L’Ucraina spera ancora nella NATO


Nonostante l’entusiasmo proveniente dai negoziati USA-Ucraina a Gedda, il presidente Putin ha rifiutato l’idea di un cessate il fuoco. Se il percorso verso la pace sembra complicato, ancora più complicate saranno le discussioni sulle garanzie di sicurezza di cui l’Ucraina ha bisogno per la sua sopravvivenza. Le speranze di entrare nella NATO nel prossimo futuro sono ancora molto forti, malgrado la forte opposizione della Russia e dell’Occidente. Intervista a Ivan US, Consigliere per la politica estera del Presidente Zelens’kyj


Kiev. Quale futuro possiamo aspettarci per la Presidenza ucraina? Abbiamo trattato queste questioni con Ivan Us, Chief Advisor del National Institute for Strategic Studies di Kiev, consigliere per la politica estera del Presidente Zelens’kyj e del Consiglio per la Sicurezza Nazionale.

Qual è la situazione attuale in Ucraina?
Al momento, tutti sono interessati a guardare i possibili sviluppi che Gedda può portare. L’amministrazione Trump vorrebbe una rapida risoluzione della guerra, ma a dire il vero questo è impossibile. Trump invece pensa che più il processo è veloce, meglio è. Ha solo bisogno della pace per lodare sé stesso per aver raggiunto la pace, non importa se sia giusta o meno. In Ucraina c’erano preoccupazioni che durante questo incontro ci potesse essere una sorta di pressione sull’Ucraina da parte degli Stati Uniti, soprattutto per quanto riguarda la questione dell’abbandono dei nostri territori occupati. Dovremmo considerare il fatto che dall’inizio dell’invasione su vasta scala nel 2022 sono stati commessi migliaia di crimini dalla Federazione Russa in quei territori e il danno materiale ammonta a trilioni di dollari secondo la Kyiv School of Economics nel 2023. Più le vite umane. Secondo noi, c’è una certa pressione sull’Ucraina per lasciare quei territori. Abbiamo visto tutti cosa è successo nello Studio Ovale. Ora, dopo Gedda, la palla è nel campo della Russia.

Gli USA hanno dimostrato il loro piano per ricostruire le relazioni con la Russia, e hanno ripetuto la sua retorica e propaganda, che per l’Ucraina è l’aspetto più pericoloso. In quel momento, l’Ucraina ha capito che se gli USA non supporteranno più l’Ucraina, probabilmente l’Unione Europea continuerà a stare al suo fianco. E non solo l’UE, ma anche il Regno Unito e la Turchia. Gli USA hanno sostenuto l’Ucraina sotto l’Amministrazione Biden, ma sono convinti che debbano in qualche modo mantenere le loro relazioni con la Russia. Lo stesso è già accaduto in Ucraina nel 1991, quando abbiamo ottenuto l’indipendenza. Due settimane prima dell’implosione dell’Unione Sovietica, il presidente Bush padre è venuto a Kiev e ha affermato in un discorso che dovevamo rimanere nell’Unione Sovietica. A quel tempo, era una dimostrazione del fatto che gli USA non avevano una visione del mondo senza l’URSS. L’URSS è implosa, e se confrontiamo questa situazione con quella attuale nulla è cambiato: gli USA credono ancora di dover mantenere le loro relazioni con la Russia. Lo stesso non vale per la Turchia. Non ha così tante risorse per aiutare l’Ucraina come gli USA, ma ha una visione del mondo senza la Russia.

