Verso un mondo senza il dollaro?


La dedollarizzazione è un fenomeno complesso e in crescita[1]. Si caratterizza per il progressivo affrancamento di diversi Paesi dall’uso del dollaro statunitense nelle transazioni internazionali e nelle riserve valutarie. Tale processo è alimentato da molteplici fattori, tra cui la crescente rivalità geopolitica tra Stati Uniti e altre potenze, il desiderio di ridurre la vulnerabilità agli shock finanziari di Washington e il rafforzamento di alternative monetarie come lo yuan cinese e l’euro. Tuttavia, allo stesso tempo il dominio del dollaro come valuta globale di riferimento è radicato in una combinazione di fiducia, liquidità e stabilità dei mercati finanziari statunitensi, che ne rendono la sostituzione estremamente complessa.


A cura di Luigi Parisi

Introduzione

Il dollaro statunitense è la valuta di riferimento del sistema economico globale sin dagli accordi di Bretton Woods del 1944, che spostarono l’epicentro finanziario da Londra a New York. Nonostante la fine del gold-dollar standard voluta dal Presidente statunitense Richard Nixon nel 1971, il dollaro ha continuato a dominare le transazioni internazionali, soprattutto grazie alla sua diffusione nei mercati internazionali e anche a causa delle due crisi petrolifere degli anni 1973-74 e 1979-81.
Tuttavia, negli ultimi anni si è assistito ad una progressiva erosione di questa egemonia, con diversi Paesi che hanno avviato strategie di dedollarizzazione per ridurre la dipendenza dalla valuta americana. Sebbene si tratti di un cambiamento ancora limitato, esso ha implicazioni significative per l’economia globale, le politiche monetarie e le relazioni geopolitiche.

Le cause della de-dollarizzazione

Le cause dei tentativi di diversi Paesi – vecchie e nuove Potenze – di ridurre la loro dipendenza dal dollaro sono molteplici.
In primo luogo, uno dei principali fattori che spingono alla dedollarizzazione è l’uso delle sanzioni finanziarie da parte degli Stati Uniti. Stati come Russia, Iran e Venezuela, colpiti da restrizioni sui pagamenti in dollari, hanno cercato alternative per proteggere le loro economie. La Russia, ad esempio, ha ridotto la percentuale delle sue riserve in dollari e ha incrementato il commercio bilaterale con la Cina in yuan e rubli.
Una seconda causa della dedollarizzazione può essere rintracciata nella vulnerabilità che tale uso implica per le economie emergenti.
La dominazione del dollaro nei mercati globali, di fatto, può creare problemi per i Paesi, soprattutto per quelli meno sviluppati, a causa delle oscillazioni della moneta statunitense. Un aumento dei tassi d’interesse della Federal Reserve rende più costoso il debito denominato in dollari, mettendo sotto pressione in particolar modo le economie emergenti. La crisi finanziaria asiatica del 1997 e la crisi argentina del 2001 ne sono state un esempio e hanno evidenziato come la dipendenza dal dollaro possa amplificare le difficoltà economiche. Inoltre, Il crescente debito pubblico degli Stati Uniti, unito a una politica monetaria sempre più imprevedibile, ha portato alcuni Paesi a cercare alternative. Il timore di una perdita di valore del dollaro a lungo termine spinge alcune economie a diversificare le proprie riserve.
Infine, alcune nuove Potenze che aspirano a un ruolo egemonico nello scacchiere internazionale e sostituire gli USA come prima potenza economica globale stanno promuovendo alcune monete come alternativa al dollaro. La Cina, ad esempio, lo sta facendo attraverso iniziative come la Belt and Road Initiative (BRI) e la digitalizzazione della sua moneta. Lo yuan digitale, il cosiddetto “e-CNY”, offre un mezzo per bypassare il sistema finanziario dominato dagli USA, riducendo la necessità di utilizzare il dollaro negli scambi commerciali internazionali.

Le conseguenze della dedollarizzazione

Una riduzione dell’uso del dollaro potrebbe portare a un sistema più frammentato, in cui valute regionali assumono un ruolo maggiore. Tuttavia, questo potrebbe aumentare i costi di transazione e ridurre l’efficienza dei mercati finanziari globali. I costi di transazione, cioè quei costi a cui soggetti pubblici e privati devono fare fronte per commerciare o investire con (o nel) resto del mondo, sono uno dei principali ostacoli ad un’integrazione completa dei mercati. L’uso di valute diverse potrebbe aumentare tali costi, soprattutto a causa delle oscillazioni dei vari tassi di cambio che potrebbero disincentivare, e di conseguenza ridurre, il volume del commercio globale.
Paesi con economie meno sviluppate potrebbero trovarsi in difficoltà a gestire una maggiore incertezza monetaria.
Inoltre, se il dollaro dovesse perdere la sua posizione dominante, la Federal Reserve potrebbe vedere ridotta la propria capacità di influenzare i mercati globali. Il costo del debito statunitense potrebbe aumentare, rendendo più difficile il finanziamento del deficit e aumentando il rischio di crisi finanziare per gli USA. Ad oggi, infatti, tale rischio non esiste, perché gli Stati Uniti possono sempre emettere nuova valuta, essendo consci che i loro titoli di Stato sono sempre appetibili all’estero, proprio per il ruolo centrale che il dollaro ha nelle transazioni internazionali. Un cambiamento della situazione potrebbe aumentare il rischio di default statunitense su alcune tranches del loro debito pubblico, minando la forza economica americana e di tutto il mondo occidentale.

