il numero delle vittime. Dal 28 ottobre, però, il conflitto pare essere entrato in una seconda fase, con l’impiego di armi più sofisticate e con gli attacchi che diventano sempre più frequenti e profondi in territorio nemico. Aumentano anche i morti: sono più di 100 e comprendono almeno 18 civili (tra cui 3 giornalisti). Gli sfollati che scappano dal Sud del Libano superano invece quota 40.000 persone[3].

Il primo discorso di Nasrallah e il rischio di escalation

Nel suo primo discorso pubblico dall’inizio della guerra (pronunciato il 3 novembre, circa un mese dopo), il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha voluto anzitutto specificare come il suo partito non avesse nulla a che fare con l’operazione militare lanciata da Hamas il 7 ottobre e che, soprattutto, esso è del tutto favorevole alla firma di un cessate-il-fuoco al fine di evitare qualsiasi tipo di escalation regionale. Allo stesso tempo, però, Hezbollah e gli altri “membri dell’asse della resistenza” si faranno trovare pronti in caso di un eventuale allargamento del conflitto[4].

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Da queste parole si può comprendere come, nonostante Hezbollah non intenda far mancare il proprio appoggio alla causa palestinese (quantomeno da un punto di vista retorico), il partito sciita tutto vuole tranne che trascinare il Libano nella spirale della guerra. Il Paese dei Cedri, dopotutto, è in default dal 2020 e sta vivendo una crisi economica senza precedenti: l’inflazione è oltre il 200%, il Pil si è contratto del 40% in meno di quattro anni e la lira libanese ha perso il 98% del suo valore. Inoltre, il paese si trova attualmente senza un Presidente della Repubblica e un governatore della Banca Centrale, mentre il governo è dimissionario. Non deve dunque stupire che, nonostante la maggior parte della popolazione continui a sentirsi dalla parte dei palestinesi, quasi nessuno in Libano abbia intenzione di ritrovarsi coinvolto in una guerra che percepisce inutile e portare la guerra in casa potrebbe essere per Hezbollah un vero e proprio suicidio politico[5].

È alla luce di quanto detto sopra che Nasrallah ha voluto sottolineare la totale estraneità di Hezbollah rispetto all’attacco di Hamas e, tantomeno, che questo fosse orchestrato dall’Iran. Il suo discorso, dunque, si rivolge più all’opinione pubblica interna che a quella internazionale, al fine di rimarcare l’autonomia decisionale del partito nei confronti di attori esterni. È però proprio nella volontà di Teheran (a cui Hezbollah deve l’esistenza), che va ricercata la possibilità che il conflitto si estenda al contesto regionale. Al momento la Repubblica islamica pare più occupata a risolvere problemi interni (crisi economica e proteste), che a prendere parte attiva a un conflitto. Nonostante ciò, come specificato proprio da Nasrallah, “tutte le opzioni restano sul tavolo” e le probabilità che la guerra colpisca direttamente anche il Libano si fanno di giorno in giorno sempre più concrete[6].


Note

[1] L. Trombetta, Il Conflitto di Hezbollah è appena iniziato, in “Limes – Rivista Italiana di Geopolitica”, 2023, n. 10, pp. 85-93.
[2] Ibidem.
[3] Lebanon: Flash Update #1 – Escalation of hostilities in South Lebanon, Relief Web, novembre 18, 2023, https://reliefweb.int/report/lebanon/lebanon-flash-update-1-escalation-hostilities-south-lebanon-18-november-2023.
[4] P. Porciello, Nasrallah: «Tutte le opzioni restano aperte», Il Manifesto, novembre 4, 2023, https://ilmanifesto.it/nasrallah-tutte-le-opzioni-restano-aperte.
[5] E. Colonna, Il Libano è a due passi dalla guerra, L’Espresso, novembre 21, 2023, https://lespresso.it/c/mondo/2023/11/21/il-libano-e-a-due-passi-dalla-guerra/46512.
[6] P. Baldelli, Cosa ci dice il discorso di Nasrallah (Hezbollah) sulla guerra tra Hamas e Israele, Geopolitica.info, novembre 3, 2023, https://www.geopolitica.info/discorso-nasrallah-hamas-israele/.


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