Equilibrio e ambizione: come la nuova Commissione Europea riflette il peso crescente dell’Est


Il processo di nomina dei commissari europei è ormai prossimo al completamento e, con linsediamento della nuova Commissione Europea, si apre una fase cruciale per lUE. Le nomine, listituzione di nuovi portafogli e lassegnazione delle deleghe offrono lopportunità di analizzare la “geografia” politica della nuova Commissione, mettendo in luce sia lorientamento strategico che le sfide principali che lEuropa dovrà affrontare nei prossimi anni.


La Commissione Europea è uno degli organi principali dell’Unione Europea, con il compito di promuovere l’integrazione e garantire l’interesse generale dell’UE. Dotata di poteri esecutivi, legislativi e di rappresentanza, la Commissione funge da “motore” dell’Unione, proponendo leggi e vigilando sull’applicazione delle normative comuni. La sua struttura sovranazionale la distingue dagli altri organi europei, operando con indipendenza e senza rappresentare singoli Stati o interessi nazionali.[1]
Tra i suoi poteri principali figurano l’iniziativa legislativa, la gestione del bilancio dell’UE, la supervisione delle politiche comuni e il ruolo di “guardiana dei trattati”.[2][3] Inoltre, la Commissione è responsabile delle relazioni esterne dell’Unione, negoziando accordi internazionali in stretta collaborazione con l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza.[4]

I commissari

In questo approfondimento, abbiamo scelto di sintetizzare i poteri della Commissione per concentrarci sulla sua nuova composizione e sul processo di nomina, durante il quale i candidati commissari devono dimostrare di possedere le necessarie caratteristiche di terzietà ed indipendenza. Iniziato dopo l’estate, questo processo ha visto le audizioni dei candidati commissari svolgersi dal 4 al 12 novembre. Il voto di approvazione del Parlamento Europeo è previsto per il 25-28 novembre e, in caso di esito positivo, l’insediamento ufficiale avverrà il 1° dicembre. Questi passaggi non solo servono a confermare l’idoneità dei commissari, ma costituiscono anche un momento di trasparenza e legittimazione democratica per l’Unione.[5]
Negli ultimi giorni di audizioni, si è verificato un momento di tensione politica che ha rischiato di compromettere l’intero iter di approvazione. Al centro della disputa vi era il cosiddetto “veto incrociato” tra due candidati chiave: Teresa Ribera, proposta come vicepresidente con delega al Green Deal, e Raffaele Fitto, designato per la gestione dei Fondi Europei e della Coesione.
La tensione registrata nell’UE che ha provocato uno stallo di diversi giorni nell’approvazione parlamentare della nuova Commissione, è frutto sia dei nuovi equilibri politici nell’Eurocamera sia della mai sopita tendenza dei partiti nazionali a sfruttare gli equilibri europei a beneficio di quelli interni. Questa volta la pistola fumante è nelle mani dei politici iberici e in particolare dello scontro accesissimo che si è registrato in Spagna a proposito delle responsabilità per la devastante alluvione di Valencia che è costata la vita a duecento persone. Durante l’audizione, Ribera è stata sottoposta ad un fuoco di fila di domande e il PPE ha chiesto che il voto sulla commissaria in pectore venisse rimandato fino a dopo l’informativa che questa ha reso alle Cortes spagnole proprio sul tema della tragedia che colpito la Comunidad Valenciana. I socialisti europei hanno deciso di riprodurre lo stesso schema a proposito del commissario italiano Raffaele Fitto, si è quindi prodotto un vero e proprio “stallo alla messicana” con i due gruppi parlamentari maggiori vittime di veti incrociati. La situazione si è risolta poco prima del voto che ha dato il via libera definitivo alla II commissione Von der Leyen, che è stata approvata con 370 voti favorevoli, 282 contrari e 36 astensioni.  Siamo di dunque di fronte ad un consenso ridimensionato in termini numerici per la von der Leyen rispetto a quello che si prospettava dopo le elezioni europee. Questo voto dimostra come abbiano senza dubbio pesato le perplessità e gli stalli su alcuni candidati commissari; allo stesso tempo, in ogni caso, è da registrarsi il voto favorevole della componente europarlamentare di Fratelli d’Italia, il partito della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dopo mesi di scaramucce tra le due leader e, in particolare, dopo che la Presidente del Consiglio aveva affermato in varie occasioni che il suo partito non avrebbe mai e poi mai fatto parte di una maggioranza con Verdi e Socialisti. L’epilogo è un esempio lampante di esercizio di realpolitik che dimostra come la Presidente della Commissione e la Premier italiana dovranno per forza collaborare per la stabilità europea in un momento storico complesso che offre pochi spazi a veti di natura ideologica o legati ad antipatie personali.
La terzietà e l’indipendenza dei commissari sono principi essenziali. I Trattati richiedono che ogni commissario sia scelto tra figure di elevata competenza, senza legami con governi o interessi nazionali. Ogni candidato commissario viene proposto dagli Stati membri, mentre il Presidente della Commissione è individuato dal Consiglio in base agli equilibri risultanti dalle elezioni europee e successivamente confermato dal Parlamento. Dopo l’approvazione della lista dei commissari, la Commissione per gli Affari Giuridici verifica l’assenza di conflitti di interesse per ciascun candidato, dopodiché i commissari affrontano le audizioni pubbliche davanti alle rispettive commissioni competenti. Questo processo, regolato dall’Articolo 129 del Regolamento del Parlamento Europeo e derivato dall’autodichia parlamentare, è fondamentale per l’autonomia dell’UE. In caso di valutazione negativa, come avvenuto in passato per candidati quali Rocco Buttiglione nel 2004 (Commissione Barroso I) e Sylvie Goulard nel 2019 (Commissione von der Leyen I), lo Stato membro deve proporre un nuovo nominativo.[6]
Le audizioni si concludono con una valutazione collettiva dei coordinatori politici e del Presidente della Commissione, dopo di che il Parlamento Europeo approva o respinge l’intero collegio con una votazione collettiva. Con la successiva formalizzazione del Consiglio Europeo a maggioranza qualificata rafforzata, la nuova Commissione è pronta ad entrare in carica, tradizionalmente il 1° dicembre.