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Le iniziative globali per la dedollarizzazione

Soprattutto dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 e le conseguenti tensioni geopolitiche, le iniziative globali per la dedollarizzazione si sono moltiplicate. Diversi Paesi stanno siglando accordi commerciali in valute nazionali. Un esempio significativo è il commercio tra Russia e Cina, che viene sempre più regolato in rubli e yuan. Anche l’India ha iniziato a utilizzare la rupia in alcune transazioni internazionali.
Il blocco dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) sta lavorando per creare un sistema di pagamenti alternativo basato su una valuta comune o su una combinazione delle loro monete nazionali[2]. Attualmente, il progetto R5, dal nome delle 5 valute dei Paesi BRICS originari (real brasiliano, rublo russo, rupia indiana, renminbi cinese e rand sudafricano) rimane in fase di discussione e sviluppo, senza una data ufficiale di lancio. Questa ipotesi è stata paventata per la prima volta nel 2018[3], ma è stata intensificata di recente: i Paesi BRICS stanno aumentando il loro commercio interno e nell’ultimo biennio hanno intensificato i loro sforzi per sviluppare delle valute digitali delle banche centrali (CBDC) per ridurre la dipendenza dal dollaro statunitense e bypassare il sistema SWIFT.
Proprio le criptovalute e le Central Bank Digital Currencies (CBDC) rappresentano un’ulteriore possibile alternativa al dollaro per le transazioni internazionali. Paesi come la Cina e l’UE stanno sviluppando monete digitali di Stato per ridurre la dipendenza dal sistema SWIFT, dominato dagli USA.

Le alternative al dollaro e i loro limiti

Ad oggi tuttavia non esiste una vera e propria alternativa all’uso del dollaro nelle transazioni internazionali.[4] L’euro è la seconda valuta più utilizzata nelle transazioni globali. Tuttavia, la frammentazione economica dell’UE e la mancanza di un’unione fiscale limitano la sua capacità di sostituire il dollaro.
Lo yuan cinese (o renminbi) sta guadagnando importanza, ma il suo utilizzo internazionale è ancora limitato. Gli ostacoli più significativi a una diffusione della moneta cinese sono rappresentati dal controllo statale sui movimenti di capitale e la mancanza di fiducia nei mercati finanziari cinesi.
Una terza e ultima alternativa potenzialmente credibile è data dalle criptovalute. Infatti le criptovalute, come il Bitcoin, offrono un’alternativa decentralizzata, ma la loro volatilità e la mancanza di regolamentazione ne limitano l’adozione su larga scala.

Conclusioni

La dedollarizzazione è un processo in atto, ma il dominio del dollaro non è destinato a scomparire nel breve termine. Mentre alternative come l’euro, lo yuan e le criptovalute guadagnano terreno, il dollaro rimane la valuta più liquida e affidabile per le transazioni globali. Tuttavia, le tensioni geopolitiche e i cambiamenti nelle dinamiche economiche potrebbero accelerare una transizione verso un sistema più multipolare. La sfida per il futuro sarà trovare un equilibrio tra la necessità di diversificazione e la stabilità del sistema monetario internazionale.


Note

[1] Dedollarizzazione: un mondo multi-valuta?, ISPI, 5 aprile 2024. Disponibile al link: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/dedollarizzazione-un-mondo-multi-valuta-168415.
[2] The BRICS R5 project: is it feasible?, Modern Diplomacy, 18 agosto 2023. Disponibile al link: https://moderndiplomacy.eu/2023/08/18/the-brics-r5-project-is-it-feasible/.
[3] Monetizing BRICS+: Introducing The R5 Initiative, Valdai, 30 agosto 2017. Disponibile al link: https://valdaiclub.com/a/highlights/monetizing-brics-r5/.
[4] Reports of dollar’s demise are greatly exaggerated, JPMorgan says, Reuters, 4 settembre 2024. Disponibile al link: https://www.reuters.com/markets/us/reports-dollars-demise-are-greatly-exaggerated-jpmorgan-says-2024-09-04/.


Foto copertina: Dollaro statunitense.