La guerra che cambierà tutte le guerre


Sono oramai passati tre anni da quella fatidica notte del 24 febbraio 2022. Il tempo vola come missili e proiettili


Questi tre anni hanno certo segnato il mondo internazionale tutto, probabilmente dando il più feroce degli inizi ad una fase di transizione che sebbene vanti già alcune linee di sviluppo, ancora ci lascia incerti sul futuro di questo scacchiere che inevitabilmente influenza le nostre vite. In tre anni non pochi governi sono caduti (più o meno coinvolti con i protagonisti di questa guerra), molte dinamiche sono cambiate, così come le retoriche e le aspettative, sino ad arrivare ad oggi. Un “oggi” dove, per l’Ucraina, quella che doveva essere la vittoria nei confronti dell’invasore sembra essere uscita fuori dai radar del possibile, trasformandosi in una mera speranza di un “pace giusta”. Un auspicio, al momento, dal forte sapore di imposizione, che notoriamente lascia l’amaro in bocca unitamente a risentimento e non pochi cocci da nascondere sotto un tappeto già saturo. In questo caos di politica ed economia poche sono le costanti che restano, in primis quella dei morti, troppi, tra civili e militari di entrambe le parti. Migliaia di vite spezzate, troppo spesso riportate alla stregua di usurati e sofferenti ingranaggi di una macchina che va ben oltre l’appariscente ed eclatante fischiare dei proiettili e tuonare delle bombe. Un’altra costante, invece, è insita nel concetto stesso di guerra (quantomeno di questa scala e portata), ovvero lo sviluppo di quella che potremmo definire la “scienza militare”.

Una costante…

La Prima guerra mondiale venne definita la “guerra per finire tutte le guerre”, una frase che se letta con gli occhi di oggi può far amaramente sorridere visto che di lì a pochi anni il mondo sarebbe ritornato nell’oblio conosciuto come Seconda guerra mondiale. La Guerra fredda poi, seppur combattuta come una sapiente partita di scacchi, non ha certo lasciato il mondo senza cicatrici e non sono state poche le “grandi” guerre combattute durante quegli anni, come il Vietnam, l’Afghanistan, la guerra dello Yom Kippur o le Falkland. Con la fine della Guerra fredda e l’avvento del nuovo mondo non sembra che ci sia stato il tempo di sussurrare la parola pace che si assistette allo scoppio di nuove guerre. Il Kuwait, l’Afghanistan dei Talebani (oggi ritornati), l’Iraq di Saddam, la Cecenia, il Kosovo e così via discorrendo sino ai giorni nostri, dove la guerra dilaga alle porte dell’Europa, in Medio Oriente e con un clima molto teso in ogni parte del globo, da Taiwan alle due Coree.

Le guerre non sembrano finire, disattendendo le parole di speranza e terrore concesse alla Prima guerra mondiale. Una costante, terribile e violenta, nonché terribilmente razionale e volontaria, alla quale un’altra frase simbolica potrebbe essere legata; tutte le guerre, soprattutto quelle che per numeri, rilevanza e attori coinvolti possono essere considerate di un’entità maggiore rispetto alle altre, hanno inevitabilmente cambiato il corso di quelle che sarebbero giunte, purtroppo, in seguito.

La guerra in Ucraina, oscillando come in un macabro e paradossale pendolo tra un’accezione di guerra “obsoleta”, simile alla guerra di trincea che caratterizzò parte della Prima guerra mondiale e una guerra ultramoderna dove a farla da padroni sono droni, guerra elettronica, missili e tattiche di guerra ibrida, è diventata un banco di prova osservato da molti. Come sottolineato in alcuni precedenti lavori legati al tema, con il passare del tempo il fattore umano della guerra in Ucraina, dai soldati e dai civili si è spostato sulle mere macchine da guerra. Prima i carri armati di nuova generazione, poi gli aerei sino ai sistemi missilistici, il tutto contornato da un’enfasi sempre maggiore sullo strumento dei droni. Che siano questi ad uso ricognitivo, anti-drone (non sono poche le immagini e i video di scontri diretti tra questi strumenti), sino ai droni bomba per attacchi in profondità e ai terribili droni kamikaze. A queste innovazioni tecnologiche spesso le risposte sono state le più analogiche possibili come gabbie in acciaio e fucili a pompa, quasi a rimarcare ancora una volta la paradossale ed estremizzata situazione sul campo. Sono passati tre anni oramai e mentre il numero di caduti e feriti non fa che aumentare, quello stesso numero si traduce per la scienza militare in dati, dati preziosi e da utilizzare per lo sviluppo tecnologico bellico stesso. Il tutto sotto lo sguardo vigile di moltissimi attori internazionali che grazie anche a quello che si è rivelato essere il campo di battaglia più tecnologico di tutti, ovvero quello dei social, riescono a seguire e “schematizzare” la guerra e i suoi avvenimenti. Una pratica che forse, potrà cambiare nei modi e nelle sue accezioni me che, come accennato, è da sempre una costante.   

Le grandi guerre cambiano sempre, in qualche modo, il modo stesso di fare la guerra e il conflitto tra Russia e Ucraina, per entità dei cambiamenti che ha apportato tra il fango, la neve e le nostre stesse case, potrebbe essere davvero un conflitto che cambierà per sempre il modo di fare la guerra. Forse…e purtroppo: “La guerra che cambierà tutte le guerre”.


Foto copertina: Guerra in Ucraina