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Una volta completata la procedura di nomina, la nuova Commissione Europea sarà così composta: la Presidente Ursula von der Leyen, 6 commissari vicepresidenti (tra cui l’Alto Rappresentante e 5 vicepresidenti esecutivi) e altri 20 commissari. Le vicepresidenze esecutive, introdotte per la prima volta nella Commissione von der Leyen I (2019 – 2024), vengono assegnate a commissari che, oltre a gestire un portafoglio specifico, hanno la responsabilità di coordinare le principali priorità politiche dell’Unione Europea. Le vicepresidenze esecutive permettono dunque di supervisionare e armonizzare ambiti complessi, garantendo coerenza nelle politiche che toccano temi trasversali e centrali per l’Unione.[7]
Ogni vicepresidente esecutivo ha quindi un doppio ruolo: da una parte è responsabile di un portafoglio operativo, e dall’altra agisce da leader per le priorità politiche dell’Unione, facilitando la collaborazione tra i diversi portafogli della Commissione. Questo assetto è adottato con il duplice scopo di rafforzare la capacità decisionale della Commissione e assicurare, contestualmente, maggiore coordinamento su temi di particolare rilevanza, come il Green Deal, la transizione digitale o la coesione economica e sociale.

Chi saranno Vice-Presidenti Esecutivi della nuova Commissione?

La nomina a questo ruolo di cui si è maggiormente sentito parlare in Italia è senza dubbio quella di Raffaele Fitto, già Ministro per le Politiche di Coesione e il PNRR del Governo Meloni, che andrà ad assumere una delle Vice-Presidenze Esecutiva con la responsabilità del portafoglio Coesione e Riforme, ruolo di grande importanza che lo vedrà alla guida delle politiche di coesione, appunto, di natura economica e sociale, essenziali nell’ottica di combattere le disuguaglianze tra le regioni europee. La sua funzione include anche la supervisione sull’uso dei fondi europei, in particolare quelli destinati all’attuazione del NextGenerationEU, il piano di ripresa economica post-pandemico, e la promozione di riforme strutturali all’interno degli Stati membri per rafforzare la competitività e la resilienza dell’Unione. In questa veste, Fitto coordinerà non solo le politiche relative alla coesione, ma anche l’interazione tra i vari portafogli legati a questo ambito, in linea con le priorità politiche della Commissione Europea. Il prestigio dell’incarico attribuito all’esponente di Fratelli d’Italia è in qualche modo funzionale anche a spegnere le mal sopite frizioni tra la Premier Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen, con L’Italia che può trovare un motivo di consolazione nell’ottenimento di una vice-presidenza esecutiva di rilievo, che le consente di tornare al centro della politica della nuova Commissione.[8]

Teresa Ribera Rodríguez (Spagna), già vicepresidente del Governo Spagnolo nel quale  detiene anche la titolarità del Ministero della Transizione Ecologica, ricoprirà la carica di Vicepresidente esecutiva per la transizione pulita, giusta e competitiva. A capo del portafoglio Concorrenza, Ribera guiderà le politiche per raggiungere gli obiettivi del Green Deal, coordinando il Clean Industrial Deal in collaborazione con il Vicepresidente esecutivo per la Prosperità e la Strategia industriale.[9] Lavorerà strettamente con i Commissari per l’Energia, il Clima e l’Ambiente per ridurre i prezzi energetici, eliminare la dipendenza dai combustibili fossili e promuovere una transizione giusta e sociale, integrando il nesso ambiente-salute in tutte le politiche UE.[10]