Storicamente parlando, la Turchia e la Russia sono concorrenti.
Precisamente. Nel 2015, quando la Russia ha inviato i suoi aerei a bombardare la Siria, è successo che alcune località erano localizzate in aree molto vicine al territorio della Turchia. Ankara era contraria a quelle azioni anche a causa della violazione del suo spazio aereo, ma tali preoccupazioni sono state ignorate dalla Russia. Pertanto, la Turchia ha abbattuto gli aerei russi.[1] La Russia ha quindi minacciato la Turchia sulle conseguenze di quell’azione, ma l’allora Primo Ministro turco ha pronunciato una frase geniale: “nel corso della storia abbiamo avuto otto guerre. Sarà la nona”. Nonostante ciò, Erdogan ha avanzato un piano che incarna la sua “visione neo-ottomana”, e guardando la mappa notiamo che gran parte del territorio che era sotto l’influenza dell’Unione Sovietica e ora della Russia è presentato come sotto l’influenza della Turchia. La Russia crede nel suo “Russky Mir”, ma noi abbiamo la Turchia. L’Ucraina fin dall’inizio ha cercato un buon rapporto con la Turchia ed Erdogan perché abbiamo capito queste dinamiche.

Torniamo all’Europa. Cosa è successo dopo lo “scandalo” nell’ufficio ovale?
Dopo quell’episodio, il Presidente Zelens’kyj è tornato a Londra e ha incontrato Keir Starmer con altri leader europei. Abbiamo capito che l’Europa non è pronta a sostituire gli Stati Uniti, perché la prima richiesta che il Presidente ha ricevuto è stata quella di ristabilire le relazioni con l’amministrazione statunitense e con Donald Trump. Senza questo, l’Europa non potrebbe essere d’aiuto.

Da quando Donald Trump è diventato Presidente, avete chiaramente osservato cambiamenti nelle relazioni con gli Stati Uniti. In che modo è cambiato materialmente il sostegno americano?
Innanzitutto, abbiamo ricevuto questa pressione emotiva perché la retorica degli Stati Uniti è cambiata, ma poi si è trasformata in pressione pratica. Hanno interrotto gli aiuti militari e la condivisione di informazioni di intelligence, che per la difesa dell’Ucraina è stata estremamente negativa poiché si tratta anche di informazioni sull’attacco missilistico russo. Nei momenti precedenti della guerra, se la Russia stava per inviare un razzo, ricevevamo immediatamente il segnale e inviavamo l’allerta aerea nel luogo in cui il razzo avrebbe dovuto teoricamente colpire. Per noi, grazie ai satelliti degli Stati Uniti, era molto importante ottenere quelle informazioni. Un ulteriore problema per l’Ucraina è la pressione sull’Europa che il presidente Trump sta esercitando. La retorica è che dopo la seconda guerra mondiale gli Stati Uniti erano i garanti della sicurezza europea. L’Europa, tuttavia, ora dovrebbe pagare di più per la sua sicurezza. A mio avviso, Trump ha avviato una serie di provocazioni contro l’Europa e una di queste è fare pressione sull’Ucraina: per un periodo non vi abbiamo dato aiuti, informazioni, razzi e così via. Per l’Ucraina questo è stato un momento molto duro. L’UE, tuttavia, ha invitato il presidente Zelens’kyj a ricostruire le relazioni con gli Stati Uniti, perché non sono pronti allo scontro.

Crede che l’approvazione al Parlamento Europeo del piano “ReArm Europe” cambierà questa prospettiva? Magari avvicinando l’Ucraina all’adesione all’Unione Europea. Parlando sinceramente, sono un po’ scettica riguardo alla possibilità che si arrivi all’adesione dell’Ucraina alla NATO.
In realtà, secondo noi, se l’Ucraina entrasse nella NATO sarebbe un’opportunità anche per l’Unione Europea. Ma non ora, e non nel prossimo futuro. Il 1° gennaio 2030 è la prima data possibile in cui teoricamente potremo essere nell’Unione Europea. Ma per me potrebbe essere una data realistica anche per entrare nella NATO e ti spiego perché. È chiaro che non possiamo entrare nella NATO quando c’è una guerra. Ma se la guerra sarà finita, significherà che l’esercito ucraino diventerà molto esperto anche nel sapere come gestire le nuove armi. Quindi, per la NATO sarebbe interessante avere l’Ucraina. L’unica cosa che probabilmente prevedo è che la NATO dovrebbe cambiare il suo nome – non più Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico perché l’Ucraina è lontana da quella posizione, ma non solo a causa della presenza dell’Ucraina. Credo che altri due Paesi entreranno nella NATO: Giappone e Corea del Sud. Il Giappone ha una delle economie più forti al mondo.

