Qara Yanvar, 35 anni dal “gennaio nero” in Azerbaigian


Sono passati 35 anni dai tragici eventi del Qara Yanvar, il “gennaio nero” iscritto nella storia dell’Azerbaigian come uno degli avvenimenti più tragici e violenti della transizione dall’Unione Sovietica all’indipendenza.


Era la notte tra il 19 e il 20 gennaio 1990. Dopo aver interrotto qualsiasi tipo di comunicazione, l’esercito dell’allora Unione Sovietica in piena stagnazione penetra le vie di Baku, infrangendo le barricate a difesa della città e massacrando quasi 140 cittadini azerbaigiani, tatari, russi ed ebrei.[1] Una violenza che scosse profondamente tutte le repubbliche del Caucaso meridionale e segnò per sempre i rapporti con l’Azerbaigian, già fortemente in crisi anche a causa del conflitto per il controllo della regione azerbaigiana del Karabakh scoppiato alla fine degli anni 80.
Di fatto, il 20 febbraio 1988 l’Oblast Autonoma del Nagorno-Karabakh (NKAO) – creata all’interno della Repubblica Socialista Sovietica Azera – presentò la richiesta di annettersi all’Armenia, dando avvio ad una delle crisi più complesse degli ultimi decenni.[2] Solo nel dicembre 1989 Consiglio del Soviet Supremo dell’Armenia e quello dell’Oblast del Nagorno Karabakh dichiararono l’unificazione delle due entità, provocando una definitiva escalation con l’Azerbaigian che partì dall’interno del Paese e coinvolse tutte le frange della società[3]. Di fatto, in contemporanea a Baku prendeva vita il Fronte Popolare dell’Azerbaigian, il cui obiettivo di ottenere l’autonomia del Paese gli permise di raccogliere al suo interno moderati, liberali e nazionalisti legati da una comune volontà di indipendenza e piena sovranità nazionale. Cittadini di ogni indirizzo di pensiero che non si tirarono indietro quando dovettero scendere per le strade di Baku per protestare contro la decisione armena di assimilare l’oblast, e per manifestare il proprio dissenso nei confronti del destino di migliaia di azerbaigiani residenti in Armenia brutalmente cacciati dalle loro case. Di conseguenza, in quegli anni di tensione lo stesso trattamento fu riservato agli armeni residenti in Azerbaigian: tra il 13 e il 18 gennaio 1990 gruppi di nazionalisti compirono violenze e razzie il cui risultato fu l’allontanamento dei cittadini di etnia armena da Baku. Mosca volse lo sguardo in un’altra direzione, ignorando il caos caucasico e la proclamazione dello stato d’emergenza in tutta la Repubblica Socialista Azera. Solo quando la popolazione armena ebbe lasciato quasi del tutto la città l’esercito sovietico si decise a marciare su Baku[4]. In quegli anni di tensione ci furono ripetuti pogrom che coinvolsero le due parti e che contribuirono ad alzare in livello di tensione e di violenze[5].
Ai massacri del 20 gennaio seguirono proteste generali che raccolsero oltre 130mila cittadini, profondamente scioccati dagli eventi bensì uniti nel sostegno al Fronte Popolare, che da lì in poi si sarebbe concentrato nell’affrontare direttamente il governo sovietico per ottenere l’indipendenza. Dall’acquisizione della sovranità territoriale e dalla dissoluzione dell’URSS, ogni 20 gennaio gli azerbaigiani si riuniscono al Viale dei Martiri a Baku per ricordare le vittime ivi sepolte.

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La testimonianza dell’Ambasciatore Aslanov

Una preziosa e diretta testimonianza dei tragici eventi del gennaio nero ci giunge dall’Ambasciatore dell’Azerbaigian in Italia Rashad Aslanov: “Ricordo che avevo 13 anni ed era molto difficile per gli insegnanti spiegarmi quanto era accaduto, cioè dire ad un adolescente di 13 anni che tra i suoi compagni di scuola, Ilgar, dello stesso quartiere, e Larisa, erano stati barbaramente assassinati insieme ai loro genitori per strada, mentre tornavano a casa, sotto il fuoco indiscriminato dei soldati sovietici. Tuttavia, un paio di anni dopo, quando sono diventato un giovane cittadino dell’Azerbaigian indipendente, mi è stato abbastanza chiaro che tutti i martiri di quel giorno erano stati uccisi dalla leadership sovietica, al fine di mettere a tacere la determinazione degli azerbaigiani verso l’indipendenza: un tentativo fallito. Penso che la migliore descrizione del valore dell’indipendenza sia stata data dal Leader Nazionale del popolo azerbaigiano Heydar Aliyev: “Siamo liberi, siamo indipendenti, non dipendiamo da nessuno, siamo padroni del nostro destino. Per questo, solo per questo, vale la pena impegnarsi per mesi e anni”. Le vittime dei tragici eventi del 1990 sono simbolicamente indicate come Martiri del 20 Gennaio”.

2025, “anno della sovranità” in Azerbaijan

A 35 anni dal gennaio nero, con decreto del Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian il 2025 è stato dichiarato “anno della Costituzione e della Sovranità”, a testimoniare la continua aspirazione allo sviluppo di una società basata sui valori nazionali della solidarietà e della giustizia nonostante i decenni di interventi esterni e le privazioni, in varie fasi della storia, della propria integrità territoriale.
Un omaggio alla prima Costituzione della Repubblica dell’Azerbaigian, preparata sotto la guida diretta del leader nazionale Heydar Aliyev e adottata il 12 novembre 1995, che ha costituito la base delle riforme legislative e istituzionali nel Paese e che sottolinea la protezione dell’indipendenza statale, della sovranità e dell’integrità territoriale. Elementi duramente difesi per oltre trent’anni dalla leadership azerbaigiana fino al completo ripristino dell’integrità lo scorso settembre 2023, e prima con la guerra dei 44 giorni del 2020, con la riconquista dei distretti adiacenti occupati dall’Armenia negli anni Novanta.


Note

[1] Il valore dell’indipendenza: il 20 gennaio in Azerbaigian, l’Opinione, 19 gennaio 2024. [2] Parliamentary Assembly of the Council of Europe (PACE), Report on the conflict in Nagorno-Karabakh, Doc. 7182, 17 October 1994.
[3] President of the Republic of Azerbaijan, Armenia- Azerbaijan conflict. Disponibile al link: https://president.az/en/pages/view/azerbaijan/karabakh.
[4] Ministry of Foreign Affairs of Azerbaijan, A glance at the tragedy of 20 January 1990. Disponibile al link: https://tabriz.mfa.gov.az/en/news/3045/a-glance-at-the-tragedy-of-20-january-1990.
[5] Si ricordino ad esempio il Pogrom di Sumgait nel febbraio dell’88, di Kirovabad nel novembre dell’88 e di Baku nel gennaio del ’90.


Foto copertina: Vicolo dei Martiri a Baku il 20 gennaio 1992 in memoria del Qara Yanvar. Wikipedia