Belucistan: uno scontro mai sedato


Il Belucistan è una vasta regione dell’Asia sud-occidentale, politicamente suddivisa tra Iran, Afghanistan e Pakistan che parrebbe trovarsi oggi al centro di reviviscenze etniche che porterebbero in seno, in realtà, obbiettivi strategici internazionali ben più ampli data la sua locazione strategica e gli interessi logistici che la attraversano.


 

Tra storia e indipendentismo

La regione orientale del Belucistan, perse per la prima volta l’indipendenza nel 1839, quando l’esercito britannico ne occupò i territori per annetterli all’allora colonia britannica di India. A seguito della dichiarazione d’indipendenza della Repubblica Islamica del Pakistan, questa ne occupò i territori garantendosi un più ampio sbocco sul mar Arabico. La parte occidentale venne invece sottomessa con la forza nel 1928 da parte dello Scia Reza Pahlavi, allora governante dell’attuale Repubblica Islamica dell’Iran. Da allora l’intera regione, in entrambi i Paesi, soffre di una sottomissione settaria e soprattutto vive in uno stato di depressione economica[1]. Questi due fattori potrebbero essere alla base di quella che fù una guerra a bassa intensità, iniziata nel primo quinquennio del 2000, e che potrebbe oggi sperimentare nuovi accresciuti gradi di intensità.
Nella regione del Sistan e Belucistan iraniano operano da allora due principali gruppi separatisti estremisti: Jundullah e Harakat Ansar Iran[2]. Abdolmalek Rigi (conosciuto anche come Abdul Malik Rigi) è stato il capo di Jundullah fino al 2010, anno della sua cattura ed uccisione da parte del governo iraniano, grazie alla probabile collaborazione del Inter-Services Intelligence pakistana. Da allora il gruppo si è sfaldato ed ha dato vita alla branca Jaish-ul Adl, fautrice di diversi attacchi nei confronti di civili e truppe militari nella regione[3]. Harakat Ansar Iran si differenzia da Jundullah e Jaish-ul Adl per il fatto di aver collegato la sua causa a quelle sunnite e jihadiste più ampie, perlomeno attraverso i suoi comunicati stampa.
Per quanto riguarda il Belucistan pakistano l’organizzazione più estesa e forte risulta essere il Balochistan Liberation Army (BLA), al quale si affiancano il Baloch Liberation Front ed il Baloch Republican Party[4]. Il BLA è stato fautore, a partire dal 2005, di decine di attacchi verso obbiettivi civili e militari in tutto il Pakistan. Questo l’ha portata ad essere considerata un’organizzazione terroristica da diversi governi, come quelli Pakistano, britannico[5], americano[6] – che ne ha anche congelato i beni – e dall’Unione Europea[7]. Nonostante il BLA avesse avviato un processo di Disarmo, Smobilitazione e Reintegrazione (DDR) tra il 2016 ed il 2017[8]. La necessità di implementare il coordinamento della sicurezza nella regione non è andata scemando negli interessi dei due Paesi coinvolti. Teheran e Islamabad hanno ribadito, a livello ministeriale, le reciproche intenzioni di avviare tavoli di discussione sulle preoccupazioni comuni ai due stati, tra cui la sicurezza delle frontiere, il traffico di droga e la migrazione illegale[9].
Necessità che si fanno sempre più impellenti in luce delle recenti svolte e cambi di rotta. Nonostante l’avvio del processo di DDR da parte del BLA, una cellula di 33 individui, il 12 marzo di quest’anno ha sequestrato un treno nella regione del Belucistan pakistano con oltre 400 passeggeri. Ne è seguito uno scontro a fuoco con le autorità locali che ha portato alla morte dei sequestratori oltreché di 8 passeggeri e 18 membri delle forze di sicurezza[10]. Un atto condannato dal Consiglio di Sicurezza ONU e che secondo le autorità pakistane vedrebbe al centro della pianificazione individui di origine indiana[11].

