Tradotto in Italia da MasiraX, “Psychological Operations in Guerrilla Warfare” è considerato il manuale sulle guerre psicologiche più controverso del Novecento. Intervista ad Emanuel Pietrobon.
Pubblicato in Italia da MasiraX con il titolo “La guida della CIA al controllo mentale. Operazioni psicologiche nella guerra di guerriglia”, (acquista qui) il libro Psychological Operations in Guerrilla Warfare è un manuale strategico attribuito alla CIA (Central Intelligence Agency), originariamente scritto negli anni ’80 per sostenere i gruppi ribelli nella guerra civile in Nicaragua. Questo manuale si concentra sull’uso delle operazioni psicologiche (PSYOPS) per influenzare il comportamento delle popolazioni locali, dei combattenti e degli avversari durante le guerre non convenzionali, in particolare nei contesti di guerriglia.
Il testo mette in luce quanto sia cruciale il controllo della narrazione e delle percezioni in un conflitto asimmetrico, dove i gruppi ribelli, spesso svantaggiati militarmente, devono fare affidamento su tattiche non convenzionali per destabilizzare le forze nemiche e mantenere il supporto popolare. Viene enfatizzata l’importanza di manipolare l’informazione, influenzare i leader locali, sfruttare i bisogni emotivi della popolazione e utilizzare mezzi di comunicazione per diffondere la propaganda.
Sintesi del libro
Il manuale è organizzato attorno a una serie di strategie di comunicazione e tattiche mirate a indebolire l’autorità del governo o delle forze nemiche, incoraggiare il supporto della popolazione civile e sfruttare le debolezze psicologiche dell’avversario. Tra i temi principali trattati nel libro:
- Il ruolo centrale delle operazioni psicologiche: Il manuale spiega come le PSYOPS siano essenziali per influenzare le opinioni, le emozioni e il comportamento dei vari gruppi coinvolti nel conflitto. Le informazioni devono essere attentamente dosate per massimizzare il loro effetto.
- Manipolazione dell’informazione: Una parte significativa del manuale si concentra sulla distorsione e il controllo delle informazioni per screditare l’autorità avversaria e promuovere la causa dei guerriglieri. Si sottolinea l’importanza di disseminare false informazioni, creare miti e utilizzare simboli che possono unire la popolazione.
- Uso della popolazione locale: Il testo spiega come i guerriglieri dovrebbero guadagnarsi il supporto delle comunità locali. Questo si ottiene non solo attraverso azioni militari, ma anche con operazioni di assistenza umanitaria, la creazione di un’immagine positiva dei ribelli e la costruzione di un rapporto di fiducia con la popolazione.
- Influenza sui soldati nemici: Oltre alla popolazione civile, il manuale suggerisce tattiche per minare il morale delle truppe nemiche, facendo leva su fattori psicologici come la paura, la disinformazione e la creazione di divisioni interne.
- Tecniche di infiltrazione e sabotaggio: Il testo offre consigli su come infiltrarsi in organizzazioni nemiche, svolgere atti di sabotaggio e manipolare i mezzi di comunicazione per amplificare il messaggio dei guerriglieri.
Il contesto storico e politico
Il manuale fu concepito durante la guerra civile nicaraguense, un conflitto tra il governo sandinista marxista-leninista e i Contras, un gruppo di ribelli sostenuti dagli Stati Uniti. Nel contesto della Guerra Fredda, gli Stati Uniti vedevano il Nicaragua come un campo di battaglia cruciale per contenere l’espansione comunista in America Latina. Per questa ragione, la CIA fornì non solo supporto militare, ma anche indicazioni strategiche e tattiche attraverso documenti come questo.
Tuttavia, il manuale divenne altamente controverso dopo che fu reso pubblico negli Stati Uniti, in quanto alcune delle sue tattiche erano considerate moralmente discutibili o addirittura illegali. Tra queste, vi erano istruzioni su come provocare disordini o condurre assassini selettivi per destabilizzare il nemico.
Temi chiave
- La guerriglia come guerra psicologica: Mentre la guerriglia tradizionale si concentra sull’uso di tattiche militari non convenzionali, il libro sposta l’attenzione su come le operazioni psicologiche possano essere decisive per vincere la guerra.
- Propaganda e disinformazione: Manipolare la realtà è essenziale per il successo dei movimenti di guerriglia, sia per guadagnare il supporto della popolazione, sia per confondere e dividere il nemico.
- L’uso morale della forza: Sebbene il libro non promuova apertamente la violenza indiscriminata, discute in dettaglio l’uso “strategico” della violenza per ottenere risultati psicologici, il che ha suscitato numerose polemiche.