Henna Virkkunen (Finlandia) sarà Vicepresidente esecutiva per la sovranità tecnologica, sicurezza e democrazia e responsabile del portafoglio Tecnologie digitali e di frontiera. Virkkunen guiderà il rafforzamento delle capacità operative per la gestione delle frontiere e l’attuazione del nuovo Patto su asilo e migrazione che entrerà in vigore nel 2026. Sarà inoltre incaricata di migliorare la sicurezza interna, intensificando l’approccio contro la criminalità organizzata e promuovendo l’Unione europea della difesa, compreso lo sviluppo di un mercato unico per beni e servizi della difesa.[11]

Stéphane Séjourné (Francia) sarà Vicepresidente esecutivo per la prosperità e la strategia industriale, con il portafoglio Industria, PMI e Mercato unico. Guiderà la nuova strategia industriale dell’UE, puntando a semplificare gli investimenti e coordinare le politiche di competitività. Sarà responsabile di innovazione e ricerca in settori strategici come l’intelligenza artificiale e il calcolo quantistico e, insieme al Commissario per l’Economia, sosterrà la stabilità economica e progetti innovativi. Contribuirà anche alla riforma doganale e all’attuazione del meccanismo di aggiustamento per il carbonio.[12]

Roxana Minzatu (Romania) sarà Vicepresidente esecutiva per le persone, le competenze e la preparazione, con il compito di rafforzare il capitale umano europeo attraverso istruzione, cultura e sport. Coordinerà il lavoro sul Pilastro europeo dei diritti sociali e sulla formazione, promuovendo l’uso di tecnologie e innovazione per migliorare le competenze lavorative. Inoltre, Minzatu guiderà l’Unione verso un modello sociale più equo e una cultura della preparazione, favorendo l’inclusione e l’uguaglianza.[13]

Kaja Kallas (Estonia) è stata nominata Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’UE, una posizione di notevole importanza per la quale si è distinta grazie alla sua esperienza e fermezza in politica estera. Ex Primo Ministro dell’Estonia, Kallas ha guadagnato rispetto come leader chiara e determinata, diventando uno dei principali sostenitori della causa ucraina contro l’aggressione russa. Questo incarico le assegna il compito di rafforzare la sicurezza e la difesa europea, sostenere l’Ucraina, e costruire una politica estera più strategica e unitaria. Tra le sue priorità vi sono la creazione di una Unione europea della Difesa, l’elaborazione di una Strategia per il Medio Oriente e un nuovo Patto per il Mediterraneo, insieme a un rafforzamento dei legami con i Paesi G7, l’Africa e l’Indo-Pacifico. Kallas si dedicherà anche alla modernizzazione della politica estera, sostenendo il multilateralismo e la sicurezza economica e promuovendo l’uso del voto a maggioranza qualificata per le decisioni in ambito di politica estera.[14]

Data l’importanza dell’incarico, è opportuno citare il Lettone Valdis Dombrovskis, più volte insignito di importanti incarichi europei, che sarà Commissario per l’Economia e la Produttività, Implementazione e Semplificazione, operando sotto la supervisione del Vicepresidente esecutivo per la Prosperità e la Strategia industriale Stéphane Séjourné e riferendo direttamente alla Presidente von der Leyen per l’implementazione e la semplificazione. Dombrovskis lavorerà per garantire un maggiore coordinamento tra le politiche UE e nazionali tramite il Semestre europeo e il bilancio a lungo termine dell’UE, con l’obiettivo di supportare la decarbonizzazione e la competitività economica dell’Unione, assicurando anche l’equità sociale. Collaborerà strettamente con la Presidente per allineare riforme e investimenti strategici, contribuendo così agli obiettivi dell’UE di prosperità, sostenibilità e rafforzamento dell’economia sociale di mercato.[15]

Rispetto alla Commissione uscente, è prevista una riorganizzazione delle competenze con l’introduzione di tre nuovi ruoli di Commissario: per la Difesa e lo Spazio, per il Mediterraneo e per la Pesca e gli Oceani. La novità più rilevante è il ruolo di Commissario per la Difesa e lo Spazio, affidato a Andrius Kubilius (Lituania), che rappresenta un portafoglio del tutto nuovo per la Commissione Europea. Kubilius lavorerà sotto la supervisione della Vicepresidente esecutiva per la Sovranità tecnologica, sicurezza e democrazia, Henna Virkkunen, e collaborerà con l’Alto Rappresentante Kaja Kallas per consolidare le iniziative esistenti e costruire una vera Unione europea della Difesa.[16]