Beh, la questione del Giappone mi sembra un po’ semplicistica, perché bisogna considerare che per il momento non c’è un esercito, e bisognerebbe cambiare la Costituzione giapponese…
Sì, capisco il tuo punto, ma anche il Giappone ha capito la necessità di essere nella NATO a causa della presenza della Cina.

In realtà, anche la posizione della Cina sarà molto interessante da osservare: in Ucraina, dopo questo scontro tra Trump e Zelens’kyj, molte persone hanno osservato che gli Stati Uniti presenteranno al mondo il loro progetto di ricostruire da soli i rapporti con la Russia. Ma il motivo per cui lo stanno facendo è perché la Cina sta prestando attenzione a questo ripristino: nel momento in cui gli Stati Uniti e la Russia hanno iniziato a essere coinvolti in questo progetto, è apparsa sui media una notizia molto importante.
L’informazione riguardava il fatto che gli Stati Uniti e la Russia stavano discutendo strategie per non dare alla Cina la possibilità di essere presente nella regione artica. Per la Cina, quell’ informazione non è stata piacevole. E in relazione a questo, è stata nostra l’ idea di iniziare a parlare di terre rare nell’ottobre 2024, prima delle elezioni presidenziali. Abbiamo capito che avevamo bisogno di qualcosa che interessasse Trump. Per quanto riguarda i minerali rari, il problema è che nessuno sa realmente cosa abbia l’Ucraina. Abbiamo bisogno di piani di ricerca, che costano almeno 25 milioni di dollari. Per Trump questo è stato interessante, soprattutto a causa delle guerre commerciali. Una di queste sarà con la Cina, e analizzando la risposta cinese i media hanno ipotizzato che probabilmente la Cina metterà al bando le esportazioni di terre rare negli Stati Uniti. Di conseguenza, gli Stati Uniti dovranno riorganizzarsi e avere contratti bilaterali con altri Paesi per importare terre rare. L’Ucraina potrebbe essere interessante esattamente a questo punto.

Tornando alla NATO, non pensa che se l’Ucraina entrerà nell’Alleanza, la Russia lo percepirà come una provocazione? Lo chiedo perché molti commentatori e analisti occidentali hanno la percezione che la Russia desideri la pace per avere il tempo di ripristinare il suo apparato militare e poi impegnarsi in un’altra guerra.
In primo luogo, la Russia non ha bisogno della pace. Ad esempio, prima della guerra su vasta scala, quando stavamo discutendo di commercio con la Russia, l’ex capo economista della Banca Nazionale dell’Ucraina ha affermato che è difficile discutere di commercio con qualcuno che vuole ucciderti. La Russia vuole distruggere l’Ucraina e ripete che non vuole avere la NATO vicino al suo confine. Analizziamo la situazione: la Russia ha iniziato l’invasione su vasta scala dell’Ucraina, e poi alcuni Paesi confinanti con la Russia, che non erano nella NATO e che non avevano intenzione di unirsi, immediatamente hanno deciso di entrare a far parte dell’Alleanza. Sto parlando di Finlandia e Svezia.