Riflessioni sul libro
Il manuale, sebbene progettato in un contesto specifico della Guerra Fredda, ha avuto un impatto duraturo sul pensiero strategico delle forze non convenzionali. Il suo focus sull’importanza delle operazioni psicologiche anticipa molte delle moderne tecniche utilizzate oggi in ambito di guerra dell’informazione, propaganda e manipolazione mediatica. La sua controversia non riguarda tanto la validità delle tecniche, ma piuttosto l’etica del loro utilizzo in un contesto di guerra civile e conflitto interno.
Ne parliamo con Emanuel Pietrobon, che ne ha curato la prefazione.
Perché è importante diffondere questo libro molto controverso?
MasiraX nasce con vari obiettivi, tra i quali la divulgazione e quella che ci piace chiamare l’“in-formazione” su tutto ciò che riguarda l’intelligence, la strategia e le guerre non convenzionali.
Abbiamo deciso di inaugurare i lavori di questo cantiere con una pubblicazione che rispecchiasse la nostra missione, identificandola in questo manuale della CIA sulla destabilizzazione basata sulle operazioni psicologiche e nere.
L’idea era di offrire al nostro pubblico qualcosa di attuale e utile nella quotidianità. Quest’opera è entrambe le cose. Attuale perché parla di guerra psicologica, che è un’onnipresenza invisibile nelle nostre vite e non è mai stata pervasiva come oggi. Utile nella quotidianità perché ampie sezioni sono dedicate alla psicologia della comunicazione, alla leadership e alla retorica.
Il manuale Psychological Operations in Guerrilla Warfare è stato concepito in un contesto specifico, la guerra civile nicaraguense. Quanto crede che le strategie delineate nel testo siano applicabili ai conflitti moderni, come quelli in Ucraina o in Medio Oriente?
È un manuale che non conosce limiti di applicazione spaziotemporale, essendo la mente la trincea ineluttabile di ogni conflitto.
Un esempio: il compendio enfatizza l’importanza di creare delle divisioni dicotomiche basate sulla logica dell’amico/nemico all’interno di una popolazione per controllarla e mobilitarla con maggiore efficacia. È una pratica che, come viene illustrato, può essere utilizzata in tempo di guerra per nazionalizzare una massa riluttante o in tempo di pace per spingere un elettorato alienato a recarsi alle urne non per votare a favore di qualcosa, ma per votare contro qualcuno.
Ampie porzioni del manuale sono poi dedicate al corretto utilizzo della retorica e del linguaggio intriso di terminologia emotivamente carica ai fini della persuasione dei singoli e del convincimento delle masse. Volodymyr Zelens’kyj ha costruito il suo personaggio di leader di guerra, iniettato morale alla resistenza civile e creato un legame emotivo con l’Occidente padroneggiando l’arte della comunicazione – verbale e non verbale. In Israele, Benjamin Netanyahu ha fondato una narrazione su un potente noi-contro-loro dai richiami escatologici: figli della luce contro figli delle tenebre.
Il consenso, che sia per un referendum o che sia per una guerra, si costruisce attraverso propaganda, manipolazione dell’informazione e operazioni psicologiche.
Cambiano i tempi, entrano in scena nuove tecnologie, ma i mezzi sono sempre quelli – ed è proprio questo elemento, l’immutabilità dei cardini dell’arte della guerra psicologica, a rendere questo compendio estremamente attuale.
Le operazioni psicologiche sono spesso considerate una forma di manipolazione delle masse. Quali sono, a suo avviso, i limiti etici nell’uso delle PSYOPS durante un conflitto?
Il confine tra ciò che è eticamente giusto e sbagliato in un conflitto è una linea grigiastra tracciata con dell’inchiostro simpatico.
Un’operazione psicologica può avere a che fare con la manipolazione dell’informazione, con la distorsione della realtà o con la diffusione di violenza, anche mortale. La liceità di determinate azioni è soggettiva: per coloro che dirigono una guerra coperta, che è una guerra estranea ed esterna alle cornici giuridiche, ogni mezzo è legittimo per raggiungere lo scopo.
Per i giudici della Corte Internazionale di Giustizia il contenuto del manuale della CIA, specie le sue parti relative alla creazione di martiri e alla neutralizzazione fisica dei nemici, era contrario al diritto internazionale. Per la CIA non lo era affatto: gli Stati Uniti erano in lotta con l’Unione Sovietica e dal contrasto ai sandinisti passava il destino della Guerra fredda. L’etica, un po’ come la storia, è una questione oggettiva plasmata dalla soggettività.
Nel libro si enfatizza l’importanza di manipolare l’informazione e diffondere propaganda. In un’epoca di social media e informazione istantanea, come crede che queste strategie debbano evolversi per essere efficaci?
Negli anni della guerra tra sandinisti e controrivoluzionari la propaganda aveva bisogno di tempo, anche giorni, per circolare e attecchire. Oggi, era dei social media e della messaggistica istantanea, non è più così: una bufala, un falso profondo e un meme possono fare il giro del mondo in un minuto – letteralmente.