La prospettiva internazionale

Tuttavia, malgrado la condanna internazionale riguardo gli attacchi terroristici compiuti dagli indipendentisti del Belucistan nei confronti di Iran e Pakistan è possibile supporre che la modificazione delle alleanze nella regione vedrà in futuro una rinnovata esacerbazione del conflitto. A tal proposito, nonostante il sanzionamento del BLA da parte statunitense, questi ultimi hanno manifestato approvazione verso la creazione di uno Stato indipendente e sovrano del Belucistan[12]. Una rinnovata, mai dimenticata, dottrina Wilson, già applicata in Medioriente a partire degli anni ‘90, che vorrebbe minare la sovranità dei due Stati esistenti al fine di sfruttare un loro indebolimento sulla scena internazionale secondo una strategia win-lose tipicamente americana. Nella riprova di un costante intervento in politica interna di Stati terzi volta al mantenimento dello status di Superpotenza.
Gli Stati Uniti, pur essendo formalmente alleati del Pakistan a seguito della ventennale War on Terror – occasione nella quale gli alleati occidentali hanno utilizzato il territorio pakistano come retroterra strategico per condurre attacchi nel vicino Afghanistan – stanno lentamente sgretolando le relazioni diplomatiche con il Paese centro-asiatico[13]. Ciò avverrebbe in favore di un rinnovato, seppur storico, supporto verso lo stato di Israele e di un più di recente avvicinamento all’India, in chiave anticinese. Contingenze esacerbatesi durante la prima presidenza Trump e che stanno oggi conoscendo una rinnovata riscoperta.
Oltre che la lotta verso i gruppi separatisti, un secondo fattore di vicinanza strategico-diplomatica tra i due paesi musulmani deve essere inoltre ricondotto alla questione del Kashmir. Affinità confermata già nel luglio del 2017, all’alba della prima presidenza Trump, grazie alla duplice dichiarazione di vicinanza[14] espressa dallo Ayatollah[15] Khamenei verso la popolazione musulmana della regione del Kashmir. Area storicamente contesa tra India e Pakistan, per la quale le due nazioni si sono affrontate militarmente tre volte nel corso della storia, a partire dalla loro indipendenza nel 1947. La regione, fonte di grandi problematiche interne relative alla sicurezza ed alla stabilità della Repubblica dell’India, risulta essere fondamentale per il controllo dei passi di montagna che, scavallando la catena montuosa del Karakorum, forniscono un accesso privilegiato al territorio dello Xinjiang cinese[16] tramite l’autostrada del Karakoram (N-35). La dichiarazione del 2017 avvenne con particolare, ed impossibile da trascurare, vicinanza all’incontro tra il Primo Ministro indiano, Narendra Modi, e la sua controparte israeliana, Ehud Olmert, tenutosi a Gerusalemme. Un avvicinamento diplomatico e militare, quello tra India ed Israele, che rischia di chiudere in una morsa i due paesi musulmani, assoggettandoli ad una fattualità che non potrebbero permettersi. Ovvero quella di un accerchiamento strategico da parte di due nazioni, considerate nemiche, in possesso, tra l’altro, di arsenali nucleari.

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Le prospettive future e gli interessi cinesi

Il cambiamento del posizionamento strategico americano nei confronti dell’alleato pakistano, e la conseguente perdita di supporto internazionale, potrebbe portare Islamabad alla necessaria ricerca di un nuovo partner strategico che lo aiuti a tutelarne i confini. Assodati i buoni rapporti con la Repubblica Islamica da parte di Islamabad sulla questione del Kashmir & Baluchistan, secondo una visione allargata, il posizionamento di Pechino risulterebbe essere naturale. Fermo restando l’assertività della politica di non ingerenza cinese, l’allineamento di Pechino a Islamabad e Teheran risulterebbe istintiva nel rispetto di due obbiettivi strategici. In primis ciò permetterebbe di approntare una politica di contenimento del soft-power americano sviluppatosi nell’area. In secondo luogo, la tenuta dei confini attuali e la pacificazione sociale risultano vitali per la costruzione di un corridoio sud della Belt and Road Initiative che arrivi fino al Mar arabico tramite il porto pakistano di Gwadar e, auspicatamene, quello iraniano di Chabahar.
Data questa premessa il supposto interventismo americano nell’area sarebbe in linea con il raggiungimento di tre obbiettivi strategici. In primis potrebbe essere giustificato dal progressivo abbandono dell’alleato pakistano a favore di un indirizzamento verso quello indiano, in chiave per l’appunto anticinese. Sfruttandone anche le capacità navali e logistiche con cui infastidire Pechino ad Ovest dello Stretto di Malakka. In secondo luogo, sempre in quest’ottica, una destabilizzazione dell’area fungerebbe da giocoforza per rendere più difficoltoso e dispendioso la realizzazione del China-Pakistan Economic Corridor (CPEC)[17] di natura cinese. Infine, una destabilizzazione dell’Iran rimane essere un punto fisso nella politica estera americana al fine del supporto di altri partner strategici locali quali Israele e, precedentemente l’autunno 2022, l’Arabia Saudita.