Fino al 2022 nella politica globale c’era un termine, “finlandizzazione”, che si riferiva a un Paese vicino all’URSS e poi alla Russia e all’Europa che non si univa a nessuna di quelle alleanze per preservare la sua neutralità. Ora vediamo Svezia e Finlandia nella NATO: la prima ha un’eccellente competenza militare; per quanto riguarda la seconda, 1200 km di confine con la Russia e 300 km di distanza con la seconda città russa, San Pietroburgo, non hanno prodotto una reazione militare da parte della Russia. Per gli USA, questa è la prova che la NATO non è un problema perché si trova a meno di 300 km da San Pietroburgo. Le forze NATO dalla Finlandia, se la NATO volesse attaccare la Russia, potrebbero essere in città in poche ore.
Credo che nel 2022, quando è iniziata l’invasione, la Russia avesse intenzione di ricostruire l’Unione Sovietica prima della fine di quell’anno. Storicamente, l’Unione Sovietica è apparsa alla fine del 1922 e 100 anni dopo Putin vuole ricostruirla. In realtà, non solo la propaganda russa ma anche gli Stati Uniti hanno detto che Mosca avrebbe potuto prendere Kiev in pochi giorni. Grazie al fatto che abbiamo ricevuto armi dall’Occidente, i russi non sono riusciti a mantenere le loro posizioni vicino a Kiev. Erano a Irpin, a Bucha, ma poi hanno dovuto seminare terrore e se ne sono andati. Anche prima di Bucha, sono stati commessi molti massacri nelle strade che collegano i villaggi intorno a Kiev. La Russia è rimasta a Cherson, ma poi l’Ucraina ha iniziato a pensare passo dopo passo a come cacciare la Russia dalla città. C’è stato un momento divertente quando l’Ucraina ha ripetuto che avrebbe attaccato Cherson ma poi ha attaccato Kharkiv. I russi erano preparati a Cherson e così abbiamo liberato una grande parte del nostro territorio, ma il problema è che non ci aspettavamo che la reazione dei russi sarebbe durata fino a quando non avessero avuto carburante nei loro serbatoi. In realtà, quella regione è stata liberata perché i russi sono scappati.

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Di che tipo di garanzie di sicurezza avreste bisogno?
La proposta di Giorgia Meloni di estendere l’art. 5 all’Ucraina è stata molto interessante. Ma sappiamo che non ha raccolto consensi. Quanto all’idea dei peacekeeper avanzata da Marcon, sono sicuro che la Francia non ha dimenticato quando la Russia l’ha cacciata dal Sahel. Forse la Francia aspettava la rivincita, e questa potrebbe avvenire in Ucraina. La Russia non vuole vedere  peacekeeper: Francia, UK e Turchia, invece, sono pronte per questa proposta.

Nonostante questo, anche se l’Ucraina non sarà nella NATO, per il momento ciò che interessa in termini di garanzie di sicurezza è lo status dell’Ucraina come alleato degli USA, in attesa della NATO. Alcuni, tuttavia, ritengono che se si procedesse con lo status dell’Ucraina come alleato degli USA senza la NATO, non ci sarebbe affatto la possibilità di entrare nella NATO. Pertanto, ritengo che questo status dovrebbe essere temporaneo, in attesa dell’adesione all’Alleanza.

Considerando la situazione in Crimea e in particolare come procede la guerra nel Donbass in prima linea, che tipo di pace considerereste “giusta”, “soddisfacente” e “accettabile”?
Parliamo sempre di pace “giusta”, ma “giusta” significa la restituzione del nostro territorio, il risarcimento delle perdite materiali che la Russia dovrebbe ripagare. 300 miliardi di dollari di beni congelati russi vengono ora utilizzati in Ucraina; abbiamo crediti dai Paesi del G7 che derivano dai profitti dei beni congelati russi. C’erano preoccupazioni sull’uso di questi fondi per l’economia europea, ma poi i Paesi del G7 hanno concordato. Un ulteriore problema può essere la legislazione, ma i paesi hanno iniziato ad adattare la loro legislazione per consentire l’uso di quei beni. Numerosi giuristi hanno avanzato la possibilità di considerare la Russia come un Paese che ha commesso crimini erga omnes per giustificare l’uso di quei fondi.