Considerazioni finali

Con l’insediamento della nuova Commissione Europea è difficile non notare un tendenziale spostamento a Est degli equilibri europei. In particolare, se prendiamo in considerazione le nomine più di peso per quanto riguarda la politica estera e di difesa, non si può non fare caso che l’Alto Rappresentante, Kallas, il Commissario per la Difesa e lo Spazio, Kubilius, provengano da quei paesi che maggiormente sentono la pressione russa sui loro confini. Questo dà la cifra di quale sia considerata concretamente la minaccia internazionale maggiore a Bruxelles. si osserva uno spostamento significativo dell’equilibrio geopolitico dell’Unione verso l’Europa Orientale. La nomina di Kaja Kallas come Alto Rappresentante, insieme al nuovo Commissario per la Difesa e lo Spazio Andrius Kubilius e alla Vicepresidente Esecutiva Roxana Minzatu per le persone, le competenze e la preparazione, riflette un crescente riconoscimento del ruolo che l’Europa orientale riveste nelle dinamiche politiche dell’UE. Questo “spostamento a est rappresenta un atto strategico, in quanto i Paesi dell’Europa orientale stanno dimostrando un impegno fondamentale nel sostegno all’Ucraina contro l’aggressione russa, una priorità che risuona con i valori di sicurezza e stabilità dell’Unione.
In particolare, la figura di Kallas, già proposta come candidata per la guida della NATO prima della nomina di Mark Rutte, sottolinea la vocazione dell’UE a perseguire una politica estera più assertiva e indipendente, sempre più orientata a rispondere a sfide globali e regionali attraverso un coordinamento europeo rafforzato. Analogamente, la presenza di Kubilius e Minzatu nelle vicepresidenze segnala una maggiore attenzione della Commissione verso temi di difesa, resilienza sociale e inclusione, centrali per affrontare le criticità che emergono ai confini orientali dell’Unione.
In questo articolo ci siamo concentrati su quelle nomine che testimoniano un assetto rinnovato della Commissione Europea e riflettono una presa di coscienza dei nuovi equilibri che stanno ridisegnando l’Unione. Tuttavia, resta da dimostrare se queste scelte saranno sufficienti a trasformare l’UE in un organismo più coeso e reattivo, davvero pronto a fronteggiare con maggiore armonia le sfide del sistema internazionale. Le nomine da sole rappresentano una dichiarazione di intenti; sarà necessario un concreto cambio di passo da parte dei singoli Stati membri affinché questa volontà politica si traduca in un’azione europea realmente unitaria e incisiva. Solo un impegno collettivo e coerente potrà garantire che le promesse insite in questo nuovo assetto della Commissione si realizzino in una maggiore capacità di risposta alle sfide globali.


Note

[1] “Trattato sull’Unione Europea,” Art. 17, par. 1, in Trattato di Lisbona, 2007.
[2] “Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea”, Art. 258, in Trattato di Lisbona, 2007.
[3] ivi, Art. 260.
[4] “Trattato sull’Unione Europea,” Art. 17, par. 1, in Trattato di Lisbona, 2007.
[5] Il processo di formazione della Commissione europea 2024 – 2029. Documentazione per le Commissioni, Attività dell’Unione Europea, N. 92, Senato della Repubblica, Servizio Studi e Servizio degli Affari Internazionali, Ufficio dei Rapporti con le Istituzioni dell’Unione Europea, Camera dei Deputati, Ufficio Rapporti con l’Unione Europea, 27 Settembre 2024, p 1.
[6] ivi, p 4.
[7] ivi, p 5.
[8] Matthew Strupczewski, Italy Selects Key Player for Europes Future,  Center for European Policy Analysis (CEPA), 16 Settembre 2024, https://cepa.org/article/italy-selects-key-player-for-europes-future/.
[9] Il Green Deal europeo è una strategia della Commissione Europea per rendere l’UE un’economia sostenibile e neutra in termini di emissioni di carbonio entro il 2050, coprendo settori come clima, energia, trasporti, e agricoltura. Il Clean Industrial Deal, parte del Green Deal, punta a rendere competitiva l’industria europea a zero emissioni nette, supportando la transizione verde con normative semplificate, accesso ai finanziamenti, potenziamento delle competenze e catene di approvvigionamento sostenibili.
[10] Il processo di formazione della Commissione europea 2024 – 2029, pp 12-13.
[11] ivi, pp 13-14.

[12] ivi, pp 15-16.
[13] ivi, pp 18-20.
[14] ivi, pp 16-18.
[15] ivi, pp 25-28.
[16] ivi, pp 33-35.


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