Note

[1] Zia Ur Rehman, The Baluch insurgency: linking Iran to Pakistan, Norwegian Peacebuilding Resource Centre, Maggio 2014, pagina 2
[2] Zia Ur Rehman, The Baluch insurgency: linking Iran to Pakistan, Norwegian Peacebuilding Resource Centre, Maggio 2014, pagina 3 
[3] Daniele Grassi, Iran’s Baloch insurgency and the IS, Asia Times Online, 20 Ottobre 2014 Reuters, Suicide Attack Kills 27 Members of Iran’s Revolutionary Guards,13 Febbraio 2019 [4]Zahid Hussain, The battle for Balochistan, 25 Aprile 2013
[5] Richard Ford, “Militant Islamist groups banned under terror law” The Times, 18 Giugno 2006
[6] Office of the Spokesperson, Terrorist Designations of Balochistan Liberation Army and Husain Ali Hazzima and Amendments to the Terrorist Designations of Jundallah, 2 Luglio 2019
[7]Ashfaq Ahmed, Pakistan hails US decision to declare Balochistan Liberation Army as a global terrorist group, Gulf News, 3 Luglio 2019
[8] Syed Ali Shah, 144 militants including four commanders surrender in Balochistan, Dawn, 14 Aprile 2016 Hindustan Times, Around 500 Baloch rebel militants surrender, pledge allegiance to Pakistan, 12 Aprile 2017
[9] Assand Hasim, Pakistan, Iran to form joint working group on border issues, Aljazeera, 15 Febbraio 2022 FM Araghchi calls for securing Iran-Pakistan common interests, Government of the Islamic Republic of Iran, 04/02/2025
https://irangov.ir/detail/457695
[10] The Indu, Pakistan Army says 18 of 26 hostages killed in Balochistan train attack were soldiers, 15 Marzo 2025 https://www.thehindu.com/news/international/pakistan-army-says-18-of-26-hostages-killed-in-balochistan-train-attack-were-soldiers/article69332752.ece/amp/
[11] The Guardian, Pakistan accuses India of sponsoring militant terror group after train hijacking, 14 Marzo 2025 https://www.theguardian.com/world/2025/mar/14/pakistan-accuses-india-of-sponsoring-militant-terror-group-after-train-hijacking
[12] House of Congress, Expressing the sense of Congress that the people of Baluchistan, currently divided between Pakistan, Iran, and Afghanistan, have the right to self-determination and to their own sovereign country, 17 Febbraio 2017
[13] Guido Bolaffi, Stati Uniti, Pakistan e India. Cambiano i rapporti in Asia Meridionale?, 2 novembre 2021, Fondazione Med-Or
[14] The economic Times, As Modi embraces Israel, Iran’s Ayatollah Khamenei urges support for “oppressed Muslims” of Kashmir, 5 Luglio 2017
[15] Titolo dato a eminenti dottori di scienze religiose e giuridiche, alti dignitari della gerarchia sciita, costituenti quasi un’aristocrazia teologica. Enciclopedia Treccani,
[16] Mahnaz Ispahani, Roads and rivals: the political uses of access in the borderlands of Asia, Cornell University Press, Ithaca, N.Y., 1989
[17] rappresenta uno dei progetti infrastrutturali strategicamente più rilevanti nell’ambito della BRI promossa dalla Repubblica Popolare Cinese. Il corridoio si estende per oltre 3.000 km, collegando la città di Kashgar (nella regione autonoma dello Xinjiang, Cina occidentale) al porto di Gwadar, situato lungo la costa del Mar Arabico, nel Balochistan pakistano. La struttura del CPEC include lo sviluppo di una rete integrata di infrastrutture stradali e ferroviarie, oleodotti, gasdotti, centrali energetiche (sia convenzionali sia rinnovabili) e Zone Economiche Speciali (SEZs).


Foto copertina: Mappa del Belucistan