Probabilmente una delle condizioni richieste dalla Russia per la pace, il cessate-il-fuoco o qualsiasi altro tipo di accordo riguarderà la fine della presidenza di Zelens’kyj. Ci sarà il rischio di un’altra figura imposta dall’esterno (magari con un orientamento filo-russo) o c’è attualmente qualcuno che potrebbe sostituire Zelens’kyj?
Sin dall’inizio l’Ucraina ha ricevuto forti pressioni sul tema. Avremmo dovuto tenere le elezioni nel 2023 e la Russia è tornata più volte sulla questione perché è un modo per delegittimare Zelens’kyj. In realtà, tenere elezioni durante la guerra non è così facile. C’erano alcune bozze per una nuova legge sulle elezioni parlamentari in Ucraina durante la guerra, anche sui referendum locali. Il problema è che l’intero processo elettorale dura 90 giorni e durante una guerra non possiamo garantire la sicurezza per il nostro popolo per 90 giorni. Ecco perché tenere elezioni è problematico. Per quanto riguarda i possibili sostituti di Zelens’kyj, secondo i sondaggi il Presidente ora è al secondo posto.

Chi c’è al primo posto?
Valerij Zalužnyj, l’Ambasciatore ucraino nel Regno Unito. È l’unica persona che si classifica più in alto di Zelens’kyj, ma non ha intenzione di diventare Presidente. Una cosa è avere una grande popolarità, l’altra è diventare Presidente. Teoricamente, non escludo che se la pressione dovesse aumentare Zalužnyj potrebbe diventare Presidente. Ma poi, il compito del team di Zelens’kyj sarà come far funzionare il Parlamento: l’Ucraina non è una Repubblica presidenziale ma parlamentare, e poiché la maggior parte dei deputati appartiene al partito politico del Presidente – Servo del Popolo – mi chiedo se le persone che circondano il Presidente siano pronte per questo. In tempi di legge marziale, comunque, tenere elezioni è impossibile. Sarebbe troppo rischioso.

Guardando al futuro, ci sono piani concreti per la ricostruzione? Questa questione è già stata discussa? E ancora più importante, quale sarà il ruolo della Cina in questo, dato che numerosi progetti nell’ambito dell’iniziativa Belt and Road passano anche attraverso l’Ucraina?
Il piano principale è iniziato nel 2022, è stato avanzato dall’Unione Europea. In Ucraina amiamo il termine “Piano Marshall 2.0”. Alcuni politici erano sostenitori di quell’idea già nel 2014-2015, quindi questa potrebbe essere la strada principale a mio avviso. Dovrebbe esserci prima di tutto il contributo dell’UE e del Regno Unito, e poi la partecipazione della Cina dipende anche dalle relazioni con l’UE e gli Stati Uniti. Gli Stati Uniti hanno avviato una serie di guerre commerciali, quindi forse possiamo aspettarci una sorta di unione tra UE, Cina, Canada, Messico, Giappone, Australia, Corea del Sud e così via. La ricostruzione considererà prima l’infrastruttura strategica, poi dobbiamo ripristinare la nostra economia. Molti edifici danneggiati qui a Kiev sono stati immediatamente restaurati.


Note

[1] Il riferimento qui è all’abbattimento del Sukhoi Su-24 russo del 2015. Il 24 novembre 2015, un caccia F-16 dell’aeronautica militare turca ha abbattuto un aereo da attacco Sukhoi Su-24M russo vicino al confine tra Siria e Turchia. Secondo la Turchia, l’aereo è stato colpito mentre si trovava nello spazio aereo turco perché ha violato il confine fino a una profondità di 2,19 km per circa 17 secondi dopo essere stato avvisato di cambiare rotta dieci volte in un periodo di cinque minuti prima di entrare nello spazio aereo.


Foto copertina: Presidente dell’Ucraina Zelens’kyj e la NATO