Disinformare non è mai stato così semplice: un tempo era necessario costituire un giornale o una radio per diffondere una bufala, oggi è sufficiente aprire una pagina su un social qualsiasi e far rilanciare i contenuti da troll e influencer; un tempo si ritoccavano foto e video, oggi abbiamo i falsi profondi dell’intelligenza artificiale, che sono sempre più realistici.
Progresso tecnologico, dilatazione temporale e annullamento dei confini spaziali hanno amplificato in maniera eccezionale il potere delle operazioni psicologiche. Tant’è che oggi si parla della nascita delle operazioni cognitive, che possono essere definite delle super-operazioni psicologiche ad altissimo impatto e in grado di condizionare il comportamento delle vittime, anche significativamente, per periodi di tempo prolungati.
Il risultato di un’operazione psicologica ai tempi della guerra tra sandinisti e controrivoluzionari poteva essere un individuo terrorizzato, oppure un gruppo spaesato. Il risultato di un’operazione cognitiva è un candidato manciuriano.
Il manuale parla di creare una narrazione che unisca la popolazione e costruisca fiducia nei guerriglieri. Quali sono le sfide principali nel creare e mantenere questa narrazione in un contesto di guerriglia prolungata?
La sfida principale è data dalla situazione sul campo. Se è vero che la realtà può essere distorta a piacimento da una guerra psicologica, lo è altrettanto che la situazione sul campo è determinabile soltanto dai fucili. Se non sparano, o se sono caricati a salve, la sconfitta è dietro l’angolo e non esiste operazione psicologica in grado di rovesciarne le sorti.
La costruzione di una narrazione avvincente e vincente è fondamentale ai fini dell’iniezione di morale nella popolazione civile e nell’esercito, ma dev’essere accompagnata da uguali se non superiori investimenti in azioni militari.
Il testo include tattiche per minare il morale delle truppe nemiche. In che misura crede che l’aspetto psicologico possa essere decisivo nel contesto di conflitti asimmetrici?
Un nemico terrorizzato è un nemico che non combatte o che combatte male, impaurito, con braccia e gambe tremanti.
La guerra psicologica in un contesto di conflitto asimmetrico può assumere diverse forme: dallo shock and awe al FUD.
Gli Stati Uniti provarono a paralizzare i vietcong installando dei megafoni in prossimità dei luoghi di combattimento che di notte venivano accesi e diffondevano grida spettrali. I mujāhidīn, su suggerimento degli Stati Uniti, anni dopo riciclarono la stessa tecnica in Afghanistan contro i sovietici.
L’applicazione della psicologia alla guerra (e alla guerriglia) persegue l’obiettivo di vincere suntzianamente il nemico per sfinimento.
Il manuale è stato al centro di controversie per aver suggerito l’uso di violenza mirata e assassini selettivi. Qual è il suo punto di vista su queste tattiche in relazione al diritto internazionale e alle regole d’ingaggio?
Diceva Eschilo che la prima vittima della guerra è la verità. La seconda, potremmo aggiungere, è il diritto internazionale.
Quelle del diritto internazionale sono catene che non hanno la forza di ingabbiare le grandi potenze, e a volte nemmeno le piccole, e lo vediamo quotidianamente, dall’Ucraina alla Palestina, passando per teatri più trascurati dai riflettori come il Sudan e la Birmania. Questo compendio su operazioni psicologiche e nere è un memo sull’irrilevanza del diritto internazionale nei contesti di guerra – tutti. Parliamo, del resto, di un manuale che arrivò sui banchi della Corte Internazionale di Giustizia ed ebbe un ruolo fondamentale nella produzione della sentenza di condanna nei confronti degli Stati Uniti.
Guardando al futuro, pensa che le operazioni psicologiche diventeranno sempre più rilevanti nei conflitti, o che l’evoluzione tecnologica (ad esempio l’intelligenza artificiale) cambierà radicalmente il modo in cui la guerra psicologica viene condotta?
Il cambiamento è già davanti ai nostri occhi: avatar complessi, disinfodemie, duplicazioni, fabbriche di bufale, falsi profondi, guerre memetiche, radicalizzazione algoritmica. È guerra cognitiva permanente e multidirezionale: le masse bersagliate pressoché quotidianamente da campagne manipolatorie partorite dai loro governi, stati terzi e realtà non-governative. La cronicizzazione di questo clima disinfodemico è una delle conseguenze della trasformazione del mondo in un villaggio globale interconnesso 24/7, che ha massimizzato il potenziale e minimizzato i costi delle guerre ibride. La destabilizzazione da remoto e la manipolazione delle masse non sono mai state così a portata di mano.
Foto: copertina del libro La guida della CIA al controllo mentale